La prestazione del cane da lavoro e il rapporto con il conduttore

Lefebvre et al. (2007) hanno studiato gli effetti della relazione tra cane e conduttore sulle prestazioni e sul benessere del soggetto. Per fare ciò hanno analizzato 303 questionari compilati da conduttori di cani dell’esercito belga, i cani erano in maggioranza pastori belgi malinois.  Lo scopo principale del lavoro era determinare quanti conduttori dedicassero più tempo ed energia al proprio cane, portandoselo a casa (anziché lasciarlo nel canile della caserma) e/o praticando con sport ed attività cinofile indipendenti dalla vita militare (Lefebvre et al., 2007). Lo scopo secondario era individuare una relazione tra il maggior investimento sul cane (relazione e tempo trascorso insieme) e l’obbedienza, l’aggressività e il benessere (Lefebvre et al., 2007).  I cani che vivevano in caserma, nelle pause tra i turni di lavoro, venivano alloggiati singolarmente in canile; i cani portati a casa a fine turno facevano  vita libera con la famiglia del conduttore (Lefebvre et al., 2007).   I questionari consegnati ai conduttori erano composti da 34 semplici domande  che riguardavano la relazione tra il cane e il conduttore e  la percezione che i conduttori avevano del comportamento e della personalità dei loro cani (Lefebvre et al., 2007). Tra le domande venivano chieste l’anzianità di servizio del conduttore, il sesso del cane, il sospetto se il cane fosse stato maltrattato  o meno prima di essere arruolato nell’esercito e il tipo di relazione che si aveva con il cane (Lefebvre et al., 2007).  Veniva poi chiesto che attività si praticavano con il cane nel tempo libero e dove viveva il cane che era portato a casa (in casa, in giardino, in un box ,eccetera).  Molto importanti erano infine le domande sul comportamento del cane. Veniva chiesto se era socievole, se mostrava comportamenti aggressivi, se era obbediente e se aveva una personalità “equilibrata”, “aggressiva” o “timorosa” (Lefebvre et al., 2007). Infine, veniva indagata la presenza di anomalie comportamentali come il leccarsi le zampe, il distruggere oggetti, la presenza di diarrea, l’ululare, il camminare incessantemente, l’abbaiare o dare la caccia alla propria coda. Questi comportamenti dovevano essere osservati quando il cane stava nel box (Lefebvre et al., 2007).

143 conduttori (47.19%) portavano a casa il cane , o praticavano sport con lui; 49 conduttori (16.17%) lo portavano a casa e praticavano a sport con lui; 121 (39.93%) portavano a casa il cane. Queste scelte avevano più motivazioni:  il 95.87% dei 121 conduttori che portava a casa il cane lo faceva per il suo benessere, mentre  l’89.26%  lo faceva per il rapporto che aveva con il cane (Lefebvre et al., 2007). Pochi conduttori lo facevano “perché era facile” (15.7%) e ancora meno al fine di ricevere l’indennità mensile di 75 euro (5.79%) (Lefebvre et al., 2007).  71 conduttori (23.43%) praticavano sport con il cane: il 54.93%  attacco e difesa  e  il 43.66% ubbidienza. Altre discipline praticate erano jogging (22.54%), biathlon (16.90%), mondioring (11.27%), agility (8.45%) e/o  R.C.I. (5.63%) (Lefebvre et al., 2007).  Le motivazioni, nonché le successive scelte effettuate da chi portava a casa il cane, sembrano indicare un legame più profondo con l’animale. Già Podberscek e Serpell (1997) che avevano notato che coloro che passavano molto tempo in compagnia del cane, prendendosene cura, stabilivano con lui un legame più profondo.

