Al calduccio: Harkila Kana

E’ giunto il momento della recensione finale. Il completo Kana è arrivato appena prima di Natale e pensavo di mandarlo a riposo appena prima di Pasqua ma una bizzarra primavera ci ha tenuto insieme fino all’inizio di maggio. Le mie impressioni? i dati tecnici e la descrizione accurata li potete trovare qui, nella prima parte della recensione. Oggi voglio parlarvi di cosa penso di loro dopo averli testati sul campo per mesi.

In primavera

Prima di tutto sottolineo che lo scorso inverno qui è stato freddo e nebbioso, ma molto secco. Poca pioggia e ancora meno neve hanno  limitato le possibilità di testarne la resistenza all’acqua. Ci ho provato, ma il massimo periodo trascorso sotto l’acqua, senza ombrello, è stato di circa un’ora, un’ora e mezza.  Ero asciutta? Sì, e una volta a casa la giacca è asciugata abbastanza rapidamente, il che è un punto a favore ma…  penso che gli indumenti Kana siano quanto di meglio si possa indossare sotto la pioggia? Probabilmente no, ma hanno molto altro da offrire.

Testando…

Iniziamo dal basso, i pantaloni.  I pantaloni Kana sono caldissimi,  troppo caldi da indossare insieme alla giacca se le temperature sono  sopra lo zero, o se pensate di camminare a molto. Però, diventano eccezionali se dovete stare fermi a lungo nel freddo o se le temperature scendono sotto lo zero. Potrei dire lo stesso della giacca, ma la ritengo più versatile: a seconda di cosa indossate sotto, i suoi effetti cambiano, vada quindi per il maglione in inverno e per la camicia in primavera. La giacca Kana mi ha tenuto al calduccio per tutto l’inverno : la nebbia fitta falsa la percezione della temperature, 0°C nella nebbia sono molto peggio di -5°C in una giornata asciutta e soleggiata.  Mi ricordo di essere rimasta per ore nella nebbia in attesa che iniziasse una prova di lavoro. Non è mai iniziata dal  momento che la nebbia non si è mai alzata ma, mentre gli altri congelavano, io ero felicemente a mio agio nel freddo.  Sottolineo la parola “felice” perché non tollero granché le temperature estreme e, pertanto, stare bene in quelle condizioni era apprezzatissimo. Credo lo si potesse leggere nella mia faccia e  questo ha fatto scattare una serie di domande. “Bel completo tecnico!” “ E’ della …. (marca italiana)?” “ No, è di Harkila!” E quando hanno scoperto che Harkila è  scandinava sono arrivate alter domande ancora!

Dopo il freddo inverno, è arrivata una primavera insolita e ventosa: sulla carta la giacca Kana era troppo calda, ma non avevo nulla da perdere nel testarla anche in queste condizioni, test superato!  Il trucco? Indossarla con sotto solo una camicia, con questo metodo era perfetta. Sulla carta non faceva freddo ma soffiavano freddi venti da nord, da oltre le Alpi, che facevano sembrare tutto più gelido. L’ho provata anche durante due giornate molto ventose.  La prima volta stavo scattando delle fotografie al tramonto: il vento aveva appena pulito il cielo ma continuava a soffiare, una bufera e io perfetta, tranne le mani avendo scordato i guanti. Nel secondo caso tempesta di vento e acqua, test passato e Kana certificata come resistente al vento.

Nello slideshow a fondo pagina potete vedere come sta una volta indossata (link diretto alla gallery qui). Questa è una taglia 36 EU, io porto una 40/42 italiane e sono piuttosto “bassa” per questo la giacca può sembrare anche più lunga di quanto non sia in realtà. La lunghezza, tuttavia, è stata studiata per tenere più caldi e fa il suo  lavoro. Qualcosa da dire sui pantaloni? Sono imbottiti, ma non ti fanno sembrare l’Omino Michelin, il che è eccellente. Disclaimer: in una foto mi vedete con una tizia che indossa solo un pile mentre io sono tutta imbacuccata nella Kana. Beh c’erano  -5°C, un laghetto ghiacciato e la tizia, che indossava vari strati termici lì sotto, è affettuosamente nota come “la russa” perché, tra le alter cose, non sente il freddo. [Il cardigan Lilja verrà recensito separatamente, ora sto indossando di nuovo i capi Jerva].

