La prestazione del cane da lavoro e il rapporto con il conduttore

Lefebvre et al. (2007) hanno studiato gli effetti della relazione tra cane e conduttore sulle prestazioni e sul benessere del soggetto. Per fare ciò hanno analizzato 303 questionari compilati da conduttori di cani dell’esercito belga, i cani erano in maggioranza pastori belgi malinois.  Lo scopo principale del lavoro era determinare quanti conduttori dedicassero più tempo ed energia al proprio cane, portandoselo a casa (anziché lasciarlo nel canile della caserma) e/o praticando con sport ed attività cinofile indipendenti dalla vita militare (Lefebvre et al., 2007). Lo scopo secondario era individuare una relazione tra il maggior investimento sul cane (relazione e tempo trascorso insieme) e l’obbedienza, l’aggressività e il benessere (Lefebvre et al., 2007).  I cani che vivevano in caserma, nelle pause tra i turni di lavoro, venivano alloggiati singolarmente in canile; i cani portati a casa a fine turno facevano  vita libera con la famiglia del conduttore (Lefebvre et al., 2007).   I questionari consegnati ai conduttori erano composti da 34 semplici domande  che riguardavano la relazione tra il cane e il conduttore e  la percezione che i conduttori avevano del comportamento e della personalità dei loro cani (Lefebvre et al., 2007). Tra le domande venivano chieste l’anzianità di servizio del conduttore, il sesso del cane, il sospetto se il cane fosse stato maltrattato  o meno prima di essere arruolato nell’esercito e il tipo di relazione che si aveva con il cane (Lefebvre et al., 2007).  Veniva poi chiesto che attività si praticavano con il cane nel tempo libero e dove viveva il cane che era portato a casa (in casa, in giardino, in un box ,eccetera).  Molto importanti erano infine le domande sul comportamento del cane. Veniva chiesto se era socievole, se mostrava comportamenti aggressivi, se era obbediente e se aveva una personalità “equilibrata”, “aggressiva” o “timorosa” (Lefebvre et al., 2007). Infine, veniva indagata la presenza di anomalie comportamentali come il leccarsi le zampe, il distruggere oggetti, la presenza di diarrea, l’ululare, il camminare incessantemente, l’abbaiare o dare la caccia alla propria coda. Questi comportamenti dovevano essere osservati quando il cane stava nel box (Lefebvre et al., 2007).

143 conduttori (47.19%) portavano a casa il cane , o praticavano sport con lui; 49 conduttori (16.17%) lo portavano a casa e praticavano a sport con lui; 121 (39.93%) portavano a casa il cane. Queste scelte avevano più motivazioni:  il 95.87% dei 121 conduttori che portava a casa il cane lo faceva per il suo benessere, mentre  l’89.26%  lo faceva per il rapporto che aveva con il cane (Lefebvre et al., 2007). Pochi conduttori lo facevano “perché era facile” (15.7%) e ancora meno al fine di ricevere l’indennità mensile di 75 euro (5.79%) (Lefebvre et al., 2007).  71 conduttori (23.43%) praticavano sport con il cane: il 54.93%  attacco e difesa  e  il 43.66% ubbidienza. Altre discipline praticate erano jogging (22.54%), biathlon (16.90%), mondioring (11.27%), agility (8.45%) e/o  R.C.I. (5.63%) (Lefebvre et al., 2007).  Le motivazioni, nonché le successive scelte effettuate da chi portava a casa il cane, sembrano indicare un legame più profondo con l’animale. Già Podberscek e Serpell (1997) che avevano notato che coloro che passavano molto tempo in compagnia del cane, prendendosene cura, stabilivano con lui un legame più profondo.

Per quanto riguarda il comportamento del cane, è stata valutata l’obbedienza tramite  la prontezza di esecuzione del comando “lascia”: 178 cani, ovvero il 58.75%, richiedevano al massimo tre ripetizioni del comando prima di lasciare, mentre 116 cani, ovvero il 38.28%, lasciavano dopo tre ripetizioni del comando o, addirittura, andavano separati  fisicamente dal figurante.  La percentuale dei cani ubbidienti era più alta tra quelli che venivano portati a casa (il 72.73% dei cani portati a casa ubbidiva entro tre ripetizioni del comando rispetto al 49.45% dei cani che vivevano in caserma) e tra quelli che praticavano sport (il 73.24% di quelli che praticavano sport contro il 54.11% di quelli che non lo praticavano) (Lefebvre et al., 2007).