Per quanto riguarda il comportamento del cane, è stata valutata l’obbedienza tramite  la prontezza di esecuzione del comando “lascia”: 178 cani, ovvero il 58.75%, richiedevano al massimo tre ripetizioni del comando prima di lasciare, mentre 116 cani, ovvero il 38.28%, lasciavano dopo tre ripetizioni del comando o, addirittura, andavano separati  fisicamente dal figurante.  La percentuale dei cani ubbidienti era più alta tra quelli che venivano portati a casa (il 72.73% dei cani portati a casa ubbidiva entro tre ripetizioni del comando rispetto al 49.45% dei cani che vivevano in caserma) e tra quelli che praticavano sport (il 73.24% di quelli che praticavano sport contro il 54.11% di quelli che non lo praticavano) (Lefebvre et al., 2007).

Gli autori non hanno trovato  alcuna correlazione tra l’anzianità di servizio del conduttore (e quindi la presunta esperienza cinofila) e l’ubbidienza, né legami tra presunti maltrattamenti subiti dai cani prima dell’arruolamento e livello di ubbidienza (Lefebvre et al., 2007).

Non è dato sapere con certezza se i cani più ubbidienti fossero stati portati a casa in virtù di questa caratteristica, o se l’ubbidienza sia stata migliorata dal maggior tempo trascorso insieme e dal praticare sport (Lefebvre et al.2007). La seconda ipotesi, tuttavia, sembra più probabile: Clark e Boyer (1993), infatti, hanno rilevato che l’ubbidienza aumentava se cane e proprietario passano più tempo insieme e se  la relazione tra i due migliora.  Anche Podberscek  e Serpell (1997) e Kobelt et al. (2003) sono giunti a conclusioni simili, riscontrando un miglioramento dell’obbedienza e una riduzione dell’aggressività nei cani molto legati ai proprietari.

Il nesso tra aggressività e disobbedienza non è stato stabilito in maniera netta, ma Lefebvre et al. (2007) ipotizzano che, a monte, ci possano essere stati dei maltrattamenti.  Essi, pur ritenendo necessari ulteriori approfondimenti, partono dal presupposto che una situazione di disagio vissuta dal cane possa trasformarsi in paura o aggressività. I maltrattamenti potrebbero quindi, per lo meno, nel caso di cani aggressivi, ridurre l’obbedienza del cane (Lefebvre et al., 2007). Del resto, altri studi hanno dimostrato che un addestramento basato su punizioni può compromettere il benessere del cane senza migliorarne l’ubbidienza (Hiby et al.2004; Schilder e Van der Borg, 2004).

Il  25.74% dei conduttori ha ammesso che  il proprio cane ha morso almeno una persona.  Il 19.83% dei cani portati a casa ha morso qualcuno, contro il 29.67% dei cani lasciati in canile Tra i cani che praticavano sport, il 19.72% ha morso e tra i cani che non praticavano sport il  27.71% (Lefebvre et al.,2007).

I conduttori potevano descrivere il cane come “equilibrato”, “timoroso” o “aggressivo”, scegliendo anche più di una di queste definizioni. La maggior parte dei conduttori (84.49%) ha definito il proprio cane “equilibrato”; l’11.22% “aggressivo” e l’8.58% “timoroso”. Non sono emerse correlazioni tra presunti maltrattamenti, equilibrio e aggressività,  ma si è sospettato che il 58.82% dei “timorosi” fosse stato maltrattato.  Per quanto riguarda l’obbedienza, il  59.55% degli equilibrati e il 42.31% dei paurosi erano ubbidienti, mentre il 79.41% degli aggressivi non lo era.  La personalità del cane non è parsa avere alcun legame con il tipo di alloggio (casa del conduttore o caserma) né con la pratica di sport (Lefebvre et al., 2007).

