I meccanismi della venaticità di Angelo Cammi

Allevatore di setter inglesi e giudice ENCI/FCI

I macroelementi sono facilmente identificabili anche da chi ha poco esperienza o competenza, si manifestano nelle situazioni contingenti, risultano ben evidenti e per questo “misurabili”. La ferma è in effetti l’espressione di una caratteristica di base che rimarca ed evidenzia la fase conclusiva del lavoro; sono rilevanti la tensione e l’espressione, diverse a seconda della razza. Ciò che  conta però ai fini della valutazione complessiva, è la parte a monte che contiene evidenze concrete e/o di natura potenziale, di solito appena percettibili, alla portata di persone che hanno la passione di approfondire.

Comunque, se nello sviluppo della caccia e delle note regolamentari, non sono presenti e operativi  i “meccanismi” significa che le stesse (note), sono disattese nella parte concettuale e centrale e si è dato spazio invece a manifestazioni estetiche che nel tempo annulleranno ciò che non si è sviluppato continuamente con la funzione. Perché ai tempi venivano considerati eccezionali i soggetti grandi cacciatori che nelle prove riuscivano a collocarsi sempre ai posti alti delle classifiche per rendimento e tipicità ? Perché rappresentavano veramente la razza sotto tutti gli aspetti, anche quelli morfologici pur se non prevalenti. Ricordo setter magnifici con affisso del Tidone e del Volo. Le stesse note, di cui sopra, prevedono peraltro che le tipicità di razza siano interagenti con la concretezza della fase realizzativa. Ogni particolarità deve essere strettamente collegata alle altre di simile fondamento determinando un unicum che rappresenterà, nel contesto, un blocco di energia psico-fisica, fasciato dalla tipicità della razza.

Pointer inglese riporta

ISTINTO: facoltà di conoscere un oggetto o una situazione senza la mediazione del ragionamento; perspicacia, acume, assoggettato alle identità di razza.
INTUITO: tendenza innata che spinge gli esseri viventi ad adottare comportamenti fondamentali.
POTENZIALITA’: carattere e contenuto di ciò che è ancora in potenza e non in atto; visibile da un occhio esperto che sa leggerne i sintomi.
PREDISPOSIZIONE: disposizioni innate, inclinazioni, tendenze, vocazioni.

L ‘intuito è equiparabile al “senso del selvatico”? Se si manifesta in un certo ceppo e con frequenza, è certamente un’abitudine assecondata da elevati elementi funzionali; utile coltivarlo quindi per la probabile fissazione.
I geni sempre e sicuramente trasmessi a tutti gli individui sono i vitali, i funzionali – che mantengono efficienti i comportamenti preposti alla vita -, i riproduttivi per la conservazione della specie.
Esistono alcuni caratteri aggiuntivi che si formano in condizioni particolari, definiti di origine ambientale. Collaborano alla loro fissazione situazioni simili per contenuto, ripetitività ed intensità: le abitudini.

Un cane da ferma assume in linea di massima come apparato genetico standard, la passione per il lavoro, la conformazione,l’equilibrio,l’intelligenza e un marcato grado di affettuosità (i cuccioli appena nati, cercano la mamma,cercano le sue attenzioni, in sostanza quel grado di affettuosità che genererà un rapporto vitale madre-figlio); tutto ciò contiene un potenziale affidamento per la costituzione di un vero rapporto di fiducia uomo-cane e viceversa. Il cucciolone ancor prima di dimostrarsi cacciatore, cerca fortemente “l’amicizia” dell’uomo, concretizzata dall’espressione mimico-gestuale di un potenziale istinto che è alla base della sua formazione come cane da caccia gestito dall’uomo. L’autonomia (altro micro-meccanismo), associata alla cerca, al collegamento, ecc., va gestita, fatta comprendere ma non soffocata da interventi drastici, inidonei ad insegnare; l’insegnamento aiuta il cane a capire ed eseguire secondo indicazioni serene e razionali. Durante l’insegnamento tenere nella massima considerazione,l’espressione dell’occhio. L’espressione dell’occhio (sguardo) quindi,coadiuvata dal colore dell’iride, è un ulteriore indicatore delle sensazioni, esprime gioia, timore, addirittura forti stati emotivi supportati dalla paura, e se si può dire di un cane,dagli stati d’animo. Il colore è rappresentato da geni specifici, come quello del mantello e/o delle mucose e delle unghie. L’intelligenza può essere considerata come coadiuvante delle sensazioni; un surplus, che genera una miscela che potrebbe essere la stessa predisposizione. La riproposizione di queste analisi serve a mantenere viva la base della struttura psichica presente nel cane ed espressa con il temperamento, autentico operatore di scelte ed iniziative nell’attività venatoria. Ha valore concreto quel cane che corre spinto dall’avidità, non ha valore alcuno il cane appartenente alle razze da caccia che corre per il gusto di farlo. Se quest’ultimo genera qualche figlio con il suo “difetto grave”, potrebbe significare che i geni anomali  della corsa si è fissato. E’ meglio allora che i suoi cromosomi rimangano in lui.

Come già ribadito, si manifestano cromosomi portatori di geni “costruiti dalle abitudini” (positive) (A), ed altri formati da altrettante abitudini decisamente negative consistenti, ad esempio, in “sistemi di addestramento” duri e coercitivi (B)  agli antipodi della corretta preparazione. Nel momento dell’accoppiamento i cromosomi trasportano i propri geni sia maschili che femminili ed ognuno vuol piazzare la propria dotazione, in questo contesto, vince il più forte, o il più veloce. Sarebbe interessante capire se si abbinano prima i geni “classici”, o quelli “aggiuntivi”. Per correre meno rischi, gli esperti suggeriscono di stare alla larga dagli iper che primeggiano, ma dei quali non si conosce la storia, quella vera che può darci indicazioni, non i certificati che sino a prova contraria, ci fanno leggere solo nomi. E’ saggio invece concentrarsi sui soggetti che da generazioni, mantengono tipicità e positività. Anche alcune caratteristiche desiderate, difficilmente si riproducono perché hanno una fisionomia di duplice formazione (es. la meccanica del movimento dipende dall’apparato scheletrico e muscolare, ma il comando arriva dal temperamento e questo (altra dote morale ) può intervenire iniettando tipicità oppure mediocrità. Un gene è portatore di un solo carattere.

