I Pointers e i Setters in Inghilterra nell’anno 1928 – di G.Horowitz

I Pointers e i Setters in Inghilterra nell’anno 1928 di G.Horowitz

Tratto dal Bollettino del Kennel Club Italiano – Marzo 1929

Il fatto che i nostri Pointers e Setters continuino a conservare anche pel 1928 popolarità considerevole nel nostro paese è specialmente dovuto a qualche entusiasta del nostro mondo cinegetico e al numero maggiore dei nostri espositori. È sorprendente che la popolarità del Pointer e del Setter sia più grande all’estero che in Inghilterra, e all’estero il loro numero è più grande che da noi; ciò nondimeno questi medesimi paesi amano ricorrere a noi per comperare i nostri migliori rappresentanti delle due razze per “rinfrescare” gli esemplari che essi possiedono. Questo è dovuto, in parte, al fatto che il nostro clima è talmente variato che i nostri Pointers e Setters possiedono maggior vigoria di quelli nati ed allevati nei paesi caldi, in parte, per merito delle nostre grandi esposizioni, quali quelle del Kennel Club e di Cruft, nelle quali si possono ammirare i tipi più perfetti, e inoltre, per merito delle nostre società di « field-trials » che sono sostenute da entusiasti e che fanno in modo che Pointers e Setters siano provati su selvaggina libera.

Tutto questo sommato permette, agli stranieri disposti a pagare buoni prezzi, di conoscere e scegliere il cane che loro meglio si adatta per mantenere la razza nel loro paese.

É noto che gli Stati Uniti dell’America del Nord possiedono molto sangue eccellente Pointers e Setters, avendo assorbito molti dei migliori cani del fu signor A. T. Williams (canile celebre di “Gerwn”) e del fu colonnello Cotes (canile celebre dei “Pitchford”) oltre a filoni di sangue d’ altri canili inglesi.

In America l’energia fisica nei Pointers e Setters è fortemente considerata, e questo fattore è difficile mettere a prova nel breve tempo accordato nei “Field Trials” nel nostro paese. Pertanto è un requisito della massima importanza in queste razze — il 50 per cento del valore di un Pointer e Setter considerato come field — ed è talmente considerato importante oltremare che, alle prove americane, l’energia fisica costituisce una delle prove principali.

Il fatto che gli americani diano un valore così alto all’energia fisica è senza dubbio dovuto alla natura estesa e aperta del paese nel quale i loro cani sono al lavoro su selvaggina e su quaglie.

Un Pointer od un Setter troppo piccolo non può mantenere l’andatura e lo stile come un soggetto di più grande taglia, possedendo quest’ultimo un passo lungo, facile, elastico che gli permette battere della rude brughiera e del terreno che presto faticherebbero e fiaccherebbero un Pointer o un Setter di piccola taglia.

Se noi diamo un colpo d’occhio alle opere scritte verso l’anno 1760, noi rileviamo con facilità che i cani dell’epoca erano dei Pointers e dei Setters e piuttosto i primi dei secondi, poiché il loro pelo corto permetteva di meglio sopportare il lavoro evitando il fastidioso arruffarsi del pelo con lappole e semenze.

Curioso il fatto che in America, pur dando valore al pelo del Setter, lo si rasi ben corto nelle epoche di lavoro

Circa cento anni fa, quando le biade venivano mietute a mano e le stoppie lasciate assai lunghe , era necessario avere un cane che rispondesse ai requisiti descritti oltre ad una ferma solida, i primi per trovare le pernici, la seconda perché rimanesse fermo durante il tempo necessario a ricaricare il fucile a pietra ad un sol colpo. Era questo un processo piuttosto lungo se si pensa che la polvere doveva essere misurata e versata nella canna, la borra giustamente adattata, seguita dalla misura dei pallini, un’altra borra leggermente pressata, la bacchetta rimessa a posto, il foro al bacino della ricarica ripulito e riempito di polvere d’accensione là dove la pietra focaia batte.

In quei tempi solo una perfetta combinazione di buoni cani e di accurata preparazione poteva portare al successo. Fra parentesi, verso l’anno 1750, si usavano cani di una razza speciale per la caccia al fagiano nel bosco molto folto.

Attualmente i Pointers sono i più popolari sul Continente, nell’Africa del Sud e in America, dove le condizioni del terreno permettono il completo impiego buon cane e, soprattutto, dove si trovano quaglie.

In Africa del Sud si incontrano molti cani da caccia eccellenti e buon numero di “Pointers Espagnols” neri; che erano molto popolari circa trenta anni fa; di costruzione piuttosto ordinaria ma con andatura meravigliosa.

Il “Veldt” è essenzialmente il luogo dove il Pointer è necessario se si vogliono ottenere risultati dello sport con le differenti specie di «Francolini», “Khoorhan” e di “Galline faraone” che tutte offrono dell’ottimo sport se si cacciano montando buoni ponies da caccia e coll’ausilio di buoni Pointers.

In Inghilterra l’allevamento di Pointers e Setters sarebbe estinto se la loro esistenza dipendesse solamente dalla caccia; ma fortunatamente vengono impiegati ancora molto in parecchie parti della Scozia per la caccia alla “grouse”, benché, anche là. la stagione nella quale la “grouse” si presta alla caccia col cane è cosa così breve che diviene ben caro il tenere un canile a quel solo scopo.

Sulhamstead Sheilin d’Or

Coloro che sostengono le prove sul terreno sono gli amatori del Pointer e del Setteer ed è grave danno che le prove non possano essere tenute tutte durante la stagione di caccia, quando cioè è possibile come nel passato sparare alla selvaggina. Coll’agricoltura moderna ciò è impossibile, infatti: le stoppie del 1928 potevano appena dirsi coperte, causa le moderne mietitrici che rasano quasi completamente gli steli e l’intero sistema di coltura dei campi e dei pascoli è cambiato. Una delle nostre Società d Field Trials , la “Devon and Cornwall Society” trova modo di far correre le sue prove al principio della stagione di caccia, e l’anno scorso queste field trials furono certamente molto più interessanti di quelle corse al principio di primavera su pernici accoppiate e sul punto di nidificare. Senza dubbio ai nostri tempi è molto importante abbattere la selvaggina sotto ferma. Un Pointer od un Setter potrà sovente restare correttamente immobile sul selvatico bloccato, e sul selvatico alzatogli sotto ferma, ma gli stessi soggetti potrebbero essere tentati a rompere su un selvatico abbattuto. È vero che una fucilata vien sparata a salve per provare l’immobilità e l’eventuale paura della detonazione, ma troppo di sovente questo colpo di fucile parte da una certa distanza, ciò che è ben differente di due fucili che, può darsi, impieghino le quattro canne contro un branco levantesi abbattendo tre o quattro individui.

