Cavilli & Segugi

Il dilemma dei dilemmi

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A Gennaio qualcuno potrebbe pensare che gli appassionati della seguita su lepre possano tranquillamente esporre il cartello “Chiuso per ferie”, in realtà non è proprio così; anzi, al contrario, Gennaio è un mese molto impegnativo. Sotto il profilo cinofilo è il mese in cui tradizionalmente si danno il via alle danze per l’addestramento delle nuove leve, sfruttando le molte opportunità offerta dai campi di addestramento, ve ne sono molti e con caratteristiche ben diverse tra loro. A Gennaio riprendono inoltre le prove di lavoro, che nel primo semestre di ogni anno sono ormai una realtà per ogni angolo del nostro Paese. Gennaio è invece, sotto il profilo venatorio, il mese delle catture e dei ripopolamenti, cui è bene, anzi doveroso, che gli appassionati partecipino assiduamente.

Personalmente, quando posso, do il mio contributo fattivo, e così ho fatto anche negli ultimi giorni. Le catture delle lepri forniscono anche l’occasione per discutere di caccia e cinofilia con qualche appassionato del settore. Due giorni fa, ve lo devo proprio raccontare, proprio in occasione di una di queste catture, mi sono imbattuto in un personaggio del tutto singolare, che mi ha fatto sorridere con le sue affermazioni, ma anche riflettere. Intuito che si trattasse di un lepraiolo, mi sono permesso di chiedergli con che cani cacciasse. “Segugi, segugi italiani” questa la sua sintetica risposta. Per dare nuova linfa alla conversazione ho chiesto dunque al mio interlocutore se possedesse italiani a pelo forte o raso. “Un po’ e un po’, raso e forte, rosso e nero. Ma le premetto subito che non ho cani iscritti. Vede, trent’anni fa acquistai una segugia bellina, ma alla lepre era scarsa. Da li ho capito che il cane bello a caccia è inutile, perché se è bello non può essere bravo!” Ho dunque cercato di dirottare la conversazione sul lavoro, considerato che andare oltre su considerazioni estetiche mi sembrava una strada del tutto impercorribile. “Hanno belle voci?” ho chiesto dunque al mio simpatico compagno di avventure. “No, questo è bene lo chiarisca subito, i miei segugi non danno voce. Li preferisco muti, così gli altri cacciatori non sanno dove sto cacciando e posso stare tranquillo” “Beh non daranno voce in accostamento, ma in seguita immagino scagnino”, incalzo deciso. “Ecco le spiego, i miei segugi non inseguono. Se me ne nasce uno che segue, è il primo che cedo a qualche collega. La seguita mi è controproducente, rischio ancora che la lepre finisca in bocca a qualche concorrente, poi i cani mi si allontanano troppo. No guardi, meglio evitare” “Arrivederci, e buon anno! Vedo che hanno bisogno una mano con le reti, a presto!” Era giunto il momento di liquidare il curioso segugista, senza porgli qualche semplice quesito del tipo: “Ma allora perché cacci con i segugi? Perché non cambi selvatico? O quantomeno non cambi tipo di cane per insidiare la lepre?”

 
Questo, chiaramente poco sopra eravamo agli estremi, è un po’ però il problema che genera enormi discussioni, impegna fiumi di inchiostro, e provoca commenti, risse verbali e scontri di opinioni virtuali e non… Come deve lavorare un segugio? Quanto peso dare alla morfologia, quanto allo stile, quanto all’efficacia pratica?
Questo è solo uno dei temi, che mi piacerebbe approfondire su questo spazio virtuale, partendo come ho fatto in questo caso da qualche semplice vicenda di vita vissuta, che sono all’ordine del giorno per chi come me ha fatto della seguita una fede e del segugio ragione di vita.

 

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