A Month on the Moor

Una Francia scioccata

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Da Basilea a Saint Quentin: una Francia scioccata

Come è stata questa parte di viaggio? Strana, molto strana. Come ho già detto non volevo trovarmi in Francia il 14 di luglio perché mi sentivo che sarebbe successo qualcosa. Avevo avuto ragione, ma essere lì il 15 non è stato meglio. Dopo aver passatoi il confine, si sono inserite nella radio le stazioni francesi, terribile. La Francia era scioccata e lo lasciava vedere. Non c’erano auto, non c’erano camion, non c’era musica, solo infinite discussioni sul terrorismo e sulla morte. Era tutto surreale: la luce accecante del sole, le strade vuote e i paesaggi terribilmente italiani. Alsazia e Champagne potevano essere casa, stessa luce, stesso calore, stessi campi e stesse colline. Mi sono fermata in alcune occasioni ma ho dimenticato quasi tutto, ricordo solo il caldo, la luce dura del sole e lo sporadico contadino sul suo trattore all’orizzonte. La Francia cercava di anestetizzarsi ma non ci riusciva.

Sono arrivata al mio albergo poco prima di cena, ricordava uno di quei motel americani dei film ed era pieno di moticiclisti britannici. Ammiro i motociclisti perché sano viaggiare leggeri. Mi è stata assegnata al piano terra e sono riuscita a parcheggiare proprio di fronte. Una gigantesca moto occupava lo spazio accanto. La receptionist mi ha dato una tessera magnetica al posto della chiavi tradizionali. Gli alberghi lo fanno spesso e di solito è comodo a meno che tu non abbia un cane, ci siano gatti ovunque e la porta si blocchi da sola. Così, come potete immaginate, la porta ha continuato a chiudersi mentre io portavo roba dentro e io sono rimasta chiusa fuori in alcuna occasione. La receptionist credo abbia iniziato ad odiarmi: ammetto di avere un rapporto difficile con le chiavi, ma questa volta non era tutta colpa mia. Nel frattempo ho scoperto a chi apparteneva la maxi moto: era un gigante inglese, grigio, capelluto e barbuto, molto simile ad Hagrid. E’ presto diventato un volto famigliare perché ha trascorso ore a cavalcioni della sua moto spenta (di fronte alla mia finestra) a chiacchierare a telefono con diverse donne. Finiva con una e attaccava con un’altra. Non che mi interessasse ascoltarlo, ma dovevo fare avanti e indietro e lui non era esattamente una creatura silenziosa.

A proposito di avanti e indietro, dal momento che c’era pieno di gatti, ho deciso di portare Briony un po’ più in là: pessima idea, era pieno di conigli così mi sono spinta ancora più in là e ho beccato un cimitero di guerra giusto per aggiungere un altro pizzico di grottesco. Quando sono tornata in camera per dormire la TV mostrava ancora immagini di una Francia scioccata e il motociclista britannico era ancora al telefono.

Poi è arrivato lo scarafaggio

Commenti

  1. […] Ci siamo fermate di nuovo prima del tunnel del Gottardo, mi avevano detto di fermarmi spesso se viaggiavo con il cane… Eravamo nel bel mezzo delle Alpi e il clima era piacevolmente freddo. Passato il Gottardo, pieno di automobilisti belgi, abbiamo bordeggiato il lago di Lucerna durante un temporale, sempre scortati dal Team Bond, e finalmente raggiunto Basilea. Nuovo stop, per il pranzo, avevo del cibo con me ma ho voluto controllare cosa offrisse l’autogrill: torte splendide ma che costavano 7.50 euro a fetta! Non ho avuto dubbi e sono tornata alla mia piadina fatta in casa, smangiucchiata sotto ad un albero. Il mio vicino di albero, all’ombra del successivo, era uno svizzero con un bassotto a pelo duro. Pochi minuti dopo ero già in Francia. […]

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