La prestazione del cane da lavoro e il rapporto con il conduttore

Lefebvre et al. (2007) hanno studiato gli effetti della relazione tra cane e conduttore sulle prestazioni e sul benessere del soggetto. Per fare ciò hanno analizzato 303 questionari compilati da conduttori di cani dell’esercito belga, i cani erano in maggioranza pastori belgi malinois.  Lo scopo principale del lavoro era determinare quanti conduttori dedicassero più tempo ed energia al proprio cane, portandoselo a casa (anziché lasciarlo nel canile della caserma) e/o praticando con sport ed attività cinofile indipendenti dalla vita militare (Lefebvre et al., 2007). Lo scopo secondario era individuare una relazione tra il maggior investimento sul cane (relazione e tempo trascorso insieme) e l’obbedienza, l’aggressività e il benessere (Lefebvre et al., 2007).  I cani che vivevano in caserma, nelle pause tra i turni di lavoro, venivano alloggiati singolarmente in canile; i cani portati a casa a fine turno facevano  vita libera con la famiglia del conduttore (Lefebvre et al., 2007).   I questionari consegnati ai conduttori erano composti da 34 semplici domande  che riguardavano la relazione tra il cane e il conduttore e  la percezione che i conduttori avevano del comportamento e della personalità dei loro cani (Lefebvre et al., 2007). Tra le domande venivano chieste l’anzianità di servizio del conduttore, il sesso del cane, il sospetto se il cane fosse stato maltrattato  o meno prima di essere arruolato nell’esercito e il tipo di relazione che si aveva con il cane (Lefebvre et al., 2007).  Veniva poi chiesto che attività si praticavano con il cane nel tempo libero e dove viveva il cane che era portato a casa (in casa, in giardino, in un box ,eccetera).  Molto importanti erano infine le domande sul comportamento del cane. Veniva chiesto se era socievole, se mostrava comportamenti aggressivi, se era obbediente e se aveva una personalità “equilibrata”, “aggressiva” o “timorosa” (Lefebvre et al., 2007). Infine, veniva indagata la presenza di anomalie comportamentali come il leccarsi le zampe, il distruggere oggetti, la presenza di diarrea, l’ululare, il camminare incessantemente, l’abbaiare o dare la caccia alla propria coda. Questi comportamenti dovevano essere osservati quando il cane stava nel box (Lefebvre et al., 2007).

143 conduttori (47.19%) portavano a casa il cane , o praticavano sport con lui; 49 conduttori (16.17%) lo portavano a casa e praticavano a sport con lui; 121 (39.93%) portavano a casa il cane. Queste scelte avevano più motivazioni:  il 95.87% dei 121 conduttori che portava a casa il cane lo faceva per il suo benessere, mentre  l’89.26%  lo faceva per il rapporto che aveva con il cane (Lefebvre et al., 2007). Pochi conduttori lo facevano “perché era facile” (15.7%) e ancora meno al fine di ricevere l’indennità mensile di 75 euro (5.79%) (Lefebvre et al., 2007).  71 conduttori (23.43%) praticavano sport con il cane: il 54.93%  attacco e difesa  e  il 43.66% ubbidienza. Altre discipline praticate erano jogging (22.54%), biathlon (16.90%), mondioring (11.27%), agility (8.45%) e/o  R.C.I. (5.63%) (Lefebvre et al., 2007).  Le motivazioni, nonché le successive scelte effettuate da chi portava a casa il cane, sembrano indicare un legame più profondo con l’animale. Già Podberscek e Serpell (1997) che avevano notato che coloro che passavano molto tempo in compagnia del cane, prendendosene cura, stabilivano con lui un legame più profondo.

Per quanto riguarda il comportamento del cane, è stata valutata l’obbedienza tramite  la prontezza di esecuzione del comando “lascia”: 178 cani, ovvero il 58.75%, richiedevano al massimo tre ripetizioni del comando prima di lasciare, mentre 116 cani, ovvero il 38.28%, lasciavano dopo tre ripetizioni del comando o, addirittura, andavano separati  fisicamente dal figurante.  La percentuale dei cani ubbidienti era più alta tra quelli che venivano portati a casa (il 72.73% dei cani portati a casa ubbidiva entro tre ripetizioni del comando rispetto al 49.45% dei cani che vivevano in caserma) e tra quelli che praticavano sport (il 73.24% di quelli che praticavano sport contro il 54.11% di quelli che non lo praticavano) (Lefebvre et al., 2007).

