In fondo al mar: l’Eurotunnel

La mattina seguente, appena alzata, ho scoperto di avere un nuovo compagno di stanza: uno scarafaggio stava cercando di entrare nella ciotola di Briony! Non mi andava di mettermi a battagliare con l’insetto, dico solo che la sua presenza non mi ha colpito positivamente. In ogni caso l’ho lasciato con Briony e sono andata a fare colazione nell’edificio principale. Era sabato mattina, troppo presto per i miei parametri, la sala era piuttosto vuota, solo gruppetti di motociclisti inglesi. “Hagrid” non c’era, ma c’era diversi suoi colleghi sparsi tra i tavoli, ero l’unica donna e, soprattutto l’unica donna che viaggiava da sola!

Ho re-impacchettato tutto, scarafaggio escluso, e sono partita verso Les Coquelles, dove si trova il lato francese dell’Eurotunnel. Ero in anticipo ma temevo di essere in ritardo, mi era stato detto che serviva un po’ di tempo per passare i controlli alla Pet Reception Area. L’autostrada era pressoché vuota e il sole lanciava dei raggi grigiastri e insignificanti. Perché il tunnel? Avevo sempre raggiunto l’ Inghilterra via aria, quindi avrei voluto vedere le “bianche scogliere di Dover”, il traghetto era pertanto un’opzione appetibile. Lo è stato fino a che ho scoperto che i cani dovevano restare in auto, nella stiva. Chi ha viaggiato sui traghetti italiani sa che da noi è vero il contrario. NON si possono lasciare i cani in stiva: è considerato pericoloso e, di fatto, chi ha lasciato il cane “illegalmente” a volte l’ha trovato morto, forse ucciso da gas di scarico. Sui nostri traghetti ci sono delle gabbie e, comunque, i cani si possono portare sul ponte. La politica dei traghetti inglesi è opposta, il cane resta in stiva, nessuna eccezione. Purtroppo, i fatti di cronaca raccontano di cani morti in stiva: è vero, il viaggio è breve ma, se le temperature sono alte, il rischio del colpo di calore è dietro l’angolo. Così ho fatto la mia scelta.

La Pet Reception Area era quasi vuota, c’era all’esterno un van per cavalli che pensavo avrebbe rallentato tutto, ma le cose invece si sono svolte velocemente, un controllo al chip e al passaporto ed eravamo a posto. All’esterno c’era un area cani cintata, ci ho portato Briony, sorpresa: l’erba era di plastica! Il tutto era un po’ assurdo ma mi ricordava la mia infanzia: ho passato i miei primi anni di vita in città, all’ombra della cattedrale. Le strade erano coperte con pietre, lastroni e acciottolato, io volevo l’erba e credevo di poter creare un prato usando l’erba di plastica! Briony ha presto fatto amicizia con un grande bovaro svizzero appartenente a degli inglesi che si erano trasferiti in Francia. Andavano in Inghilterra per le vacanze ma, stando a loro, erano felicissimi di essersi trasferiti e di avere aperto un Bed and Breakfast. Mentre parlavamo, ho trovato dei puntini neri nel mantello di Briony ma, volendo escludere l’ipotesi peggiore, mi sono limitata a metterla in gabbia e a ripartire verso il treno.

“Come è il tunnel?”, di tutta l’avventura inglese questa è la domanda più frequente. Tutti sono incuriositi dal tunnel e credo li immaginino molto diverso. “Si vedono i pesci?” “No, solo  i mostri marini!”. Non sono una cattiva persona, quindi non ho mai risposto così, ma la domanda sui pesci è vera e frequente.  Le persone rimangono molto male quando racconto che il tunnel non è affatto diverso dalla metropolitana di una qualsiasi città europea, l’unica differenza sono gli spazi per parcheggiare l’auto al posto dei sedili. Quando si entra nel tunnel poi, non si vedono altro che muri grigi. Il viaggio è molto rapido, ho impiegato meno di quanto normalmente mi serva per attraversare Milano, certo il tunnel on ha il fascino delle bianche scogliere di Dover ma, se si viaggia con un cane, è estremamente pratico!

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Una Francia scioccata

Da Basilea a Saint Quentin: una Francia scioccata

Come è stata questa parte di viaggio? Strana, molto strana. Come ho già detto non volevo trovarmi in Francia il 14 di luglio perché mi sentivo che sarebbe successo qualcosa. Avevo avuto ragione, ma essere lì il 15 non è stato meglio. Dopo aver passatoi il confine, si sono inserite nella radio le stazioni francesi, terribile. La Francia era scioccata e lo lasciava vedere. Non c’erano auto, non c’erano camion, non c’era musica, solo infinite discussioni sul terrorismo e sulla morte. Era tutto surreale: la luce accecante del sole, le strade vuote e i paesaggi terribilmente italiani. Alsazia e Champagne potevano essere casa, stessa luce, stesso calore, stessi campi e stesse colline. Mi sono fermata in alcune occasioni ma ho dimenticato quasi tutto, ricordo solo il caldo, la luce dura del sole e lo sporadico contadino sul suo trattore all’orizzonte. La Francia cercava di anestetizzarsi ma non ci riusciva.

Sono arrivata al mio albergo poco prima di cena, ricordava uno di quei motel americani dei film ed era pieno di moticiclisti britannici. Ammiro i motociclisti perché sano viaggiare leggeri. Mi è stata assegnata al piano terra e sono riuscita a parcheggiare proprio di fronte. Una gigantesca moto occupava lo spazio accanto. La receptionist mi ha dato una tessera magnetica al posto della chiavi tradizionali. Gli alberghi lo fanno spesso e di solito è comodo a meno che tu non abbia un cane, ci siano gatti ovunque e la porta si blocchi da sola. Così, come potete immaginate, la porta ha continuato a chiudersi mentre io portavo roba dentro e io sono rimasta chiusa fuori in alcuna occasione. La receptionist credo abbia iniziato ad odiarmi: ammetto di avere un rapporto difficile con le chiavi, ma questa volta non era tutta colpa mia. Nel frattempo ho scoperto a chi apparteneva la maxi moto: era un gigante inglese, grigio, capelluto e barbuto, molto simile ad Hagrid. E’ presto diventato un volto famigliare perché ha trascorso ore a cavalcioni della sua moto spenta (di fronte alla mia finestra) a chiacchierare a telefono con diverse donne. Finiva con una e attaccava con un’altra. Non che mi interessasse ascoltarlo, ma dovevo fare avanti e indietro e lui non era esattamente una creatura silenziosa.

A proposito di avanti e indietro, dal momento che c’era pieno di gatti, ho deciso di portare Briony un po’ più in là: pessima idea, era pieno di conigli così mi sono spinta ancora più in là e ho beccato un cimitero di guerra giusto per aggiungere un altro pizzico di grottesco. Quando sono tornata in camera per dormire la TV mostrava ancora immagini di una Francia scioccata e il motociclista britannico era ancora al telefono.

Poi è arrivato lo scarafaggio