Ciò nonostante, i field trials, quale che sia il posto e l’epoca in cui vengono tenuti, ci mettono in grado, entro certi limiti, di scegliere i migliori cani pel primo, secondo e terzo posto in classifica, e frequentemente la prova esibita viene reclamizzata. Così nelle prove della primavera del 1928 il cucciolone di setter inglese “Stylish Switcher”, del signor Sharpe, guadagno il 12 aprile e otto giorni dopo conquistò la vittoria alle prove del Kennel Club; fu secondo nella seconda giornata nella gara per cani di ogni età, nel quale il primo posto toccò alla Setter irlandese femmina campione in prove “Sulahmstead Sheilin d’Or”.

Fu questo un ottimo successo per un cucciolone, che attualmente si trova in Italia, dovrà portare vantaggio alla razza dei Setters inglesi.

Il modo accurato con il quale furono tenuti i pedigree e col quale venne selezionato l’allevamento nel passato, ha molto contribuito a metterci in grado di sostenere la nostra posizione, ma i grandi canili di “Pitchford” (colonnello Cotes) che aveva origine dall’antica linea di Pointers di “Woodcote” e i canili di W. Arkwright lasciarono un grande vuoto nel nostro allevamento.

Il Setter irlandese, quale cane da lavoro, è molto popolare in Irlanda, per la caccia al beccaccino. Più di 1400 sono stati registrati nei libri del Kennel Club durante l’anno scorso (1927 n.d.r.) contro meno di 600 fra Pointers e Setters inglesi.

Io spero, in un mio prossimo articolo, dire qualcosa sui Retrievers e sugli Spaniels in Inghilterra nel 1929

G. HOROWITZ




Una gemma dal 1956: un italiano ai trials inglesi

Come alcuni di voi già sanno, ho ereditato l’archivio del Dr. Ridella, veterinario e allevatore di setter con l’affisso Ticinensis. Mi sento onorata di essere stata scelta come custode di questi materiali, ma mi rincresce ammettere che ne ho ripulito e ordinato solo metà delle riviste. Tuttavia, circa 50 anni di editoria cino-venatoria, sono oggi ben archiviati e leggibili. Sapendo ciò, un amico mi ha chiesto di trovargli due articoli di Solaro del 1938 e del 1954 che, ovviamente, non sono riuscita ad individuare. Non dandomi per vinta, ho controllato anche gli anni limitrofi, niente da fare, ma ho trovato qualcosa di estremamente affascinante ed inatteso. Nel numero del secondo trimestre di Rassegna Cinofila (è l’antenato dei Nostri Cani) del 1956, c’è un bell’articolo di Giulio Colombo (1886-1966). Per chi non lo conoscesse, Colombo era allevatore con affisso della Baita, nonché un noto giudice. Aveva sempre cercato di tenere vivi i legami tra Italia e Gran Bretagna e l’Italia importando, tra gli altri i setter: Lingfield Mystic (vincitore del Derby inglese); Lingfield IlaLingfield Puma e Bratton Vanity. Grazie all’articolo, ho scoperto che nel 1956, Colombo è andato a giudicare a Sutton Scotney (Hampshire – UK) e ha raccontato laesperienza. L’articolo è leggibile per intero nel PDF che potete scaricare qui o nella photogallery qui linkata. Ne riporterò però qui alcuni pezzi salienti.

Colombo comincia pensando a Laverack, Llewellin e Lady Auckland (che giudicava con lui) e con un excursus storico che spiega come mai setter e pointer siano stati selezionati in questa maniera. “Credo aver, inteso i due Grandi sussurrare a un dipresso così: Competizioni di giganti le nostre, quando ancora si credeva alla necessità del cane da ferma sul terreno della caccia, quando pointers e setters rispondevano al gusti venatori del cacciatore, quando non si codificava un bel niente a priori, teoricamente, per estetismi o postulati da tavolino senza aver vissuta o sofferta mai la, passione incontenibile dello sport codaiolo, fra le più strenue ed inebrianti passioni, quando pointers e setters, cani da Grande Cerca, si imposero selezionati perfezionati, secondo suggeriva la pratica diuturna di lunghe stagioni venatorie con l’esperienza del terreno e dei selvatico, a servizio del fucile vagante, e si stabilì la macchina animale perfetta, collaudata con formula aderente alla realtà per quel terreno e quel selvatico, e conquistò il mondo intero quella macchina intelligente, tanto che nati Inghilterra pointers e setters furon poi cittadini di ogni Paese.”

Non credo ci sia molto da aggiungere, poi continua con la descrizione dettagliata del lavoro che essi sono chiamati a fare: “II cacciatore ragionò così: di fronte a me la pianura sconfinata, ondeggiante di mammelloni di grani, di stoppie, di prati, di eriche, faticosa, lenta da per correre tutta scarpinando da coltivo a coltivo, da piaggia a piaggia in traccia delle compagnie di starne e grouses discoste le une dalle altre in famiglia ciascuna col proprio pascolo, e le lunghe pause senza incontri e senza sparare scoraggiano anche il cacciatore più caparbio: a me occorre un ausiliare speciale anzi una pariglia di tali, dall’olfatto possente, cerca indefessa. dalla ferma statica, dalla guidata corta, che a galoppo spinto per accorciare le distanze, nel tempo breve per la nostra passione da crepuscolo a crepuscolo, risparmiando a me ciechi e fortunosi passi, concludano spicci su grouses e su starne e magari su lepre sorniona; e perché io possa sparare a visuale libera senza tema, giù, a terra proni a frullo e schizzo. Drake e Dash, ed é il più bel momento della vita di cacciatore; e perché quel selvatico che non possono raggiungere né se vola né se galoppa, non induca in tentazione, proni testa fra gli arti ari in segno di rinuncia, voi cavalieri dei moors e praterie, per riporto e recupero i ho apparecchiato io stesso un valletto che non falla. il retriever, vi risparmi di strusciare il tartufo pistando, voi Signori », Torto o ragione, ragionavano cosi e così fu sempre categoricamente a quei tempi. Proscritti falsi allarmi di ferme senza presenza di selvatico, non si tolleravano inganni ed indugi oziosi, se Drake e Dash fermano ci sta il selvatico e non lo mollano più, e si raziocinava così: « Perchè noi si possa usufruire del lavoro di due cani, ed uno non costituisca il doppione dell’altro galoppandogli al fianco appaiato, li sguinzaglio nel bel mezzo dell’area da esplorare e partano essi uno verso destra e l’altro verso sinistra in senso opposto, e giunti a un centinaio di metri, anche di più a seconda del terreno vasto e sgombro, virino essi e ritornìno in direzione l’uno dell’altro, sempre nella scia dei vento, ma più oltre verso la meta lontana, in maniera da esplorare il terreno anche nel senso della direttiva di marcia, e si incontrino a metà cammino scambiandosi il lato come nella quadriglia dama e cavaliere, a ritmo cadenzato, con astuta sincronia e… nacque la cerca incrociata, non eleganza, ma accorgimento pratico.

E affinché l’intesa fra i due ausiliari fosse concorde, con rispetto della fatica e della autorità di ciascuno e l’uno approfittasse dei risultati concreti dell’altro, ecco che mentre l’uno dei cani bloccava col rito della ferma l’altro non persisteva ad esplorare, ma sostava immobile simulando a sua volta la ferma per mimetismo conscio e istintivo, per collaborazione atavica fra gli animali ida preda, e il segugio accorre scagnando all’indicazione sonora e Drake rispetta la ferma non sua ed ecco codificata la pratica del consenso, indispensabile con ausiliari che trescano veloci e lontani.