Gli autori non hanno trovato  alcuna correlazione tra l’anzianità di servizio del conduttore (e quindi la presunta esperienza cinofila) e l’ubbidienza, né legami tra presunti maltrattamenti subiti dai cani prima dell’arruolamento e livello di ubbidienza (Lefebvre et al., 2007).

Non è dato sapere con certezza se i cani più ubbidienti fossero stati portati a casa in virtù di questa caratteristica, o se l’ubbidienza sia stata migliorata dal maggior tempo trascorso insieme e dal praticare sport (Lefebvre et al.2007). La seconda ipotesi, tuttavia, sembra più probabile: Clark e Boyer (1993), infatti, hanno rilevato che l’ubbidienza aumentava se cane e proprietario passano più tempo insieme e se  la relazione tra i due migliora.  Anche Podberscek  e Serpell (1997) e Kobelt et al. (2003) sono giunti a conclusioni simili, riscontrando un miglioramento dell’obbedienza e una riduzione dell’aggressività nei cani molto legati ai proprietari.

Il nesso tra aggressività e disobbedienza non è stato stabilito in maniera netta, ma Lefebvre et al. (2007) ipotizzano che, a monte, ci possano essere stati dei maltrattamenti.  Essi, pur ritenendo necessari ulteriori approfondimenti, partono dal presupposto che una situazione di disagio vissuta dal cane possa trasformarsi in paura o aggressività. I maltrattamenti potrebbero quindi, per lo meno, nel caso di cani aggressivi, ridurre l’obbedienza del cane (Lefebvre et al., 2007). Del resto, altri studi hanno dimostrato che un addestramento basato su punizioni può compromettere il benessere del cane senza migliorarne l’ubbidienza (Hiby et al.2004; Schilder e Van der Borg, 2004).

Il  25.74% dei conduttori ha ammesso che  il proprio cane ha morso almeno una persona.  Il 19.83% dei cani portati a casa ha morso qualcuno, contro il 29.67% dei cani lasciati in canile Tra i cani che praticavano sport, il 19.72% ha morso e tra i cani che non praticavano sport il  27.71% (Lefebvre et al.,2007).

I conduttori potevano descrivere il cane come “equilibrato”, “timoroso” o “aggressivo”, scegliendo anche più di una di queste definizioni. La maggior parte dei conduttori (84.49%) ha definito il proprio cane “equilibrato”; l’11.22% “aggressivo” e l’8.58% “timoroso”. Non sono emerse correlazioni tra presunti maltrattamenti, equilibrio e aggressività,  ma si è sospettato che il 58.82% dei “timorosi” fosse stato maltrattato.  Per quanto riguarda l’obbedienza, il  59.55% degli equilibrati e il 42.31% dei paurosi erano ubbidienti, mentre il 79.41% degli aggressivi non lo era.  La personalità del cane non è parsa avere alcun legame con il tipo di alloggio (casa del conduttore o caserma) né con la pratica di sport (Lefebvre et al., 2007).

Per quanto riguarda la socievolezza, il 67.99%  dei cani era ritenuta  essere socievole, il 24.2% poco socievole. Il 2.31% dei cani venivano invece descritti come più o meno socievoli a seconda del contesto.  Il 77.69% dei cani portati a casa era ritenuto socievole, mentre tra quelli che rimanevano in caserma la percentuale scendeva al 61.54%. I cani socievoli erano anche più ubbidienti : il  63.59% dei cani socievoli era ubbidiente mentre lo era solo il 51.35% di quelli considerati poco socievoli.  Il 63.64% dei cani portati a casa accettava di essere accarezzato da estranei, per i cani lasciati in canile la percentuale scendeva al 49.45%.  I cani che accettavano di essere  accarezzati da estranei erano anche più ubbidienti rispetto ai restanti soggetti: 61.68% contro 52.04%. La percentuale di conduttori che poteva avvicinarsi al cane, toccare il cane, o portare via la ciotola mentre il cane mangiava era più alta tra coloro che portavano il cane a casa: il 96.69% si poteva avvicinare; il 92.56% poteva toccare il cane e l’ 80.17% rimuovere la ciotola (le percentuali per i cani lasciati in canile diventavano rispettivamente  89.56% , 84.07% e 62.09%) (Levebre et al., 2007).  In definitiva, i cani che vivevano a casa erano più socievoli, ma non si sa se siano stati portati a casa in virtù di questa caratteristica o se è stato lo stile di vita,  caratterizzato da una maggiore interazione con gli esseri umani,  a migliorare questa caratteristica, i ricercatori sembrano credere maggiormente in questa seconda ipotesi (Levebre et al., 2007). Non è emersa invece alcuna correlazione tra la pratica di uno sport e la socievolezza, ma gli autori sottolineano che questo potrebbe dipendere dal tipo di disciplina praticata, nella più parte dei casi si trattava di discipline di attacco e difesa (Lefebvre et al., 2007).

