Quando il pragmatismo incontra l’addestramento
Ci sono situazioni in cui avere accanto qualcuno pragmatico e affidabile è essenziale. Non parlo solo di quei soldati che, in battaglia, necessitano commilitoni decisi e pieni di senso pratico, il pragmatismo serve anche ai cinofili. In special modo a quei cinofili con i capelli rossi, persi nelle loro filosofie e seguaci di sciamani, costoro hanno assoluta fame di senso pratico.
Dopo aver religiosamente seguito Penna Bianca per più di sei mesi, Briony aveva deciso che era giunto il momento di un cambiamento: pretendeva meno disciplina e più libertà, due entità che faticano a trovare un punto d’incontro. I terreni di addestramento di Penna Bianca, inoltre, non erano più disponibili: l’erba medica era già alta e le altre coltivazioni in piena crescita. Non sapevo dove andare, la primavera aveva portato con sé un sacco di colture in atto che rendevano impossibile liberare il cane. Potevo solo andare in zone B (addestramento cani senza sparo) e C (addestramento cani con sparo) e così ho fatto. Le prime sessioni di addestramento sono state brevi, volevo andare sul sicuro fino a che… una mattina… è comparso C. accusandomi di addestrare a “passo di lumaca”.
Ho incontrato C per la prima volta nel 1999, avevo appena detto addio al Massachusetts, il mio cane precedente era morto e avevo deciso che era giunto il momento di concedermi un setter inglese, ne avevo desiderato uno fin dall’età di 10 anni del resto! Grazie alla mia innata tendenza a salvare il mondo e a recuperare esseri in difficoltà, non volevo assolutamente un cucciolo, volevo un povero cane scartato da qualcun altro e lo ottenni! Mi sono innamorai di un maschio bianco arancio, era un cane molto dolce e gentile che subito contraccambiò i miei sentimenti, ma con troppo entusiasmo: dopo poche ore a casa mia, aveva già sviluppato una grave forma di ansia da separazione. Sapevo che era stato poco socializzato, che aveva vissuto in un recinto per anni e che era stato addestrato (ovvero maltrattato) da un addestratore professionista. Sapevo che aveva tutte le ragioni per comportarsi così, ma vivere con lui era un inferno. Feci tutto quello che andava fatto: iniziai una terapia comportamentale; partecipai a lezioni di ubbidienza; iniziai ad addestrarlo per la ricerca dispersi, somministrai antidepressivi ma il cane migliorava in maniera molto lenta e poco convincente. Il suo allevatore, nel frattempo, felice che il cane fosse in buone mani, mi diede il pedigree, attraverso il quale scoprii che si trattava di un cane da lavoro di ottima genealogia. Socks era il mio primo cane da ferma e sapevo molto poco su di loro ma, la mia esperienza con altre razze canine mi portò a pensare che, FORSE, permettergli di fare ciò per cui era nato gli avrebbe consentito di superare alcune sue paure.
Onestamente non avevo idea di come dovesse lavorare un setter inglese, di come andasse condotto e di cosa dovessi insegnargli. Mi misi a leggere libri, che è quello che faccio quando voglio apprendere qualcosa, ma volevo incontrare qualcuno che potesse darmi un supporto di persona. Visti i problemi comportamentali di Socks, non potevo affidarlo ad un dresseur e lasciaro a lui in pensione, eppure gli unici addestratori di setter proponevano quella formula. Provai a chiedere ad alcuni cacciatori ma nessuno di loro sembrò prendere sul serio una giovane e inesperta donzella… Le donne appassionate di setter da lavoro sono rare, e meno ancora erano nel 1999: era – e resta – un mondo dominato dagli uomini. Le opportunità, tuttavia, saltano fuori quando meno te lo aspetti e Monica, una donna che addestra drahthaar nell’assolata Toscana, mi telefonò per dirmi che aveva le “persone” per me e che si trovavano a pochi chilometri da casa mia. Per farla breve, Monica aveva contattato due famosi addestratori e conduttori di drahthaar e li aveva convinti ad aiutarmi. Uno di loro non aveva tempo in quel periodo (ma mi aiutò dopo) mentre il secondo fu abbastanza coraggioso da accettare di lavorare con noi.
Per circa due mesi addestrai almeno due volte a settimana con C. che, all’epoca, era già abbastanza noto comne addestratore sia in Italia che in Germania. Lavorammo soprattutto sul richiamo e mi insegno molti elementi di addestramento essenziali che mai avrei immaginato: come usare il fischietto, come tenere il cane concentrato su di me cambiando spesso direzione eccetera. Socks migliorò, e continuai a lavorarlo da sola e per se stesso: sapevo che non sarebbe diventato un grande cane da caccia ma volevo che fosse felice e diventasse più sicuro di sé. Credo che il mio ultimo addestramento con Claudio sia avvenuto su quaglie, nel 2004. Dopo quell’anno mi spostai a lavorare socks in collina, con altri setter e per parecchio tempo non ci furono più occasioni per lavorare insieme. Ciò nonostante, restammo in contatto e gli mandai diversi clienti a quattro zampe che, insieme agli altri cani addestrati, lo trasformano in uno dei migliori addestratori per cani da ferma continentali che io conosca.
C. si è specializzato nella preparazione di drahthaar per prove tedesche (VJP/HZP/VGP) e nella preparazione di cani da ferma da portare a caccia. Pertanto, incontrarlo in zona C non mi sorprese affatto. Era alle prese cin una kurzhaar che amava ingoiare le quaglie: osservai tutta la scena, la sua allieva riportò perfettamente alla mano dopo lo sparo. Impressionata chiesi al guardiacaccia “se C. avesse già risolto il problema”.
“No… La cagna con lui non mangia la quaglia, solo con il proprietario. Non so, forse è una faccenda di postura e di linguaggio del corpo, prova a farci caso… Però bisogna che la cagna sbagli per poterla correggere. E’ il miglio addestratore che lavora sul mio terreno.”
Continuai a guardare e non accadde nulla fino a che venne il mio turno. “Lasciala andare” – urlò qualcuno alle mie spalle – ” ma sii ferma quando fischi e grida se necessario. La chiave alla libertà è il controllo”, più facile a dirsi che a farsi.
Quando C. scoprì che stavo preparando Briony per le prove su grouse iniziò a comportarsi come se volesse essere parte del progetto. Ci incontravamo sul terreno per caso, quando capitava, ma ogni volta aveva qualche buon consiglio da darmi. Non cercò mai di addestrare Briony al mio posto, né sollevò mai obiezioni ai metodi dello Sciamano, si limitò ad intervenire con fermezza e pragmatismo per velocizzare l’addestramento e rendermi più sicura di me stessa e delle mie capacità. Credo che in qualche maniera abbia addestrato me: è stata la persona che mi ha spinto a togliere la corda di ritenuta e a passare dalle quaglie alla pernice e al fagiano per verificare la solidità al frullo di animali più grandi. Mi ha anche incoraggiato a credere di più nel cane e a lavorarla su terreni diversi e selvatici diversi per testarne le reazioni. Ogni volta osservava la mia conduzione, correggeva i miei errori e ricreava nuovi e più difficili contesti, una cosa molto astuta, per metter alla prova il cane. Ha minimizzato le miei preoccupazioni sui conigli e mi ha persino prestato un costosissimo lanciavolatili raccomandandomi, un’infinità di volte, di spegnerlo e di non perderlo (non che fosse piccolo!). Quindi, ecco, grazie C. per essere stato una di quelle persone esperte e disponibili che avete reso possibili le prove grouse per me e per Briony.