E siccome il selvatico tiene udito sensibilissimo, abolito ogni richiamo a voce o col fischio, cenni della mano al cane che di tanto in tanto sbircia al padrone per interpretarne le intenzioni, quindi tacita intesa fra cacciatore ed ausiliare, l’uno per l’altro. E quando s’ha da interrompere l’azione, un sibilo e i cani al terra, docili al guinzaglio e si inaugurò il drop e il down, non accademia da recinto, ma freno in terreno libero. Col tempo per emulazione fra scuderie, per sane rivalità sportive fra amatori di razze affini a chi tiene i l miglior cane con olfatto più potente a corsa più veloce e reazioni più pronte, nacque in un paese di scommesse, il cane da gara, il Trialler, via col vento, cane da Sport, ma riproduttore che rifornisca i ranghi per cacciare starne e grouses e non lepri e conigli, in terreno vasto e non negli scampoli di grano.”

Qui viene espresso in dettaglio il lavoro “ideale” dei cani inglesi e le motivazioni pratiche che stanno dietro a queste pretese. Leggendo questi paragrafi sento ancora più la mancanza delle mie esperienze britanniche, perché da loro le cose sono rimaste all’incirca come descritte qui. Se non avessi prima visto, e poi partecipato ai loro trials, sarei un cinofilo diverso, avrei un cane diverso ma… devo ammettere che sono contenta di quello che sono! Segue qualche notizia sulle regole del gioco, con riflessioni sui pro e sui contro delle diverse regole:“In Inghilterra non si redige relazione alcuna, non si concede qualifica, si comunica l’ordine di classifica dal primo ai quarto con una riserva, e stop, i concorrenti tanto intelligenti da valutare da sé gli errori dei propri allievi senza sentirseli ricordare per iscritto postumo dal Giudice e talmente sportivi da comprendere che se il Giudice ha creduto di disporre i cani in un dato ordine progressivo è ozioso recriminare e voler sostituire tante altre classifiche quanti concorrenti e spettatori, ognuna diversa dall’altra, ma tutte quante più oculate, più cognite, più probanti, più sapute, più pettegole di quella ufficiale!”

Non ci sta minuto di tolleranza, assurda nostrana indulgenza che consente al cane di dimostrare le proprie attitudini a far frullare, a rifiutare il consenso, a rincorrere, a beffare il conduttore, senza che il Giudice possa prenderne atto, coll’eventualità magari di non aver mai più durante il turno il cane occasione di ripetere quanto é suo costume perpetrare dì norma, e frodare magari un premio con relativa qualifica bugiarda.

Nemmeno si tiene conto di un lasso di tempo prestabilito per la prova: allorché il Giudice opina di essersi fatto un concetto probante del lavoro dei cani taglia corto, e su questo si potrebbe discutere, perché un minimo di percorso è più equo a garanzia delle probabilità comuni, eccetto per gli errori da squalifica. Vige il sistema dei richiami protratti con confronti ripetuti, con pericolo di dover sul finire della gara modificare da capo una classifica già plausibile”

Se volete saperne di più sulle differenze tra le prove italiane e quelle britanniche, potete andare a leggerle qui. Faccio una breve riflessione sull’abitudine inglese di non avere relazioni a fine prova: Colombo dice che il pubblico spesso tende a saperne di più del giudice. Persone che, pur stando a centinaia di metri dal cane, vedono e prevedono errori che sfuggono (secondo loro) ai giudici! Credevo che negli anni ’50 il pubblico fosse più , come dire, sobrio ma apparentemente l’arte di attribuire errori inesistenti ai cani degli altri ha radici antiche. Colombo poi racconta del Derby (non so se fosse identico all’attuale Puppy Derby, per soggetti sotto ai 2 anni) e non ho capito se i cani correvano a singolo o in coppia, siccome menziona poi le Brace Stakes (in coppia). “Nel complesso del lavoro nel Derby constatai qualche fase di dettaglio, insistenze su orme, qualche consenso stentato a comando, senza partecipazione né formale né conscia all’azione; Nota del Concorso presente in alcuni esemplari, ma frenata da frequenti incontri di fagiano, lepri e conigli, scarse le starne, e deplorevole il coniglio soprattutto, che conta é la starna, per fagiani basta il cocker. Punte in profondità. ritorni all’interno come in Coppa Europa, qualche intemperanza di richiami come da noi. Soggetti a corto di preparazione per il maltempo, alcuni veramente di classe, ma non superiore nel complesso alla nostra attuale. Primo Lenwade Wizard, pointer di Mr. Arthur Rank, di 15 mesi, stilista, corretto, galoppo sciolto, risolutivo sull’incontro. Secondo Lenwade Whisper, pointer di Messrs P. P. Wayre’s e G. F. Jolly’s, di 15 mesi, con buon percorso, benché lacets troppo compatti e qualche incertezza nell’indicazione.”

Seguono accenni alla Brace Stake: “Le Brace Stakes videro presenti due Setters, irlandesi, Sulhamstead Bey d’Or e F. T. Sulhamstead Basil d’Or. Basil soggetto rimarchevole, con reazioni pronte e buon olfatto, impegno e buon galoppo, qualche incertezza e ritorni all’interno, ferma e guida con espressione, consente, bene in mano, ben condotto, surclassa il compagno Bey e si aggiudica per proprio esclusivo merito il secondo premio, trattenuto il primo, della pariglia.”

Alla All Aged Stake era stato iscritto anche un weimaraner che poi non si è presentato. Colombo disquisisce sul far correre un continentale insieme a degli inglesi: “non avendo visto il Weimaraner sul lavoro non posso affermare se fosse o no nera Nota del Concorso dl Setters e Pointers, superflua qualsiasi meraviglia dal momento che corrono da noi diversi Kurzhaar ed Epagneuls perfettamente nella Nota della Grande Cerca assai più di qualche esponente di razza inglese; gli inglesi, con meno ipocrisia e più raziocinio, dal momento che alcuni continentali filano all’inglese, li fanno correre con gli inglesi; la Grande Cerca non è questione di coda lunga o corta, ma di garretti, olfatto reagendo, e non è escluso che un giorno i Continentali, italiani compresi, corrano a Grande Cerca, e pointers e setters a Cerca ristretta.”