Tra i comportamenti inappropriati in canile, ritenuti indicatori di scarso benessere,  i più frequenti sono stati: camminare avanti e indietro  (22.11%),  abbaiare (14.19%) e distruggere (11.55%). La percentuale dei comportamenti inappropriati cambiava a seconda dello stile di vita interessando il  7.14%  dei cani che vivevano con i conduttori e l’ 11.07% di quelli che rimanevano in caserma.  Il praticare sport si è rivelato molto importante: solo  l’1.98% dei conduttori di cani che praticavano sport aveva notato questi comportamenti (Lefebvre et al., 2007).  Vivere a casa con il conduttore e praticare sport hanno ridotto la presenza di  questi comportamenti, studi simili, che vedevano protagonisti cani da compagnia, hanno individuato dei fattori che potrebbero aver portato a questi risultati. Kobelt et al. (2003) hanno scoperto, per esempio, che il tempo trascorso con il proprietario si correlava negativamente con anomalie comportamentali e Jagoe e Serpell (1996) hanno dimostrato che l’interazione con il cane e l’esercizio fisico riducevano l’aggressività.

Vi è piaciuto questo articolo? Se volete saperne di più date un’occhiata al PS. Non dimenticatevi di dare un’occhiata al Gundog Research Project!

Bibliografia:

Clark G.I e Boyer W.N. (1993). The effects of dog obedience training and behavioural counselling upon the human–canine relationship. Applied Animal Behaviour Science, 37: 147–159.

Hiby E.F., Rooney N.J., Bradshaw J.W.S. (2004). Dog training methods: their use, effectiveness and interaction with behaviour and welfare. Animal Welfare, 13: 63-69.

Jagoe A., Serpell J. (1996). Owner characteristics and interactions and the prevalence of canine behaviour problems. Applied Animal Behaviour Science,  47: 31–42.

Kobelt A.J., Hemsworth P.H., Barnett J.L., Coleman G.J. (2003). A survey of dog ownership in suburban Australia – conditions and behaviour problems. Applied Animal Behaviour Science, 82: 137–148.

Lefebvre D., Diederich C., Delcourta M.,  Giffroy J.M. ( 2007). The quality of the relation between handler and military dogs influences efficiency and welfare of dogs. Applied Animal Behaviour Science 104 (1–2): 49–60.

Podberscek A.L., Serpell J.A. (1997). Environmental influences on the expression of aggressive behaviour in English Cocker Spaniels. Applied Animal Behaviour Science, 52: 215–227.

Schilder M.B.H. e Van der Borg J.A.M. (2004). Training dogs with help of the shock collar: short and long term behavioural effects. Applied Animal Behaviour Science, 85: 319–334.




Dall’obbedienza al fermo al frullo

Non appena Briony si è esibita nei primi fermi al frullo, gonfia di orgoglio, ho postato alcuni video su Facebook. La strada che ci aveva condotto a un solido fermo al frullo era stata lunga ed ero assolutamente felice di aver ottenuto un risultato che, mesi prima, mi era sembrato irraggiungibile. Briony era stata acquistata per diventare il mio cane da caccia personale e, in effetti, era un buon cane da caccia. Ottimo senso del selvatico, ferma solida, discreto riporto ma, come tutti i cacciatori italiani, non avevo mai pensato che mi potesse servire un cane fermo al frullo. Ignoravo il problema e, così, per anni la cagnina ha potuto rincorrere ogni selvatico fermato fino a che, un giorno, ho realizzato che avrei potuto presentarla in prova.