Confrontando per esempio, una potenzialità positiva (A), con un gene “imposto” (B), prevarrà la prima, dato che rimane nel solco della “regolarità” rappresentata da procedure che assecondano il carattere e l’indole. Il tipo (B) è frutto di una anomalia non prevedibile nel percorso educativo. Una sorta di gesto contro natura.  I “macro” come la ferma, il riporto ed il consenso, si manifestano almeno nel 95% dei casi. Il cinque per cento restante, fa parte dei risultati “selettivi” di chi considera per esempio la ferma un opzional, il consenso qualcosa che è meglio non sia naturale, il riporto un passaggio totalmente inutile, la filata una perdita di tempo ed il collegamento addirittura un’assurdità! Eppure l’identità è rappresentata dai “macro”, ai quali si possono abbinare i meccanismi potenziali e/o occulti, che rimangono tali nel periodo iniziale dello sviluppo. Un mondo inesplorato. La preoccupazione consiste nell’ipotizzare una diminuzione del 95%.

Le potenzialità abbinate a predisposizioni, possono concorrere alla specializzazione. Ho avuto modo di verificare che nascono cani che ancora cuccioloni passano sempre o quasi, in tutte le uscite, dal prato al cespuglio, al boschetto. L’ipotesi è di portatori di un gene di natura ambientale fissato da avi che hanno sempre cacciato prevalentemente e/o esclusivamente nel bosco, ma se anche altri loro fratelli di cucciolata, tutti o anche solo una parte, hanno la medesima predisposizione, l’ipotesi è molto vicino alla realtà di un consolidamento di quei geni. L’istinto e l’intuito credo che non siano adeguatamente considerati e sono convinto che entrambi si esprimano differentemente a seconda della razza. Non è detto che siano sempre entrambi presenti e non è detto nemmeno che abbiano affinità. E’ certo comunque il loro apporto positivo.

Se siete appassionati di cani da caccia non dimenticatevi di dare un’occhiata al Gundog Research Project!




Premi

Ci stiamo adoperando per raccogliere alcuni premi da sorteggiare tra chi ha partecipato al sondaggio.

Per ora Craig Koshyk,  dal Canada, della Dog Willing Publications ci ha donato uno dei suoi libri books  (Pointing Dogs, Volume 1, The Continentals). Valore di mercato 99 dollari.

Josh Wiggins, dal Texas ci ha donato un guinzaglio con collare incorporato Texas Leash and Collar

Luca Zaninoni, di Sanguemiele Design, offre un buono per una maglietta a scelta tra quelle presenti sul suo sito.

Io offro un portafischietto intrecciato a mano, colori a vostra scelta (massimo due), del valore di circa 15 euro e un servizio fotografico gratuito.

Vogliamo aggiungere altri regali per ringraziare quelli che hanno contribuito alla“scienza”, quindi se volete offrirci qualcosa (beni o servizi) non esitate a contattarci!




Incontrare o gestire la selvaggina? IT vs UK

Le persone continuano a chiedermi le differenze tra le prove italiane e quelle britanniche. E’ complicato, ne ho già parlato in un altro articolo, ma i punti da toccare sono tanti e, più partecipo alle prove italiane, più differenze riscontro. Ho scritto partecipare perché le prove ho iniziato a “guardarle” nel 2004, ma da poco gareggio e, in ogni caso, in questi 13 anni alcune cose sono cambiate. Il mio ruolo, inizialmente, era quello del giornalista/fotografo, a cui a volte i giudici davano il compito di trascrivere le loro note. Ero un osservatore neutrale e ho avuto la grande opportunità di poter seguire le cose da vicino, pur restando ad esse esterne. Il fatto che io sia scesa in campo ha stupito chi era abituato a vedermi nel mio altro ruolo ma, questa nuova pratica mi consente di comprendere le cose ancor più in profondità. Le miei opinioni, impressioni, sensazioni e preoccupazioni non sono cambiate ma posso dire di poter vedere alcune cose con maggior chiarezza, e questo è un processo ancora tutto in divenire.

Ho spesso affermato che obbedienza e controllo del cane sono fondamentali in una prova di lavoro britannica ma meno importanti alle nostre prove. Dietro a questo approccio ci sono molte ragioni, alcune probabilmente più socio-economiche che non cinofile. La presenza della selvaggina è sicuramente uno dei punti chiave. Sono arrivata alla conclusione, non che ci volesse un genio, che ad essere “colpevoli” siano la presenza, o l’assenza, di selvaggina. Chi ha familiarità con le prove italiane, sa quanta fortuna occorra per trovare un selvatico, In media, direi che circa il 25-30% dei cani, nel corso di una prova, ha la possibilità di fermare e lavorare il selvatico come si deve. Circa il 30-35% dei cani ha invece la possibilità di “vedere” un selvatico ma poi succede qualcosa (compagno di coppia, capriolo, meteorite…) che gli impedisce di completare l’azione. A volte le cose vanno anche peggio: durante una prova corsa lo scorso ottobre non si è visto un selvatico. La mia batteria, se non ricordo male, era formata da 11 coppie, quindi 22 cani e alcuni cani, tra cui la mia, sono stati portati al richiamo per offrire loro una seconda possibilità. In totale si è visto solo UN piccione, come potete immaginare nessun cane è andato in classifica. In Gran Bretagna è tutto diverso, i cani hanno quasi sempre la possibilità di incontrare, poi qualcosa può andare storto ma, di sicuro, il mancato incontro non è in cima alle preoccupazioni dei conduttori.