Dopodiché tira le somme su quanto visto nel corso delle prove: “in Inghilterra la Grande Cerca non è più professata e sentita come un tempo, in un ambiente dove il cane da ferma è in crisi gravissima di impiego eccetto che alcuni pochi attivissimi Sportsmen fedeli alla formula antica; che è la prassi impiegata per correre la Grande Cerca che si allontana oggi in Inghilterra, o quantomeno a Sutton Scotney, non dal modello continentale ma da quello stesso descritto e commentato dagli Autori inglesi, praticato per il passato e introdotto poi sul continente: turni a singhiozzo, interruzioni di percorso per battere porzioni limitate, della pur vasta area, sfruttamento di appezzamenti, di scampoli di terreno percorribili in qualche minuto, assolutamente inidonei allo sviluppo della cerca in grande e anzi in contrasto con la cerca dinamica e veloce pertanto che nota personalità inglese ebbe a definire alcuni: turni da Springers; si tollerano dai conduttori troppe fasi di dettaglio e si ammettono lunghe guidate inespressive con schizzo finale di lepre e coniglio considerate valide, e niente sta ad attestare la possibilità di pistaggio che il Trialler naso al vento deve trascurare non essendo suo compito preoccuparsene; si dimentica spesso che il consenso è attivo, partecipante, solidale con il cane in ferma e non rinunciatario e passivo per obbedienza; non si reprimono sempre i ritorni all’interno e si tarpa talora l’azione del cane di lato costringendolo a percorso inadeguato allo scopo stesso della velocità.”

Il cane da ferma era in decadenza in Gran Bretagna nel 1956? Non lo so, non c’ero, quello che posso intuire da letture passate ed esperienze presenti è che la realtà venatoria britannica era (ed è) completamente diversa dalla nostra come potete leggere cliccando qui. La loro gestione faunistica-venatoria ha indubbiamente favorito spaniels e retrievers, a scapito dei cani da ferma. Probabilmente, nel 1956, i cani da ferma erano comunque cani di nicchia e in stagnazione, mentre da noi si assisteva ad una sorta di ascesa della caccia con il cane da ferma, gli inglesi in particolare. Innanzitutto la Grande Cerca intesa da Colombo nel 1956 era molto diversa dalla Grande Cerca attuale ma… gli inglesi hanno mai avuto una vera e propria Grande Cerca? Non ricordo nulla di specifico ad opera di autori inglesi. Non dico che non sia mai stata descritta, dico che non ne ho mai letto e mi piacerebbe leggerne su uno dei testi a cui fa riferimento Colombo, senza però indicarne i nomi. Mi piacerebbe poter conversare con lui e capire, capire cosa intendessero gli inglesi – secondo lui- per Grande Cerca e capire la sua visione. La sua visione, in fondo la conosciamo, non possiamo certo dimenticare che il cane ideale per Colombo era velocissimo, dalla cerca estrema, dal naso superlativo. Lo chiamava “il puro”, il “folle” e in “Trialer! Saggio di Cinofilia Venatoria” (1950) lo definiva: “Il Riproduttore, Il Capolavoro, il quadro d’Autore, il brillante di cinquanta grani, l’oro zecchino. E’ il Capodanno, non gli altri 364 giorni.” La cinofilia italiana è stata profondamente influenzata dalla visione di Colombo, ma non quella britannica e, come dicevo sopra, non sono nemmeno certa che inizialmente fosse indirizzata in quella direzione. [In ogni caso mi sono rimessa a leggere Arkwright a piccoli passi].

Turni da spaniel. Interruzioni di percorsi, terreni questionabili, lunghe fasi di dettaglio, lunghe guidate eccetera, le ho viste?Ni. Ho seguito e partecipato ad almeno 20 trials, forse di più, e ho visto alcune delle cose di cui racconta Colombo ma andava sempre così. Molto andava a discrezione dei giudici e dei guardiacaccia (è il guardiacaccia che ti dice dove puoi fare il turno!) e il livello dei cani era variegato. Non so come fosse la situazione a Sutton Stockney ma, in certi trials a grouse si corrono in mezzo a densità di selvatici impressionanti. Non è che si possano fare chissà quali percorsi. I consensi a comando? Li chiedono ancora anche se un consenso naturale è molto apprezzato e si sta lavorando in questo senso. Tirando le somme, comunque, credo che Giulio Colombo si aspettasse di assistere a qualcosa di diverso e sia rimasto un po’ spiazzato. Ciò nonostante, Colombo non era uno stupido e ammette egli stesso che anche un giudice britannico potrebbe non essere colpito sempre in positivo dai trials italiani: “Benchè una sola prova controllata da me non possa fornirmi indice probante del complesso di un materiale setter e pointer, esiguo come numero nei confronti dell’italiano e francese, da quella sola gara di Sutton Scotney (dovrei dedurne una netta decadenza rispetto alla nostra; mi guardo dal farlo: probabilmente un Giudice inglese avrebbe la stessa impressione da alcuni turni nostrani alla Cattanea, a Borgo d’Ale ed Alice Castello.”

Il nostro inviato ammette altresì di aver visto, oltre a cani meno buoni, anche cani buoni: “Se alcuni concorrenti si palesarono tassativamente negativi al compito del Trialler, altri al limite quattro pointers almeno, due setters inglesi e un irlandese furono in tal classe da doverli rammaricare dal non poterli rivedere mai più. Fra i premiati Seguntium Niblick, pointer di Mr. J. Alun Roberts, di due anni, primo, velocissimo, sicuro sull’incontro, senso del selvatico. Scotney Gary, pointer di Mr. Arthur Rank, due anni, velocissimo, stilista, senso del selvatico, olfatto, secondo; Scotney Solitaire, pointer di Mr. Arthur Rank, di non ancora due anni, tutto nella Nota, testa alta, corretto, olfatto, reazioni, terzo; Sulhamstead Basil d’Or, irlandese, impegno, testa alta, corretto, quarto; Ch. Downsmans Bracken, setter inglese, dalle reazioni rapide, le ferme schiacciate slittando, lunghe e significative, infortunato su starne durante un rispetto di lepre, quinto. E lo indiavolato Sulhamstead Nina d’Or, setter irlandese di Mrs. Nagle’s e Miss M. Clarcks’s, di non ancora l’anno, partito su lepre, e quello inglesino blu belton dalla cerca ampia, avida, Flashaway Eve, del Col. A. S. Dalding’s, di non ancora due anni, che tende al fuori mano sul fianco, ma possiede tanta avidità e stile setter e galoppo radente da presagirne un Campione, se ben condotto.” Condivido appieno, la mia esperienza è identica alla sua: accanto a cani poco stilisti e lenti, ci sono soggetti che non sfigurerebbero anche alle nostre prove: in 60 anni è cambiato poco.

L’articolo di Colombo si chiude così: “Ma da Oltre Manica si importarono pointers e setters eccelsi, ma oltre Manica vige ancora sangue di Dero 4° del Trasimeno di Vignoli, sangue ricordato, vantato, e scorre nelle vene del secondo classificato, Scotney Gary, sangue che emigrò anche in America per ritornare in Inghilterra; e Blakfield Gide di Waldemar Marr, sorellastra di Fast, e Galf di S. Patrick di Nasturzio, sono citati in Inghilterra, paese per niente sciovinista, fra i migliori e più validi riproduttori, ed esponenti dei Pointer in quegli allevamenti: ricordiamolo anche noi.

