Cavilli & Segugi

Attenti a non correre troppo

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Credo che rispetto al passato negli ultimi anni si sia ridotto il numero di appassionati che praticano la caccia alla lepre col cane da seguita. Ciò in considerazione del fatto che una molteplicità di fattori hanno reso sempre più complicato praticare la nobile arte della caccia alla lepre col cane da seguita in modo sereno e con la possibilità di trarne se non molte almeno qualche sporadica soddisfazione. La maggior parte di coloro che sono invece rimasti fedeli a questa disciplina, più o meno volutamente, nel corso degli anni si sono rivolti con sempre maggior interesse alla cinofilia riponendo nel cassetto smanie carnieristiche ormai anacronistiche. Molti di questi appassionati oggi si sono trasformati in piccoli allevatori amatoriali. Tale situazione può essere motivata con la scelta di fare ricorso alla muta, magari anche corposa, oppure con l’ambizione di selezionare soggetti “belli e bravi”. Sta di fatto che la maggior parte degli appassionati si trovano a disporre di un numero elevato di soggetti. Ciò aumenta la possibilità di scegliere tra i migliori, o, come provocatoriamente ho affermato in passato tra i più precoci. Del resto per chi non si occupa professionalmente di seguita, e ha poco tempo ed occasioni a disposizioni risulta arduo riuscire a muovere, magari singolarmente e con continuità un numero elevato di cani, al fine di comprenderne le potenzialità e limitarne eventuali difetti. Ecco perciò che tale fenomeno sta forse facendo nascere oggi più di ieri soggetti precoci e spesso dotati delle giuste attitudini. L’aspetto negativo di questa situazione trovo sia invece il fatto che in questo modo rischiano di essere accantonati e non valorizzati quei soggetti più tardivi, più difficili da inquadrare che spesso riescono solo nelle mani di chi non avendo altro su cui lavorare, con pazienza e cocciutaggine riesce a far esprimere al meglio questi segugi. Qui non si intende elogiare il cane restio a partire, oppure esaltare ad esempio quei soggetti che necessitano di anni per essere corretti su animali indesiderati. Si vuole solo invitare ad una piccola riflessione sui pericoli in cui si può incappare se si opera con una certa frenesia. Mi piacerebbe conoscere anche la Vostra opinione sul tema.

Un abbraccio

Un commento

  • Lorenzo Ferrero

    Quella di sottovalutare soggetti degni di nota perché più tardivi è certamente una possibilità tutt’altro che remota. L’errata valutazione è indotta dalla situazione descritta di ricerca del bello e bravo oltre che dalla “moda” di avere mute numerose. Noto infatti, negli ultimi anni, la tendenza a prediligere gruppi formati da più dei “classici” quattro elementi (fino ad 8-10!!!), molto spesso però in essi sono si distinguono 1-2 segugi capaci e talvolta eccellenti ed i rimanenti sono gregari anche se ottimi gregari. Ciò, a mio parere, va a favore della seguita che risulta spettacolare e “corposa” ma per contro penalizza le rimanenti fasi di lavoro durante le quali si percepisce una sensazione di disordine (con tutti i distinguo del caso e le solite attenuanti generiche per canettieri incapaci). Mi pare poi difficile apprezzare il contributo del singolo soggetto in un’orchestra con troppi elementi e credo che le più grandi soddisfazioni vengano dal “tal passaggio del tal cane quella volta che…”, sempre nell’ambito del lavoro di squadra. Proprio nell’osservazione del dettaglio che, per forza di cose, si può apprezzare con l’attenzione rivolta ad un solo cane, sta uno dei principali godimenti del segugista. Mute con la tendenza all’equipaggio ritengono siano difficilmente apprezzabili in questo senso; è tutt’altra caccia quella.
    Bello e bravo è il nostro sogno che, ahimè, pochi hanno la fortuna di realizzare. Non mi avventuro in statistiche ma di bravi ne nascono pochi, di belli ne nascono pochi quindi bravi e belli molto molto pochi… Impresa ambiziosa con tanta stima per gli ambiziosi.
    Ho divagato parecchio!
    Nel merito dell’argomento: come si esclude dall’allevamento un soggetto con un determinato difetto senza sapere se naturalmente o con l’addestramento si potrà recuperare, allo stesso modo ritengo che stia alla sensibilità dell’allevatore (che deve anche essere condita con un po’ di fortuna, meglio se con la C maiuscola…) la difficile scelta di stabilire il momento oltre il quale è controproducente insistere con il cane che “non ne vuole sapere”. Nella mia esperienza ho notato che il cane che mostra buona applicazione difficilmente sarà un buono a nulla e su esso investirei di più.
    Il pericolo di scelte poco ponderate o affrettate è la perdita di un soggetto valido ma quanti di questi sono andati sprecati senza che qualcuno se ne sia accordo?
    Un saluto

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