Si potrebbe migliorare la Kana? Sì. Un paio di modifiche potrebbero renderla più versatile. La giacca non ha le tasche scaldamani che, quando fa freddo, sono molto comode. Ci sono due tasconi  laterali ottimi per le cartucce o per contenere tutto quello che volete, ma non imbottite. E’ rilevante l’imbottitura? Diciamo che terrebbe al caldo le mani e il cellulare. Per il cellulare c’è una taschina sul petto, ma non è praticissima se lo volete controllare spesso: le  tasche scaldamani risolverebbero tutti i problemi.  Il secondo punto debole è il cappuccio: è molto caldo e quindi di grande aiuto nel gelo ma non sempre ottimale quando piove. Lasciatemi spiegare: il cappuccio è foderato di pelo simil-orso  Mi piace, tiene caldo, ma se piove  il pelo mi obbliga ad indossare il cappuccio, in caso contrario si inzuppa e impiega una vita ad asciugare. Non sempre però si vuole indossare il cappuccio sotto la pioggia: non è comodo se si deve imbracciare un fucile, se serve un campo visivo più ampio o se ci si muove in mezzo al bosco. Un cappuccio rimovibile avvicinerebbe la Kana alla perfezione.

In breve: il completo Kana è perfetto per le giornate fredde o ventose, ed è ottimo per la caccia da selezione, da appostamento  visto e per qualsiasi attività non troppo intensa  da svolgersi al freddo ma la giacca,  da sola, è più versatile e la potete usare anche durante la caccia in movimento con il cane e con temperature un po’ più elevate.




Warmness: I love my Harkila Kana

The time for a final review has come. I received my Kana suit right before Christmas and I decided to give the jacket some rest right before Easter but, the weather changed and we hung around until the beginning of May. My impressions? If you want to know more about the Kana technical features, and get a detailed description of the suit (jacket and trousers), click here to read the first part of my review. Today I am going tell you what I think of them after having field tested them for several months.

In spring

First of all, I must tell you that we had a very cold and foggy winter, but it hardly rained/snowed, so I cannot say exactly how waterproof the suit is. I think it is, but the maximum time I spent under a heavy rain (without umbrella) was one hour, one hour and a half. Was I dry? Yes, I was and, once at home, the jacket dried reasonably quickly which is a very good point. Do I think the Kana to be best garment you can wear during a heavy rain? Probably not, but this suit has still much to offer.

Let’s start from the bottom: the trousers. The Kana trousers are incredibly warm: too warm to be worn together with the jacket if the temperature is above 0°C, or if you plan to be very active. Nevertheless, they become lovely if you have to stay still, or when temperatures fall below zero. The same could be said about the jacket but, wearing it with a plain pair of trousers, you can make it more adaptable to warmer days. It really depends on what you decide to wear underneath: a proper sweater in winter, or a shirt in spring. The Kana jacket kept me very warm all winter. We had a very cold winter, with much much fog which can affect the way you perceive the real temperature: 0°C in a thick fog is much worse than -5° on a dry sunny day. I remember spending hours in the fog waiting for a field trial to start: it never started as the fog never dissipated but, whereas all the other people were freezing, I was perfectly fine and happy. I like to underline the adjective “happy” because I am very sensitive to extreme temperatures, therefore the opportunity to be fine whatever the weather, is greatly appreciated!  I think, on that day, that happiness was painted on my face, people noticed it and quickly connected it to the technical suit I was wearing and asked me about the brand. They thought it was Italian and when I explained it was made by Harkila and it was Scandinavian and more questions came…

Testing…

After the cold  foggy winter we had an unpredictable spring, filled with cold windy days: the Kana jacket, on paper, was too warm, but I had nothing to lose by testing it in these conditions and, surprise… it passed the test. The trick was wearing only a shirt underneath: this combination was perfect for windy days. Again, it was not cold “on paper” , but strong northern winds blowing from the Alps modified the temperature’s perception.  I tested the Kana during two wind storms: the first one happened in a wonderful sunset, the wind had cleared the sky and I was trying to take pictures standing still by a river with my camera. I was warm but for the hands as I forgot to bring gloves; the second storm involved rain and we did extremely well, finally certifying the Kana as “windproof”.