Da “Rassegna “ ringrazio Mr. e Mrs Bank, Lady Auckland, il Segretario Generale del Kennel Club Inglese Mr. Buckley, Mr. Binney, Mr. e Mrs. Mac Donald Daly, Mr. e Mrs. William Wiley, Mr. Lovel Clifford mio valido interprete, che mi furon prodighi di ospitalità ed attenzioni durante il breve, ma denso soggiorno in- Inghilterra. Formulo il voto che la passione del Trialler non venga mai meno nella Patria Augusta del Signore l’Aria!” [Chi volesse leggerlo per intero può scaricarlo qui].

Ho deciso di parlare di questo articolo perché ritengo contenga dei punti chiave utili anche al lettore contemporaneo. Quali sono? Mi piace innanzitutto che apra con un excursus storico che spiega come si siano evolute le razze da ferma inglesi. Sono il frutto di particolari selvatici e di particolari terreni. Sono il frutto della caccia in quelle circostanze, circostanze che ne hanno plasmato il temperamento e codificato il metodo di lavoro. Prima che esistessero le prove, esisteva la caccia, esisteva il cacciatore che, a fronte di situazioni di caccia complesse, volevano tornare a casa con qualcosa nella cacciatora. Le circostanze hanno subito reso chiari quali fossero i tratti da selezionare e i comportamenti graditi, nonché tutto ciò che doveva essere considerato difetto. I cani andavano a caccia e poi, se bravi, venivano presentati anche alle prove. Un tempo era così anche in Italia e… vorrei fosse rimasto tale. Oggi abbiamo Campioni di Lavoro che non sono mai stati a caccia, che sono di proprietà (o persino condotti ed addestrati) da gente che non pratica attivamente la caccia con il cane da ferma, o che la pratica in contesti e su selvatici che si discostano da condizioni ideali e probanti. Questo porta anche a non comprendere alcuni regolamenti nati tanti anni fa, e a fare confusione su quali siano i comportamenti corretti da parte del cane, eppure costoro spesso si ritengono “esperti”. Se rileggete le parole di Colombo vedrete quanto stima il fermo al frullo, il down e il drop, definendoli “non accademia da recinto, ma freno in terreno libero”, beh nella nostra penisola sono ancora abbastanza fraintesi. Non so se Colombo sia stato anche a trials su grouse ma la sottoscritta ha impiegato pochi minuti sul moor a capire che lì, questi insegnamenti sono indispensabili. Colombo ricorda anche l’importanza del percorso, del saper stare sul vento e del lavoro in coppia. Lavoro in coppia che deve essere armonico, di squadra facendo capo a caratteristiche che devono essere nella genetica del cane. I cani devono anche essere facili da condurre, collegati e disponibili a collaborare con la minima necessità di ordini sonori, o i selvatici sarebbero disturbati troppo. Questi appunti mancano in tanti libri di cinofilia venatoria moderna, hanno forse questi tratti perso importanza?

Credo ora abbiate capito perché io ritenga il resoconto di Colombo su Sutton Scotney affascinante ed intrigante. Poi si aggiunge qualcosa di personale: proprio come lui, ho avuto modo di assistere (e prendere parte) ai British Trial e essi significano molto per me. Mi hanno trasformato in un cinofilo “diverso” e mi hanno consentito di avere un cane “diverso”.

Per saperne di più sulla cinofilia britannica cliccate qui.




Dalle pulci francesi ai cavalli inglesi

Una volta uscita dall’Eurotunnel sono rimasta un po’ male: non c’era nulla di speciale. Sì, finalmente ero in in Inghilterra, a Folkestone per l’esattezza, ma non c’era nulla di particolare a darci il benvenuto, ci avevano mandato via dal treno ed era finita lì, nessun edificio peculiare solo una strada anonima che confluiva in un’altra altrettanto anonima, ma più trafficata. Ho già raccontato del viaggio verso il “Nord” e potete leggerne qui, tra parentesi adoro quella scritta! Oggi vi racconterò cosa è successo nei pressi dell’aeroporto di Stanstead, mi pare fosse proprio lì miglio più o meglio meno, ricordo gli aerei volare bassi sulla mia testa.

Mentre mi preparavo per prendere l’Eurotunnel, mi sono accorta di alcuni puntini marroni tra il pelo di Briony. Sfortunatamente, ho trascorso il mio semestre “specialistico” (modulo professionalizzante) a Malattie Parassitarie il che significa che so più di quanto vorrei su insetti e altre creature che infestano gli animali domestici. La combinazione puntini neri +  cane  +  pelo era pertanto piuttosto allarmante,tuttavia ho cercato di fare del mio meglio per restare positiva. Del resto, prima di partire, avevo fatto il bagno a Briony, l’avevo pulita e toelettata perché volevo proprio evitare questo tipo di problemi. Durante tutta la sua vita, ha avuto raramente parassiti, sono pignola per queste cose, non avevo motive per temere il peggio. Ciononostante, volevo certezze! Era già pomeriggio quando ho iniziato a cercare una stazione di servizio. Il mio navigatore, e anche i cartelli stradali, ne indicavano una, ho seguito i loro consigli e mi sono persa. Può suonare stupido, ma abituata alle autostrade italiane, da cui non si esce per nessun motivo, salvo l’essere arrivati a destinazione, mi è sembrato molto strano dover uscire per poter fare il pieno. Da noi l’autostrada si paga, in Gran Bretagna no, ma è strutturata per dare al suo interno tutto quello che può servire a un automobilsta, per me era tutto strano. Seguendo le indicazioni, sono finita in un paesino, per l’esattezza nel Country Club di quel paesino: molto gradevole , ma non quello che serviva a me. Così, mi sono fermata in un angolo, ho respirato, mi sono ricomposta e non mi sono data per vinta, ho riprovato e raggiunto per tentativi il gigantesco parcheggio di un centro commerciale. Mi serviva il bagno, in estate bevo moltissima acqua, mi serviva qualcosa di fresco da bere e del cibo per cena, ma faceva troppo caldo per lasciare a lungo il cane in auto. Ho risolto lasciando la macchina mezza aperta e facendo tanti micro viaggi avanti e indietro.

Dopo il primo viaggio – verso il bagno – sono tornata all’auto, ho fatto uscire Briony e ho iniziato a scavare tra borse e valige. Obiettivo “la borsa delle spazzole” e il sacchetto delle medicine. Il primo ad entrare in azione è stato il pettinino antipulci, che ha confermato i miei timori: il cane aveva addosso decine, forse centinaia, di pulci. Eravamo partiti da casa senza pulci ed ora ne eravamo invasi, bella sorpresa! Non amo ricorrere a farmaci e sostanze tossiche e so benissimo che gli insetticidi meno potenti hanno efficacia relativa, ma qualcosa andava fatto. Ho così deciso di adottare una strategia strutturata su più fasi: il primo passo consisteva nel cercare le pulci, una per una, e spiaccicarle per essere sicura del loro decesso. Questo passaggio ha richiesto più di un’ora, dopodiché ho sprayato tutto il cane con Frontline, Rp03 (neem) e le ho messo un collare Scalibor (sono tutte molecole compatibili tra loro), capite ora perché quando viaggio mi porto di tutto? Tocco finale sprayata alla gabbia e alla macchina. Non mi piacciono gli insetticidi, sono un veterinario olistico in divenore, ma mi trovavo di fronte ad un disastro e andava fatto ricorso al’artiglieria pesante.