Per quanto riguarda la socievolezza, il 67.99%  dei cani era ritenuta  essere socievole, il 24.2% poco socievole. Il 2.31% dei cani venivano invece descritti come più o meno socievoli a seconda del contesto.  Il 77.69% dei cani portati a casa era ritenuto socievole, mentre tra quelli che rimanevano in caserma la percentuale scendeva al 61.54%. I cani socievoli erano anche più ubbidienti : il  63.59% dei cani socievoli era ubbidiente mentre lo era solo il 51.35% di quelli considerati poco socievoli.  Il 63.64% dei cani portati a casa accettava di essere accarezzato da estranei, per i cani lasciati in canile la percentuale scendeva al 49.45%.  I cani che accettavano di essere  accarezzati da estranei erano anche più ubbidienti rispetto ai restanti soggetti: 61.68% contro 52.04%. La percentuale di conduttori che poteva avvicinarsi al cane, toccare il cane, o portare via la ciotola mentre il cane mangiava era più alta tra coloro che portavano il cane a casa: il 96.69% si poteva avvicinare; il 92.56% poteva toccare il cane e l’ 80.17% rimuovere la ciotola (le percentuali per i cani lasciati in canile diventavano rispettivamente  89.56% , 84.07% e 62.09%) (Levebre et al., 2007).  In definitiva, i cani che vivevano a casa erano più socievoli, ma non si sa se siano stati portati a casa in virtù di questa caratteristica o se è stato lo stile di vita,  caratterizzato da una maggiore interazione con gli esseri umani,  a migliorare questa caratteristica, i ricercatori sembrano credere maggiormente in questa seconda ipotesi (Levebre et al., 2007). Non è emersa invece alcuna correlazione tra la pratica di uno sport e la socievolezza, ma gli autori sottolineano che questo potrebbe dipendere dal tipo di disciplina praticata, nella più parte dei casi si trattava di discipline di attacco e difesa (Lefebvre et al., 2007).

Tra i comportamenti inappropriati in canile, ritenuti indicatori di scarso benessere,  i più frequenti sono stati: camminare avanti e indietro  (22.11%),  abbaiare (14.19%) e distruggere (11.55%). La percentuale dei comportamenti inappropriati cambiava a seconda dello stile di vita interessando il  7.14%  dei cani che vivevano con i conduttori e l’ 11.07% di quelli che rimanevano in caserma.  Il praticare sport si è rivelato molto importante: solo  l’1.98% dei conduttori di cani che praticavano sport aveva notato questi comportamenti (Lefebvre et al., 2007).  Vivere a casa con il conduttore e praticare sport hanno ridotto la presenza di  questi comportamenti, studi simili, che vedevano protagonisti cani da compagnia, hanno individuato dei fattori che potrebbero aver portato a questi risultati. Kobelt et al. (2003) hanno scoperto, per esempio, che il tempo trascorso con il proprietario si correlava negativamente con anomalie comportamentali e Jagoe e Serpell (1996) hanno dimostrato che l’interazione con il cane e l’esercizio fisico riducevano l’aggressività.

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Bibliografia:

Clark G.I e Boyer W.N. (1993). The effects of dog obedience training and behavioural counselling upon the human–canine relationship. Applied Animal Behaviour Science, 37: 147–159.

Hiby E.F., Rooney N.J., Bradshaw J.W.S. (2004). Dog training methods: their use, effectiveness and interaction with behaviour and welfare. Animal Welfare, 13: 63-69.

Jagoe A., Serpell J. (1996). Owner characteristics and interactions and the prevalence of canine behaviour problems. Applied Animal Behaviour Science,  47: 31–42.

Kobelt A.J., Hemsworth P.H., Barnett J.L., Coleman G.J. (2003). A survey of dog ownership in suburban Australia – conditions and behaviour problems. Applied Animal Behaviour Science, 82: 137–148.

Lefebvre D., Diederich C., Delcourta M.,  Giffroy J.M. ( 2007). The quality of the relation between handler and military dogs influences efficiency and welfare of dogs. Applied Animal Behaviour Science 104 (1–2): 49–60.

Podberscek A.L., Serpell J.A. (1997). Environmental influences on the expression of aggressive behaviour in English Cocker Spaniels. Applied Animal Behaviour Science, 52: 215–227.