Gli autori non hanno trovato  alcuna correlazione tra l’anzianità di servizio del conduttore (e quindi la presunta esperienza cinofila) e l’ubbidienza, né legami tra presunti maltrattamenti subiti dai cani prima dell’arruolamento e livello di ubbidienza (Lefebvre et al., 2007).

Non è dato sapere con certezza se i cani più ubbidienti fossero stati portati a casa in virtù di questa caratteristica, o se l’ubbidienza sia stata migliorata dal maggior tempo trascorso insieme e dal praticare sport (Lefebvre et al.2007). La seconda ipotesi, tuttavia, sembra più probabile: Clark e Boyer (1993), infatti, hanno rilevato che l’ubbidienza aumentava se cane e proprietario passano più tempo insieme e se  la relazione tra i due migliora.  Anche Podberscek  e Serpell (1997) e Kobelt et al. (2003) sono giunti a conclusioni simili, riscontrando un miglioramento dell’obbedienza e una riduzione dell’aggressività nei cani molto legati ai proprietari.

Il nesso tra aggressività e disobbedienza non è stato stabilito in maniera netta, ma Lefebvre et al. (2007) ipotizzano che, a monte, ci possano essere stati dei maltrattamenti.  Essi, pur ritenendo necessari ulteriori approfondimenti, partono dal presupposto che una situazione di disagio vissuta dal cane possa trasformarsi in paura o aggressività. I maltrattamenti potrebbero quindi, per lo meno, nel caso di cani aggressivi, ridurre l’obbedienza del cane (Lefebvre et al., 2007). Del resto, altri studi hanno dimostrato che un addestramento basato su punizioni può compromettere il benessere del cane senza migliorarne l’ubbidienza (Hiby et al.2004; Schilder e Van der Borg, 2004).

Il  25.74% dei conduttori ha ammesso che  il proprio cane ha morso almeno una persona.  Il 19.83% dei cani portati a casa ha morso qualcuno, contro il 29.67% dei cani lasciati in canile Tra i cani che praticavano sport, il 19.72% ha morso e tra i cani che non praticavano sport il  27.71% (Lefebvre et al.,2007).

I conduttori potevano descrivere il cane come “equilibrato”, “timoroso” o “aggressivo”, scegliendo anche più di una di queste definizioni. La maggior parte dei conduttori (84.49%) ha definito il proprio cane “equilibrato”; l’11.22% “aggressivo” e l’8.58% “timoroso”. Non sono emerse correlazioni tra presunti maltrattamenti, equilibrio e aggressività,  ma si è sospettato che il 58.82% dei “timorosi” fosse stato maltrattato.  Per quanto riguarda l’obbedienza, il  59.55% degli equilibrati e il 42.31% dei paurosi erano ubbidienti, mentre il 79.41% degli aggressivi non lo era.  La personalità del cane non è parsa avere alcun legame con il tipo di alloggio (casa del conduttore o caserma) né con la pratica di sport (Lefebvre et al., 2007).

Per quanto riguarda la socievolezza, il 67.99%  dei cani era ritenuta  essere socievole, il 24.2% poco socievole. Il 2.31% dei cani venivano invece descritti come più o meno socievoli a seconda del contesto.  Il 77.69% dei cani portati a casa era ritenuto socievole, mentre tra quelli che rimanevano in caserma la percentuale scendeva al 61.54%. I cani socievoli erano anche più ubbidienti : il  63.59% dei cani socievoli era ubbidiente mentre lo era solo il 51.35% di quelli considerati poco socievoli.  Il 63.64% dei cani portati a casa accettava di essere accarezzato da estranei, per i cani lasciati in canile la percentuale scendeva al 49.45%.  I cani che accettavano di essere  accarezzati da estranei erano anche più ubbidienti rispetto ai restanti soggetti: 61.68% contro 52.04%. La percentuale di conduttori che poteva avvicinarsi al cane, toccare il cane, o portare via la ciotola mentre il cane mangiava era più alta tra coloro che portavano il cane a casa: il 96.69% si poteva avvicinare; il 92.56% poteva toccare il cane e l’ 80.17% rimuovere la ciotola (le percentuali per i cani lasciati in canile diventavano rispettivamente  89.56% , 84.07% e 62.09%) (Levebre et al., 2007).  In definitiva, i cani che vivevano a casa erano più socievoli, ma non si sa se siano stati portati a casa in virtù di questa caratteristica o se è stato lo stile di vita,  caratterizzato da una maggiore interazione con gli esseri umani,  a migliorare questa caratteristica, i ricercatori sembrano credere maggiormente in questa seconda ipotesi (Levebre et al., 2007). Non è emersa invece alcuna correlazione tra la pratica di uno sport e la socievolezza, ma gli autori sottolineano che questo potrebbe dipendere dal tipo di disciplina praticata, nella più parte dei casi si trattava di discipline di attacco e difesa (Lefebvre et al., 2007).