Sistemato il tutto, siamo ripartire con la speranza di raggiungere Woodland, nella contea di Durham e mia destinazione finale, ad un orario decente. Credo di aver raggiunto il mio B&B attorno alle nove di sera. Sotto la luce dorata del sole tutto sembrava accogliente e pacifico, i proprietari mi hanno dato la stessa impressione. Una piccola fattoria con muri di pietra, circondata da pascoli e da cavalli, un bellissimo posto da chiamare “casa”, anche se solo per un po’. (Slideshow sotto).

Ps. Se siete curiosi di conoscere la provenienza delle pulci, credo fossero francesi, omaggio dei gatti che gironzolavano attorno all’hotel




In fondo al mar: l’Eurotunnel

La mattina seguente, appena alzata, ho scoperto di avere un nuovo compagno di stanza: uno scarafaggio stava cercando di entrare nella ciotola di Briony! Non mi andava di mettermi a battagliare con l’insetto, dico solo che la sua presenza non mi ha colpito positivamente. In ogni caso l’ho lasciato con Briony e sono andata a fare colazione nell’edificio principale. Era sabato mattina, troppo presto per i miei parametri, la sala era piuttosto vuota, solo gruppetti di motociclisti inglesi. “Hagrid” non c’era, ma c’era diversi suoi colleghi sparsi tra i tavoli, ero l’unica donna e, soprattutto l’unica donna che viaggiava da sola!

Ho re-impacchettato tutto, scarafaggio escluso, e sono partita verso Les Coquelles, dove si trova il lato francese dell’Eurotunnel. Ero in anticipo ma temevo di essere in ritardo, mi era stato detto che serviva un po’ di tempo per passare i controlli alla Pet Reception Area. L’autostrada era pressoché vuota e il sole lanciava dei raggi grigiastri e insignificanti. Perché il tunnel? Avevo sempre raggiunto l’ Inghilterra via aria, quindi avrei voluto vedere le “bianche scogliere di Dover”, il traghetto era pertanto un’opzione appetibile. Lo è stato fino a che ho scoperto che i cani dovevano restare in auto, nella stiva. Chi ha viaggiato sui traghetti italiani sa che da noi è vero il contrario. NON si possono lasciare i cani in stiva: è considerato pericoloso e, di fatto, chi ha lasciato il cane “illegalmente” a volte l’ha trovato morto, forse ucciso da gas di scarico. Sui nostri traghetti ci sono delle gabbie e, comunque, i cani si possono portare sul ponte. La politica dei traghetti inglesi è opposta, il cane resta in stiva, nessuna eccezione. Purtroppo, i fatti di cronaca raccontano di cani morti in stiva: è vero, il viaggio è breve ma, se le temperature sono alte, il rischio del colpo di calore è dietro l’angolo. Così ho fatto la mia scelta.

La Pet Reception Area era quasi vuota, c’era all’esterno un van per cavalli che pensavo avrebbe rallentato tutto, ma le cose invece si sono svolte velocemente, un controllo al chip e al passaporto ed eravamo a posto. All’esterno c’era un area cani cintata, ci ho portato Briony, sorpresa: l’erba era di plastica! Il tutto era un po’ assurdo ma mi ricordava la mia infanzia: ho passato i miei primi anni di vita in città, all’ombra della cattedrale. Le strade erano coperte con pietre, lastroni e acciottolato, io volevo l’erba e credevo di poter creare un prato usando l’erba di plastica! Briony ha presto fatto amicizia con un grande bovaro svizzero appartenente a degli inglesi che si erano trasferiti in Francia. Andavano in Inghilterra per le vacanze ma, stando a loro, erano felicissimi di essersi trasferiti e di avere aperto un Bed and Breakfast. Mentre parlavamo, ho trovato dei puntini neri nel mantello di Briony ma, volendo escludere l’ipotesi peggiore, mi sono limitata a metterla in gabbia e a ripartire verso il treno.

“Come è il tunnel?”, di tutta l’avventura inglese questa è la domanda più frequente. Tutti sono incuriositi dal tunnel e credo li immaginino molto diverso. “Si vedono i pesci?” “No, solo  i mostri marini!”. Non sono una cattiva persona, quindi non ho mai risposto così, ma la domanda sui pesci è vera e frequente.  Le persone rimangono molto male quando racconto che il tunnel non è affatto diverso dalla metropolitana di una qualsiasi città europea, l’unica differenza sono gli spazi per parcheggiare l’auto al posto dei sedili. Quando si entra nel tunnel poi, non si vedono altro che muri grigi. Il viaggio è molto rapido, ho impiegato meno di quanto normalmente mi serva per attraversare Milano, certo il tunnel on ha il fascino delle bianche scogliere di Dover ma, se si viaggia con un cane, è estremamente pratico!

Per saperne di più sul nostro arrivo in Inghilterra cliccate qui.




Guidare in Inghilterra: verso nord

Gli italiani che programmano un viaggio in auto nel Regno Unito hanno una grande preoccupazione, quella di dover guidare sull’ “altro” lato. Io avevo un piano: avrei seguito la macchina davanti a me (il che non ha sempre senso, lo ammetto) e mi sarei ricordata che il mio corpo avrebbe sempre dovuto viaggiare sul lato della strada, accanto al marciapiede. Il discorso destra-sinistra mi toccava poco, lasciate che vi racconti un segreto: non riesco a distinguere bene la destra dalla sinistra! Sono destromane ma il mio occhio dominante è il sinistro, l’ho scoperto praticando il tiro a volo. La dominanza crociata rende molto più complicata qualsiasi disciplina sportive che preveda tiri di precisione ma, soprattutto, rende difficile differenziare la destra dalla sinistra. Alla fine, ragionandoci, capisco dove stanno l’una e l’altra nello spazio, ma non è immediato. Il problema della destra e della sinistra ricompare anche ogni volta che devo sganciare il cane indirizzandolo su un determinato lato o, peggio ancora, quando l’addestratore che mi segue mi urla, stando alle mie spalle (o peggio di fronte – devo ri-ragionare la destra e la sinistra spazialmente) in che direzione inviare il cane.geograph-3502103-by-J.Hannan-Briggs

Sebbene induca spesso confusione e incomprensioni, la mia relazione complicata con i lati, è diventata un punto di forza quando mi sono ritrovata a guidare sul lato “sbagliato” (nel testo il lato britannico verrà indicato come “l’altro lato” o il “lato sbagliato” perché, come ho spiegato poco sopra, fatico a distinguere i due lati). Raggiunta Folkestone, mi sono limitata a seguire l’auto che mi procedeva, sentendomi subito a mio agio. C’era molto traffico, ma un tipo di traffico che definirei educato, placido e mansueto anche quando incolonnato per il Dartford Crossing. Il Dartford Crossing è qualcosa di peculiare: all’andata, verso nord, era un tunnel; al ritorno, verso sud era un ponte. Ancor più strano è però il fatto che i titolari del Dartford Crossing pretendano del denaro per l’attraversamento, ma non diano agli automobilisti la possibilità di pagare. Mi era stato detto che avrei dovuto sborsare alcune sterline,h ma nessun Dartford-Elfo è venuto a chiedermele, né ho incontrato barriere e caselli in cui versare le mie monetine. Quindi… ho attraversato senza pagare, non perché volessi fare la furba ma perché semplicemente non c’era alcun modo per pagare! Mi è stato detto che verranno a stanarmi in Italia, minacciando multe, vengano pure, racconterò quel che è successo: nessuno mi aveva detto che avrei potuto pagare in anticipo con la carta di credito o, al limite, pagare online entro la mezzanotte del giorno dell’attraversamento. Probabilmente, prima che la Brexit diventi veramente la Brexit, qualche europeo porterà la questione in qualche sede giudiziaria europea: come è possibile pretendere dai clienti un pagamento e non offrire loro la possibilità di pagare? Tutto ciò mi ricorda il viaggio di Alice nel Paese delle Meraviglie.

