Siamo tornati in rete dopo aver cambiato hosting, il nostro precedente servizio hosting aveva alzato i prezzi da 34 euro annui circa… a 161 euro. Dogs and Country non è un sito a scopo di lucro, pertanto, non guadagnandoci nulla ha dovuto traslocare.
Non ho moltissimo tempo in questi giorni quindi non so dirvi quando caricherò nuovi articoli. Nel frattempo ringrazio pubblicamente Daniela Artioli (Daniela Baiulin Artioli) che ha reso possibile il salvataggio e il ripristino del sito… aiutandomi anche di domenica e… lavorando in segreto di notte. Se desiderate un sito web personale, per il vostro allevamento o centro cinofilo, a prezzi abbordabili e creato da un laureato in informatica non esitate a contattarla attraverso il suo sito web.
We are back online after a short black out. My former hosting service became too expensive (they asked me 161 euros a year) so I had to move. Dogs and Country is a no profit website.
I am very busy so I do not know when you will see any new articles but I want to thank Daniela Artioli for rescuing this website. She told me how to save all the data and then uploaded a new database and made sure everything was working properly. So… if you need an affordable website, she has a degree in computer science and can be the person to get in touch with through her website.
Charity shops: the bargains hunter’s realm
What can I do in a bit of spare time?
I can tell you about charity shops! They are a very British thing. An American friend told me they also have thrifty stores, but I have never seen any while I was living in the US. Therefore, for me, charity shops are something British, like wine gums, or fish and chips. Brits might think these shops do not deserve so much emphasis, but I am quite keen on them since I don’t have them in Italy!
What are charity shops? They are shops managed by different charities and that sell items that people donated them. As you can guess, all the profits go to charity and most of the employees are volunteers. What you can find in a charity shop is usually second-hand, but I managed to find a tweed hat and a tweed door stopper (in a fox shape) which were new with labels. Among the other things, they sell figurines, books, prints, mugs, watches, frames, mugs and…. clothes! It has become an habit, for me, to go and raid all the local charity shops each time I go to England.
I like them because they look like real shops, they have proper and nice windows and all the items are presented at their best: one of the shops in Barnard Castle even places its clothes by colour! During the years, I learnt that some charity shops are better than others. To get quality items at ridiculous prices, you should pick the best locations, such as wealthy towns and neighbourhoods. Furthermore, some charities are more attractive to donors than others. I visited shops in: Barnard Castle, Stanhope, Hexam, Consett (shocking experience), Grantown – on – Spey and Sittingbourne so far, and, unfortunately, forgot to check those in Harrogate, during my short stay. All the items I purchased, however, come from Barnard Castle and, as far as I can recall, I bought: a wrist watch, a pair of purple jeans, three framed prints, a new tweed hat (paid 3.99£ and on sale online for 16.99£) a new tweed fox (door stopper) and three shirts, one of which, was paid 3.50 , but worth 75£ according to Amazon! I might have forgotten something and I “lost” a nice tweed bag due to indecision. Besides the bargains that came home with me, I spotted some other good deals such as: some great furniture in Sittingbourne, a nice wedding gown in Hexam priced 20£ (in size 12 in case anyone needs it) and…. two pairs of men’s tweed breeks.
These tweed breeks ignited quite a turmoil at trials: strictly trained as a bargain hunter since childhood, I later developed some good skills as personal shopper. I can’t stand a bargain being ignored, or ending up with someone not so nice that probably does not deserved it. So… I started telling all the “worthy” trialers that there were two pairs of almost new tweed breeks in a Barnard Castle charity shop. That they were new, priced 7.99 £ each, and could be found in the “old people” (age.uk) shop, the one “by the funeral home”. Well, despite my vague directions, a bunch of people from the field trial circuit showed up at that shop during the same afternoon. Some of them bumped into each other, but all of them denied they had purchased the breeks. However, I went back on the to the shop one day later and the breeks were gone!
Here in Italy, some parishes organize a charity draft (the Italian literal translation would be a “charity fish”) yearly, but most the items you can win by purchasing a ticket are far away from being nice things to look at… and no second hand clothes at these fisheries.
Here second hand clothes end up in some huge yellow rubbish bins that are, indeed, owned by charities. These clothes, however, are re-sold to dealers and sometimes can be spotted in some open air markets, but there is no warranty this will happen. Open air markets are usually good places to find bargains, but the quality of offered items has dropped dramatically in the last few years. There are many more Chinese sellers, selling products that scream “made in China”. It is difficult to find used clothes but, in the biggest cities, like Milan, some sellers have traditional German and Austrian hunting clothes. Not really my thing, but friends with German dogs love them and I admit I would do the same if they were “tweed”.
Besides looking for bargains online, then, what else can I do? Well… apparently one of the charities managing the yellow rubbish bins is bound to open a “vintage” clothes shop in my city next Autumn: I’ll definitevely investigate on the quality of their offers!
Still curious about British trials? Check the section A Month on the Moor or click here.
La prestazione del cane da lavoro e il rapporto con il conduttore
Lefebvre et al. (2007) hanno studiato gli effetti della relazione tra cane e conduttore sulle prestazioni e sul benessere del soggetto. Per fare ciò hanno analizzato 303 questionari compilati da conduttori di cani dell’esercito belga, i cani erano in maggioranza pastori belgi malinois. Lo scopo principale del lavoro era determinare quanti conduttori dedicassero più tempo ed energia al proprio cane, portandoselo a casa (anziché lasciarlo nel canile della caserma) e/o praticando con sport ed attività cinofile indipendenti dalla vita militare (Lefebvre et al., 2007). Lo scopo secondario era individuare una relazione tra il maggior investimento sul cane (relazione e tempo trascorso insieme) e l’obbedienza, l’aggressività e il benessere (Lefebvre et al., 2007). I cani che vivevano in caserma, nelle pause tra i turni di lavoro, venivano alloggiati singolarmente in canile; i cani portati a casa a fine turno facevano vita libera con la famiglia del conduttore (Lefebvre et al., 2007). I questionari consegnati ai conduttori erano composti da 34 semplici domande che riguardavano la relazione tra il cane e il conduttore e la percezione che i conduttori avevano del comportamento e della personalità dei loro cani (Lefebvre et al., 2007). Tra le domande venivano chieste l’anzianità di servizio del conduttore, il sesso del cane, il sospetto se il cane fosse stato maltrattato o meno prima di essere arruolato nell’esercito e il tipo di relazione che si aveva con il cane (Lefebvre et al., 2007). Veniva poi chiesto che attività si praticavano con il cane nel tempo libero e dove viveva il cane che era portato a casa (in casa, in giardino, in un box ,eccetera). Molto importanti erano infine le domande sul comportamento del cane. Veniva chiesto se era socievole, se mostrava comportamenti aggressivi, se era obbediente e se aveva una personalità “equilibrata”, “aggressiva” o “timorosa” (Lefebvre et al., 2007). Infine, veniva indagata la presenza di anomalie comportamentali come il leccarsi le zampe, il distruggere oggetti, la presenza di diarrea, l’ululare, il camminare incessantemente, l’abbaiare o dare la caccia alla propria coda. Questi comportamenti dovevano essere osservati quando il cane stava nel box (Lefebvre et al., 2007).
