Natillas – I dolci di Flavia

Per Natillas si intende un dolce al cucchiaio simile alla crema catalana ma senza caramellatura. Io l’ho scoperta per caso, perché non avendo il cannello per caramellare fare la crema catalana col grill del forno non mi soddisfava.

Ingredienti:

500ml latte

4 tuorli

100g zucchero

2-3 cucchiai di maizena (se non l’avete potete tranquillamente usare farina o fecola)

Buccia grattuggiata di un limone

Cannella q.b. (io ho usato quella in polvere, ma se volete potete usare la stecca)

Lavorazione:

  • Scaldate il latte a fuoco lento in un pentolino
  • Montate i tuorli con lo zucchero e aggiungete la buccia grattuggiata e la cannella
  • Aggiungete due o tre cucchiai di maizena a seconda che preferiate una crema più “lenta” o più consistente e “budinosa”
  • Aggiungete il latte a filo all’ insieme di uova, zucchero, maizena, cannella limone e rimettete sul fuoco
  • Continuate a mescolare finché la crema non si addensa

Potete gustarla sia subito calda che fredda come un budino e potete aggiungere ulteriore cannella sulla crema in base ai vostri gusti.

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Profiteroles – I dolci di Flavia

Una ricetta veloce e golosissima con pochi ingredienti:

  • Bignè già pronti (userete circa metà confezione per creare un piatto come il mio in foto)
  • 500ml panna fresca da montare
  • 200g di cioccolato fondente
  • Nutella(opzionale)

Create un buco in ogni bignè in cui inserire la sac à poche.

Lavorazione:

Montate 250ml di panna con cui riempirete i bignè. ( Io ho fatto metà solo panna e una parte di panna l’ho mischiata con un cucchiaio di Nutella)

Intanto preparate la ganache facendo sciogliere in un pentolino il cioccolato fondente nella panna continuando a mescolare fino ad ottenere una salsina al cioccolato (a cui io ho aggiunto due cucchiai di nutella) e lasciatela raffreddare. Una volta raffreddata potrete tuffare i bignè per ricorprirli e disporre sul piatto di portata. Decorate con ciuffetti di panna montata avanzata dopo aver però fatto riposare il monticello di bignè per 1-2 ore in frigo e riponetelo nuovamente al fresco dopo aver fatto la decorazione.

Estraete dal frigo dai 30 ai 15 minuti prima di servire (in base al clima).

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La paura dello sparo vista dalla scienza

Per natura, tutti gli animali sono spaventati dai rumori improvvisi, e più in generale da tutto ciò che è nuovo e improvviso (Grandin e Johnson, 2005), ma Bradshaw (2011) spiega che l’udire fuochi d’artificio durante il Periodo della Socializzazione, o durante le prime settimane del Periodo Giovanile, riduce il rischio che i cuccioli sviluppino il timore di rumori forti. Al contrario, cuccioli che non hanno l’opportunità di udire spari o suoni forti in queste prime fasi di vita, sono più suscettibili allo sviluppo di fobie legate ai rumori.

Della stessa opinione sembra essere Pageat (1999), che addirittura titola un paragrafo “Il mito del gene della paura del fucile”. Secondo l’autore, infatti, i cinofili tendono a ricondurre questo atteggiamento alla genetica, quando in realtà le reazioni negative alle prove di sparo, come quelle presenti nei TAN (Test d’Aptitude Naturelle), devono essere imputate a un’errata preparazione a questo test (Pageat, 1999). I ricordi legati alla paura, negli animali, sono permanenti, poiché vengono stoccati nella memoria come immagini, suoni, sensazioni tattili e odori (Grandin e Johnson, 2005). Una sbagliata introduzione al colpo di fucile può altresì portare a ulteriori fobie nei confronti dei rumori, perché gli animali sembrano super-generalizzare attraverso il senso, in questo caso l’udito, ciò che li ha spaventati per la prima volta (Grandin e Johnson, 2005).

Il patrimonio genetico codifica alcune caratteristiche del cane, ma non tutte e tra queste non le più sottili sfumature comportamentali. Tra quanto codificato geneticamente possiamo, invece, trovare una certa suscettibilità emozionale, la propensione a sviluppare turbe dell’umore, la propensione a sviluppare segnali facciali piuttosto che corporei. Si può parlare di “promessa genetica” che è destinata ad influenzare comportamento del cane per circa il 20%, mentre il restante 80% è legato all’influenza ambientale durante i periodi critici (Pageat, 1999). In altri termini è corretto parlare di una possibile maggiore sensibilità a stimoli sonori che, tuttavia, non è destinata a sfociare in una fobia se il cane è introdotto ai rumori con la giusta modalità e tempistica. Pageat (1999) non concorda sull’attribuire a determinate razze specifici modelli comportamentali, mentre il parere di Grandin e Johnson (2005) è più sfumato. La studiosa parla di animali “flighty” che, per esempio, sono più portati a esprimere comportamenti dettati dalla paura (border collie, cani di piccola taglia e cavalli arabi), mentre altri sarebbero meno inclini a spaventarsi (rottweiler e quarter horse). La tendenza a fuggire e a sobbalzare sarebbe determinata geneticamente, ma il livello di percezione della paura varia ampiamente all’interno di una specie animale, e anche all’interno di una razza (Grandin e Johnson, 2005). Gradin e Johnson (2005) ipotizzano altresì una relazione tra aspetto fisico e comportamento e pone tra le caratteristiche fisiche associate a comportamenti legati alla paura un’ossatura leggera e, nei cavalli e nei bovini, una rosa sulla fronte posizionata più in alto rispetto al livello degli occhi.

Uno studio pubblicato nel 2016 (Overall et al., 2016) parrebbe confermare una maggiore reattività ai rumori in certe razze e in determinate linee di sangue. Questo lavoro ha preso in esame 50 australian shepherd, 81 border collie e 58 pastori tedeschi di cui è stata analizzata la reattività a rumori forti e improvvisi: spari, tuoni e fuochi d’artificio. I ricercatori hanno raccolto dati sui comportamenti dei cani attraverso questionari e fotografie e li hanno comparati per tipo, frequenza e intensità. È stata altresì usata una scala per la misurazione dell’ansia Anxiety Intensity Rank (AIR) ed è stata inclusa un’analisi genetica. A conclusione dello studio è emersa una segregazione della reattività per linee genetiche (sebbene la frequenza delle reazioni da parte del singolo soggetto potesse cambiare) e che sia gli australian shepherd che i border collie presentavano una maggior reattività ai rumori forti rispetto ai pastori tedeschi.  Le reazioni variavano altresì in base alla provenienza del cane e allo scopo per il quale era stato acquistato (Overall et al., 2016).

PS. Non dimenticatevi di dare un’occhiata al Gundog Research Project!

Bibliografia:

Bradshaw J. (2011). In defence of dogs: why dogs need our understanding. Penguin, London, UK.

Grandin T. e Johnson C. (2005). Animals in translation. Using the mysteries of autism to decode animal behavior. Hartcourt, Orlando, USA.

Pageat P. (1999). L’homme et le chien. Odile Jacob, Paris, France.

Overall K.L,  Dunham A.E., Juarbe-Diaz S.V. (2016). Phenotypic determination of noise reactivity in 3 breeds of working dogs: A cautionary tale of age, breed, behavioral assessment, and genetics. Journal of Veterinary Behavior 16 , 113-125.