Comunque, andiamo versi nord. Quello che si incontra dopo è Londra, o meglio, un’autostrada che gira attorno a Londra. L’idea di affrontare il traffico londinese può spaventare molti stranieri, ma non coloro che sono avvezzi a guidare sulla tangenziale di Milano. Chi sopravvive abitualmente al traffico milanese nelle ore di punta è pronto a tutto. Prendiamo la A, un’autostrada che conosco bene e che collega Genova a Milano. Attorno sette del mattino, giunti in prossimità di Milano, succede di tutto: per esempio una è normale venire superati sulla destra (ricordo che in Italia è proibito superare sulla destra) da qualcuno lanciato a 160 km orari. Il milanese deve arrivare in ufficio puntuale, a Milano si va veloci, punto e basta, tutti devono correre, anche se non ne hanno motivo. Altrettanto normali sono i milanesi imbruttiti che, in prossimità della barriera autostradale di Milano, anziché rallentare accelerano! I londinesi, seppur numerosi e indaffarati, non guidano come il milanese medio: guidare attorno a Londra è stato incredibilmente semplice.

In prossimità di Stanstead, ho avvertito la necessità di reperire un benzinaio così, seguendo le scritte “stazione di servizio”, sono finita in un grazioso villaggio, con un grazioso country club e nessun benzinaio in vista. Girando attorno alla rotonda per una ventina di volte, ho poi notato un centro commerciale provvisto di benzinaio. Non ho nulla contro i centri commerciali ma, normalmente, in Italia i benzinai e gli Autogrill si trovano SULL’autostrada, non sono necessarie cacce al tesoro.A-sign-at-Junction-26-of--001

Risolto il problema benzina, ho continuato a guidare verso “The North”, come scritto sui cartelli, familiarizzando con I lati oscuri dell’A1. L’A1, che in certi tratti viene chiamata M1, dovrebbe essere un’autostrada ma il suo status è un po’ vago: a tratti lo è a tratti non lo è, spiegano i britannici, ma la cosa resta di difficile comprensione per uno straniero. In qualche maniera sembra un’autostrada, certo non delle migliori, ma pur sempre un’autostrada. Aspettate un attimo: cosa fa quel deficiente-c@gli@ne, imbecille – è impazzito e taglia di traverso l’autostrada? Ero sinceramente scioccata: nel mio imperfettissimo paese, in cui nessuno va in galera, per una cosa simile rischi di andarci. Ma… Oddio, eccone un altro fare lo stesso pochi chilometri più in là, è un’abitudine che lascia sgomenti. Prestando attenzione, ho in seguito notato cartelli e “punti letali” specificamente pensati per consentire questi comportamenti. Non riesco ancora a credere che fare inversioni a U e attraversare le autostrade sia legale, così come fatico ad accettare la possibilità che i pedoni attraversino (Attenzione, attraversamento pedoni! Dicono certi cartelli) o che un trattore o peggio, un carretto trainato da un cavallo, appaiano di punto in bianco.queue-of-traffic-behind-a-slow-moving-vehicle-farming-tractor-on-the-BMATB4 Il Farm Traffic descritto dai cartelli esiste, e si materializza nei peggiori punti e incalza nei momenti meno opportuni. In alcuni tratti dell’A1 ci sono lavori in corso che obbligano a procedure con lentezza ma questa strada, come tutte le strade britanniche, è gratuita. I guidatori lassù non pagano pedaggi ma, usando la loro rete viaria, si capisce il perché. Le nostre autostrade sono costose, eccessivamente costose, solo alcuni tratti della famigerata A3 Salerno-Reggio Calabria, dato lo squallore, sono gratuiti. Non mi resta che provarla e confrontare!

Comunque, alla fine, sono arrivata a Woodland.




Briony ai field trials (Prima Settimana)

AVVERTENZA PER I LETTORI ITALIANI: questo articolo non sostituisce il testo inglese che potete trovare qui, lo integra. Se conoscete l’inglese vi consiglio di leggere entrambi.

Comunque, come avrete capito, al momento mi trovo nel Nord dell’Inghilterra e partecipo a field trials (prove di lavoro) inglesi. Perché questa scelta? Perché lo scorso anno sono stata qui e ho assistito al Champion Stake rimanendo assolutamente affascinata dai luoghi, dai selvatici e dal tipo di addestramento a cui i cani vengono sottoposti. Il Champion Stake è la prova d’eccellenza ma, mediamente, si tende a ottenere quel livello di addestramento, una cosa da noi mai vista se non nel mondo del Deutsch Drahthaar addestrato alla tedesca: mi stupiva il fatto che anche i setter potesse raggiungere certi livelli. Disclaimer: non tutti i cani britannici sono perfetti ed impeccabili, ho assistito a dei discreti svarioni anche qui ma… la gente ce la mette davvero tutta per avere il cane a posto, a costo di ritirarlo da un’intero circuito di prove.

A quell’epoca Briony stava chiudendo il Campionato di Bellezza (Ch.It. B. Briony del Cavaldrossa) e stavo già pensando di intraprendere il campionato di lavoro: il viaggio in Inghilterra mi ha aperto nuove prospettive e mi ha reso più determinata. Non volendo cedere il cane ad un dresseur, il problema principale era trovare qualcuno che mi seguisse personalmente e che capisse cosa avevo in mente. L’ho trovato in un ex guardiacaccia (noto come lo Sciamano// Penna Bianca)  che addestra cani da una vita: al  momento si occupa principalmente di cani da traccia e di continentali mittel-europei, ma durante la vita ha addestrato e posseduto una serie infinita di razze. Ho iniziato a lavorare con lui lo scorso settembre e abbiamo proseguito fino alla fine di gennaio: è stata dura, tanto lavoro di obbedienza, tanta corda lunga, tanto di tutto.  Ho passato mesi a studiare ed addestrare e basta: mi ha vietato la stagione venatoria, o addestri o cacci mi ha detto, e abbiamo fatto anche questo sacrificio.