You can see how it looks once worn in the slideshow at the bottom of the article (for static gallery click here), this is a size 36 (I wear an IT 40/42 –UK 8). Remember that I am… err… fairly short hence the jacket, which is indeed long, might look it even longer. The extra length was meant to keep you warmer and it does the job. Any notes about the trousers? I think I’d say that, despite being padded, they do not make me look like Bibendum (the Michelin Man), which I appreciate! Disclaimer: in the photo you’ll see a girl wearing only a fleece while I was all wrapped up in the Kana: it was -5°C and we were by a frozen lake, but she was wearing multiple layers underneath the fleece and…. She is often referred as “the Russian” being absolutely unaffected by cold weather. [The Lilja Cardigan will be reviewed separately, I am back to wearing the Jerva now].

Could the Kana be improved? It could benefit from two minor changes that would make it more versatile. The jacket lacks of hand warmer pockets and you sometimes would like to have them when it is very cold outside. It features, indeed, two large front  pockets which are deep and large, perfect for storing shots shells and other items, but not padded. Is this relevant? Yes and no: padded pockets would keep your hands and your cell phone warmer. There is also a chest pocket in which the cell phone can be placed, but it is not really handy if you want to check the phone often, the hand warmer pockets would solve all these issues. The second point we could consider is the hood: it is a lovely and warm hood, which can be of great help when it is cold and windy, but not always convenient when it rains. Let me explain better: the hood, as mentioned in the first article, has a bear-like fur lining. I love it as it keeps me warm but, in case of rain, it forces me to wear the hood: if I do not, the fur gets soaked and will not dry fast. But wearing a hood in the rain is not always the best choice, especially if you are shooting, you need to mount a shotgun/rifle on your shoulder and you need a wider field of view: a detachable hood would bring the Kana jacket closer to perfection.

Summarizing,  the Kana suit can help you during freezing and windy days and it is great for: stalking, wildfowling, driven shooting and any not so intense activity in cold weather, but the Kana jacket is versatile enough to be worn for rough shooting and in slightly warmer weather.




La taurina, il setter inglese e le altre razze

La scorsa settimana il server si è crashato dopo la pubblicazione di un articolo sulla tirosina e per dieci giorni non ho osato pubblicare nulla, ma oggi è venuto il momento di considerare un altro amminoacido. Un’allevatrice di setter americana, infatti, ha di recente pubblicato su Facebook la storia del suo cane a cui è stata diagnosticata un’insufficienza cardiaca congestizia. A questa situazione si era arrivati a causa di una DCM (cardiomiopatia dilatativa) e il cardiologo ha consigliato di controllare i livelli ematici di taurina. Lei ha controllato il cane e tutti gli altri setter di sua proprietà e, sorpresona, i livelli di taurina erano bassi in tutti quelli che alimentava con un mangime grain free ritenuto ottimo, mentre erano normali in quelli che mangiavano crocchette che potremmo definire “normali”.

La taurina ha moltissime funzioni e le potete leggere qui ma, può davvero una carenza di taurina provocare una cardiomiopatia dilatativa? Sappiamo che questo succede nel gatto che non può sintetizzarla (amminoacido essenziale) e che quindi deve assumerla con la dieta. Per i cani, al contrario, la taurina non è considerata essenziale e si ritiene la producano da sé sintetizzandola dagli amminoacidi solforati metionina e cisteina.

Così, per fugare ogni dubbio, ho contattato di nuovo Lucia Casini, Professoressa di Nutrizione Veterinaria all’Università di Pisa, e mi ha confermato quanto appena scritto, sottolineando che, comunque, bassi livelli di cisteina e metionina nella dieta potrebbero causare una deficienza di taurina. Quindi, questo significa che i mangimi contengono livelli inadeguati di tali amminoacidi? Può darsi, ma va ricordato che alcune razze sono meno efficienti nel trasformarli in taurina. Quali sono le razze? Cocker (americano e inglese), setter inglese, retrievers (golden e labrador), terranova e San Bernardo ma, onestamente, non mi sento di escludere che il problema possa essere presente in altre razze ad esse affini , o in razze in cui sono presenti casi di DCM. Per questi animali, l’integrazione di taurina potrebbe avere un ruolo preventivo e non curativo.