I video si sono caricati lentamente ma, pochi minuti dopo essere diventati visibili al pubblico, ho iniziato a ricevere messaggi privati. Questi messaggi, nelle settimane e nei mesi successivi, sono diventate domande poste faccia a faccia. La gente voleva sapere se avevo usato il collare elettrico, o se le avevo sparato nel fondoschiena (un antico medico ancora molto in voga!).  Quando spiegavo che avevo ottenuto il fermo al frullo attraverso l’obbedienza i più mi guardavano con occhi sbarrati. Non riuscivano a credere che avevo costruito tutto con un guinzaglio, un fischietto e una corda di ritenuta. I pochi esseri umani che mi credevano, in compenso, mi chiedevano di fare miracoli: una donna mi ha chiesto di fermare al frullo il suo cane in poche ore e via internet!IMG_7102-1

Io non super poteri ma forse il mio insegnante li ha, in effetti è soprannominato “lo Sciamano” o “Penna bianca”. Penna Bianca mi conosceva da tempo: era stato uno dei miei insegnanti al corso per selecontrollori e a quello per biometristi. Ci eravamo incontrati a conferenze, seminari e prove di lavoro ma, ciò nonostante, prima di accettarmi come allieva ha voluto incontrarmi di nuovo, probabilmente per guardarmi sotto un’altra luce. Il primo incontro formale si è svolto davanti ad una tazza di caffè. Eravamo seduti ad un tavolino sulla strada con Briony accanto: è passato un gatto e sono riuscita a prevenire ogni reazione, credo gli sia piaciuto dal momento che ha fissato una lezione per il giorno seguente.

In verità ero abbastanza preoccupata, si trattava del “maestro” di Elena Villa e chi conosce Elena sa che lei ha praticamente vinto tutto quello che un kurzhaar poteva vincere, in Italia e all’estero. Inoltre, penan Bianca è un guardiacaccia in pensione che ha preparato, condotto e cacciato con un’infinità di cani, non dimentichiamo poi le varie esperienze venatorie… Come se non bastasse, ha avuto il miglior maestro cinofilo che sia mai circolato in Italia, Giacomo Griziotti. L’avvocato Griziotti,  nato alla fine dell’800 è tuttora considerato uno dei migliori giudici, conduttori, addestratori e autori coinvolto con le razze da ferma. A Pavia esistono una via e un collegio che portano il suo nome e  il suo libro, nonostante sia difficile da trovare e costosissimo, è ancora considerato una sorta di Bibbia. E’ ovvio che fossi preoccupata! Penna Bianca voleva testare me e Briony: se avessimo passato il test ci avrebbe addestrato gratuitamente ma doveva ritenerci una buona causa.IMG_7082-1-2

Dopo un altro caffè (per fortuna il caffé piace ad entrambi), siamo andati sul terreno e lì ho avuto la mia prima scioccante lezione sul significato di “ubbidienza”.  Ho aperto la macchina e la gabbia per fare uscire Briony ma… Penna Bianca ci ha subito reso chiaro e cristallino che lei non avrebbe potuto lasciare la gabbia senza il suo permesso.  Nei mesi successivi il “suo”permesso è diventato il “mio”permesso e lei ha dovuto imparare a sedersi e aspettare immobile se dovevo attraversare un fosso, l’avrei chiamata dopo e sarebbe dovuta venire. Mentre i miei amici si divertivano a caccia io e Briony lavoravamo con il fischietto al Seduto/Resta/Vieni/Giù, in qualsiasi condizione climatica e in qualsiasi luogo. Abbiamo lavorato in campagna, in città, nei negozi, con stimoli, senza stimoli. E’ stata durissima e deprimente: mesi interi passati a studiare ispezione dei pesci (per la mia laurea in medicina veterinaria) e a  praticare seduto/resta/giù!

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Ma poi è arrivato il giorno:  non solo Briony andava giù al trillo ma era anche  ferma al frullo, nonché obbediente, nel frattempo avevo passato anche il mio esame sui pesci! Dopo sono venuti i Field Trials in Inghilterra e Scozia e tutto il nostro durissimo e  noioso lavoro ha dato i suoi frutti, ma questa è un’altra storia. Al momento sono ancora incredula, nonché orgogliosa di far parte di una lunga e prestigiosa tradizione di addestramento dei cani da ferma.




L’italiano medio e l’educazione cinofila

Torno, dopo una pausa forzata, con qualcosa di limitatamente country, ma necessario.