Tra i comportamenti inappropriati in canile, ritenuti indicatori di scarso benessere,  i più frequenti sono stati: camminare avanti e indietro  (22.11%),  abbaiare (14.19%) e distruggere (11.55%). La percentuale dei comportamenti inappropriati cambiava a seconda dello stile di vita interessando il  7.14%  dei cani che vivevano con i conduttori e l’ 11.07% di quelli che rimanevano in caserma.  Il praticare sport si è rivelato molto importante: solo  l’1.98% dei conduttori di cani che praticavano sport aveva notato questi comportamenti (Lefebvre et al., 2007).  Vivere a casa con il conduttore e praticare sport hanno ridotto la presenza di  questi comportamenti, studi simili, che vedevano protagonisti cani da compagnia, hanno individuato dei fattori che potrebbero aver portato a questi risultati. Kobelt et al. (2003) hanno scoperto, per esempio, che il tempo trascorso con il proprietario si correlava negativamente con anomalie comportamentali e Jagoe e Serpell (1996) hanno dimostrato che l’interazione con il cane e l’esercizio fisico riducevano l’aggressività.

Vi è piaciuto questo articolo? Se volete saperne di più date un’occhiata al PS. Non dimenticatevi di dare un’occhiata al Gundog Research Project!

Bibliografia:

Clark G.I e Boyer W.N. (1993). The effects of dog obedience training and behavioural counselling upon the human–canine relationship. Applied Animal Behaviour Science, 37: 147–159.

Hiby E.F., Rooney N.J., Bradshaw J.W.S. (2004). Dog training methods: their use, effectiveness and interaction with behaviour and welfare. Animal Welfare, 13: 63-69.

Jagoe A., Serpell J. (1996). Owner characteristics and interactions and the prevalence of canine behaviour problems. Applied Animal Behaviour Science,  47: 31–42.

Kobelt A.J., Hemsworth P.H., Barnett J.L., Coleman G.J. (2003). A survey of dog ownership in suburban Australia – conditions and behaviour problems. Applied Animal Behaviour Science, 82: 137–148.

Lefebvre D., Diederich C., Delcourta M.,  Giffroy J.M. ( 2007). The quality of the relation between handler and military dogs influences efficiency and welfare of dogs. Applied Animal Behaviour Science 104 (1–2): 49–60.

Podberscek A.L., Serpell J.A. (1997). Environmental influences on the expression of aggressive behaviour in English Cocker Spaniels. Applied Animal Behaviour Science, 52: 215–227.

Schilder M.B.H. e Van der Borg J.A.M. (2004). Training dogs with help of the shock collar: short and long term behavioural effects. Applied Animal Behaviour Science, 85: 319–334.




Lasciate spazio per il dessert

Mi piacciono i dessert (non troppo dolci) e quando vado a pranzo o a cena fuori lascio sempre un po’ di spazio per loro, in questo caso Briony, che è arrivata per ultima, è stato il dessert.

Questa stagione di caccia è piuttosto tranquilla, fatta eccezione per oggi, ho vissuto una sola vera e propria giornata di caccia, il giorno dell’apertura. Poi niente altro tranne un paio di uscite dietro casa con il fucile in spalla, non sono ancora andata nemmeno a caccia al cinghiale. Ci tengo ad andare a caccia ma quest’anno qualcosa si mette sempre in mezzo, continuo ad addestrare il cane vado a qualche prova,lavoro, preparo esami universitari e il tempo per uscire a caccia scompare. Inoltre nessuno vuole venire a caccia con me, devo essere una bruttissima persona!  A parte gli scherzi, il problema è che ho il cane fermo al frullo e discretamente ubbidiente, il cane da caccia italiano, normalmente, è piuttosto selvaggio. Non sarebbe giusto pretendere che lei rimanga ubbidiente di fronte a cani che possono commettere tutti gli errori che vogliono.