143 conduttori (47.19%) portavano a casa il cane , o praticavano sport con lui; 49 conduttori (16.17%) lo portavano a casa e praticavano a sport con lui; 121 (39.93%) portavano a casa il cane. Queste scelte avevano più motivazioni: il 95.87% dei 121 conduttori che portava a casa il cane lo faceva per il suo benessere, mentre l’89.26% lo faceva per il rapporto che aveva con il cane (Lefebvre et al., 2007). Pochi conduttori lo facevano “perché era facile” (15.7%) e ancora meno al fine di ricevere l’indennità mensile di 75 euro (5.79%) (Lefebvre et al., 2007). 71 conduttori (23.43%) praticavano sport con il cane: il 54.93% attacco e difesa e il 43.66% ubbidienza. Altre discipline praticate erano jogging (22.54%), biathlon (16.90%), mondioring (11.27%), agility (8.45%) e/o R.C.I. (5.63%) (Lefebvre et al., 2007). Le motivazioni, nonché le successive scelte effettuate da chi portava a casa il cane, sembrano indicare un legame più profondo con l’animale. Già Podberscek e Serpell (1997) che avevano notato che coloro che passavano molto tempo in compagnia del cane, prendendosene cura, stabilivano con lui un legame più profondo.
Per quanto riguarda il comportamento del cane, è stata valutata l’obbedienza tramite la prontezza di esecuzione del comando “lascia”: 178 cani, ovvero il 58.75%, richiedevano al massimo tre ripetizioni del comando prima di lasciare, mentre 116 cani, ovvero il 38.28%, lasciavano dopo tre ripetizioni del comando o, addirittura, andavano separati fisicamente dal figurante. La percentuale dei cani ubbidienti era più alta tra quelli che venivano portati a casa (il 72.73% dei cani portati a casa ubbidiva entro tre ripetizioni del comando rispetto al 49.45% dei cani che vivevano in caserma) e tra quelli che praticavano sport (il 73.24% di quelli che praticavano sport contro il 54.11% di quelli che non lo praticavano) (Lefebvre et al., 2007).
Gli autori non hanno trovato alcuna correlazione tra l’anzianità di servizio del conduttore (e quindi la presunta esperienza cinofila) e l’ubbidienza, né legami tra presunti maltrattamenti subiti dai cani prima dell’arruolamento e livello di ubbidienza (Lefebvre et al., 2007).
Non è dato sapere con certezza se i cani più ubbidienti fossero stati portati a casa in virtù di questa caratteristica, o se l’ubbidienza sia stata migliorata dal maggior tempo trascorso insieme e dal praticare sport (Lefebvre et al.2007). La seconda ipotesi, tuttavia, sembra più probabile: Clark e Boyer (1993), infatti, hanno rilevato che l’ubbidienza aumentava se cane e proprietario passano più tempo insieme e se la relazione tra i due migliora. Anche Podberscek e Serpell (1997) e Kobelt et al. (2003) sono giunti a conclusioni simili, riscontrando un miglioramento dell’obbedienza e una riduzione dell’aggressività nei cani molto legati ai proprietari.
Il nesso tra aggressività e disobbedienza non è stato stabilito in maniera netta, ma Lefebvre et al. (2007) ipotizzano che, a monte, ci possano essere stati dei maltrattamenti. Essi, pur ritenendo necessari ulteriori approfondimenti, partono dal presupposto che una situazione di disagio vissuta dal cane possa trasformarsi in paura o aggressività. I maltrattamenti potrebbero quindi, per lo meno, nel caso di cani aggressivi, ridurre l’obbedienza del cane (Lefebvre et al., 2007). Del resto, altri studi hanno dimostrato che un addestramento basato su punizioni può compromettere il benessere del cane senza migliorarne l’ubbidienza (Hiby et al.2004; Schilder e Van der Borg, 2004).
Il 25.74% dei conduttori ha ammesso che il proprio cane ha morso almeno una persona. Il 19.83% dei cani portati a casa ha morso qualcuno, contro il 29.67% dei cani lasciati in canile Tra i cani che praticavano sport, il 19.72% ha morso e tra i cani che non praticavano sport il 27.71% (Lefebvre et al.,2007).
I conduttori potevano descrivere il cane come “equilibrato”, “timoroso” o “aggressivo”, scegliendo anche più di una di queste definizioni. La maggior parte dei conduttori (84.49%) ha definito il proprio cane “equilibrato”; l’11.22% “aggressivo” e l’8.58% “timoroso”. Non sono emerse correlazioni tra presunti maltrattamenti, equilibrio e aggressività, ma si è sospettato che il 58.82% dei “timorosi” fosse stato maltrattato. Per quanto riguarda l’obbedienza, il 59.55% degli equilibrati e il 42.31% dei paurosi erano ubbidienti, mentre il 79.41% degli aggressivi non lo era. La personalità del cane non è parsa avere alcun legame con il tipo di alloggio (casa del conduttore o caserma) né con la pratica di sport (Lefebvre et al., 2007).
Per quanto riguarda la socievolezza, il 67.99% dei cani era ritenuta essere socievole, il 24.2% poco socievole. Il 2.31% dei cani venivano invece descritti come più o meno socievoli a seconda del contesto. Il 77.69% dei cani portati a casa era ritenuto socievole, mentre tra quelli che rimanevano in caserma la percentuale scendeva al 61.54%. I cani socievoli erano anche più ubbidienti : il 63.59% dei cani socievoli era ubbidiente mentre lo era solo il 51.35% di quelli considerati poco socievoli. Il 63.64% dei cani portati a casa accettava di essere accarezzato da estranei, per i cani lasciati in canile la percentuale scendeva al 49.45%. I cani che accettavano di essere accarezzati da estranei erano anche più ubbidienti rispetto ai restanti soggetti: 61.68% contro 52.04%. La percentuale di conduttori che poteva avvicinarsi al cane, toccare il cane, o portare via la ciotola mentre il cane mangiava era più alta tra coloro che portavano il cane a casa: il 96.69% si poteva avvicinare; il 92.56% poteva toccare il cane e l’ 80.17% rimuovere la ciotola (le percentuali per i cani lasciati in canile diventavano rispettivamente 89.56% , 84.07% e 62.09%) (Levebre et al., 2007). In definitiva, i cani che vivevano a casa erano più socievoli, ma non si sa se siano stati portati a casa in virtù di questa caratteristica o se è stato lo stile di vita, caratterizzato da una maggiore interazione con gli esseri umani, a migliorare questa caratteristica, i ricercatori sembrano credere maggiormente in questa seconda ipotesi (Levebre et al., 2007). Non è emersa invece alcuna correlazione tra la pratica di uno sport e la socievolezza, ma gli autori sottolineano che questo potrebbe dipendere dal tipo di disciplina praticata, nella più parte dei casi si trattava di discipline di attacco e difesa (Lefebvre et al., 2007).