Questa mattina mi sono recata a fare un turno di addestramento. A causa del caldo, il turno è stato molto breve ed essendo “di strada” ho pensato di fare un salto in un noto centro commerciale della zona per comprare un reggiseno in saldo! Pensavo che, essendo ancora presto, i miei connazionali fossero a casa loro e che avrei offerto al cane la possibilità di rinfrescarsi.  Briony visita negozi e centri commerciali sin da cucciola (li usavo per socializzarla) e le piacciono, basta che non ci si fermi troppo a lungo e o ci sia troppa folla.

Da alcuni anni, almeno nella nostra regione (Lombardia), i cani sono ammessi praticamente ovunque e moltissima gente crede che sia “divertente” portarli a fare shopping. I credo dipenda dal cane e da cosa tu debba fare: se sei in giro per commissioni è bellissimo poter portare il cane con te: con le temperature estive sarebbe impensabile lasciarlo auto. Però… il cane deve essere abituato, educato e il proprietario deve essere consapevole.

Orbene, proseguiamo. Visto che devo comprare un reggiseno, vado nel negozio  apposito e vengo ben accolta dalla commessa. Scelgo cosa mi piace e mi avvicino al camerino per poterla provare. Pessima idea: trascorro 15 minuti circa in attesa con il cane in sitz al piede (sull’educazione del cane in mezzo alla gente io non scherzo) perché due 13enni occupano entrambi i due camerini. Anche io ho avuto 13 anni ma… a 13 anni non portavo in camerino 25 capi di biancheria intima per provarli con estrema calma chiedendo (per ciascuno) a madre-sorella-e cugina come mi stiano… Cioè: se ti va bene la misura, la forma l’hai già vista sull’appendino, no?

Ph. Giulia del Buono
Ph. Giulia del Buono

Esauritesi le tredicenni, entro in camerino (con il solito cane in sitz), in due secondi provo ed esco, diretta verso il reparto mutande. Non faccio in tempo a fare tre metri che ci si avventa addosso un labrador in sovrappeso che indossa una pettorina. In teoria era in coda alla cassa: in pratica era fuori controllo. Poco male, sposto Briony in tempo, formulo mentalmente alcuni pensieri poco gentili e vado all’angolo mutande, appartato e in fondo al negozio. A quel punto rimetto il cane in seduto/resta e procedo a cercare tra taglie e colori, in pace.  Invece no… non ero in pace, perché torna il labrador nero a sinistra, accompagnato da un cucciolone di labrador biondo a destra, entrambi interessati ad annusare il mio cane con invadenza. Nessuno dei due aveva intenzioni malvagie (il nero pettorinato aveva nel frattempo realizzato che si trattava di una femmina) ma entrambi si sono avvicinati con invadenza e irruenza, tant’è che la povera Briony si è subito trovata spinta addosso a una fila di mutande.

Ora…………. Ora……….. Perché? Perché i proprietari non capiscono che non sempre il contatto con i loro cani, specie se grossi ed irruenti, non è gradito? Briony è un cane gentile e buono ma non vuole sentirsi addosso cani irruenti, maldestri e più grossi di lei. Le dà fastidio, vuole il suo spazio. Perchè dovrei forzarla a cambiare? Se lei sta ignorando il tuo cane, perché tu devi insistere? E ti pare che un negozio, piccolo per giunta, sia il luogo in cui far “giocare” i cani? E se la smettessimo con la convinzione che i cani debbano “giocare”? Se vedi un cane tranquillo in un angolo – a cui è stato dato l’ordine di comportarsi così –  accompagnato da una tizia vestita e impolverata come un Professional Hunter del Botwsana di ritorno dalla caccia al bufalo, dimmi Pia Donna, cosa ti spinge ad andare a rompere le scatole? Spiegamelo perché io non lo capisco. Io in cambio posso spiegarti rapidamente che non ti permetto di invadere lo spazio del mio cane. Sono una persona educata, buona, gentile, cerco di sprizzare pace & amore da tutti i pori ma su educazione e rispetto sono intransigente: io non ti disturbo e mi aspetto che tu faccia altrettanto.