Per trovare un selvatico in italia devi avere un cane sveglio che si porti addosso uno zainetto pieno di fortuna: purtroppo è tutto vero,  parlerò del perché in altri articoli. Tutto ciò è reale e tristissimo: io amo i cani da ferma e chiunque abbia la stessa passione sa quanto questa situazione possa essere frustrante. Immaginate la giornata tipo alle prove: ci si alza alle 3 del mattino (perché le prove iniziano prestissimo), si guida per 200 chilometri, il cane fa un bel turno ma non incontra. Al giudice è piaciuto e lo porta al richiamo, per dargli una seconda possibilità ma, di nuovo, non incontra e la prova si chiude così. Immaginate questo accadere regolarmente e avrete il quadro completo.

Anni fa, chiacchierando con un giudice, gli ho chiesto perché alcuni allevatori fossero ossessionati dai galoppi: esistono ancora cani senza cervello, né senso del selvatico ma che però hanno galoppi favolosi, tipicissimi per la razza. Volete leggere la risposta? Breve e incisiva: gli allevatori danno molta importanza al movimento perché per il 99% del tempo i giudici lo vedranno galoppare, data la rarità delle ferme. Quindi si ricorderanno soprattutto come cerca e come muove. La risposta ha senso, ma mi rattrista. Le prove erano nate per valutare i cani da ferma e accertarsi che fossero buoni cani da caccia? Quindi per ora abbiamo dei bei galoppi, e poi?

Credo che al cuore delle nostre prove ci sia il trovare il selvatico, meglio se fatto con bello stile e dei bei lacets ampi e profondi. È così difficile incontrare qualcosa, che quello che viene dopo è meno importante. Non sto insinuando che una bella presa di punto e una bella ferma non siano importanti, gli italiani ci tengono eccome, sto dicendo che una volta fermato il selvatico le cose non possono che andare migliorando! Forse è per questo che una volta visto il cane in ferma i conduttori lo raggiungono in corsa trasudando entusiasmo. Cosa succede se è un po’ esitante nella guidata? Se non è immobile al frullo e allo sparo? Probabilmente si chiuderà un occhio, tenendo conto di quanto sia già stato difficile incontrare.

Gerry Devine at a Scottish trial. Such actions are a common sight

In Gran Bretagna è tutto l’opposto: i cani corrono in luoghi in cui i selvatici sono presenti, a volte troppo presenti, il che rende vitale il controllo sul cane. Non è difficile trovare una grouse, la trovi anche senza cane, diciamo che la selvaggina è data per scontata. Ad una prova di lavoro britannica non sarà difficile vedere un cane in ferma, le ferme sono una cosa normale. Dopo tutto le prove sono nate per valutare i cani da ferma e senza ferma come si fa? Quando un cane va in ferma, da loro, il conduttore lo raggiunge tranquillamente camminando. Colpa di un eventuale regolamento? Dell’indole meno focosa? Può darsi, ma credo che il nocciolo della questione sia la consapevolezza, sanno che la parte più difficile della prova inizia adesso. Dopo la ferma, il cane deve guidare e fare alzare correttamente il selvatico, dimostrare immobilità perfetta al frullo e allo sparo e eseguire il “clear the ground” (ispezionare il terreno per accertarsi che non ci siano altri selvatici), il tutto condito da una buona dose di obbedienza. Le prove britanniche non sono facili!

Quindi… durante una prova italiana l’incontro è al centro della scena (meglio se il cane ci arriva con stile), mentre in Gran Bretagna il cane è controllato a puntino su come gestisce il selvatico dopo l’incontro. Agli italiani importa, eccome, di come il cane fermi e porti il selvatico ad involarsi ma, sfortunatamente, le occasioni per verificarlo sono limitate. A fare la differenza sono l’ambiente la gestione della selvaggina. Se scavo nella mia memoria, le cose che ricordo di più di cani specifici alle prove inglesi, sono il loro lavoro dopo la ferma (soprattutto le guidate) e l’obbedienza. Certo, mi ricordo anche di alcune cerche straordinarie ma queste occupano uno spazio più piccolo della mia memoria. Se cerco di ricordare le prove italiane, le cose sono rovesciate.

Che cosa è meglio? Non ci sono vincitori. Per essere vincente ad una prova italiana il cane deve essere molto determinato, avere molto senso del selvatico (e/o una dose gigante di fortuna), muoversi con stile e essere intraprendente, a volte anche troppo indipendente. Quando si ha il tutto nelle giuste dosi, si ottiene un gran cane, ma se si sbagliano i conti si producono cani che corrono per il solo piacere di correre e che sono inaddestrabili dalla persona media. Il sistema britannico, invece, controlla con pignoleria come il cane tratta il selvatico e obbliga i conduttori a tenere d’occhio l’addestrabilità. Di converso, a volte da loro trovare un selvatico è troppo facile. Se un cane potesse essere verificato attraverso entrambi i sistemi si andrebbe vicino alla perfezione.




Lasciateci addestrare

Faccio fatica a capire perché, in Italia, debba essere così difficile poter addestrare un cane da caccia. Certo, l’obbedienza la si può insegnare dappertutto (ma a pochi importa dell’obbedienza), e si può lavorare con selvaggina “messa” ma, se si pretende di lavorare su selvatici veri le cose diventano complicatissime.

Iniziamo dalla selvaggina “messa”: la si può usare in alcune riserve di caccia (non tutte) durante la stagione della caccia (terza domenica di settembre – 31 gennaio, o 31 dicembre in talune zone). Quando la stagione di caccia è chiusa, si può allenare il cane nelle zone B (senza sparo) e nelle zone C (con sparo). Per accedere alle zone B e C e alle riserve di caccia, di solito, occorre pagare qualcosina e ovviamente pagare la selvaggina utilizzata. D’accordo, si può fare. Le zone B possono essere anche molto ampie, le C sono solitamente grandi quanto un campo e affollatissime di persone che vogliono uccidere qualcosa anche a caccia chiusa. In ogni caso, queste zone sono rare e i cani non sono stupidi: imparano i posti e imparano il gioco, vanno di sospetto, eccetera. Non va bene allenare sempre negli stessi posti, con gli stessi animali e con le stesse persone, è tutto troppo finto e i cani lo sanno.