Morsicando il dessert
Morsicando il dessert

Ieri sera stavo commentando un post Facebook del mio amico Andrea Vaccari (se vi piace il bracco italiano, lui cura un bel blog su questa razza). Andrea è un buon cacciatore e anche un buon addestratore, si stava lamentando perché quasi tutti i cacciatori italiani che possiedono un cane da ferma ritengono necessario avere un beeper o un GPS. Sono d’accordo con Andrea, non comprendo il senso di questa cosa e questo modo di andare a caccia è spesso carente di sportività. Le persone lanciano i cani fuori dal bagagliaio, li lasciano correre come dei cavalli pazzi e poi chiedono alla tecnologia di ritrovarli. Alcuni sono molto fieri di avere cani che cacciano (chiaramente per se stessi) ad un chilometro dal conduttore. Io lo trovo abbastanza stupido e a volte persino fastidioso, dato che i beeper sono rumorosi e li puoi sentire a grande distanza. Inoltre, con questo modo di cacciare, non vengono verificate qualità importanti come l’addestrabilità, il collegamento e la voglia di collaborare. Non sto attaccando beeper e GPS perché non mi piacciono. La tecnologia può essere estremamente utile, ma non dobbiamo trasformarla in una scusa per evitare di addestrare il cane.

Quando dici qualcosa contro a beeper e GPS la gente alza le barricate e comincia a dire che hanno comprato questi collari per “sicurezza”. È verissimo, un GPS è utile se un cane si perde, o se gli succede qualcosa ma… stiamo parlando di cani da ferma, non di segugi. Un cane da ferma dovrebbe cacciare a distanza utile per il fucile, il che significa che deve rimanere visibile, occorre insegnargli a lavorare ad una distanza ragionevole. Se il cane viene condotto in questa maniera è possibile vederlo e vedere tutto quello che succede, un GPS diventa superfluo. Ricordatevi che un GPS, da solo, non può salvare il cane se il cane è molto lontano. La scorsa primavera un cucciolone è affogato in un canale e il proprietario ha vissuto la tragedia in diretta sul palmare, era a circa un chilometro e mezzo. A volte penso che il GPS dia ai proprietari un falso senso di sicurezza, ci si illude che garantisca l’incolumità: certo vi può dire esattamente dove si trova il cane, ma si potrebbe essere troppo lontani e non fare in tempo ad intervenire. Questa falsa illusione, a mio avviso, indirettamente ci porta a dare sempre maggior libertà ai cani nella speranza, spesso vana, di incernierare un animale in più quando i selvatici scarseggiano. Mi è stato anche detto che il GPS è indispensabile se hai un cane fa ferma tedesco, perché i cani tedeschi hanno un debole per gli ungulati. La gente non ci crede che sia possibile mettere a terra un Deutsch Drahthaar davanti ad un capriolo. Se cacci la beccaccia, però, il beeper à anche meglio, affermano, perché puoi localizzare il cane senza controllare costantemente il collare e… I cani marroni non si vedono nel bosco! Perché non pensare a una mantellina arancione allora? Costa meno e non fa chiasso!20161112_124125

 

Quando ho iniziato ad interessarmi di cani da ferma, ho iniziato ad addestrare con dei Deutsch Drahthaar in preparazione per prove tedesche e l’ubbidienza era fondamentale. Li ammiravo (ho un debole per questi cagnoni irsuti) e ammiravo i loro conduttori, non credevo però possibile che un setter inglese potesse fare altrettanto. Nel 2015, invece, sono stata in Inghilterra e ho visto setter inglesi comportarsi come i cani tedeschi che conoscevo, che illuminazione! Posso candidamente ammettere che per me, esistono un’era BE (Before England) e un un’era AE (After England) dal momento che le mie opinioni sull’addestramento e sulla conduzione dei cani sono cambiate radicalmente. Sono giunta alla conclusione che, quando si tratta di cani da ferma, ci siano due filosofie di addestramento:

  • Il Metodo Italiano: ovvero lascia fare al cane quello che vuole e… corrigli dietro;
  • Il Metodo Tedesco (ma anche britannico, scandinavo….): ovvero il cane deve fare quello che dico io, senza se e senza ma.20161112_124337

