Dogs & Country

I cristalli di Innsbruck

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In molti mi stanno chiedendo un resoconto dell’Esposizione Canina di Innsbruck. Lo leggerete qui sotto, ma ci sarà poco di strettamente cinofilo-espositivo. L’esposizione, per Briony, è andata in maniera normale, niente di sensazionale. Il sabato abbiamo preso 1 SG (molto buono) in Classe Lavoro con il giudice serbo che, da quello che ho capito,  pensava fossimo in Classe Lavoro grazie a non so quale miracolo. Da quel poco che ho compreso (attendo il giudizio tradotto), per qualche motivo (troppo pulita? Troppo preparata al ring?), il giudice non l’ha ritenuta credibile in Classe Lavoro, pazienza.  Alla domenica abbiamo avuto una giudice ungherese all rounder che, al contrario, deve averla ritenuta troppo sobria per essere un setter (ci ha detto che è troppo piccola, che ha una testa poco importante e che non è abbastanza elegante), quindi di nuovo SG1. Comunque va bene così,  l’esposizione di Innsbruck era stata programmata per essere una divertente vacanza alla scoperta di un pezzettino di  cinofilia austriaca. Qualcosina l’abbiamo capita: per esempio l’atmosfera, in expo’  è molto più rilassata di quanto non lo sia in Italia e, le persone, anche in città, sono meno nevrotiche di quanto non lo siano da noi. E’ possibile che ciò sia legato a una migliore qualità della vita, il risultato è comunque gradevole.

Quanto al divertimento,  posso giurarvi che ci sono state grasse risate, soprattutto durante il lunghissimo viaggio durato diverse ore a causa di tratti di autostrada parzialmente chiusi o del tutto chiusi. È così che la vostra Silicea inizia a preoccuparsi:  parlando del tizio X me ne esco con un “Ohhh il tizio X ha la tale malattia” . La mia compagna di viaggio, stupita, mi chiede come io faccia a saperlo.  “Non lo so, sensazioni rispondo”. Passa qualche ora e si nomina la tizia Y e, invece di stare zitta, me ne esco di nuovo con una rivelazione che doveva essere segretissima: “Ho l’impressione che la tizia Y faccia questa cosa.” In risposta ottengo uno sguardo ancora più allibito del precedente, condito da un “come fai a saperlo?”.  “Boh, me lo sentivo…”

In fondo
In fondo

Pensavo  e  speravo che le scioccanti rilevazioni si esaurissero lì, invece no, ne sarebbe presto arrivata una terza, ancora più sorprendente. Non chiedetemi  come sia successo perché non ne ho la minima idea, l’unica spiegazione irrazionale che so darmi è la seguente: Austria/Innsbruck –>Cristalli (Swarowski) – Silicea/ Cristalli –>Sfera di Cristallo.  Questa volta si parla di Animal Communicators: ho letto un paio di libri di Amelia Kincaid e di Penelope Smith,  il che è abbastanza normale dal momento che leggo qualsiasi foglio di carta che abbia dei caratteri stampati sopra. Ho letto questi libri ma, ammesso che non siano tutte stronzate (sorry!),  dal dire al fare c’è di mezzo un oceano. Ricordo benissimo, però,  che mentre leggevo la Kincaid si perse un cane durante  una battuta di caccia al cinghiale.  Il satellitare era di aiuto solo parziale perché il segnale svaniva ogni  volta che il cane entrava in un bosco di latifoglie.  Lo stavamo inseguendo da quasi tre ore e non avevo nulla da perdere nel provare il metodo Kincaid. Così, mentre tutti ronzavano isterici alla ricerca del cane, mi sono seduta su un prato in cima ad una collina e, con infinita calma, ho cercato di contattare il cane. Sapevo  che era vivo e in buona salute, anche se stanco e confuso.  Con molta fatica ho sentito che si trovava in fondo al bosco, in fondo ad una vallata, probabilmente in prossimità di un ruscello o qualcosa di simile.  A quel punto, onde evitare di essere presa per fulminata, ho suggerito in maniera molto vaga di provare a dare un’occhiata laggiù ed emm…  il cane era proprio là.

Laggiù, in fondo alla vallata
Laggiù, in fondo alla vallata

Non ho dato troppa importanza alla cosa, poteva essere stato un caso, e ho cambiato genere di lettura ma, dopo circa un anno, è di nuovo  stato necessario provare a contattare un cane. Il cane è scomparso, il proprietario ritiene che sia morto:  non è morto, è vivo, è stato preso, caricato su quel che mi sembra essere un Pajero blu, ceppi di legno per un camino.  È troppo poco, è troppo incerto. Contatto un paio di “professionisti” che confermano e aggiungono una serie di dettagli che, nei mesi successive, in seguito a indagini concrete, si riveleranno  altamente precisi.  E due…

Capita così che una di queste persone mi preghi di chiedere al suo cane (che ha grossi problemi comportamentali) cosa c’è che non va. Non credo di esserne capace ma, dovendogli un favore, chiedo. Il problema è che non sento nulla, vedo solo l’immagine di un collare chiaro, con borchie in argento e pietre turchesi. Provo e riprovo per una settimana, ma vedo solo il collare. A quel punto mi arrendo, confesso la mia inadeguatezza e spiego di aver visto solo un collare.  Cerco su google immagini di quel collare per mostrarle alla proprietaria del cane, ma non sembra esistere.  Volete sapere cosa è successo a Innsbruck? Mesi e mesi dopo? Expo, giorno uno,  entro nel padiglione e QUEL COLLARE mi compare davanti:  è in vendita in un banchetto  di collari realizzati artigianalmente. Come se non bastasse, dietro di me c’è la proprietaria del cane a cui annuncio: “Ecco, è questo il collare!”.

Il collare...
Il collare…

Inizio a preoccuparmi, o forse no, magari invece del collare la prossima volta mi escono i numeri del Super Enalotto?

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