Schilder M.B.H. e Van der Borg J.A.M. (2004). Training dogs with help of the shock collar: short and long term behavioural effects. Applied Animal Behaviour Science, 85: 319–334.




Il periodo giovanile e lo sviluppo di paure

Il Periodo Giovanile viene fatto iniziare a 12 settimane (presunto termine del Periodo di Socializzazione) e fatto terminare a 6 mesi o, tenendo conto della velocità di maturazione propria di ciascuna razza, al raggiungimento della maturità sessuale (Serpell et al., 2017). Gli effetti di ciò che accade in questa fase sulla futura personalità del cane sono stati studiati relativamente poco (Serpell et al., 2017), ma alcuni lavori presenti in letteratura (Dehasse, 1994; Foyer et al., 2014; Serpell e Duffy, 2016) parrebbero confermare che le esperienze vissute nell’arco del Periodo Giovanile possano influenzare in maniera duratura quello che sarà il comportamento di un soggetto. Fox (1971 e 1978), Woolpy e Ginsburg (1967) e Woolpy (1969) hanno altresì rilevato che i cuccioli, sia di lupo che di cane, socializzati all’età di 3 mesi devono continuare a ricevere rinforzi sociali periodici fino a 7 o 8 mesi di età; in caso le stimolazioni vengano a mancare, essi sono portati a regredire. Un cucciolo correttamente socializzato fino all’età di 8 settimane e poi ceduto, può trasformarsi un soggetto timido, pauroso e difficile da addestrare se lasciato isolato in canile durante il Periodo Giovanile (Argue, 1999).

Studi compiuti sui roditori aprono inoltre a nuove prospettive sull’importanza del Periodo Giovanile poiché, in queste specie, interventi correttivi (arricchimento ambientale) durante la pubertà sono stati in grado di eliminare completamente gli effetti dello stress in età precoce sull’asse HPA (Francis et al., 2002).

Nella letteratura cinofila popolare si legge di un secondo e addirittura di un terzo “periodo della paura” che seguirebbe il “primo periodo della paura” (prima risposta motoria di evitamento e paura) generalmente collocabile attorno ai 49 giorni di vita (Coppinger e Coppinger, 2001). Coloro che, in maggioranza addestratori ed educatori, rintracciano un secondo, e addirittura un terzo, “periodo della paura” non indicano con precisione l’arco temporale in cui esso si verifica all’interno del Periodo Giovanile, ma questo può essere imputabile a differenze di maturazione in relazione alla razza e all’individuo (Stewart, 2016). Sebbene siano riportare reazioni di paura improvvise ed eccessive da parte di cuccioli di età compresa tra i 6 e i 18 mesi, non esiste, al momento, alcuna letteratura scientifica sull’argomento (McAuliffe, 2016).  Questi periodi della paura secondari sono collocati nell’adolescenza, un momento caratterizzato da profondi cambiamenti fisiologici (Heim e Binder, 2012) e che coincide nel momento in cui lupi e cani rinselvatichiti lasciano il nucleo famigliare (McAuliffe, 2016).

In relazione allo  sviluppo di paure, tra cui la paura dello sparo, anche il Periodo Giovanile è importante: i cani di età superiore alle 12 settimane che continuano a vivere relativamente isolati all’interno di allevamenti e canili sviluppano quella che è comunemente chiamata “sindrome da canile”, ovvero livelli anormali di timidezza nei confronti di persone e situazioni nuove (Appleby et al., 2002; Serpell e Jagoe, 1995; Pfaffenburger e Scott, 1976; Grandin e Johnson, 2005).