Cosa fare quindi? Credo servano ulteriori ricerche per poterlo affermare con esattezza ma, in quanto proprietaria di un setter inglese, mi sto informando su quali laboratori effettuano questo esame e su quali siano i costi. In attesa di nuove scoperte, sento di consigliare la stessa cosa a chi possiede esemplari delle razze menzionate, di razze affini e di razze ritenute a rischio DCM.

Aggiornamento, ho trovato almeno tre laboratori che testano: Idexx, Laboklin e San Marco. I prezzi sono attorno ai 60-70 euro. (Aggiornamento qui)

Inoltre, siccome la maggior parte dei miei lettori si occupa di cani da lavoro (date un’occhiata al Gundog Research Project!), lasciate che aggiunga che gli atleti possono avere un fabbisogno di taurina più elevato. Se desiderate approfondire, il web è ricchissimo di articoli dedicati alla taurina e alla cardiomiopatia dilatativa nel cane, lo scopo del mio articolo è semplicemente quello di far conoscere questo problema.




Taurine, English Setters & other breeds

Last week the server crashed after I published an article on tyrosine and dark coats. I stayed away from the admin panel for ten days because I was afraid I could crash it again, but now I am back discussing another amino acid. A couple of days ago, an English Setter owner living in the USA posted on FB about her dog’s being diagnosed with congestive heart failure. The dog had developed DCM (dilated cardiomiopathy) and the cardiologist suggested testing his taurine blood levels. She tested him and her other dogs and the tests confirmed that some of them had indeed very low levels of taurine. Curiously, those with lower levels were fed a grain free, high protein, trendy dog food while the other ones, eating what would be considered an “average” dog food, were doing better.

Taurine has multiple functions, as you can read here, but can taurine deficiency in the diet lead to DCM? We know this can happen in cats: taurine is, for cats, an essential amino acid which means they cannot synthesize it and that it must be introduced with the diet. When it comes to dogs, instead, taurine is not considered essential as they can produce it by themselves. But… to do so, they need to convert dietary sulfur amino acids (SAA, methionine and cysteine) to taurine.

I decided to speak again with Lucia Casini, Veterinary Nutrition Professor at the University of Pisa, and she confirmed what I just wrote above, adding that a lack of methionine and cysteine could, however, cause taurine deficiency. So, are some dog foods lacking of methionine and cysteine? Maybe, or it could also be that some animals are less efficient when it comes to transforming them into taurine. There are several breeds of dogs that have a lower than normal ability to convert SAA: American Cocker Spaniels, Cocker Spaniels, Golden Retrievers, Labrador Retrievers, St Bernard, English Setters and Newfoundlands (and probably more we still do not know about). In their cases, taurine supplementation could have a preventive, rather than curative role.

So… What should we do? I think further research is needed but, personally, owning an English Setter, I am investigating on laboratories which can assess taurine levels and trying to collect information about the cost of this service. Would I advise you to do the same? Probably, and I am also wondering if other breeds, especially those related to the aforementioned breeds and those prone to DCM, should be tested: more research is certainly needed!

Update: in Europe at least 3 labs test for taurine in dogs: Idexx, Laboklin and San Marco. Prices are around 40-50 euros. Update on my test here.

Considering that most of my readers own working dogs (read about the Gundog Research Project!), let me also add that these athletes might need more taurine than the average dog. The web is full of articles on taurine and DCM in dogs, go and read them if you want to know more, I am just here to spread the word and raise some awareness.




Hai un cane dal mantello scuro? Leggi qui!

A volte i cani neri diventano rossicci. Di solito si pensa che lo schiarimento sia causato dal sole ma… ci sono cani neri che non diventano mai marroni e cani neri che sono  marroni tutto l’anno, anche in inverno. Ho posseduto solo un cane nero e solo per qualche mese, era un greyhound recuperato dai cinodromi e era marrone anziché nero ma questo era causato da una grave anemia e dalla leishmaniosi. Sappiamo tutti che le malattie possono alterare il colore dei mantelli, ma anche l’alimentazione!