Un cristallo non è un diamante, lo stesso possiamo dire della selvaggina. Gli esemplari allevati possono aiutarci un sacco durante l’addestramento, con loro possiamo ricreare situazioni e anticipare mosse, ma il cane ha bisogno di incontrare anche selvatici veri, in contesti selvaggi e imprevedibili. Quando la caccia è aperta si può andare in riserva e lavorare su animali semi-selvatici o sui terreni degli ATC, terreni quasi sempre deserti a causa della cattiva gestione, nonché del bracconaggio cronico. Però, chissà, magari si può incontrare la beccaccia occasionale, il beccaccino che si è perso, o il fagiano scaltro che l’ha avuta vinta su tanti cacciatori. Ma, c’è un altro problema! Si può allenare solo da metà agosto alla terza domenica di settembre poi, quando apre la stagione della caccia, si è costretti ad andare a caccia! Le nostre leggi non consentono, a caccia aperta, di addestrare, solo di andare a caccia, il che significa che dovete pagare la licenza, l’ambito, le tasse e andare in giro armati di tutto punto anche se non vi importa nulla di uccidere qualcosa. Mi adeguo alla legge, anche se non ha senso.

Alla fine della stagione della caccia, non si può più sganciare il cane. La legge è chiara: gli unici cani che possono stare liberi sono i cani da caccia, detenuti da persona con regolare licenza di caccia. Ma i cani possono stare liberi solo dalla fine di agosto alla chiusura della caccia, quindi il fatto che io ora liberi il cane dietro casa, su terreni vuoti, fa di me un bracconiere, giusto per rendere complicate le cose semplici. Per trovare dei selvatici, però, bisogna essere più coraggiosi e fare i “bracconieri avanzati”, cioè andare nelle zone protette, come i parchi e le zone rosse. Ci sono animali? Può darsi, non credo che queste zone siano molto curate, sono quasi sempre lasciate a se stesse. I nostri politici trattano tali zone come musei e si scordano che esse devono essere curate, la selvaggina deve essere assistita, un parco non è un soprammobile! Così, mentre noi con il cane da caccia non possiamo entrare, queste aree sono in balia di famiglie, ciclisti, runners e a volte anche di motociclisti, ah.. mi stavo dimenticando i cani di famiglia! I cani da caccia disturbano e uccidono la selvaggina, ma nessuno fa caso al cane da pastore della Signora Rossi. Sì dovrebbe essere legato anche lui, ma è un cane da pastore, chi poteva pensare che prendesse una lepre o un capriolo. I cacciatori hanno una reputazione bruttissima, uccidono gli animali e, automaticamente, qualsiasi cosa ad essi connessa, diventa negativa e pericolosa.

Non mi piace fare cose illegali e non ho mai grande successo in queste esplorazioni. Se vado in una zona proibita, mi rimpicciolisco in formato gnomo e mi fermo al massimo 10 minuti, nel frattempo arrivano orde di famiglie con bambini e cani da compagnia. Però, quelli che rischiano la multa siamo io che mi muovo in silenzio e il mio cane da caccia, anche se è ubbidiente, fermo al frullo e si blocca a comando, noi disturbiamo. Essendo imbranata, non ho storie di “bracconaggio” da raccontare, ma posso raccontarvi del declino che vedo in tante aree protette: sempre meno selvaggina, sempre più spazzatura, sempre più gente fuori posto. Altri addestratori mi hanno raccontato storie assurde, come l’essere inseguiti dai carabinieri alle 7 del mattino per aver sganciato il cane o di  fughe dalle guardie fatte a nuoto. Bel modo per sprecare denaro pubblico. Tante persone, soprattutto la gente di città, non riescono a capire la differenza tra l’addestrare un cane e l’andare a caccia: se gli parli di “cani da caccia”, capiscono solo caccia, e se vedono un cane da caccia libero, vedono anche un fucile che non esiste. Ovviamente sono indifferenti a cani di altre razze liberi. Mi è stato raccontato di un uomo, un addestratore per altro in gamba, che allena indossando scarpe da calcio: per fuggire più velocemente in caso qualcuno chiami le guardie.

Eppure, chiunque abbia un cane da caccia “addestrato” e decida di allenarlo, non fa del male alla selvaggina. I nostri cani non inseguono gli animali e non li uccidono: vogliamo solo trovarli e lì finisce il gioco. Disturbiamo molto meno di un gruppo di ciclisti. Molti di noi sarebbero felici di pagare qualcosa per addestrare legalmente su “selvaggina buona” e sarebbero disposti a sottoporre il cane ad un esame che ne certifichi l’ubbidienza. Se vedete qualcuno che con fare “sospettoso” si aggira per la campagna con un cane da caccia libero, fermatevi a guardare quel che fa, andate a scambiarci due parole. Non andate in panico e non generate altro panico chiamando carabinieri, polizia ed esercito.

Circa 15 anni fa era possibile, pagando una piccola tasse annuale, addestrare in un parco regionale. Ci andavo, c’era qualche fagiano e c’era sempre qualcuno, l’intera area era monitorata da cinofili e cacciatori, ti faceva sentire al sicuro. Arrivavano persone da diverse parti del nord Italia, poi i permessi sono stati revocati e la qualità della zona è drammaticamente scesa: nessuno ci va più. Chi andava lì ora è probabilmente tra i tanti che vanno a preparare i cani all’estero, i loro soldi ora vanno altrove e non all’economia locale. Non un lieto fine.




Diamanti in palude: le prove a beccaccini

Ho una predilezione per il beccaccino, vai a capire il perché. Sì, certo preferisco le grouse ma il beccaccino non è male e mi aiuta a gestire l’assenza delle prime. Io e il beccaccino siamo vecchi amici, ci siamo incontrati nel 2004, l’hanno in cui ho preso la prima licenza di caccia. Per accorciare una lunga storia, ero venuta a sapere dei beccaccini attraverso i libri e i racconti dei cacciatori, ma non li avevo mai visti dal vivo fino a quando Spina, una setter inglese, ha fermato uno di loro. Il suo lavoro mi ha affascinato al punto da farmi amare i beccaccini. Non tutti i cani li fermano e non a tutti i cani piacciono: i beccaccini vivono in ambienti ostili, come risaie e paludi. Più specificamente, dalle mie parti, i beccaccini vivono in risaie allagate dall’acqua, più c’è fango e meglio è. Non è facile galoppare su questi terreni e le condizioni climatiche tendono ad essere ugualmente avverse. Autunno e inverno qui sono famosi per la nebbia, l’umidità e l’assenza di vento: un cane deve veramente amare i beccaccini per decidere di andarseli a cercare. Servono anche fondo e forte predatorietà: i beccaccini scarseggiano e non è improbabile che un cane finisca per correre per ore su terreni deserti e difficili. E, se poi il cane è fortunato abbastanza da trovarne uno, il selvatico potrebbe comunque essere più furbo e volare via prima che il povero quadrupede abbia modo di fermarlo.