Di conseguenza mi sento “un po’” fuori posto e nessuno dei miei amici ha un cane che può uscire a caccia con Briony. L’ultima volta che siamo andati a caccia con altri cani è stato circa un anno fa. Mi avevano invitato in una bella riserva e l’ho portata: grande errore! I cani correvano in ogni direzione, non ubbidienti, non fermi al frullo inseguiti da un gruppetto di proprietari di cattivo umore. I cacciatori non riuscivano ad avvicinarsi ai selvatici a sufficienza per averli a tiro e gli animali volavano fuori dalla riserva, con i cani al seguito! Un incubo, Briony non se la stava cavando male, ma essendo l’unico cane rimasto nei paraggi era diventata una specie di parafulmine Esausta, l’ho ‘ho riportata in macchina e ho iniziato a raccogliere prugnolo. Dopo essersi calmati, i cacciatori sono venuti a chiedermi scusa, sono tornata in campo ma ho lasciato il cane in macchina, era la cosa più saggia da fare. Quest’anno, sono stata invitata ancora nello stesso posto da alcune delle stesse persone. Si tratta di buoni amici e non volevo in alcuno modo metterli a disagio: siamo andati a caccia insieme per anni ed è anche grazie a loro inviti se Briony da giovane ha potuto fare esperienza. Devo loro molto, ma non volevo trovarmi di nuovo in una situazione scomoda. Ho accettato l’invito, spiegando che non avrei portato Briony. Mi hanno proposto di lasciarmi una zona in cui cacciare da sola, ma ho rifiutato. Avrei cacciato con loro e con I loro cani. Briony avrebbe fatto una corsa da sola, a fine giornata.

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Quando sono arrivata alla casa di caccia, alle 9 del mattino, sene erano già andati. Il guardiacaccia mi ha indicato dove trovarli, una muta di SEI setter correva su e giù per la collina, ho localizzato subito tutti. Due cacciatori erano sul mio lato della collina e due sull’altro lato. Due cacciatori seguivano due cani e gli altri due seguivano i rimanenti tre. Il sesto cane era sparito. Mi sono accodata ai primi due cacciatore che ho visto passare dalle mie parti, i loro cani indossavano un GPS causa tendenza al vagabondaggio. Gli uomini sono scomparsi così come erano apparsi, i due cani bianchi avevano deciso che era il momento di andare altrove. Il guardiacaccia, sconsolato, è rimasto un po’ con me: il cane bianco mancante stava scorrazzando in un’altra zona della riserva in cui stava cacciando un cliente “importante”. Gli accompagnatori erano tutti impegnati a dare la caccia al cane bianco selvaggio che, secondo me, si stava divertendo un sacco!. Gli altri amici sono poi arrivati insieme ai loro tre setter, li ho seguiti per circa tre ore. I cani si sono dimostrati validi ma lavoravano come un branco, con Vento come capo: tutti gli altri, umani inclusi, lo seguivano. I cani sapevano trovare la selvaggina, fermarla, consentire e riportare ma… era un gioco senza regole. I cani non erano fermi al frullo e non esploravano il terreno con ordine ma, soprattutto, non si preoccupavano del proprietario. Certo, lo aspettavano in ferma perché volevano abboccare il selvatico e sapevano che prima andava sparato ma, una volta che l’animale era caduto e l’avevano abboccato, si dimenticavano subito degli umani.

Tenendo d'occhio
Tenendo d’occhio

Alla fine della mattinata, il gruppo aveva incarnierato 18 capi, tra fagiani e starne, ma si era andati su e già per la collina, dentro e fuori da boschi e roveti, camminando sugli stessi terreni per almeno due volte. Alcuni voletti di starne continuavano a svolazzare avanti e indietro, stuzzicandoci. Quando gli amici hanno deciso di tornare alle auto, io sono tornata alla mia e ho liberato Briony, questo è quanto è accaduto. Appena lasciata la macchina è andata in ferma, mi ha aspettato, ha guidato a comando ed è partita in lontananza una starna, che lei non ha visto. L’ho fermata e poi l’ho invitata a riprendere l’azione. Un’altra starna è volata verso i cespugli. Briony è rimasta immobile e abbiamo potuto ripetere la stessa azione su un terzo selvatico. L’ho lasciata giocare ancora un po’ con le starne (che a questo punto erano tra i cespugli) fino a quando i cespugli sono diventati troppo fitti per consentirmi di tenerla d’occhio. In meno di 20 minuti avrei potuto incernierare tre o quattro selvatici, senza correre avanti e indietro come una cometa, senza GPS e senza beeper. Mi sono poi spostata su un terreno più aperto dove l’ho lasciata correre e ho praticato un po’ di ubbidienza. Altre starne, non disturbate dal cane corretto, erano tranquille nel bosco sotto di noi ma lei aveva già fatto ciò che doveva fare confermandomi che la mia scelta era stata corretta e i sacrifici ben ripagati! Ero davvero contenta!