Ieri, la mia amica Lucia Casini, che è professore di Nutrizione Veterinaria pressol’Università di Pisa, a condiviso questo studio con me “Tyrosine supplementation and hair coat pigmentation in puppies with black coats – A pilot study.” Lo studio, come potete leggere nell’astratto (in inglese), suggerisce che i cani dai mantelli scuri abbiano un fabbisogno di tirosina doppio rispetto agli altri cani e rispetto a quanto indicato nelle linee guida del NRC.  Lucia ha anche spiegato che il ruolo della tirosina è stato studiato in maniera più approfondita nei gatti ma che molti cibi industriali, specialmente quelli poveri di proteine di origine animale, non contengono abbastanza tirosina per i cani neri. La fenilalanina sembra anch’essa avere un ruolo ed entrambi sono amminoacidi essenziali, ovvero vanno introdotti attraverso la dieta.

Some biochemistry…

La carne, specialmente il maiale e gli avicoli sono una buona fonte di tirosina. Il National Research Council (USA) raccomanda: 2g  di tirosina ogni 1000 kcal per i cani adulti e  3,5 g per i cuccioli ma i cani dal mantello scuro parrebbero necessitare di dosi doppie.




Own a dark dog? Read this!

Black dogs sometimes turn rusty brown.  People tend to attribute this to “too much sun” but, indeed, some black dogs never turn brown, while some others are brownish all year round, winters included.  I owned a black dog only for a couple of months: he was a rescued Greyhound and he was, indeed, brown but this was caused by severe anemia and leishmaniasis.  We all known systemic diseases can affect coat colour, but nutrition can as well.

Yesterday, my friend Lucia Casini, who is professor of Veterinary Nutrition at the University of Pisa, shared this study with me “Tyrosine supplementation and hair coat pigmentation in puppies with black coats – A pilot study.” The study, as you can read in the abstract, suggests that dogs with darker coats need twice the amount of tyrosine the average dogs needs – according to the NRC guidelines.  Furthermore, the longer the coat, the higher the requirements for tyrosine. She also explained that the role of tyrosine and coat colour has been studied more in cats, but added that some commercial foods, especially those poor in proteins of animal origins, do not contain enough tyrosine for black dogs. Phenylalanine seems to play a role too and they are both essential aminoacids, hence they must be introduced through the diet.

Some biochemistry…

Meat, especially pork and poultry, is a good source of tyrosine.  The National Research Council (USA) recommends: 2g  of tyrosine  each 1000 kcal for adult dogs and  3,5 g for puppies, but darker coated dogs requirements seem to be double.




Mario Canton, il levriero afgano e altro

Qualche giorno fa, mi sono accorta di non essere riuscita ad incontrare il Prof. Raymond Coppinger, per un pelo. Quando ho frequentato alcune classi ad Hampshire College (Massachusetts) lui era in un anno sabbatico e io non sono potuta tornare il semestre successivo. Però, ritornando in Italia, ho avuto modo di incontrare e diventare amica di un altro studioso dello stesso calibro. Si chiama  Mario Canton e non ricerca sul comportamento canino, si occupa di morfologia, che analizza secondo un approccio scientifico. Mario è una persona molto umile e, quando gli si fanno i complimenti, si limita a dire che lui non ha “scoperto nulla”, si è limitato a mettere insieme le cose. Può darsi che sia così ma, mettendo insieme alle cose, ha reso disponibile ai cinofili un’incredibile quantità di conoscienze che ha altresì rispiegato nella maniera più semplice possibile. Se vi pare poco!