Cuore

I beccaccini sono nervosi, veloci, leggeri e incredibilmente difficili ma, nonostante ciò, qualche conduttore coraggioso, iscrive i cani alle prove su beccaccini. Prove che, dato il selvatico, sono diverse da qualsiasi altra prova e ritenute adatte solo a “specialisti”. Le regole e i parametri di giudizio le rendono speciali, per esempio i cani da ferma inglesi corrono da soli e non in coppia, cosa normalmente impossibile. Perché corrono da soli? Perché, altrimenti, sarebbe improbabile che lavorino il selvatico correttamente. I giudici vogliono un cane veloce e dalla cerca ampia che, contemporaneamente, sappia dove sono i selvatici. Si parla di “senso del beccaccino”: il cane deve correre piacevolmente sfruttando il vento e trovare un beccaccino, senza apparente sforzo, nei 15 minuti del turno. Ciò non è affatto semplice, i cani lenti che trotterellano attorno incapaci di distinguere tra la preda e la sua emanazione (esibendo incertezze e ferme false) non sono apprezzati. Il cane deve mostrarsi deciso, correre, trovare e fermare. Alla ferma non segue generalmente la guidata perché il beccaccino si invola da solo con facilità, spesso anche troppa. Non è possibile far correre due cani a piena velocità nella stessa risaia, i beccaccini, se presenti, esploderebbero come mine! È anche meglio non usare troppo il fischietto, non parlare e fare attenzione a non sbattere le portiere della macchina, fate troppo rumore e si finirete col correre su beccaccini fantasmi. Ah, dimenticavo i frullini, creature fatte apposta per complicare e ancor di più le cose!

Quanto appena scritto è sicuramente sufficiente per indirizzare i conduttori da un’altra parte, a patto che costoro siano saggi. Ho sempre pensato alle prove su beccaccini come ad una specie di Olimpo e li ho immaginati, un po’ come le donne normali immaginano una vacanza ai tropici. Mi piacciono i beccaccini e anche a Briony piacciono, abitiamo nella terra dei beccaccini (fantasma), ma i miei piani per le prove d’autunno li avevano categoricamente esclusi, avremmo gareggiato su animali normali, come fagiani e starne. I miei piani perfetti, tuttavia, sono durati fino a quando non è stata cancellata la mia batteria ad una prova “normale”, due giorni prima che questa avesse luogo. Amareggiata, sono andata online a controllare che altre prove ci fossero in calendario dalle mie parti, e l’unica era una prova a beccaccini. Così ho preso il telefono e chiamato il presidente del Club del Beccaccino, che subito mi ha rimbalzato al segretario. Sorpresa, il segretario era una persona che conoscevo da anni, mi ha iscritto subito alla prova!

Blus
Blus

Il giorno della prova, raggiunto il punto del raduno, mi sono sentita un po’ a disagio. Tutti sembravano molto professionali e c’erano adesivi e toppe con i beccaccini ovunque. Anche sul terreno ho avvertito lo stesso senso di inadeguatezza: borotalco spruzzato in ogni direzione per trovare il vento (non c’era vento e io non avevo borotalco) e conduttori pignolissimi sulla scelta dei terreni. Il Club del Beccaccino mi ha chiesto di scattare fotografie e ho accettato con piacere, dal momento che questo mi avrebbe permesso di seguire la batteria da vicino. Quanto visto non mi ha impressionato: alcuni cani (incluso il mio) sono stati costretti a correre su terreni deserti e asciutti, mentre altri, pur avendo avuto abbondati occasioni, le hanno buttate via non riuscendo a lavorare correttamente il selvatico. Abbiamo avuto ferme false, sfrulli, rincorse, eccetera eccetera ma, sebbene il lavoro dei cani non fosse stato degno di nota, le persone mi avevano colpito in positivo: erano gentili, amichevoli ed incoraggianti. O meglio lo sono diventate dopo l’avermi studiato per alcune ore: all’inizio pensavano che fossi lì “solo” per le foto e non riuscivano a collegarmi al cane. Queste persone pensavano che il cane fosse lì “solo” a guardare e che fosse troppo carina e troppo bianca per gareggiare. Quando hanno finalmente accettato il fatto che avrebbe corso, si sono auto convinti che sarebbe venuto qualcun altro (uomo) a condurla. Non ho idea di dove avessero collocato l’uomo, dal momento che la mia auto non conteneva al cune essere umano (tranne me), forse pensavano che sarebbe arrivato all’ultimo minuto, giusto in tempo per il turno. Quando hanno visto incamminarmi verso il terreno con il cane al guinzaglio, il che dichiarava che sarei stata io il conduttore, è calato il silenzio e siamo finite, nostro malgrado, sotto le luci del palcoscenico. Ci era toccato un terreno orribile: ruscello a sinistra, ferrovia di fronte, trattore a destra e stoppie asciutte. Briony ha lavorato bene, stando sul vento e esplorando il terreno con metodo ma, sfortunatamente, non c’era alcun beccaccino ad aspettarla. La sua buona condotta, tuttavia, ha cancellato i sospetti e mi ha trasformato improvvisamente in un buon conduttore. Il silenzio è cessato e le persone mi sono venute incontro per congratularsi e fare domande. È stato divertente: mi hanno chiesto se l’avessi preparata io, quale fosse la linea di sangue e se avessi intenzione di continuare a presentarla, belle sensazioni.