A quel punto ri-sposto il cane e spiego alle “signore” che il cane (e nemmeno io!) ha il piacere di essere importunato). Il cane, nel frattempo, si irrigidisce e spinto contro al muro ringhia, segue il commento della signora: “Ahh ma anche se morsica il mio cane, tanto lui non fa niente….”. Indecisa se restare senza parole o meno, le ricordo che il suo pacifico cane, pochi minuti prima, aveva cercato di aggredire la mia. La donna ammette “Ehhh ma lui parte un po’ così perché una volta è stato morso”… Beh, non è un problema mio, se non hai controllo sul tuo cane, non dovresti portarlo in mezzo alla confusione penso, ma sto zitta. La tizia insiste e inizia a darmi della paranoica: “Se non vuole che il cane si faccia annusare, non lo porti al centro commerciale”… Qui sfioriamo il ridicolo: siamo un un negozio, mica in un annusatoio per cani! E il mio cane era tranquillamente seduto in un angolo a farsi i fatti suoi. Stiamo parlando di un cane – il mio- ampiamente civilizzato che ha, nell’ordine: 1) terminato il Campionato Italiano di Bellezza (il che significa l’essere stata per mesi a stretto contatto con altri cani durante le esposizioni canine imparando ad ignorarli; 2) affrontato un addestramento rigoroso e continuo per la caccia e le  prove di lavoro assistita da alcuni tra i più rispettati addestratori di Deutsch Drahthaar  e cani da traccia (no Chihuahua) e 3) superato il CAE-1 (Test Controllo e Affidabilità Psichica per Cani e Padroni Buoni Cittadini) presso il Rottweiler Club Italiano, giudicata da un Giudice Enci per Utilità e Difesa.

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Mah! L’accesso ai cani nei pubblici esercizi è una grande cosa ma l’ignoranza cinofila è ancora più grande: la regola d’oro, quando si porta un cane in mezzo a persone o altri animali è non dare fastidio. Questi due cani se avessero avuto un padrone più educato non ci avrebbero disturbate. Se il cane non è educato, se non hai controllo sul cane o se non vuoi “impegnarti”, lascialo a casa: farai un favore al prossimo e al tuo stesso cane. Questo modo di comportarsi, non solo è sgradevole e inopportuno: il mio cane è tutto sommato innocuo e spetta a me difenderla, altri cani, se importunati nella stessa maniera, possono reagire con un aggressione. Oggi avevo al guinzaglio un setter, ma se avessi avuto al guinzaglio un drahthaar maschio di 35kg? Il tuo labrador si sarebbe preso, come minimo, un altro morso senza che ce ne fosse motivo!

Ps. C’è chi quando si innervosisce fuma, mangia o beve… io compro e dalla vicenda sono scaturiti acquisti multipli!




Sui cani indisciplinati

La lettura del testo di Hutchinson lentamente prosegue.  Il paragrafo di oggi può sembrare un po’ datato e poco italiano dal momento che fa riferimento alla figura del gamekeeper (guardiacaccia), figura che è tipicamente inglese e poco italiana. Da noi, gli sparuti guardiacaccia al servizio delle aziende venatorie svolgono svolgono essenzialmente attività di vigilanza. Il guardiacaccia inglese, invece, oltre ad occuparsi della vigilanza, cura l’azienda sotto tutti gli aspetti: si parte dalla gestione della selvaggina all’organizzazione della caccia. Pensiamo alla differenza tra le due parole “guardiacaccia” significa “guardiano della caccia, “gamekeeper” significa colui che si prende cura della selvaggina. Gestire la caccia significa anche gestire i cani da caccia per conto del proprietario e il paragrafo di Hutchinson riguarda i cani dei guardiacaccia che sono carenti di addestramento. hutchinson 2

Il cacciatore italiano solitamente non ha disposizione un guardiacaccia personale e caccia con il proprio cane, le’osservazione di Hutchinson sui cani indisciplinati impiegati durante la caccia però è adattissima anche ai cani di proprietà del cacciatore italiano.  L’autore si meraviglia di come i signori inglesi possano tollerare l’indisciplina dei cani dei loro gamekeepers, io mi meraviglio di come noi italiani – e metto anche me nel calderone – si possa tranquillamente tollerare l’indisciplina dei propri soggetti.  Dal 1865 ci arriva di nuovo qualcosa su cui riflettere!

Segue la traduzione del testo: “Non riesco a capire come possa un proprietario, che stipendia regolarmente un guardiacaccia, essere soddisfatto di cacciare regolarmente con una truppa di cani disobbediente e disordinata. Se al guardiacaccia è permesso di accompagnare il proprietario a caccia, conducendo da sé i cani, la loro indisciplina non può avere scusanti.  Questa carenza deve avere origine dall’incapacità o dalla pigrizia del guardiacaccia”.