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A pranzo, quando ho raccontato tutto spigando percéè avevo condotto il cane in quel modo, gli amici erano contenti e colpiti. Qualcuno mi ha chiesto come l’avessi addestrata, ho risposto che era sì stato un lavorone. ma che chiunque avrebbe potuto farlo. Si sono detti più o meno concordi ma hanno poi aggiunto di non avere il tempo per intraprendere un addestramento intensivo. Si è poi passato a parlare di pesca e di lepri fino a quando Briony è ricomparsa nel parcheggio. Era al guinzaglio e non ha fatto nulla di speciale, a parte mostrarsi ben educata e rimanere in SIT ma altri cacciatori sono venuti tutti a vedere il “cane addestrato”. Secondo alcuni di loro sono davvero “fortunata” ad avere questo cane. Certo sono stata fortunata a trovarla quando era un cucciolo paffuto ma, quello che è venuto dopo non è stata solo fortuna. Certo, la fortuna mi ha permesso di avere la mia illuminante esperienza inglese; mi ha permesso di fare domande ed avere risposte, di avere ottimi maestri ma ho avuto anche la mente sufficientemente aperta da accettare di abbandonare un vecchio sistema di convinzioni e di iniziare a lavorare sodo secondo un nuovo schema.

Ps. Se ci sono riuscita io potete farcela anche voi! Pace, Amore e felice addestramento. Sono in modalità hippie stasera!pace-di-flower-power-e-scarabocchi-meravigliosi-di-amore-28515977




L’italiano medio e l’educazione cinofila

Torno, dopo una pausa forzata, con qualcosa di limitatamente country, ma necessario.

Questa mattina mi sono recata a fare un turno di addestramento. A causa del caldo, il turno è stato molto breve ed essendo “di strada” ho pensato di fare un salto in un noto centro commerciale della zona per comprare un reggiseno in saldo! Pensavo che, essendo ancora presto, i miei connazionali fossero a casa loro e che avrei offerto al cane la possibilità di rinfrescarsi.  Briony visita negozi e centri commerciali sin da cucciola (li usavo per socializzarla) e le piacciono, basta che non ci si fermi troppo a lungo e o ci sia troppa folla.

Da alcuni anni, almeno nella nostra regione (Lombardia), i cani sono ammessi praticamente ovunque e moltissima gente crede che sia “divertente” portarli a fare shopping. I credo dipenda dal cane e da cosa tu debba fare: se sei in giro per commissioni è bellissimo poter portare il cane con te: con le temperature estive sarebbe impensabile lasciarlo auto. Però… il cane deve essere abituato, educato e il proprietario deve essere consapevole.

Orbene, proseguiamo. Visto che devo comprare un reggiseno, vado nel negozio  apposito e vengo ben accolta dalla commessa. Scelgo cosa mi piace e mi avvicino al camerino per poterla provare. Pessima idea: trascorro 15 minuti circa in attesa con il cane in sitz al piede (sull’educazione del cane in mezzo alla gente io non scherzo) perché due 13enni occupano entrambi i due camerini. Anche io ho avuto 13 anni ma… a 13 anni non portavo in camerino 25 capi di biancheria intima per provarli con estrema calma chiedendo (per ciascuno) a madre-sorella-e cugina come mi stiano… Cioè: se ti va bene la misura, la forma l’hai già vista sull’appendino, no?

Ph. Giulia del Buono
Ph. Giulia del Buono

Esauritesi le tredicenni, entro in camerino (con il solito cane in sitz), in due secondi provo ed esco, diretta verso il reparto mutande. Non faccio in tempo a fare tre metri che ci si avventa addosso un labrador in sovrappeso che indossa una pettorina. In teoria era in coda alla cassa: in pratica era fuori controllo. Poco male, sposto Briony in tempo, formulo mentalmente alcuni pensieri poco gentili e vado all’angolo mutande, appartato e in fondo al negozio. A quel punto rimetto il cane in seduto/resta e procedo a cercare tra taglie e colori, in pace.  Invece no… non ero in pace, perché torna il labrador nero a sinistra, accompagnato da un cucciolone di labrador biondo a destra, entrambi interessati ad annusare il mio cane con invadenza. Nessuno dei due aveva intenzioni malvagie (il nero pettorinato aveva nel frattempo realizzato che si trattava di una femmina) ma entrambi si sono avvicinati con invadenza e irruenza, tant’è che la povera Briony si è subito trovata spinta addosso a una fila di mutande.

