Una lettera da Hogwarts, sugli unicorni

Gentile Signorina Granger,

qui rispondo alle Sue perplessità in merito selezione degli unicorni.

Gli Standards, furono scritti originariamente da maghi che avevano una solida conoscenza di unicorni, ed anche di draghi, in condizioni di lavoro. Sfortunatamente pochi babbani, oggi, possiedono la conoscenza e l’esperienza che deriva dalla pratica. L’allevatore babbano sa che lo Standard richiede una certa caratteristica, ma non sempre si rende conto di cosa questo significhi realmente, perché le espressioni verbali non gli forniscono un’immagine reale. Ancor meno conosce il motivo per cui determinate caratteristiche siano desiderabili. Ci fu un tempo in cui un babbano poteva giudicare un unicorno ma dal momento che le istituzioni se lo presero, non fu più in grado di sapere che cosa ne avrebbero fatto. Si veda anche quanto scritto in “The Unicorn in Action” di Lyoness McElf“.

In caso desiderasse approfondire, Le consiglio, oltre ai libri di testo che Lei ha già studiato nello scorso semestre, la mia opera omnia in latino moderno.  Maghi e babbani stranieri possono fare riferimento ad alcuni articoli pubblicati in lingua anglosassone moderna qui linkati (in cui si parla anche di cani), oltre che al mio volume sull’Unicorno Afgano. Le ricordo inoltre il materiale digitale presente sul sito del corso di studi di Estetica e Funzionalità delle Creature Magiche.

Cordialità

Marius Cantonis

Professore Ordinario di Estetica e Funzionalità delle Creature Magiche (Hogwarts)   




TENACI & INDIPENDENTI

Le razze di cani da seguita non hanno le stesse peculiarità, e non credo tuttavia ve ne sia una che risulti essere universalmente in grado di sovrastare tutte le altre nella caccia alla lepre, tenendo conto delle differenti esigenze di ogni singolo utilizzatore e degli specifici quanto personali gusti che animano ciascun appassionato. Si possono al contrario individuare all’interno di ogni razza soggetti inetti, appena discreti, accettabili, buoni lavoratori, ottimi cacciatori e fuoriclasse. Credo comunque che rappresenti una ricchezza per il mondo cinofilo e segugistico il fatto di poter disporre di una pluralità di razze, che tanto nella morfologia quanto nel lavoro evidenzino delle caratteristiche precipue, tali da renderle facilmente riconoscibili ed agevolmente distinguibili dagli altri membri del sesto gruppo. Un’ulteriore ricchezza credo sia rappresentata dalla convivenza all’interno della stessa razza di famiglie di soggetti sommariamente omogenee tra loro ma al tempo stesso dotate di attitudini specifiche e distintive. Ma di ciò parleremo in un’altra occasione. Parlando ad esempio di lavoro e del lavoro del segugio italiano, una delle prime caratteristiche su cui vorrei invitarvi a riflettere è la tenacia. Dote peraltro che dovrebbe essere comune ad ogni inseguitore ma che credo trovi una delle sue massime espressioni nel segugio italiano. La tenacia rischia a volte di essere giudicata erroneamente come scarsa maneggevolezza o ridotta sottomissione ai compagni di caccia.

Talvolta qualche piccolo limite in questo senso potrà anche essere frutto di un eccesso di tenacia ed indipendenza. In ogni caso, dal momento che non ritengo che l’ambizione di possedere un segugio italiano di un certo tipo debba coincidere con una castrazione cino-venatoria, sono altresì convinto che questa tenacia in alcune circostanze sia foriera di successi insperati. Un segugio italiano che, pur mostrandosi applicato sul terreno, lascia con grande facilità il suo lavoro per agganciarsi al compagno di muta, od un soggetto che si lascia facilmente manovrare in fase di seguita, oppure ancora un cane che torna indietro con disinvoltura dal punto in cui ha perso l’usta, senza applicarsi sull’ultimo riferimento utile, potrà anche essere un ausiliare utile in alcune circostanze, ma i suoi comportamenti non sono quelli che personalmente, magari sbagliando, mi aspetto di vedere da un segugio, per di più italiano. Auspico perciò che all’analisi delle differenti razze da seguita siano dedicati momenti didattici di confronto maturo e costruttivo, al fine di scongiurare lo spauracchio della monorazza da seguita.