Mario ha pubblicato il suo primo libro nel 2004(Cani e razze canine 1a Edizione) dopo 35 anni di ricerche. Ricordo me stessa che su portava il  libro in bagno per controllare i refusi mentre insistevo sul punto 1) inserire fotografie e disegni e 2) farlo tradurre in inglese. Oggi questo libro è arrivato alla sua terza edizione ed è disponibile in 3 volumi in cofanetto o in tre ebook che  vi linko qui sotto:

Cani & Razze Canine – Vol. I

Cani & Razze Canine – Vol. II

Cani & Razze Canine – Vol. III

purtroppo il libro è ancora senza disegni e senza traduzione in inglese. Mario si giustifica affermando che 1) inserirei disegni farebbe lievitare i costi e che 2) esiste una letteratura vastissima su questo argomento scritta in inglese. Le sue affermazioni sono veritiere ma lui stesso dimentica il suo merito più grande: l’aver condensato tantissima letteratura in un unico libro, ok è un librone ma i contenuti sono esposti in maniera comprensibile.

Continuo a pensare che Mario debba trovare un traduttore e un editore all’estero. Il mondo intero potrebbe trarre beneficio dai suoi scritti. L’unico testo disponibile in inglese, per questo ve ne parlo, al momento riguarda il levriero afgano. E’ un libricino che raccoglie le slides del congresso mondiale sulla razza tenutosi nel 2014. Trovo i levrieri afghani molto belli ma non sono “la mia razza”, ne credo interessino molto ai lettori del mio blog, quindi perché parlo del libro

Levriero Afgano – Afghan Hound (Edizione Kindle)?

(E’ disponibile anche l’edizione cartacea a cura di Crepaldi Editore).

Semplice, essendo l’unico testo in inglese è il libro che può fare da apripista a tutti gli altri. Ho scritto la stessa recensione che leggete voi in inglese, potete trovarla qui e linkarla ad amici che non conoscono la lingua italiana. In secondo luogo, mi piace molto come analizza la razza dal punto di vista della morfologia funzionale: ne risultano spiegazioni chiare e stimolanti. Credo che libretti simili andrebbero fatti per ogni razza, cominciando ovviamente dal setter inglese! Questo libro è sull’afghano ma qualsiasi appassionato di razze da lavoro può trarne alcuni spunti. Inserisco sotto una piccola galleria del libro da Google Books, se non riuscite a vederla cliccate  cliccate qui.

Se vi piace quello che state leggendo, acquistate il libro o incoraggiate Mario a scriverne altri!




Mario Canton, the Afghan Hound and more…

This morning I realized I missed meeting Professor Raymond Coppinger by an inch. When I was attending some classes at Hampshire College (Massachusetts), he was on sabbatical. Unfortunately, I was not able to go back there on the following semester but, by coming back to Italy, I had the opportunity to meet and become friends with an equally gifted scholar. His name is Mario Canton and no, he does not research on dog behaviour, his favourite topic is dog conformation, analyzed under a scientific perspective. Mario is indeed a very humble person and he often claims “he has not discovered anything”, he has only put things together. It might be, but he made a huge amount of technical knowledge available to the average dog lover, quite an achievement!

Mario published his first book in 2004, after more than 35 years of research. I remember being the one proofreading it in the bathroom, checking for any possible typos and bugging him about 1) adding images and 2) having the book translated into English. The book “Cani e Razze Canine” (Dogs and Dog Breeds) has already had three improved editions since 2004, but it is still without images and without an English translation. Mario justifies himself stating that 1)images will make the book too expensive and 2) English speakers already have plenty of scientific literature about dogs in their own language. Both his statements are true, but Mario forgets his greatest merit: having condensed an incredible amount of literature in one book (a huge book indeed! ) and having re-written it in a way it is now easier to understand.

I am firmly convinced he should get a good translator and a good publisher abroad, the whole world could benefit from his writings. As for now, only one of his books is available in English and, today, I am telling you more about it. It is a small book about the Afghan Hound and it is based on the slides he showed during the Afghan Hound World Congress held in 2014. Whereas I think Afghan Hounds to be incredibly beautiful, I am not into the breed and I think most of my readers are not as well. So why am I reviewing the book

Levriero Afgano – Afghan Hound (Kindle Edition)?

(Paper edition available as well (it is published by Crepaldi Editore)

First of all, it is Mario’s only book available in English and, most important, he analyzes the breed according to the most modern knowledge about dog conformation and movement. I think he could and should do the same with other breeds – beginning from the English Setter of course! And I also think any dog lovers interested in a working breed can learn much from this tiny book. I am embedding a small gallery featuring some of the contents.  (In case you can’t see the Google Books gallery below, click here)

If you like what you see, consider purchasing the book or encourage him to publish more books in English!