Tra i comportamenti inappropriati in canile, ritenuti indicatori di scarso benessere, i più frequenti sono stati: camminare avanti e indietro (22.11%), abbaiare (14.19%) e distruggere (11.55%). La percentuale dei comportamenti inappropriati cambiava a seconda dello stile di vita interessando il 7.14% dei cani che vivevano con i conduttori e l’ 11.07% di quelli che rimanevano in caserma. Il praticare sport si è rivelato molto importante: solo l’1.98% dei conduttori di cani che praticavano sport aveva notato questi comportamenti (Lefebvre et al., 2007). Vivere a casa con il conduttore e praticare sport hanno ridotto la presenza di questi comportamenti, studi simili, che vedevano protagonisti cani da compagnia, hanno individuato dei fattori che potrebbero aver portato a questi risultati. Kobelt et al. (2003) hanno scoperto, per esempio, che il tempo trascorso con il proprietario si correlava negativamente con anomalie comportamentali e Jagoe e Serpell (1996) hanno dimostrato che l’interazione con il cane e l’esercizio fisico riducevano l’aggressività.
Vi è piaciuto questo articolo? Se volete saperne di più date un’occhiata al PS. Non dimenticatevi di dare un’occhiata al Gundog Research Project!
Bibliografia:
Clark G.I e Boyer W.N. (1993). The effects of dog obedience training and behavioural counselling upon the human–canine relationship. Applied Animal Behaviour Science, 37: 147–159.
Hiby E.F., Rooney N.J., Bradshaw J.W.S. (2004). Dog training methods: their use, effectiveness and interaction with behaviour and welfare. Animal Welfare, 13: 63-69.
Jagoe A., Serpell J. (1996). Owner characteristics and interactions and the prevalence of canine behaviour problems. Applied Animal Behaviour Science, 47: 31–42.
Kobelt A.J., Hemsworth P.H., Barnett J.L., Coleman G.J. (2003). A survey of dog ownership in suburban Australia – conditions and behaviour problems. Applied Animal Behaviour Science, 82: 137–148.
Lefebvre D., Diederich C., Delcourta M., Giffroy J.M. ( 2007). The quality of the relation between handler and military dogs influences efficiency and welfare of dogs. Applied Animal Behaviour Science 104 (1–2): 49–60.
Podberscek A.L., Serpell J.A. (1997). Environmental influences on the expression of aggressive behaviour in English Cocker Spaniels. Applied Animal Behaviour Science, 52: 215–227.
Schilder M.B.H. e Van der Borg J.A.M. (2004). Training dogs with help of the shock collar: short and long term behavioural effects. Applied Animal Behaviour Science, 85: 319–334.
Il periodo giovanile e lo sviluppo di paure
Il Periodo Giovanile viene fatto iniziare a 12 settimane (presunto termine del Periodo di Socializzazione) e fatto terminare a 6 mesi o, tenendo conto della velocità di maturazione propria di ciascuna razza, al raggiungimento della maturità sessuale (Serpell et al., 2017). Gli effetti di ciò che accade in questa fase sulla futura personalità del cane sono stati studiati relativamente poco (Serpell et al., 2017), ma alcuni lavori presenti in letteratura (Dehasse, 1994; Foyer et al., 2014; Serpell e Duffy, 2016) parrebbero confermare che le esperienze vissute nell’arco del Periodo Giovanile possano influenzare in maniera duratura quello che sarà il comportamento di un soggetto. Fox (1971 e 1978), Woolpy e Ginsburg (1967) e Woolpy (1969) hanno altresì rilevato che i cuccioli, sia di lupo che di cane, socializzati all’età di 3 mesi devono continuare a ricevere rinforzi sociali periodici fino a 7 o 8 mesi di età; in caso le stimolazioni vengano a mancare, essi sono portati a regredire. Un cucciolo correttamente socializzato fino all’età di 8 settimane e poi ceduto, può trasformarsi un soggetto timido, pauroso e difficile da addestrare se lasciato isolato in canile durante il Periodo Giovanile (Argue, 1999).
Studi compiuti sui roditori aprono inoltre a nuove prospettive sull’importanza del Periodo Giovanile poiché, in queste specie, interventi correttivi (arricchimento ambientale) durante la pubertà sono stati in grado di eliminare completamente gli effetti dello stress in età precoce sull’asse HPA (Francis et al., 2002).
Nella letteratura cinofila popolare si legge di un secondo e addirittura di un terzo “periodo della paura” che seguirebbe il “primo periodo della paura” (prima risposta motoria di evitamento e paura) generalmente collocabile attorno ai 49 giorni di vita (Coppinger e Coppinger, 2001). Coloro che, in maggioranza addestratori ed educatori, rintracciano un secondo, e addirittura un terzo, “periodo della paura” non indicano con precisione l’arco temporale in cui esso si verifica all’interno del Periodo Giovanile, ma questo può essere imputabile a differenze di maturazione in relazione alla razza e all’individuo (Stewart, 2016). Sebbene siano riportare reazioni di paura improvvise ed eccessive da parte di cuccioli di età compresa tra i 6 e i 18 mesi, non esiste, al momento, alcuna letteratura scientifica sull’argomento (McAuliffe, 2016). Questi periodi della paura secondari sono collocati nell’adolescenza, un momento caratterizzato da profondi cambiamenti fisiologici (Heim e Binder, 2012) e che coincide nel momento in cui lupi e cani rinselvatichiti lasciano il nucleo famigliare (McAuliffe, 2016).
In relazione allo sviluppo di paure, tra cui la paura dello sparo, anche il Periodo Giovanile è importante: i cani di età superiore alle 12 settimane che continuano a vivere relativamente isolati all’interno di allevamenti e canili sviluppano quella che è comunemente chiamata “sindrome da canile”, ovvero livelli anormali di timidezza nei confronti di persone e situazioni nuove (Appleby et al., 2002; Serpell e Jagoe, 1995; Pfaffenburger e Scott, 1976; Grandin e Johnson, 2005).