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Con la chiusura della caccia, non ha più avuto terreni idonei per addestrare un setter così, tra forasacchi e divieti, mi sono dovuta arrangiare ripiegando su una zona C. Il gestore, Ezio, mi ha dato una mano e abbiamo continuato a lavorare, principalmente su quaglie. Nel mese di maggio Briony ha fatto un cambiamento radicale e ho pensato… Perché non competere in UK? Il tipo di addestramento intrapreso era molto simile, del resto. Così, mentre preparavo l’enorme esame di Semeiotica Medica Veterinaria, proseguivo con l’addestramento, trovando in Claudio, un vecchio amico che addestra drahthaar e kurzhaar da anni, un altro validissimo mentore. Il suo ruolo è stato più che altro quello di infondere fiducia e spingermi a fare passi avanti, senza  paure.

Insieme alle gioie e al supporto di tanti (non posso nemmeno dimenticare il gruppo di lavoro “Amatori Drathaar- Allevamento di Costa Rubea – con Bruno, Fabrizio, Gianluca e Monica), purtroppo, sono arrivate anche le difficoltà. Sembrava impossibile iscriversi a un trial: ogni gara ha un numero limitato di partecipanti, se lo supera i meno “meritevoli” (c’è una graduatoria particolare) vanno in lista d’attesa, in ordine di merito. Quindi, praticamente Briony sarebbe stata quasi sempre in fondo alla lista. Ho mandato i moduli di iscrizione comunque e ho sperato. La prima “carineria” è arrivata da un club che ha rifiutato la nostra iscrizione dal momento che non potevo inviare un assegno in sterline. E ancora… altri erano preoccupati per il cane italiano (pensavano fosse un pazzo scatenato), dal momento che la nostra, intendo italiana, reputazione cinovenatoria è quella che è.

Comunque, ho la testa dura, sono andata avanti e sono qui. Lo devo anche ai tanti che mi hanno aiutato con Briony negli anni (addestramento, uscite a caccia e in riserva eccetera… non li nomino ma loro si riconosceranno lo stesso!) . Anche in UK sto trovando splendide persone disposte ad aiutare:  il giorno seguente al mio arrivo ero già fuori ad addestrare e a partecipare ai censimenti (grazie Steve Robinson!) e  poi sono iniziati i trials. Il primo è stato a Muggleswick, in Classe Novizi, organizzato dall’IGL (International Gundog League). Briony ha corso a meno di 24 ore dal suo primo incontro con le grouse, ottenendo di andare al richiamo… Poi ha pasticciato e siamo stati eliminate ma, arrivare ai richiami con un cane preparato in Italia… su quaglie… mi soddisfa moltissimo. Il secondo giorno seguente, essendosi ritirati alcuni concorrenti, l’IGL ci ha permesso di correre in Classe Libera, insieme a cani famosi (il compagno di coppia era un Campione di Lavoro): fuori per un trascuro e vi assicuro che data la densità di grouse è facilissimo dimenticarne una, ma bel turno. Il mercoledì ci siamo spostate a Eggleston, per la Speciale Setter Inglesi. Sul menù trascuro (?) e non perfetta immobilità (si è voltata e ha mosso i piedi anteriori– da noi non ci avrebbe fatto caso nessuno) sullo sparo del compagno di coppia. Giovedì, di nuovo a Eggleston imbucate in Classe Libera. Turno splendido, bella ferma, bella guidata e… di nuovo muove i piedini… Fuori. Le giudici ci chiedono di “clear the ground” e Briony lavora un’altra decina di grouse, un paio a singolo e le altre in covata.  Tecnicamente è ferma al frullo ma si dimena con tutto il corpo. Le giudici mi spiegano che in Classe Libera il cane deve essere praticamente immobile. Però… dimenii a parte, io sono soddisfatta: non ho mai addestrato per il dimenio, non sapevo, ora lo so. Oggi abbiamo corso di nuovo in libera alla prova del Club del Gordon Setter, eliminate nel minuto credo (non esiste qui il minuto) a causa di una guidata poco fluida/troppo ferma in ferma…

Comunque, fino a qui, imprecisioni e sfortune a parte si è comportata bene e sono davvero contenta dal momento che l’ho preparata su selvatici e terreni molto diversi da quelli che sta affrontando.

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Qualcuno pensa che io sia a fare prove in Inghilterra perché sono più facili: non è vero. Sono diverse, ma non più facili. La tanta selvaggina (anche tanti conigli) richiede grande correttezza e obbedienza, per questo i giudici sono pignoli sui dettagli: da noi c’è più attenzione alle qualità naturali del cane probabilmente. Qui puoi avere anche il miglior cane del mondo ma se non hai l’obbedienza non vai da nessuna parte. La cerca non deve essere ristretta ma ragionevolmente ampia, e velocità, aperture e stile sono tenute in gran conto ma… non si chiedono eccessi, sarebbero solo controproducenti su questi terreni.

Altre differenze, non puoi toccare il cane o sei eliminato: in guidata il cane non lo tocchi, deve guidare da solo e a comando, la correttezza al frullo e allo sparo è fondamentale, non puoi guinzagliare fino a che il giudice non lo permette (e può passare del tempo), ti  possono chiedere di fermare il cane in ogni momento e via dicendo. Generalmente le cose vanno così: i cani fanno un primo turno e i soggetti meritevoli fanno un secondo turno, eventualmente un terzo. Come potete capire… le probabilità di essere eliminati aumentano. In ogni prova a fronte di un massimo di 40 concorrenti per batteria, sono assegnati solo i primi 4 posti e eventuali Certificati di Merito.

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Il professionismo è una realtà sconosciuta: ci sono bravi addestratori che addestrano e portano cani di altri ma si tratta di pochi numeri/piccole cose. Di fatto non esistono furgoni e l’unico con tanti cani altrui al seguito è un eccentrico irlandese (Alan O’Neil) che viaggia con una macchina e un trailer da cavalli perfettamente addestrati: può lasciarli liberi e aperti per ore e non si allontanano dal punto in cui ha detto loro di stare! Fenomenale, lo seguono come un branco seguirebbe il capobranco. Per il resto, qualche allevatore ha un po’ di cani al seguito ma nulla di paragonabile alla nostra realtà. Moltissimi cani sono condotti dai proprietari (donne e uomini in pari numero) e sono condotti egregiamente.

I censimenti di grouse sono un momento importante per preparare il cane: sono riuscita a frequentarne altri due presso la riserva di Eggleston grazie a Therry Harris e… parleremo anche di questi, come si svolgono eccetera, eccetera 🙂




Ritorno alle origini (Sentieri di Caccia Novembre 2015)

Interrompo la serie su Hutchinson (momentaneamente) per promuovere un mio articolo attualmente in edicola.  So che può suonare poco modesto auto-promuoversi in maniera sfacciata ma è un pezzo molto sentito e, pertanto, un buon pezzo. Se siete curiosi di saperne di più sui cani da ferma britannici (setter inglese, irlandese, gordon e pointer) nel Regno Unito e sulle prove di lavoro (sul Champion Stake in particolare) laggiù investite… 5 euro per acquistare Sentieri di Caccia di Novembre 2015 e…. buona lettura!

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