Noi

Alla fine della giornata ero confusa e non sapevo se avrei partecipato , o meno, ad altre prove su beccaccini. Verso il finire della settimana, tuttavia, avevo preso la mia decisione e Mauro, come promesso, mi aveva tenuto un posto. Questa volta, al raduno, c’erano diversi nuovi “amici” che mi hanno fatto sentire parte del branco o, meglio, una specie di animale domestico adottato da una famiglia. Lo stesso Club del Beccaccino aveva auto-deciso che sarei diventata la sua fotografa e i conduttori hanno prontamente imparato a fare del loro meglio per riuscire bene in foto. Alla fine ho partecipato a 5 delle 10 (?) prove del circuito autunnale e questo è quello che è successo. Su cinque prove Briony si è trovata in condizioni di poter lavorare il beccaccino solo in due occasioni. Nel primo caso l’aveva avvertito ed aveva iniziato ad accostare ma, un istante prima che potesse fermarlo, lui si è involato per motivi suoi e questo ha portato all’eliminazione. La seconda volta, invece ha sbagliato in pieno, non abbiamo visto altri beccaccini fino alla quinta prova, corsa sotto un diluvio che ha spinto i beccaccini ad essere estremamente leggeri e a involarsi da soli molto, molto avanti rispetto ai cani. Stavo dimenticando la prova numero quattro quando ha fermato un fagiano: era l’unico selvatico nei paraggi ma non era valido per quella prova. Il cane che ha corso dopo di lei è stato ugualmente sfortunato incappando nell’unica lepre di tutto l’ATC. Io e Briony non ci siamo mai qualificate durante queste prove, ma i giudici ci hanno detto di continuare (o avrei risparmiato soldi!) ed è stata menzionata da uni giudice durante una relazione, un trattamento di solito riservato a quei cani che hanno fatto bene ma che, per un motivo o per l’altro, sono stati un po’ sfortunati.

Lui!!! (Oldrado)

Generalmente, nel corso di ogni prova solo il 20% dei cani incontrava è brutto che sia così, ma questi animali sono selvatici che non possono essere posati prima della gara e tutti hanno dovuto fare i conti con la loro scarsità. O forse, si poteva cercare di comprare una buona dose di fortuna in anticipo. Nel mio caso non sono mai riuscita a metterla nel carrello ma, devo ammettere che gli altri concorrenti sono stati discretamente gentiluomini cercando di farmi correre su terreni idonei e suggerendomi dove cercare. È un po’ più facile trovare un beccaccino se conosci i terreni anche se… questi selvatici sono sempre pronti a coglierti di sorpresa!

In definitiva, le prove a beccaccini sono difficili come si sente dire? Credo di sì, i beccaccini sono pochi, nervosi e tremendamente influenzati dalle condizioni meteo. I beccaccini sono come diamanti e, proprio come i diamanti sono minuscoli e difficili da trovare, però luccicano, se li si cerca con attenzione li si può trovare. Abbiamo corso la prima prova durante una mattinata tiepida, umidiccia e senza vento. Le successive prove si sono tenute in mattinate fredde, nebbiose e prive di vento, fatta eccezione per l’ultima prova quando il vento è arrivato insieme a una pioggia torrenziale! Fermare il beccaccino in assenza di vento è molto duro, e la scarsa visibilità ha reso il compito dei giudici anche più difficile. Che dire dei conduttori? Si è trovato un po’ di tutto, come alle altre prove: cani perfetti e cani più “creativi” che si sono mangiati le ciance di andare in classifica perché hanno inseguito o sono andati fuori mano, ma ho visto dei buoni cani? Sì, credo di sì, e devo ammettere che, sebbene la maggior parte dei concorrenti presentasse setter inglesi, ho visto anche ottimi rappresentanti di altre razze. Voglio menzionare un paio di irlandesi (non andati in classifica), un pointer altrettanto bello da vedere (e altrettanto sfortunato) e un super Gordon: difficilmente mi piacciono i gordon ma questo era davvero speciale! Mi rivedranno in primavera? Forse…




Una bella serata di 10 anni fa – di Angelo Cammi

di Angelo Cammi

Il fascino dei ricordi.

Organizzata in una pizzeria di Piacenza nel giugno del 2006, è rimasta nei miei ricordi e ogni tanto ripassando il pacco di note e articoli che ben conservo, mi capita di rileggerla. La ripropongo, sintetizzata, se non altro, per fare confronti a distanza di tempo. Ed aggiornate considerazioni.

 L’idea di trovarsi, in quattro attorno ad un tavolo, è stata eccellente ed ha creato l’occasione per affrontare argomenti cinofili molto discussi e, come tali, con molti pro e contro. Quattro setteristi con impegni diversi che si scambiano opinioni.

Il derby, le zone di addestramento, le zone Doc e tanto altro.

“ A me non la danno a bere questa storia delle zone DOC in aree adibite a ripopolamento. Vedrai che pian piano le allargheranno in ogni dove, altro che selvaggina DOC !!! “.

Si passa poi al Derby; è una prova entusiasmante,  la verifica del valore riproduttivo dei  trialer(!!!), e si dà per presentata una proposta per un Derby per le sole femmine! <Si,si tutti propongono >– dice il Focoso a voce bassa – <campa cavallo!!-.>

E’ la volta delle starne. Il Taciturno fa riferimento ad una lettera di un tizio apparsa su un sito che si proponeva come vero esperto della loro reintroduzione. <Quello, non sa cosa dice; non ha nemmeno idea di quanto il …………………… ed io, abbiamo fatto per rimetterle; abbiamo cambiato zona,gabbie, gabbiette per i richiami, cambiato alimentazione e furono solo lacrime e sangue. Guarda il Mezzano, sembrava il paradiso terrestre delle starne, e nessuno sa ancora con precisione perché sono scomparse >.

Dato che gli argomenti non hanno regolarità nell’esposizione, si torna alle zone Doc.<E poi chi me lo dice che il criterio di scelta delle zone Doc sia uguale per tutti? Chi me lo dice? E perché allora non mi passano la tal zona di ripopolamento? > Dubbi legittimi se non si precisano le motivazioni!