I “vaccini” per la filaria non sono vaccini!

Queste parole le ho scritte io qualche giorno fa. Era una delle solite discussioni in cui, i veterinari, quando le cose vanno storto, vengono accusati di essere gli unici responsabili. Negli anni ho imparato ad ignorare queste discussioni e queste accuse ma, tuttavia, non posso ignorare i sacrifici che ho fatto e sto facendo per laurearmi in medicina veterinaria, per cui… a volte reagisco… Per farla breve, la vicenda vedeva coinvolto un cucciolone di Australian Shepherd, defunto dopo l’iniezione annuale per la prevenzione della filariosi (Guardian SR – Moxidectina).  In verità non era del tutto chiaro se il cane fosse morto a causa di questo prodotto, o in seguito all’ingestione di una pianta velenosa presente in giardino ma, secondo la massa, era stato ucciso da un veterinario ignorante. La discussione ha presto raggiunto il tetto dei 200 commenti, molti dei quali senza senso.

Innanzi tutto la gente si ostina a non credere che tutte le avermectine (ivermectina, moxidectina, milbemicina, selamectina….) sono SICURE per la prevenzione della filaria nei cani MDR1 (Multi Drug Resistance Gene).  il dosaggio utilizzato a questo scopo è bassissimo e non dà alcun problema.  il discorso sarebbe diverso se usassimo dosi molto più elevate, come quelle necessarie per trattare la rogna sarcoptica e  la rogna demodettica. Se ancora non mi credete, né credete al vostro veterinario, piuttosto che credere a vostro “cuggino”, leggetevi questo articolo scientifico. “Toxicology of Avermectins and Milbemycins (Macrocylic Lactones) and the Role of P-Glycoprotein in Dogs and Cats”.  Inoltre, non ha senso l’isterismo nei confronti di una di queste molecole (in genere il bersaglio preferito è l’ivermectina): dire “non uso ivermectina perché il mio cane è MDR1 e non è sicura, quindi somministro moxidectina”, dichiarando ciò vi date degli idioti da soli. Sono la stessa cosa! Sono lattoni macrociclici! [Se conoscete i farmaci secondo il loro nome commerciale, basta guardare sulla scatola per scoprire qual è il principio attivo].

Altra confusione circonda il Guardian SR, ovvero la moxidectina iniettabile a lungo rilascio, somministrata una volta all’anno. Questo prodotto è ritenuto in grado di proteggere il cane per almeno 6 mesi, ovvero per tutta la stagione delle zanzare. Si tratta di un FARMACO, non di un VACCINO.  i vaccini sono un’altra cosa: quando usate questo prodotto NON state vaccinando il cane per la filaria (nome scientifico Dirofilaria immitis, immitis in latino vuol dire crudele). Questo prodotto è identico al Guardian in compresse (moxidectina), che però va dato una volta al mese. Alcuni proprietari e alcuni veterinari preferiscono l’iniezione poiché ritenuta più comoda.

Personalmente…  Non mi piace l’idea di dare al cane un farmaco destinato a rimanere per mesi nel suo organismo. Vi spiego i miei perché:

Non so con assoluta certezza quanto rimarrà nel suo corpo;

Non so come e a quale velocità verrà metabolizzato;

Mi pongo il problema degli effetti collaterali.  Il prodotto è ritenuto sicuro ma ciò non toglie che un cane possa avere una reazione avversa, a quel punto non potrei fare nulla. Non ci sono antidoti e ci vorranno mesi per smaltire tutto il prodotto (e quindi mesi di effetti collaterali!)