Ora…………. Ora……….. Perché? Perché i proprietari non capiscono che non sempre il contatto con i loro cani, specie se grossi ed irruenti, non è gradito? Briony è un cane gentile e buono ma non vuole sentirsi addosso cani irruenti, maldestri e più grossi di lei. Le dà fastidio, vuole il suo spazio. Perchè dovrei forzarla a cambiare? Se lei sta ignorando il tuo cane, perché tu devi insistere? E ti pare che un negozio, piccolo per giunta, sia il luogo in cui far “giocare” i cani? E se la smettessimo con la convinzione che i cani debbano “giocare”? Se vedi un cane tranquillo in un angolo – a cui è stato dato l’ordine di comportarsi così –  accompagnato da una tizia vestita e impolverata come un Professional Hunter del Botwsana di ritorno dalla caccia al bufalo, dimmi Pia Donna, cosa ti spinge ad andare a rompere le scatole? Spiegamelo perché io non lo capisco. Io in cambio posso spiegarti rapidamente che non ti permetto di invadere lo spazio del mio cane. Sono una persona educata, buona, gentile, cerco di sprizzare pace & amore da tutti i pori ma su educazione e rispetto sono intransigente: io non ti disturbo e mi aspetto che tu faccia altrettanto.

A quel punto ri-sposto il cane e spiego alle “signore” che il cane (e nemmeno io!) ha il piacere di essere importunato). Il cane, nel frattempo, si irrigidisce e spinto contro al muro ringhia, segue il commento della signora: “Ahh ma anche se morsica il mio cane, tanto lui non fa niente….”. Indecisa se restare senza parole o meno, le ricordo che il suo pacifico cane, pochi minuti prima, aveva cercato di aggredire la mia. La donna ammette “Ehhh ma lui parte un po’ così perché una volta è stato morso”… Beh, non è un problema mio, se non hai controllo sul tuo cane, non dovresti portarlo in mezzo alla confusione penso, ma sto zitta. La tizia insiste e inizia a darmi della paranoica: “Se non vuole che il cane si faccia annusare, non lo porti al centro commerciale”… Qui sfioriamo il ridicolo: siamo un un negozio, mica in un annusatoio per cani! E il mio cane era tranquillamente seduto in un angolo a farsi i fatti suoi. Stiamo parlando di un cane – il mio- ampiamente civilizzato che ha, nell’ordine: 1) terminato il Campionato Italiano di Bellezza (il che significa l’essere stata per mesi a stretto contatto con altri cani durante le esposizioni canine imparando ad ignorarli; 2) affrontato un addestramento rigoroso e continuo per la caccia e le  prove di lavoro assistita da alcuni tra i più rispettati addestratori di Deutsch Drahthaar  e cani da traccia (no Chihuahua) e 3) superato il CAE-1 (Test Controllo e Affidabilità Psichica per Cani e Padroni Buoni Cittadini) presso il Rottweiler Club Italiano, giudicata da un Giudice Enci per Utilità e Difesa.

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Mah! L’accesso ai cani nei pubblici esercizi è una grande cosa ma l’ignoranza cinofila è ancora più grande: la regola d’oro, quando si porta un cane in mezzo a persone o altri animali è non dare fastidio. Questi due cani se avessero avuto un padrone più educato non ci avrebbero disturbate. Se il cane non è educato, se non hai controllo sul cane o se non vuoi “impegnarti”, lascialo a casa: farai un favore al prossimo e al tuo stesso cane. Questo modo di comportarsi, non solo è sgradevole e inopportuno: il mio cane è tutto sommato innocuo e spetta a me difenderla, altri cani, se importunati nella stessa maniera, possono reagire con un aggressione. Oggi avevo al guinzaglio un setter, ma se avessi avuto al guinzaglio un drahthaar maschio di 35kg? Il tuo labrador si sarebbe preso, come minimo, un altro morso senza che ce ne fosse motivo!

Ps. C’è chi quando si innervosisce fuma, mangia o beve… io compro e dalla vicenda sono scaturiti acquisti multipli!