Poi la legge regionale, la mancanza di zone di addestramento. Questo punto tocca i nervi scoperti. <Dove possono andare quei poveri cristi di cacciatori che hanno anche la passione per le prove? Dove vanno a fare qualche incontro? E chi si deve interessare? Le Associazioni dei Cacciatori che ci sono a fare?

Il discorso ha una sua logica! Il Tecnico con uno slancio quasi patriottico rimarca la differenza del comportamento dei fagiani autoctoni con le proprie note difese, da quelli “lancioctoni” che non sanno far tribolare il cane per farsi fermare.

Caffè per tutti ? Ci porta con i piedi per terra la graziosa voce della cameriera che dalla parte del Focoso sorride e si atteggia con grazia. Lui la guarda, si addolcisce < Signorina, lei è molto carina, dovrebbe però sviluppare un po’ i polmoni.> “Come sarebbe a dire, sbotta la ragazza. <Sa, noi abbiamo i cani e quando sono mingherlini come lei, per renderli atletici li facciamo correre per fare il fisico e sviluppare i polmoni>. – <Guardi che io ho fatto i cento metri ed il salto in lungo e non ho proprio niente da sviluppare->.

Il Saggio per portarci in carreggiata dopo la figuraccia, porta il discorso su binari un po’ più classici. <Tutto è migliorabile in democrazia, si cerca il consenso della maggioranza, poi si mette in atto il programma”.>

L’ultima parte della frase, quella che accenna “alla messa in atto dei programmi”, ha l’effetto di un blocco gastrico sul Focoso che si rende conto di trovarsi in difficoltà; una via di mezzo fra il balbettare e l’inciampare nelle parole, riesce solo a dire che non ricorda che questo sia mai avvenuto! Comunque per risollevarsi ordina un gelato al limone mimando con le mani come avrebbe dovuto essere. La ragazza del salto in lungo arriva con un catafalco di gelato che avrebbe rinfrescato una compagnia di scout.

Aspettiamo in silenzio la fine del gelato pensando alla nostra chiacchierata, ci sentiamo bene, una vera bella serata.

 

Hammer di Del Borghi
Hammer di Del Borghi

RIFLESSIONI (non solo mie): evidentemente è stato lungimirante il Focoso nel prevedere lo scollamento dell’impalcatura delle zone Doc, il loro snaturamento con il coinvolgimento delle AFV che nell’atto costitutivo non erano per nulla considerate, visti gli obiettivi. Non si può fare a meno di chiederci come e perché il progetto abbia subito modifiche peggiorative. Hanno avuto un’evoluzione le zone di addestramento? Era certo una bufala  la proposta di un Derby per sole femmine setter visto il successivo totale silenzio. Altre considerazioni? Si, diverse : come valutare sul piano tecnico- selettivo, ad esempio, i risultati del Derby inglesi 2016, peraltro magnificamente organizzato, con circa170 cani iscritti e con 4 classificati? (Poco più del due per cento). <Non consideriamo la competitività , ma la selezione, >, lo sento ripetere da anni, ma,alla luce dei fatti, i classificati sono sempre meno. I trialer, vecchi, nuovi, non mancano; i campioni di lavoro proliferano. I conti non tornano nemmeno quando ci si esalta a menzionare vittorie in manifestazioni definite importanti; certo soddisfano sotto l’aspetto spettacolare, ma la concretezza è un’altra cosa e gli standard ed i regolamenti si concentrano su questa. In sostanza la selezione a cui ci si aggrappa con piglio tecnico, produce soggetti sempre più lontani dalla funzionalità del cane da ferma. ”PRESTAZIONE IN NOTA, GALOPPO TIPICO, NON INCONTRA”; OTTIMO GALOPPO, RICHIAMATO INVESTE SELVAGGINA; Le relazioni sono su questi binari in altissima percentuale; ora si vedono anche sul sito. Ma allora di che selezione si parla?

COMMENTO: Certe idee, certe dichiarazioni, nascono in forma estemporanea con abbondante autoreferenzialità, specie quando ci si trova in un consesso che si scalda con slogan populisti; ma il seguito, come si evince, è poi desolante. Mi auguro di poter dire “sino ad ora”.

Nulla di polemico è nelle mie intenzioni, le polemiche non producono e non sono costruttive. La volontà di capire è però sempre giovane e vigorosa.

CONCLUSIONI: Grazie ai cacciatori con il setter inglese che mantengono vivo il fondamentale serbatoio dei valori autentici del cane da ferma da caccia. Un dovuto plauso con la raccomandazione di considerare essenziali L’AVIDITA’, L’INTELLIGENZA E LA CORRETTA COSTRUZIONE. Solo così il setter andrà avanti!!!!

Angelo Cammi

Aprile 2016

 




Prova UNCAA – Accademia S. Uberto

In giugno ero stata invitata alla prova estiva organizzata dall’UNCAA  (Unione Nazionale Cacciatori Appennini e Alpi)- Accademia S. Uberto, ma la prova è poi stata annullata e rimandata a settembre. Sono cambiati anche i terreni e i selvatici: la località questa volta era l’Azienda Agrituristica Venatoria Ruino, in Alto Oltrepo’ Pavese e i selvatici previsti non più quaglie bensì starne.  Conosco molto bene la riserva di Ruino, ci ho cacciato regolarmente per anni e so che offre terreni adatti alla cinofilia, anche alle razze inglesi.  Nella e-mail di invito venivano specificati pochi dettagli sulla prova che, sebbene pensata per i soci dell’UNCAA e dell’Accademia, era aperta a tutti. Non sapendo come si sarebbero svolte le cose  ho diffuso l’invito in maniera “sobria”, l’anno prossimo lo diffonderò meglio!