Argue (1999), nel suo volume dedicato alle razze setter e pointer, racconta di numerosi soggetti “rovinati” perché lasciati isolati in canile durante il Periodo Giovanile. Egli racconta di cuccioli correttamente socializzati che, una volta ceduti ai nuovi proprietari, venivano lasciati in canili isolati fino a circa 8 mesi di età. Questi cani diventavano timidi, “selvatici”, timorosi nei confronti dell’uomo e difficili da addestrare. Racconta altresì di un cane da lui ri-adottato ad un anno di età e riabilitato a fatica alla pratica venatoria dopo 6 mesi di rieducazione. Questo dimostra che, se ciò che è stato appreso durante la fase sensibile non viene rinforzato, come accaduto a questi soggetti, il cane può regredire (Shepherd, 2004).
Fox e Stelzner (1966) hanno lavorato per comprendere se nel corso dei periodi sensibili ci fossero dei momenti di particolare sensibilità e hanno riscontrato una maggiore vulnerabilità (maggior sensibilità allo stress, alla paura e al dolore fisico) nei cuccioli di 8 settimane. Questo dato è molto importante perché è proprio a 8 settimane che la maggior parte dei cuccioli lascia il luogo e la famiglia d’origine per iniziare una nuova vita: questo passaggio traumatico e stressante in questa fase sensibile può esitare in problemi comportamentali (Serpell et al., 2017).
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Bibliografia:
Appleby D. L., Bradshaw J. W. S. e Casey R. A. (2002). Relationship between aggressive and avoidance behavior by dogs and their experience in the first six months of life. Veterinary Record, 150: 434–8.
Argue D. (1999). Setters and pointers. Swan Hill Press, Shrewsbury, UK.
Dehasse J. (1994). Sensory, emotional and social development of the young dog. Bulletin for Veterinary Clinical Ethology, 2: 6–29.
Coppinger R. e Coppinger L. (2001). Dogs: a startling new understanding of canine origin, behavior, and evolution. University of Chicago Press, Chicago, USA.
Foyer P., Bjällerhag N., Wilsson W. e Jensen P. (2014). Behaviour and experiences of dogs during the first year of life predict the outcome in a later temperament test. Applied Animal Behaviour Science, 155: 93–100.
Fox M. W. (1971). Behavior of wolves, dogs and related canids. Harper and Row, New York, USA.
Fox M. W. (1978). The dog: its domestication and behavior. Garland STPM Press, New York, USA.
Fox M. W. e Stelzner D. (1966). Behavioral effects of differential early experience in the dog. Animal Behavior, 14: 273–81.
Francis D. D., Diorio J., Plotsky P. M. e Meaney M. J. (2002). Environmental enrichment reverses the effects of maternal separation on stress reactivity. Journal of Neuroscience, 22: 7840–3.
Grandin T. e Johnson C. (2005). Animals in translation. Using the mysteries of autism to decode animal behavior. Hartcourt, Orlando, USA.
Heim C. e Binder E. B. (2012). Current research trends in early life stress and depression: Review of human studies on sensitive periods, gene-environment interactions, and epigenetics. Experimental Neurology, 233: 102–11.
Pfaffenberger C. J., Scott P., Fuller J. L., Ginsburg B. E. e Bielfelt S. W. (1976). Guide dogs for the blind: their selection, development and training. Elsevier, Amsterdam, The Netherlands.
Serpell J. ed. (2017). The domestic dog its evolution, behaviour and interactions with people. 2nd Ed. Cambridge University Press, Cambridge, UK.
Serpell J. A. e Duffy D. L. (2016). Aspects of juvenile and adolescent environment predict aggression and fear in 12 month-old guide dogs. Frontiers in Veterinary Science, 3: 49. doi: 10.3389/fvets.2016.00049.
Serpell J. e Jagoe A. (1995). Development of behaviour. In: Serpell J. (Ed.) The domestic dog its evolution, behaviour and interactions with people. 1st Ed., 80-102. Cambridge University Press, Cambridge, UK.
Shepherd K. (2004). Sviluppo del comportamento, comportamento sociale e comunicazione nel cane. In: Horwitz D.F., Mills D.S., Heath S. (Eds.), Palestrini C. (Tr.) Terapia comportamentale del cane e del gatto. UTET Scienze Mediche, Torino, Italia.
Woolpy J. H. e Ginsburg B. E. (1967). Wolf socialization: a study of temperament in a wild social species. American Zoologist, 7: 357–63.
Woolpy J. H. (1968). The social organisation of wolves. Natural History, 77: 46–55.
La paura dello sparo vista dalla scienza
Per natura, tutti gli animali sono spaventati dai rumori improvvisi, e più in generale da tutto ciò che è nuovo e improvviso (Grandin e Johnson, 2005), ma Bradshaw (2011) spiega che l’udire fuochi d’artificio durante il Periodo della Socializzazione, o durante le prime settimane del Periodo Giovanile, riduce il rischio che i cuccioli sviluppino il timore di rumori forti. Al contrario, cuccioli che non hanno l’opportunità di udire spari o suoni forti in queste prime fasi di vita, sono più suscettibili allo sviluppo di fobie legate ai rumori.
Della stessa opinione sembra essere Pageat (1999), che addirittura titola un paragrafo “Il mito del gene della paura del fucile”. Secondo l’autore, infatti, i cinofili tendono a ricondurre questo atteggiamento alla genetica, quando in realtà le reazioni negative alle prove di sparo, come quelle presenti nei TAN (Test d’Aptitude Naturelle), devono essere imputate a un’errata preparazione a questo test (Pageat, 1999). I ricordi legati alla paura, negli animali, sono permanenti, poiché vengono stoccati nella memoria come immagini, suoni, sensazioni tattili e odori (Grandin e Johnson, 2005). Una sbagliata introduzione al colpo di fucile può altresì portare a ulteriori fobie nei confronti dei rumori, perché gli animali sembrano super-generalizzare attraverso il senso, in questo caso l’udito, ciò che li ha spaventati per la prima volta (Grandin e Johnson, 2005).
Il patrimonio genetico codifica alcune caratteristiche del cane, ma non tutte e tra queste non le più sottili sfumature comportamentali. Tra quanto codificato geneticamente possiamo, invece, trovare una certa suscettibilità emozionale, la propensione a sviluppare turbe dell’umore, la propensione a sviluppare segnali facciali piuttosto che corporei. Si può parlare di “promessa genetica” che è destinata ad influenzare comportamento del cane per circa il 20%, mentre il restante 80% è legato all’influenza ambientale durante i periodi critici (Pageat, 1999). In altri termini è corretto parlare di una possibile maggiore sensibilità a stimoli sonori che, tuttavia, non è destinata a sfociare in una fobia se il cane è introdotto ai rumori con la giusta modalità e tempistica. Pageat (1999) non concorda sull’attribuire a determinate razze specifici modelli comportamentali, mentre il parere di Grandin e Johnson (2005) è più sfumato. La studiosa parla di animali “flighty” che, per esempio, sono più portati a esprimere comportamenti dettati dalla paura (border collie, cani di piccola taglia e cavalli arabi), mentre altri sarebbero meno inclini a spaventarsi (rottweiler e quarter horse). La tendenza a fuggire e a sobbalzare sarebbe determinata geneticamente, ma il livello di percezione della paura varia ampiamente all’interno di una specie animale, e anche all’interno di una razza (Grandin e Johnson, 2005). Gradin e Johnson (2005) ipotizzano altresì una relazione tra aspetto fisico e comportamento e pone tra le caratteristiche fisiche associate a comportamenti legati alla paura un’ossatura leggera e, nei cavalli e nei bovini, una rosa sulla fronte posizionata più in alto rispetto al livello degli occhi.