Quindi, torniamo all’Australian Shepherd che ha ispirato questo articolo. Cosa è successo nel suo caso? A quanto ne so, il cane non era stato testato per il gene MDR1, quindi non sappiamo se fosse davvero ipersensibile ad alcuni farmaci. Sappiamo, tuttavia, che gli è stata somministrata moxidectina iniettabile a lento rilascio. Sappiamo che le compresse di moxidectina per la filaria sono sicure in cani con gene MDR1, ma l’iniezione? Teoricamente è sicura anche se la Washington State University, sul suo sito, la sconsiglia in razze a rischio per MDR1. Condivido il loro punto di vista (nel dubbio è meglio esagerare con la prudenza) e non la consiglierei a cani giovani per due motivi: 1) possono essere più sensibili ad alcuni farmaci e 2) essendo i cani ancora in crescita, dovrei usare un dosaggio più alto rispetto al peso corrente.

In ogni caso, spero di aver contribuito a fare chiarezza, e per cortesia non andate in giro a dire che i veterinari sono “capre” mentre cercate di sembrare furbi definendo vaccino un lattone macrociclico .




Heartworm “vaccines” are not vaccines!

These words came out of my keyboard a couple of days ago. It was one of the same old discussions in which vets end up being blamed for everything that goes wrong. Along the years, I have learnt to ignore them, but sometimes I cannot ignore the sacrifices I had, and I have, to face in order to graduate in veterinary medicine. Summarizing, the story was about an Australian Shepherd, younger than a year old, who died after being given the annual heartworm preventive (moxidectin, commercial name Proheart 6). To be honest, it is still not clear whether the dog died because of this drug, or by accidentally eating some poisonous plants in the garden. But, according to people, he died because of an ignorant vet. A mass revolt with more than 200, very confused, comments, exploded.

People refuse to believe that avermerctins (ivermectin, moxidectin, milbemycin selamectin….) used for heatworm prevention, hence at extremely low dosages, are perfectly safe for dogs who are MDR1- Multi Drugs Resistance Gene (affected). The dosage is too low to intoxicate them: it would be a whole different story if they were given the dosage to kill demodectic or sarcopctic mites. If you do not believe me, instead of listening to “your cousin”, read the scientific paper “Toxicology of Avermectins and Milbemycins (Macrocylic Lactones) and the Role of P-Glycoprotein in Dogs and Cats”. Furthermore, they are all the same: it is plain nonsense to give moxidectin, because ivermectin is tossic to MDR1 dogs…. These molecules belong to the same class. [I am not listing here the products commercial names, as they tend to be changed in different countries, just check your tablets box for the active component].

(Translation: So… let’s me figure this out, you just said vets are ignorant goats and now you call vaccine a macrocyclic lactone? I am a bit partial, you know…)

Confusion number two surrounds the Guardian SR (Pro-Heart 6) which is given to dog as an injection, once a year. It is moxidectin and it is supposed to stay in the dog’s body for at least 6 months, or more, thus protecting the dog during the whole mosquito season. This is a DRUG, not a VACCINE. Vaccines are another thing: you do not vaccinate the dog against heartworm (filariasis or Dirofilaria immitis, immitis means cruel in Latin), there are no vaccines against heartworm. What vets often reccomend, is the same drug you can give to your dog in tablets each month. Many people, however, and many veterinarians, prefer the long lasting formula, because it is more “convenient”.

I personally do not like it, I do not really like the idea of giving to an animal anything that is going to remain in his body for months. Why? It is very simple:

  • I do not know how long it will actually last;
  • I do not know how and at which speed it will be metabolized;
  • I am afraid of adverse effects. Albeit deemed safe, some dogs can experience side effects and, in this case, I will not be able to contrast them, there are no antidotes and these side effects could last for months….

So, what happened with the Australian Shepherd? First of all, as far as I know, he had never been tested for the MDR1 gene so we do not know if he really had a multi drugs resistance. Second, he was given Pro-heart 6, the long lasting moxdectin. I said above that moxidectin tablets are safe for MDR1 dogs. Is it the same for the injection? It should be safe but, for reason number 2 and 3 I would not recommend this product in a breed known for MDR1. Washington State University, on its website, gives this same advice. And neither I would recommend it for a pup/growing dog as you might need to give him a dose for “adult weight” and because younger dogs can be more sensitive to some drugs. When in doubt, err on the safe side!

I hope this can clarify some of the doubts, but please do not go around stating that “vets are ignorant goats” while, at the same time, trying to look smart by defining “vaccine” a macrocyclic lactone.