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Dopo aver partecipato sono in grado di fornirvi maggiori dettagli. La prova era aperta a tutte le razze da ferma ma la maggior parte degli iscritti erano cani da ferma continentali, capirete presto il motivo. Nella prova era richiesto ai cani di fare quello che normalmente si fa in una prova ENCI/FCI  ma, a differenza delle normali prove ENCI, non era “prevista” una formale eliminazione. Se il cane commetteva un errore da eliminazione questo veniva “annotato” ma in molti casi, specie con cani giovani, a discrezione del giudice, al cane veniva concessa la possibilità di continuare il lavoro per poterne visionare le qualità naturali. L’obiettivo non era infatti “eliminare” o “premiare”, bensì valutare le qualità naturali del cani e redigere un giudizio. Sono stati usati dei punteggi, su modello delle prove tedesche – da qui l’abbondante presenza di continentali tedeschi (alcuni di loro con alle spalle risultati in VJP, HZP. VGP,  Derby tedesco e Solms). Come potete notare dalla scheda, ampio spazio è stato riservato alla valutazione delle qualità naturali.

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Erano previsti circa 10-15 cani ma, inaspettatamente, si sono raggiunti 25 soggetti, di tutte le età (molti i cani giovani di circa un anno) e livelli di preparazione.  Stando al giudice Ivan Torchio (allievo diretto di Giacomo Griziotti), anche i migliori soggetti – continentali e inglesi- devono migliorare il percorso: sebbene si trattasse di una “selvaggina naturale” e non di una prova “a quaglie”, avrebbe voluto lacets più regolari per una più attenta e raffinata esplorazione del terreno. Ci sono stati soggetti molto ben preparati (attesa del conduttore in ferma, guidata a comando, fermo al frullo, obbedienza…) e altri più anarchici, vuoi per età o vuoi per inesperienza dei conduttori, che erano semplici cacciatori e non cinofili garisti.  Diversi “umani” hanno commesso errori come voler guidare e alzare  il selvatico al posto del cane, qualcuno ha  chiesto di lasciare corde e collari “per sicurezza”: il permesso è stato accordato – pur tenendone conto nel giudizio finale. Si è tenuto conto anche della conduzione, più o meno “rumorosa”e più o meno professionale.

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Chi voleva poteva legare il cane per fermarlo al frullo e un paio di cuccioli hanno chiesto di “partecipare”, ovvero di incontrare una quaglia trattenuti da una corda.  La drahthaarina si è talmente stupita all’involo da rimanere ferma al frullo, senza che nessuno glielo avesse mai insegnato.  I terreni erano i tipici terreni dell’Alto Appennino: medica, arato, qualche arbusto e molto caldo! Le condizioni climatiche erano ben lontane dall’ideale: vento debole che continuava a cambiare direzione e caldo, molto caldo hanno messo in difficoltà anche soggetti esperti. Si è cercato di mettere ogni cane in condizione di incontrare ma qualcuno non è riuscito a trovare il selvatico o è stato tratto in inganno e ha sfrullato. La prova verrà riorganizzata la prossima estate: è un modo efficace e semplice per tenere d’occhio i soggetti migliori e per avvicinare cacciatori e proprietari di “pet” alla cinofilia venatoria.

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Briony ha fatto bene, due ferme, due guidate corrette e due fermi al frullo perfetti. Il percorso è da raffinare, così come l’ubbidienza: ha sempre ubbidito prontamente ai comandi ma per un “terra” sono stati necessari due fischi e non solo uno!

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***Opinioni dei partecipanti:

  • Sara Orlandi (Kurzhaar): Questa per me è stata la seconda prova con il gruppo cinofilo S.Uberto, la prima su traccia artificiale nella meravigliosa località di Cecima ed appunto questa estiva per cani da piuma nel favolosa riserva di Ruino. È stata una grande emozione vedere il mio cane lavorare con determinazione e ricevere un positivissimo giudizio dal grande maestro Ivan Torchio. Per concludere la piacevolissima giornata ci siamo riuniti tutti in un ottimo pranzo a base di selvaggina da tutti molto gradito parlando dei nostri amati cani, di caccia e cinofilia a 360º Non mancherò al prossimo evento!
  • Daniele Malacalza (Spinone Italiano):  Bellissimo ambiente amichevole e goliardico, Ivan competente al livello della sua fama. Forse di più. Criteri di valutazione molto diversi dalle solite prove.



Perché e come puoi trarre beneficio dal Gundog Research Project

Il Gundog Research Project è stato pianificato con cura tenendo in mente cani, cacciatori e cinofili garisti. Capire come i loro cani siano gestiti è un passaggio preliminare ma fondamentale per scoprire quali pratiche sono ottimali e quali, invece, possono essere migliorate. La caccia, i cacciatori e tutto ciò che ruota accanto a loro (e quindi anche la cinofilia venatoria), non hanno una buona immagine pubblica e vengono spesso fraintesi. È necessario che avvenga un cambiamento, ed esso può avvenire solo attraverso i protagonisti: cacciatori, addestratori e conduttori possono dare un contributo incisivo. I cani da caccia hanno bisogno di te e le tue risposte sono importanti! Sorteggeremo dei premi tra tutti i partecipanti al questionario.

Il benessere animale, inoltre, è sempre più al centro di inchieste e polemiche pertanto crediamo che i cacciatori, i cinofili e le organizzazioni ad essi correlate, possano trarre beneficio da un atteggiamento “proattivo” (cercando di dare un’immagine positive di se stessi), anziché “reattivo” (cercando di difendersi dalle accuse). La tua partecipazione a questo progetto può aiutare a far capire a chi non conosce il nostro mondo come stanno realmente le cose, che ci tieni al benessere del tuo cane (ne sono sicura!).Inoltre, puoi aiutare a far comprendere quali siano la vera natura e le reali necessità dei cani da caccia. Contemporaneamente, le tue risposte ci faranno comprendere eventuali punti deboli nella gestione del cane da caccia e, se possibile, suggerire come migliorarli. Precedenti studi effettuati su cani ospiti dei canili e su altre tipologie di cani da lavoro, infatti, hanno provato che piccole correzioni delle metodiche gestionali, hanno ridotto il livello di stress nei cani, migliorato la loro salute e.. persino le loro prestazioni!

Chi c’è dietro al progetto (clicca per leggere)

Come compilare il questionario (clicca per leggere)

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