Uno studio pubblicato nel 2016 (Overall et al., 2016) parrebbe confermare una maggiore reattività ai rumori in certe razze e in determinate linee di sangue. Questo lavoro ha preso in esame 50 australian shepherd, 81 border collie e 58 pastori tedeschi di cui è stata analizzata la reattività a rumori forti e improvvisi: spari, tuoni e fuochi d’artificio. I ricercatori hanno raccolto dati sui comportamenti dei cani attraverso questionari e fotografie e li hanno comparati per tipo, frequenza e intensità. È stata altresì usata una scala per la misurazione dell’ansia Anxiety Intensity Rank (AIR) ed è stata inclusa un’analisi genetica. A conclusione dello studio è emersa una segregazione della reattività per linee genetiche (sebbene la frequenza delle reazioni da parte del singolo soggetto potesse cambiare) e che sia gli australian shepherd che i border collie presentavano una maggior reattività ai rumori forti rispetto ai pastori tedeschi. Le reazioni variavano altresì in base alla provenienza del cane e allo scopo per il quale era stato acquistato (Overall et al., 2016).
Bradshaw J. (2011). In defence of dogs: why dogs need our understanding. Penguin, London, UK.
Grandin T. e Johnson C. (2005). Animals in translation. Using the mysteries of autism to decode animal behavior. Hartcourt, Orlando, USA.
Pageat P. (1999). L’homme et le chien. Odile Jacob, Paris, France.
Overall K.L, Dunham A.E., Juarbe-Diaz S.V. (2016). Phenotypic determination of noise reactivity in 3 breeds of working dogs: A cautionary tale of age, breed, behavioral assessment, and genetics. Journal of Veterinary Behavior 16 , 113-125.
Some collars are better than others
I am, I must admit, a picky person who tends to research things before purchasing them but, when I find something I like, I tend to stick with it. When I decided to buy a definitive collar for Briony, I ended up at Maxizoo (a supermarket for pets) and I opted for a flat Hurtta collar. I liked the colour (red) and the softeness (neoprene). I did not want a leather collar, as I like to wash my collars sometimes, a soft, synthetic one was just perfect. Besides liking its softness and its design, I quickly realized this collar could offer more. It was, indeed, a cross between a standard flat collar and a choke collar. You could not really choke the dog, but the fact the it could get tighter is extremely useful as this forbids the collar from slipping away. This should never happen, but it can indeed happen to dogs with narrow heads, wearing standard collars: if the dog bounces backwards for any reasons, he can quickly get out of the collar. Those owning sighthounds, infact, tend to purchase specific “sighthounds collars”, or to rely on half choke collars that naturally get tighter around the dog’s neck. The old Hurtta flat collar, however, is way more wearable than the standard half-choke collar and does not look bad as sighthounds collars often do on other breeds: it does not hang from the dog’s neck and can therefore be left on the dog without any risks. In a few words, it is small, ergonomic and handy. I think this collar has a lot of Pros and just a few Cons: colour fades quickly and price is a bit high, if compared to similar model but, its other talents make it worth a purchase. The problem is… that Hurtta does not longer produces them. I e-mailed the company and they, unfortunately, confirmed this.
I therefore had to find another collar like this and, to be honest, I still haven’t found any, but I found a very nice lady from Germany who did its best to copy this model. She was the only person (I contacted a few) accepting to try to recreate a model without having it in her hands. Barbara Schoenen, of the Etsy shop “The Present for You” gave me ample choice and I could literally design my own collar. I could pick the cloth I wanted and she even ordered a specific red neoprene that would match nicely with the pattern I choose. This lady tried very hard to make the perfect collar and whereas it is not perfect yet (but she is working on improving it), she gave me a high quality product. The collar is sturdy and safe and can be ordered with a plastic (lighter) buckle or with a sturdier metal buckle, perfect for bigger dogs. Mine is made of cotton and neoprene. The cotton cloth is high quality but it is quite “smooth” and the intermediate hooks tend to move a bit. A rougher cloth would probably be better at keeping them in place but, again, mine is just a minor complain. These collars cost a bit more than those you can find in shops, but their prices are extremely reasonable and having your own, unique, handmade collar, has no price. Shipping fees are reasonable as well and the collars come nicely packed, perfect to be gifted to someone, or to yourself! So as a Pros we have: fully customizable; artisan willing to do what you ask; excellent quality and great quality price/ratio. As a Cons I’d say that some things might be slightly improved; metal buckle is very sturdy but makes the collar too heavy for a setter (but it isperfect for a Labrador, GSP, GWP…; price is higher than the standard collar in shops (but not much higher than the Hurtta); a bit of waiting to get it made.
Before closing the article I would like to mention a third option, the Hunter standard collar named Hunter Neoprene Vario Plus. I saw one in a shop and bought it while waiting for Barbara’s collar to come. Why did I buy it? Quality/price ratio is great, this collar was around 10 euros or less and it is nicely made, using nylon and neoprene and adding a few more euros you can get a matching lead available in different length. It comes in a few nice colours and you can easily find it online or in shops. So… which are the Cons? Intermediate “hooks” slide as well and, most of all, the collar, despite looking like the Hurtta one, is indeed a standard flat collar and it can slip away if your dog has a narrow head… It happened to me. It could be an excellent and affordable option if you have a large headed dog, not the best option with a narrow head.
Dalla parte del cane
Eccomi, finalmente dopo alcuni mesi molto intensi. Ho terminato gli esami necessari alla laurea in medicina veterinaria e ora, tirocini a parte, dovrò occuparmi della tesi che riguarderà i cani da caccia. Se volete saperne di più sul Gundog Research Project cliccate sul link. Prima di affrontare la letteratura scientifica dura e pura, ho deciso di dare un’occhiata ai libri che avevo in casa e… ho alcuni suggerimenti. Se non la conoscete, iniziate a guardarvi i lavori di Temple Grandin, questa donna ha molto da dire. (Alcuni dei sui libri sono pubblicati in italiano).
