Training

Per gradi

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“Il metodo di Astley (un addestratore di cavalli vissuto nella seconda metà del ‘700 n.d.a.) consisteva nell’offrire ad ogni cavallo la sua lezione preparatoria da solo e in assenza di rumori o di stimoli che potessero distrarlo dall’addestratore. Se il cavallo veniva interrotto durante la lezione, o se la sua attenzione veniva meno, l’animale veniva dispensato per la giornata. Una volta perfetto in certi esercizi da solo, veniva associato ad altri cavalli la cui educazione era più avanzata. E era anche abitudine di quel grande addestratore ricompensare i suoi cavalli con fette di carota o di mela quando facevano bene”  Hutchinson – Dog Breaking 1865Hutchinson 9

Hutchinson ha pubblicato il suo testo alla fine del 1800 e alcune dei suoi suggerimenti sono modernissimi. Astley l’ha preceduto, siamo alla fine del 1700 e l’autore è già consapevole di alcuni elementi chiave dell’addestramento. Astley si occupa di cavalli, non di cani, ma quanto ci trasmette è valido per ogni specie animale. Si parte con la citazione di una lezione “preparatoria” da svolgersi in tranquillità e in assenza di stimoli: sono condizioni essenziali per favorire la concentrazione dell’animale. Se vogliamo insegnargli qualcosa dobbiamo avere tutta la sua attenzione e dobbiamo essere sufficientemente interessanti. Quando si lavora con il cane, sopratutto quando si insegna qualcosa di nuovo (comportamento, comando eccetera) vogliamo che lui sia concentrato e che reagisca nella maniera opportuna. Se impartiamo un comando, vogliamo che il cane lo esegua: per avere maggiori garanzie  che questo accada dobbiamo partire da una situazione vantaggiosa. Uno dei  principi cardine dell’addestramento è il “mai chiedere a un cane di fare qualcosa se sappiamo già che molto probabilmente potrebbe non obbedire”. Per farvi capire meglio cosa intendo userò un esempio: mettiamo caso che stiate insegnando al cane il comando “Terra!” e che siate ancora alle basi, ovvero il cane lo esegue in cortile ma non in campo. In questo caso  è inutile e controproducente sbraitare “Terra”” in aperta campagna mentre al cane schizza una lepre davanti al naso. Non solo non esaudirà il vostro desiderio, ma sarà portato anche a credere di potervi disubbidire, come  ha appunto fatto.

Se l’animale è distratto, o se l’addestramento è stato interrotto (e questo ha portato a distrazioni), la sessione di addestramento va terminata. Astley non lo dice  esplicitamente ma è facile capire che le sessioni di addestramento debbano essere brevi e non rigidamente scandite dai tempi dell’orologio (un’ora, mezz’ora….). Si lavora fino a che c’è concentrazione da parte dell’allievo. Spesso la canonica ora compatta di addestramento proposta da alcuni professionisti è eccessiva perché la mente del cane si satura molto prima.

La raccomandazione di far lavorare l’allievo in singolo si riallaccia al desiderio di evitare distrazioni e, aggiungo io, cattivi esempi: di fatto si parla di affiancare l’allievo ad altri cavalli, in una fase successiva, sottolineando come debba trattarsi di cavalli più esperti. I cani spesso si guardano e si copiano tra loro: un esemplare ben addestrato può essere un buon maestro, un cagnaccio indisciplinato, al contrario, è spesso un cattivo esempio. Forse non ci crederete ma è capitato di vedere “cambiare” il mio cane a seconda dei cani con cui cacciasse e, ancora, so di cani “deviati” a causa di “cattive compagnie” unite allo scarso polso del proprietario.

Le righe di chiusura riguardano i premi: premiate il cane quando fa bene. Potete scegliere tra cibo, lodi, gioco o contatto fisico.

Ps. Quella nella foto sono io a 13 anni. Per anni mi sono dedicata più ai cavalli che ai cani e potrei dirvi che le stesse tecniche suggerite da Astley venivano impiegate anche con gli allievi “umani”. Si iniziava a cavalcare in recinto da soli, con un cavallo bravo e senza distrazioni e poi, pian piano, con tanta gradualità si veniva affiancati a cavalieri più esperti.

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