Argue (1999), nel suo volume dedicato alle razze setter e pointer, racconta di numerosi soggetti “rovinati” perché lasciati isolati in canile durante il Periodo Giovanile. Egli racconta di cuccioli correttamente socializzati che, una volta ceduti ai nuovi proprietari, venivano lasciati in canili isolati fino a circa 8 mesi di età. Questi cani diventavano timidi, “selvatici”, timorosi nei confronti dell’uomo e difficili da addestrare. Racconta altresì di un cane da lui ri-adottato ad un anno di età e riabilitato a fatica alla pratica venatoria dopo 6 mesi di rieducazione. Questo dimostra che, se ciò che è stato appreso durante la fase sensibile non viene rinforzato, come accaduto a questi soggetti, il cane può regredire (Shepherd, 2004).

Fox e Stelzner (1966) hanno lavorato per comprendere se nel corso dei periodi sensibili ci fossero dei momenti di particolare sensibilità e hanno riscontrato una maggiore vulnerabilità (maggior sensibilità allo stress, alla paura e al dolore fisico) nei cuccioli di 8 settimane. Questo dato è molto importante perché è proprio a 8 settimane che la maggior parte dei cuccioli lascia il luogo e la famiglia d’origine per iniziare una nuova vita: questo passaggio traumatico e stressante in questa fase sensibile può esitare in problemi comportamentali (Serpell et al., 2017).

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Bibliografia: 

Appleby D. L., Bradshaw J. W. S. e Casey R. A. (2002). Relationship between aggressive and avoidance behavior by dogs and their experience in the first six months of life. Veterinary Record, 150: 434–8.

Argue D. (1999). Setters and pointers. Swan Hill Press, Shrewsbury, UK.

Dehasse J. (1994). Sensory, emotional and social development of the young dog. Bulletin for Veterinary Clinical Ethology, 2: 6–29.

Coppinger R. e Coppinger  L. (2001). Dogs: a startling new understanding of canine origin, behavior, and evolution. University of Chicago Press, Chicago, USA.

Foyer P., Bjällerhag N., Wilsson W. e Jensen P. (2014). Behaviour and experiences of dogs during the first year of life predict the outcome in a later temperament test. Applied Animal Behaviour Science, 155: 93–100.

Fox  M. W. (1971). Behavior of wolves, dogs and related canids. Harper and Row, New York, USA.

Fox  M. W. (1978). The dog: its domestication and behavior. Garland STPM Press, New York, USA.

Fox M. W. e Stelzner D. (1966). Behavioral effects of differential early experience in the dog. Animal Behavior, 14: 273–81.

Francis D. D., Diorio J., Plotsky P. M. e Meaney M. J. (2002). Environmental enrichment reverses the effects of maternal separation on stress reactivity. Journal of Neuroscience, 22: 7840–3.

Grandin T. e Johnson C. (2005). Animals in translation. Using the mysteries of autism to decode animal behavior. Hartcourt, Orlando, USA.

Heim C. e Binder E. B. (2012). Current research trends in early life stress and depression: Review of human studies on sensitive periods, gene-environment interactions, and epigenetics. Experimental Neurology, 233: 102–11.

McAuliffe L. (2016). A second fear period. Paws for thought https://dogidogblog.wordpress.com/2016/07/16/a-second-fear-period/ Accesso il 12/04/2018

Pfaffenberger C. J., Scott P.,  Fuller J. L., Ginsburg B. E. e Bielfelt  S. W. (1976). Guide dogs for the blind: their selection, development and training. Elsevier, Amsterdam, The Netherlands.

Serpell J. ed. (2017). The domestic dog its evolution, behaviour and interactions with people. 2nd Ed. Cambridge University Press, Cambridge, UK.

Serpell J. A. e Duffy D. L. (2016). Aspects of juvenile and adolescent environment predict aggression and fear in 12 month-old guide dogs. Frontiers in Veterinary Science, 3: 49. doi: 10.3389/fvets.2016.00049.

Serpell J. e Jagoe A. (1995). Development of behaviour. In: Serpell J. (Ed.) The domestic dog its evolution, behaviour and interactions with people. 1st Ed., 80-102. Cambridge University Press, Cambridge, UK.