Poi, andando più nel dettaglio, vi consiglio uno dei miei libri preferiti. Il titolo originale inglese è In Defence of Dogs di John Bradshaw orrendamente tradotto in “La naturale superiorità del cane sull’uomo” e… pare fuori stampa. Un vero peccato: è un libro gradevolissimo da leggersi e di grande rigore scientifico, ogni cinofilo dovrebbe leggerlo. Il secondo libro si intitola The Domestic Dog. Its Evolution, Behavior and Interactions with People. Si tratta di un’antologia curata da James Serpell che racchiude parti di differenti studiosi tra cui Raymond Coppinger, M.B. Willis, Benjamin and Lynette Hart e Valerie O’ Farrel. Non mi risulta tradotto in italiano ma c’è anche un articolo curato da Boitani e altri collaboratori. Io possiedo l’edizione del 1995, prima edizione, ma ho intenzione di controllare anche la nuova edizione, 2016 sicuramente più aggiornata.
Un’altra risorsa interessante è il corso online Animal Behavior and Welfare a cura della University of Edinburgh disponibile online attraverso la piattaforma Coursera.org il corso è gratuito e sono disponibili i sottotitoli delle lezion in italiano.
Cercherò di scrivere altro molto presto!
In Defence of Dogs
I am back after a couple of very busy months: I was busy writing for “real” magazines, freelancing as a translator and editor and… studying for my last veterinary school exam. Now that all veterinary schools exams are over, internships aside, I need to start researching more for my dissertation which is going to be on Gundog Welfare (check the link for more information). Right before starting to dig into scientific journals, I decided explore the books and ebooks I have at home and I wish to share something with you. First of all, if you have not done it yet, take some time and explore the works of Temple Grandin. Yes, she focuses on livestock mainly, but her stuff is great.
As a second step I suggest you two books I am going through. One is titled In Defence of Dogs by John Bradshaw. This is one of my favourite books ever: it is pleasurable to read and yet extremely accurate. Every dog lover should own a copy, especially if he or she plans to train his dog. The other book is titled The Domestic Dog. Its Evolution, Behavior and Interactions with People and it is edited by James Serpell. The book is indeed a collection of chapters by different scholars such as Raymond Coppinger, M.B. Willis, Benjamin and Lynette Hart and Valerie O’ Farrel. I currently have the first edition, published in 1995 but I know there is an updated 2nd edition published in 2016.
One more valuable resource on Animal Behavior and Welfare is the online course by the University of Edinburgh available online through the Coursera.org educational platform. It can be taken for free and subtitles are available in different languages.
I will try to be back soon with more articles!
Altre brevi note sul setter nero focato – di Rino Radice
Altre brevi note sul setter nero focato – di Rino Radice Rassegna Cinofila Novembre-Dicembre 1936 XV
Trascrizione a cura di Maurizio Peri
I Brevi appunti sul setter nero focato da noi pubblicati nell’ultimo numero di questa Rassegna, non hanno incontrato il favore di un anonimo scrittore di “La Caccia e la Pesca” (v. La Caccia e la Pesca, n.3: A proposito del Setter scozzese – sinonimi: Setter Gordon, Setter nero fuocato – smentite ufficiali che non smentiscono ma confermano) e del Prof. Gino Pollacci (v. Diana 1936, n. 24: Ancora sul Setter Scozzese).
Il dissenso non ci stupisce affatto perché è da tempo che La Caccia e la Pesca va ospitando articoli nei quali si sostiene sia la denominazione di scozzese sia il mantello tricolore per la razza di cui è questione, ed il Prof. Gino Pollacci nel n. 19 (15 Ottobre) di Diana 1936 spezzava ancora, posteriormente dunque al riconoscimento E.N.C.I. alla Società del Setter nero fuocato, una lancia a favore del mantello tricolore e della denominazione… scozzese.
E’ appunto a causa di tali pubblicazioni che abbiamo ritenuto opportuno e doveroso pubblicare i nostri brevi appunti. Il dissenso dunque non ci stupisce perché già conosciuto, ma quello che ci stupisce è il modo col quale specialmente l’anonimo scrittore de La Caccia e la Pesca, ed, in tono minore, il Prof. Pollacci, hanno creduto di potere demolire le conclusioni cui eravamo arrivati nei nostri brevi appunti.
Avevamo onestamente pubblicato integralmente cinque documenti (le lettere dei Sigg. Eadington, Jack e Wright, la memoria del Sig. Bolam e lo standard ufficiale inglese), ne avevamo tratte le nostre conclusioni, sulle quali il lettore poteva pur dissentire, ma avevamo dato mezzo al lettore di formare il suo giudizio alle medesime fonti dove avevamo attinto il nostro; non ci aspettavamo però che per giungere a diverse conclusioni si potesse osare di citare incompletamente e di stroncare i pensieri degli autori dei documenti pubblicati.
Questo stroncamento è la causa principale del nostro stupore.
L’anonimo scrittore di La Caccia e la Pesca scrive:
“E’ bene ricordare come sia venuto alla luce il nome di Setter Scozzese, recentemente bocciato. Non è stato un capriccio nostro. No. Esso è stato preso da una pubblicazione ufficiale dell’E.N.C.I. sul Setter Gordon (nero focato), apparsa nei numeri 3, 4, 5, 6, 7, e 8 di Rassegna Cinofila del 1931, appunto con il nome di Setter Scozzese, Questa pubblicazione dovuta al Prof. Gino Pollacci era avallata, senza alcuna riserva, dalla firma del Dr. Rino Radice, Segretaraio Generale dell’E.N.C.I., quale Direttore della Rivista. La pubblicazione portava bene in vista questo titolo Setter Scozzese (sinonimi: Setter Gordon, Setter nero fuocato) e di essa furono editati anche e distribuiti degli estratti, ad evidente scopo di indirizzo cinofilo. L’A. Prof. Gino Pollacci, dimostrava in essa che l’origine del Gordon era la Scozia e l’E.N.C.I. teneva a battesimo nel 1931 questa asserzione, e, come già abbiamo detto, le dava il crisma ufficiale.
Nessuno allora protestava, nemmeno i lettori de Il Cacciatore Italiano.
Quest’anno in un primo tempo all’epoca del riconoscimento della Società Italiana, non teneva più conto del nome stabilito sotto i suoi auspici, metteva da una parte la pubblicazione ufficiale, e non voleva più saperne del nome Scozzese ed indirettamente della riconosciuta provenienza”
E’ vero che il Prof. Pollacci nel 1931 faceva pubblicare, nei N. 3, 4, 5, 6, 7, e 8 di Rassegna Cinofila, uno studio sul setter nero fuocato, studio che conteneva anche una traduzione dello standard stabilito dalle società scandinave ed una traduzione dello standard stabilito dalle società britanniche ed infine chiudeva, dopo avere affermato essere preferibile quest’ultimo in confronto del primo, con una proposta di standard che senza avere la pretesa di volerne stabilire uno diverso da quello scozzese, può completarlo e renderlo meno improprio nella dicitura se non modificarlo (v. Rassegna Cinofila, 1931, N.8, pag. 319).
