Le razze da ferma inglesi in Inghilterra
Un’altra domanda che mi viene spesso rivolta è “come sono i cani in Inghilterra?”. Cercherò di rispondere razza per razza, illustrando quelle che sono le mie impressioni, impressioni che inevitabilmente risentono del confronto con i cani italiani.
Iniziamo dal pointer, la razza da ferma inglese più diffusa. Non so dirvi quanti pointer inglesi vengano registrati ogni anno in Inghilterra, ma posso dirvi che la razza ha un buon seguito di appassionati. La maggior parte dei pointer fa il cane da compagnia, o da esposizione ma, detto questo, il pointer inglese è anche la razza più rappresentata alle prove di lavoro. Verrebbe da chiedersi il perché, visto che il clima fresco, umido e ventoso fa decisamente il tifo per i setter. Eppure, il pointer piace, e tanto, perché è ritenuto facile da addestrare e da condurre. A un neofita che desidera avvicinarsi ai cani da ferma inglesi tutti consiglieranno un pointer. Scommetto che questa cosa vi suonerà un po’ strana dal momento che noi italiani ci siamo fatti un po’ un’idea (e anche una selezione) del pointer un po’ matto. Grande cane per carità…. Altrettanti grandi mezzi ma… un po’ difficili da maneggiare. I pointer inglesi-inglesi, in questo senso sono assai diversi dai nostri. Qualche appassionato ha importato e introdotto del sangue italiano, che di fatto ha dato un po’ di “matteria”, ma la maggior parte dei pointer ha sangue inglese-scozzese o, al massimo, irlandese. Si tratta di cani in genere molto veloci e decisi, ma meno stilisti dei nostri. Li definirei più pragmatici, nonché più facili (tranne qualche eccezione conosciuta personalmente) da addestrare e da condurre. Sono cani affidabili e sicuri, che ho visto fare molto bene sia su starne che su grouse. Si tratta di cani sostanzialmente equilibrati che danno pochi problemi al conduttore, ma che potrebbero non piacere al pointerista italiano, perché mancano della classica testa “all’Italiana”, anche la morfologia (pur essendoci una certa variabilità) potrebbe non piacere. Quanto alla spettacolarità e allo stile, la selezione inglese non ricerca espressamente queste caratteristiche, ma non mancano i giudici che sanno apprezzarle e, qualche cane che potrebbe essere gradito anche ai nostri giudici di fatto esiste.
Il setter irlandese rosso è probabilmente la seconda razza più rappresentata nei trials, specie quelli corsi su grouse. Ci sono cani di buona taglia e morfologia e altri oggettivamente “bruttini”, ma che si trasformano appena sganciati. Una volta in movimento sono cani di grande effetto e di grande avidità. Efficacissimi, guidano con sicurezza nella forte emanazione della grouse. A volte però sono un po’ troppo spavaldi e sfrullano. Molti dei setter irlandesi che partecipano alle prove su grouse arrivano con i loro conduttori dall’Irlanda, dove poi rientrano al termine del circuito delle prove. Piacerebbero agli italiani? Per cerca, azione e avidità sicuramente, anche se noi tendiamo ad amare la cautela e la ferma solida dell’inglese, caratteristiche non propriamente “dei rossi”, che tuttavia se di sangue anglo-irlandese da lavoro sono signori cani da caccia.
Il setter irlandese rosso e bianco. Purtroppo, ne ho visti lavorare soltanto due, di cui una da show. Da quello che mi è stato detto, tuttavia, in Irlanda ci sono ottimi cani che partecipano a prove e vanno a caccia. Sono meno veloci degli irlandesi rossi e probabilmente meno “scenici”, ma chi gli ha avuti per le mani ne dice un gran bene.
Il setter gordon. I setter gordon nutrono di un buon seguito di appassionati, o forse sarebbe meglio dire di appassionate dal momento che molte donne che inizialmente allevavano solo con le esposizioni come obiettivo, attualmente portano i loro cani anche alle prove di lavoro. Nella mia esperienza ho visto più gordon nelle prove su grouse, che non in quelle su starne e nella Novice Stake, che non nella Open. Le gordoniste sembrano inoltre preferire il circuito di prove scozzesi a quelle inglesi. Come sono questi cani? Da alcune di queste genealogie nate per le expo’ sono usciti anche dei campioni assoluti, ma credo che le loro abilità vadano contestualizzate. Sono cani che ho visto fare bene sul moor, magari in condizioni climatiche difficili, dove il ragionamento e la cautela sono più utili rispetto alla velocità e alle grandi aperture. Sono anche cani che vengono presentati sempre ben preparati e che sono condotti con facilità da chi li presenta, il che mi lascia pensare a una buona predisposizione all’ubbidienza e all’addestramento. Possono piacere al cacciatore italiano? Dipende da che tipo di cane desidera avere accanto e, a mio avviso anche dall’ambiente e dal clima in cui intende cacciare. Cani di “struttura” e con molto pelo, per giunta scuro, potrebbero essere messi in difficoltà da giornate calde (che purtroppo oramai si prolungano fino ad autunno inoltrato), terreni aridi, rotti e selvaggia scarsa.
Accanto a questi cani ci sono i gordon “da lavoro” in senso stretto, caratterizzati da morfologie un po’ eteorogenee (alcuni sono assai tipici, altri meno), ma da un’azione più briosa. Alcuni di questi cani hanno sangue scandinavo. Come andrebbero da noi? Non so dirlo con certezza in quanto il setter gordon, nella realtà italiana è sempre stato, e probabilmente continuerà ad essere, un cane da amatori, un cane di forza, più che di eleganza, la cui azione è sempre un po’ a cavallo tra quella dei continentali e quella degli inglesi… più spinti.
Veniamo infine al setter inglese, che lasci per ultimo non perché è la mia razza preferita, ma perché non è una delle razze più popolari nei field trials. In un mondo che gira all’incontrario sono forti i numeri dei pointer e deboli quelli degli inglesi. I setter inglesi che si vedono nei trials sono essenzialmente di tre ceppi: ceppo inglese (a volte con qualche goccia di sangue irlandese); ceppo continentale (con sangue prevalentemente italiano, misto francese), ceppo inglese incrociato con il ceppo continentale e ceppo irlandese (sangue irlandese e scandinavo – generalmente condotti da esseri umani irlandesi). L’importazione di sangue continentale è stata essenziale a causa della ridotta variabilità genetica del ceppo inglese. Oggi si vedono così in campo tre tipi di setter che si differenziano per taglia (più strutturati e alti sugli arti i cani inglesi), movimento e stile di lavoro. I cani inglesi e irlandesi sono più fluidi nella guidata, più esitanti i cani di ceppo continentale ma, se si leggono testi di cinofilia venatoria britannici, il problema della ritrosia a guidare (ricordo che loro pretendono che il cane guidi a comando, immediatamente e senza aiuti) è da sempre presente nella razza e indotto dall’indole più cauta e “felina” di questi cani. Sempre il temperamento e la loro sensibilità non li fanno ritenere, dagli inglesi, la razza più facile da addestrare.
Ai trials si vedono sia ferme erette che ferme schiacciate, a seconda delle genealogie che stanno dietro al cane, lo stesso dicasi per i galoppi. Buona la velocità e l’ampiezza dell’azione, per quanto riguarda lo stile, dipende da cosa si cerca: i cani con sangue continentale possono essere molto simili ai nostri per prestazione, i cani irlandesi invece possono essere diversi, ma dare vita ad azioni altrettanto spettacolari. Il setter inglese e il pointer, per lo meno nella mia esperienza personale, sono le razze che meglio interpretano le prove a pernici (starne).
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