Shepherd K. (2004). Sviluppo del comportamento, comportamento sociale e comunicazione nel cane. In:  Horwitz D.F.,  Mills D.S.,   Heath S. (Eds.), Palestrini C. (Tr.) Terapia comportamentale del cane e del gatto. UTET Scienze Mediche, Torino, Italia.

Stewart T. (2016). A second fear period. Paws for thought https://dogidogblog.wordpress.com/2016/07/16/a-second-fear-period/ Accesso il 11/04/2018

Woolpy J. H. e Ginsburg B. E. (1967). Wolf socialization: a study of temperament in a wild social species. American Zoologist, 7: 357–63.

Woolpy J. H. (1968). The social organisation of wolves. Natural History, 77: 46–55.




Dalla parte del cane

Eccomi, finalmente dopo alcuni mesi molto intensi. Ho terminato gli esami necessari alla laurea in medicina veterinaria e ora, tirocini a parte, dovrò occuparmi della tesi che riguarderà i cani da caccia. Se volete saperne di più sul Gundog Research Project cliccate sul link. Prima di affrontare la letteratura scientifica dura e pura, ho deciso di dare un’occhiata ai libri che avevo in casa e… ho alcuni suggerimenti. Se non la conoscete, iniziate a guardarvi i lavori di Temple Grandin, questa donna ha molto da dire. (Alcuni dei sui libri sono pubblicati in italiano).

Poi, andando più nel dettaglio, vi consiglio uno dei miei libri preferiti. Il titolo originale inglese è In Defence of Dogs di John Bradshaw orrendamente tradotto in “La naturale superiorità del cane sull’uomo” e… pare fuori stampa. Un vero peccato: è un libro gradevolissimo da leggersi e di grande rigore scientifico, ogni cinofilo dovrebbe leggerlo. Il secondo libro si intitola The Domestic  Dog. Its Evolution,  Behavior and Interactions  with People. Si tratta di un’antologia curata da  James Serpell che racchiude parti di differenti studiosi tra cui Raymond Coppinger,  M.B. Willis,  Benjamin and Lynette Hart e Valerie O’ Farrel.  Non mi risulta tradotto in italiano ma c’è anche un articolo curato da Boitani e altri collaboratori. Io possiedo l’edizione del 1995, prima edizione, ma ho intenzione di controllare anche la nuova edizione, 2016 sicuramente più aggiornata.

Un’altra risorsa interessante è il corso online Animal Behavior and Welfare a cura della University of Edinburgh disponibile online attraverso la piattaforma Coursera.org il corso è gratuito e sono disponibili i sottotitoli delle lezion in italiano.

Cercherò di scrivere altro molto presto!




In Defence of Dogs

I am back after a couple of very  busy months: I was busy writing for “real” magazines, freelancing as a translator and editor and… studying for my last veterinary school exam. Now that all veterinary schools exams are over, internships aside, I need to start researching more for my dissertation which is going to be on Gundog Welfare (check the link for more information).  Right before starting to dig into scientific journals, I decided explore the books and ebooks I have at home and I wish to share something with you. First of all, if you have not done it yet, take some time and explore the works of Temple Grandin. Yes, she focuses on livestock mainly, but her stuff is great.

As a second step I suggest you two books I am going through. One is titled In Defence of Dogs by John Bradshaw. This is one of my favourite books ever:  it is pleasurable to read and yet extremely accurate. Every dog lover should own a copy, especially if he or she plans to train his dog. The other book is titled The Domestic  Dog. Its Evolution,  Behavior and Interactions  with People and it is edited by  James Serpell. The book is indeed a collection of chapters by different scholars such as Raymond Coppinger,  M.B. Willis,  Benjamin and Lynette Hart and  Valerie O’ Farrel. I currently have the first edition, published in 1995 but I know there is an updated 2nd edition published in 2016.

One more valuable resource on Animal Behavior and Welfare is the online course by the University of Edinburgh available online through the Coursera.org educational platform. It can be taken for free and subtitles are available in different languages.

I will try to be back soon with more articles!