E’ vero che il Prof. Gino Pollacci, secondo la consuetudine, faceva riunire in un opuscolo le sei puntate del suo studio apportandovi anche qualche variante e l’opuscolo diffondeva fra gli amici. Ma le proposte del Prof. Pollacci non avevano più seguito; l’E.N.C.I. non ha mai fatto sue né la proposta di mutamento del nome né la proposta di standard. Non sappiamo a quale canone, a quale consuetudine giornalistica l’anonimo possa appellarsi per giustificare la pretesa peregrina che la pubblicazione di un articolo firmato nella parte redazionale di una rivista, sia pure ufficiale di un Ente, porti con sé automaticamente che le conclusioni cui l’articolista è giunto diventino per sé stesse ufficiali e che la firma del Direttore, concessa come affermazione di responsabilità verso lo Stato, avalli le conclusioni, magari anche le sublimità o le castronerie, cui l’articolista può avere dato corpo.
La pubblicazione dello studio sul setter n.f. compiuto dal Prof Pollacci non aveva allora carattere ufficiale, come non lo hanno i nostri brevi appunti e queste nostre note aggiunte. Si tranquillizzi adunque l’anonimo scrittore de La Caccia e la Pesca; l’E.N.C.I. non ha mangiato –novello Saturno – i suoi figli sia perché il gesto non è mai stato né morale né estetico, sia perché, in questo caso, figli non aveva avuto né ha.
All’anonimo scrittore ed, in tono minore, al Prof. Pollacci invece domandiamo quale giudizio essi farebbero di un contradditore che, per coglierli in fallo, si permettesse di citare incompletamente i loro scritti. Domandiamo perciò a loro ed al lettore imparziale se sia giornalisticamente corretto e polemisticamente efficace affermare:
che il Signor Bolam -la cui memoria tradotta non è che il cenno illustrativo premesso alla nuova edizione dello standard (il quale ora non porta più la scala dei punti) (1) quindi qualcosa di ben più importante di quello che non possa esserlo l’espressione del pensiero personale di un noto od ignoto cinofilo, e con ciò intendiamo rispondere al Prof. Pollacci che taccia d’incompetente il Bolam stesso – scrive che l’origine del Gordon è praticamente sconosciuta, ed ammette che nel 1830 il Duca di Gordonaveva un gran numero di setters di colori vari ma sottacere la conclusione cui il Bolam giunge, dopo avere dissertato alquanto sui cani appartenenti al Duca di Gordon sugli incroci a questo o ad altri attribuiti e sulla mancanza di ogni prova in merito e, cioè che : ANZI NON POSSIAMO NEANCHE AFFERMARE CON SICUREZZA CHE IL SETTER GORDON PROVENGA DAL CASTELLO DI GORDON.
che il Sig. Jack scrive che la razza si chiama Gordon dal nome del Duca di Gordon che risiedeva nel castello scozzese ecc ed omettere il seguito: LA VERA ORIGINE DELLA RAZZA E’ SCONOSCIUTA ma comunque essa non esisteva nel 1803. Il Colonnello Thornton, noto sportivo di quel periodo ebbe occasione di visitare il Castello di Gordon e nel suo libro: “Northern Tour” scrive di un incrocio che il Duca aveva fatto fra un lupo ed un volpino di Pomerania (2);
che il Sig. Whright afferma che in origine il Setter Gordon fu allevato dal Duca di Gordon ecc. e tralasciare che vi sono molte teorie sull’origine della razza e che il vero, è probabilmente che questi cani, che erano neri, bianchi e focati, erano della STESSA RAZZA DEI SETTERS INGLESI, che in altre parole c’erano tre tipi di setters inglesi cioè “Laverack”,”Belton” e “Gordon” e che più tardi questi Gordon furono conosciuti sotto il nome di setters “nero fuocati”.
L’anonimo autore de La Caccia e la Pesca ci fa poi rimprovero di non aver fatto nulla di nuovo col riportare lo Standard britannico del setter nero fuocato salvo la pessima traduzione, mentre esso standard si trova assai ben tradotto “ letteralmente” nella pubblicazione così detta ufficiale del Prof. Pollacci (v. Rassegna 1931). Saremmo pronti a batterci il petto se ci sentissimo traditori dello standard britannico; ma noi non abbiamo fatto quella traduzione perché ignari della lingua inglese; fidenti però nella piena esperimentata conoscenza delle lingue italiana ed inglese sia da parte della Signora Americana cui era stata affidata la traduzione, sia da parte dell’allevatrice cinofila italiana che parlando perfettamente la lingua inglese apportò la propria competenza tecnica nella revisione dell’opera della prima, siamo in dovere di difendere il lavoro delle nostre benemerite collaboratrici. Potremmo citare una rispettabile serie di imprecisioni della traduzione del 1931; ci limitiamo a scegliere nel mazzo alcuni punti riportando per il raffronto il testo inglese e le due traduzioni 1931 e 1936:
Testo inglese
Trad. 1931
Trad. 1936
A stylish dog, not so racy as the Irish, but more dignified in appearance,
Clear colours
The head should have a clearly indicated stop
On the inside of the hind legs and inside of thighs showing down the front of the stifle and broadening out to the outside of the hind legs from the hock to the toes. It must, however, not completely eliminate the black on the back of hind legs.
The bloodhound type with heavy and big head and ears and clumsy body, as well as the collie type with its pointed muzzle and curved tail.
APPARENZA GENERALE
Cane che ha uno stile proprio non tanto bello quanto l’irlandese ma più massiccio per l’aspetto….
Colore spiccato
TESTA
La testa deve avere un portamento nettamente definito
MACCHIE
Sul lato interno delle zampe posteriori, in basso anteriormente sui ginocchi fino al lato esterno delle zampe posteriori, dall’anca fino alle dita. Non è detto che debba mancare completamente il nero sui lati delle zampe posteriori.
DIFETTI- IMPRESSIONE GENERALE
Il tipo del cane consanguineo con testa ed orecchi pesanti e larghi, corpo tozzo come il tipo collie con il suo muso appuntito, la coda curva
Un cane di stile, di aspetto meno snello del setter irlandese ma di apparenza più dignitosa
Colori ben definiti
Lo stop della testa è ben marcato
Sulle parti interne degli arti posteriori e delle coscie, le macchie possono allargarsi fino alla parte esterna degli arti fra il garretto ed il piede, ma non devono però eliminare completamente il nero sul retro degli arti posteriori.
