La cultura ci può aiutare
Un po’ in tutta Italia ha ormai preso il via la stagione dedicata all’addestramento e all’allenamento dei cani, in previsione dell’imminente apertura della stagione venatoria. In campagna è abbastanza frequente l’incontro pertanto con colleghi animati dalla stessa nostra passione. La presenza di qualche selvatico in più rispetto alla normalità cui dovremo abituarci nel corso della stagione e la relativa facilità con cui gli stessi si lasciano spesso trattare caricano talvolta gli animi dei seguaci di Diana. A queste logiche non fanno eccezione gli appassionati del cane da seguita. Talvolta però a fronte della notevole passione manifestata dagli amici segugisti, debbo riscontrare come alcuni di essi conoscano ancora poco, e non necessariamente a causa di una giovanile inesperienza, alcune delle logiche che regolano il nostro amato gioco. L’ultimo esempio è di ieri. Mi viene segnalato un cane giovane ma di buone prospettive. Con piacere accetto l’invito ad andarlo a provare sul terreno. La giornata è assai complicata, ed il cane, con sommo rammarico dei due proprietari, non riesce a cavare il classico ragno dal buco. Quasi al termine della sessione una lepre, la cui presenza non era stata nemmeno segnalata dal cane, si ruba furtivamente alla vista di uno dei due proprietari, mentre l’altro sconfortato stava già tornando all’auto col cane al guinzaglio. La distanza non è eccessiva, ma il canettiere impiega comunque qualche minuto per raggiungere il luogo dell’avvistamento, per di più quando cane e canettiere sono quasi giunti a destinazione un fosso difficilmente superabile li costringe ad una deviazione che allunga ulteriormente il loro tempo di percorrenza. Giunti sul luogo dell’avvistamento il cane viene sciolto e messo sulla traccia fresca. “Vedrai ora che inseguimento!” afferma sereno il proprietario. Peccato che dopo cento metri di grande entusiasmo al primo fallo tutto si interrompe bruscamente. “Il cane di solito non fa così, ti assicuro che non è mai successo che inseguisse così poco!” subito pronte le scusanti. Ma sarebbe bastato non lasciarsi prendere dall’entusiasmo e ragionare un po’ sulla situazione per prevedere che con molta probabilità un cane giovane ed inesperto sarebbe andato incontro ad un quasi sicuro fallimento di fronte a quella situazione. La lepre che si allunga non pressata dal cane lascia un’emanazione minima. Traccia e passata hanno valori di intensità e persistenza sul terreno diametralmente opposti tra loro. E il cane che viene messo su una lepre in piedi di cui prima non si è “fatto il naso” con un minimo di accostamento, quale livello di concentrazione può avere? Ecco perché sostengo che il segugismo debba essere praticato con consapevolezza e conoscenza. Diversamente da un lato otterremo poche soddisfazione e dall’altro ne gusteremo solo in minima parte la sottile e raffinata gustosità. Difendiamo dunque e promuoviamo la cultura cinofila per dare nuova linfa e crescente interesse e legittimazione alla nostra amata disciplina.