Luce dorata e erba verde
A Porte Chiuse

Quattro passi dentro casa: La luce dei censimenti

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A salvarvi, ma solo temporaneamente, dalla descrizione della libreria a sud, è l’orario insolito ho iniziato a scrivere. L’orologio del pc dice 06.52 PM, non si sta male, si sta benissimo, specie in questa stagione. Anni fa avevo ottenuto una vignetta di me stessa tramite non so più quale programma. Era una faccina bianca-bianca, con gli occhi gialli e i capelli rossi. Mi è tornata in mente perché tanti sembrano terribilmente preoccupati di non poter andare in spiaggia la prossima estate: è malvagio dire che il “problema” mi lascia indifferente? Non me ne vogliano albergatori, bagnini, piadinari e venditori di cocco bello, comprendo il loro dramma ma… La mia ultima spiaggia estiva, se non ricordo male, l’ho vista nel 1996 e continuo a non sentirne la mancanza. Caldo, sabbia, sole, gente, immobilità, rumore: mi stupisco che possano piacere.

Se c’è il sole, non ci sono io: a partire dalla primavera, fino all’autunno, scelgo il lato del marciapiede in base a dove cade l’ombra.  Se i vampiri fossero reali, probabilmente sarei dei loro. Anemica da tempi immemori; pallida che neanche una carta igienica primo prezzo, completano il look gli occhi giallo-verde-gatto a seconda dell’umore. Dal punto di vista fisiologico, segnalo l’assoluta incapacità di funzionare di prima mattina e il timore del solleone, ma anche quello del sol leoncino: ecco a voi il ritratto di un animale notturno.

Quando il sole inizia a farsi un po’ umile e zio Apollo lascia il passo a zia Artemide, ve la ricordate Pollon, no?  Ecco, in quel momento, che è il tardo pomeriggio, io rinasco: quando il mondo inizia a smettere di lavorare, io ingrano la quarta. Non amo il telefono, lo sapete già, e lo detesto anche di più perché ha il vizio di squillare in questi orari. Gli altri smettono di sbattere le ali e vogliono chiacchierare, io ho appena spiccato il volo e non voglio interruzioni. Negli anni, ho preso l’abitudine di salvaguardare questo orario per fare le cose più speciali, o più difficili: scrivere quella cosa che non riesco a scrivere, studiare quella cosa incomprensibile, finire quel progetto.

C’era una sola, solida, eccezione alla regola: il pilates del giovedì sera alle 6.00 PM, un’eccezione che dura da dieci anni. Si chiama “lezione di pilates advanced”, detta anche “acro” dagli affezionati. Sala 3, posto… lo stesso da dieci anni, nell’angolo a sinistra, con l’insegnante a destra, tappetino privato, grigio asfalto. Livia, in questa lezione, mette alla prova la sua creatività con un gregge di fedelissime che le chiedono di portare il pilates, oltre il pilates. È la mia unica eccezione alla regola dell’imbrunire: tutte le altre lezioni sono state messe a dimora in pausa pranzo, alla mattina, o quando è già diventato buio. La lezione del giovedì sera è speciale per tanti: va prenotata con 15 giorni di anticipo, alle 7.00 AM o, o perdi il posto. Con il Covid 19, che qui ci governa da quasi due mesi, non serve affannarsi, nessun risveglio forzato: non c’è da correre per non rischiare di finire in lista d’attesa. La lezione del giovedì sera non c’è più.

Se sei determinato, la ricrei a casa tua, un video, una app e un tappetino e un sacco di stimoli che ti rubano lo spazio mentale. Ho il tappetino grigio asfalto, il roller giallo, la fitball mai gonfiata – che occupa spazio, il ring e i micro pesetti rosa. Il tempo? Come potersi inventare che manca, proprio adesso che ce lo possiamo gestire? A scarseggiare, è la capacità di chiudere, in un comparto stagno, momenti che vanno vissuti come meditazioni in movimento. Mentre va il video ti lampeggia la notifica, ti suona il campanello (chi caspita è, visto che non si può andare a casa della gente?), ti abbaia il cane perché il solito gatto che si annoia passeggia avanti e indietro.  Scuse, caprette espiatorie di chi non sa quietare la mente.

Le 6.00 PM di tutti i giorni potrebbero diventare 6.00 PM del giovedì, ma non ci riescono. Sono caparbie, ma traforate da pensieri che entrano ed escono. Oggi è venerdì, il venerdì è il giorno della specialità. È il giorno che inverno si vive fuori casa da buio-a-buio, senza poter fare altro. Oggi è il primo venerdì, dopo due mesi, che la specialità entra in casa: lezione online al pomeriggio, che lascia il tempo di fare ciò che si vuole dopo le 6.00 PM, se si volesse approfittarne. Scelgo di non fare altro.

Guardo fuori, c’è quella luce dorata che sbatte sul verde chiaro. In marzo e aprile, il verde è più verde del solito, o forse è meno verde, dipende dai punti di vista. I cacciatori lo chiamano il “primo verde”, perché è quello che arriva dopo l’inverno. Si colorano i prati e prendono forma le foglie che soppiantano il grigio e il marrone. Gli animali, i cui colori sono anche stati fatti per nasconderli, si vedono bene, anche da molto lontano.  Sul “primo verde” si contano gli animali, di mattina presto, o all’imbrunire, quando la luce gioca col verde. La guardo, mentre scrivo.

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