Tipo Bloodhound con testa grossa e pesante, orecchie troppo grandi e corpo senza garbo; anche il tipo Pastore scozzese, con il muso a punta e la corda arcata
Tanto l’anonimo scrittore de La Caccia e la Pesca come il Prof. Pollacci fanno dell’ironia per avere noi concluso che il Setter nero fuocato ha avuto le sue origini nelle isole britanniche. La conclusione è esatta e doverosa: forse che al pointer non è stata attribuita erroneamente la derivazione dal bracco italiano, e con qualche maggiore probabilità, dal bracco spagnolo?
E con ciò non ci occuperemo più dell’anonimo di La Caccia e la Pesca, ma passeremo a dare alcuni schiarimenti al Prof. Pollacci incominciando dal rimprovero rivoltoci in tema di standard (3) di avere tradotto con testa con molto spazio per il cervello (!) la frase: with plenty of brain room che egli ora dice volere significare cassa cranica grossa. Prescindendo che la traduzione letterale della frase inglese è: con abbondanza di cervello spazio, non ci pare inutile rimandare il Prof. Pollacci alla sua stessa traduzione del 1931 ed alla sua stessa proposta di standard ch’egli allora aveva fatta; si legge testualmente nell’una e nell’altra: con abbondante scatola cerebrale! Il che può essere zuppa e pan molle con la nostra testa con molto spazio per il cervello (che si riferisce alla capienza della scatola) e non già con cassa cranica grossa (che si riferisce alla grossezza delle pareti).
Il Prof. Pollacci poi ci rimprovera di avere accennato alla possibile immissione di sangue Bloodhound negli ascendenti del setter nero fuocato nonostante che il Bolam lo escluda o meglio ne infirmi la prova data da taluni col richiamo al rosso nell’occhio. E’ vero che il Bolam non fa caso di tale prova. Ma il Prof. Pollacci non cita, neppure per demolirlo, il periodo della lettera del Sig. Jack in cui è detto: “ Si trovano pure delle referenze a tipi più pesanti, con la testa grossa e pesante, con le labbra grosse e pendenti, MOSTRANDO UN RECENTE INCROCIO CON IL BLOODHOUND ed il setter inglese o l’irlandese”.
A tale proposito ricordo che lo standard proscrive tanto il tipo Bloodhound, come il tipo collie, segno evidente che immissioni di tali sangui sono avvenute ed ora se ne vorrebbero eliminare le conseguenze. E il Prof. Pollacci ben sa che sono stati importati in Italia soggetti dove la impronta del Bloodhound è indiscutibile! Così per l’intervento del collie, non abbiamo da osservare che il Prof. Pollacci insiste ancora sulla leggenda del cane da pastore scozzese usato dal Duca di Gordon per la formazione della razza, mentre il Bolam non vi crede e tutti gli altri informatori non ne parlano.
Ancora: il Prof. Pollacci vuol persuadere che altri, oltre lui, ha usato per il setter n.f. il nome di scozzese e che altri, oltre lui, ha combattuto per il mantello tricolore nel setter nero fuocato. Gliene diamo atto ma osserviamo:
per il nome: che il tentativo non ha trovato successo né nelle isole Britanniche né in Scandinavia né nell’Europa continentale;
per il mantello: che nessuno ha mai negato che in origine esso fosse tricolore, ma è indiscutibilmente esatto che ora il bianco non è desiderato (“la macchia sul petto più piccola è, meglio è”); la lettera di Paul Caillard riportata integralmente dal Prof. Pollacci non fa che documentare la sconfitta subita nel tempo dalla tesi sostenutavi cinquantacinque anni fa dal competentissimo e valentissimo giudice francese. A confutare poi l’ultima affermazione del Caillard e del Signor Trewithick che una gran parte dei cani iscritti allo Stud Book del Setter, cani nero e fuoco non hanno alcun rapporto con la primitiva razza dei Duchi di Gordon, dovrebbe pur servire il seguente brano della lettera inviataci dal Sig. Wright, Segretario del British Gordon Setter Club:
Una signora entusiasta, la Signora R.M. Gray, ha dedicato molto tempo di quest’anno allo studio di antichi libri di origine e giornali cinofili ed asserisce, escludendo ogni dubbio, che tutti i Gordon moderni discendono da “Jobling’s Dandye”
Quel Jobling’s Dandye, discendente dalla razza di Gordon che vinse il primo premio per tutti i Setters alla esposizione di Newcastle nel 1859!
Ed a proposito di gordons tricolori il Prof. Pollacci non è a cognizione che ad una femmina importata in Italia sia stata fatta scomparire la macchietta bianca che aveva sul petto? Perché? Il bianco non è forse desiderato?
Il Prof. Pollacci infine ci accusa di avere riprodotto, quale prototipo del Setter nero fuocato, l’effige di un Setter tolto dalla sua monografia; quella monografia che, secondo lui, noi non avremmo mai letto! Tale disegno, egli dice, non riprodurrebbe un setter n.f. puro ma bensì il lontano discendente di un incrocio fra un puro ed un irlandese. Questo sa il Prof. Pollacci perché ne fu informato dal norvegese Prof. Helgeby di Oslo su testimonianza del norvegese Schilbred.
L’informazione può essere esatta, ma l’accusa fattaci non ci tocca; non abbiamo usato per la illustrazione la figura data dal Prof. Pollacci or sono cinque anni; ma abbiamo direttamente riprodotto la figura come intestazione della carta da lettera del British Gordon Setter Club, di cui, vedi combinazione, è proprio presidente onorario il Duca di Richmond e Gordon! La cantonata dunque, se vera, non è nostra!
A chiusura non ci resta dunque che concludere, con sopportazione dei contradditori, che manteniamo perfettamente integre, con più vigorosa persuasione se fosse possibile, le quattro conclusioni cui eravamo arrivati nei precedenti nostri brevi appunti.
RINO RADICE
(1) se la scala dei punti avesse fatto parte, anche in una sola edizione delle due che abbiamo ricevute, dello standard britannico, non l’avremmo certo omessa, anche se la scala in genere non gode delle nostre simpatie, e non siamo soli in tale apprezzamento negativo (N.d.A.).
(2) la citazione di questo incrocio non è fatta per attribuire all’ascendenza del Setter Gordon il lupo ed il volpino, ma unicamente per dimostrare che il noto sportivo Thornton recatosi a Gordon nel 1803 non vi trovò ancora i Setter Gordon ma, sola cosa rimarchevole, l’incrocio citato.
(3) cogliamo l’occasione per correggere due errori in cui il proto è caduto nel riportare la nostra traduzione dello standard: parlando della testa egli ha fatto diventare asciugato ciò che era asciutto nell’originale ed ha ridotto un naso grande in un non grande. Anche il Prof. Pollacci sa che tali infortuni sono tipograficamente sempre possibili, cosicché nel suo attuale articolo di Diana il nome del Signor Bolam e ripetutamente e costantemente divenuto Bloam.
Brevi appunti sul setter nero focato – di Rino Radice
Brevi appunti sul setter nero focato di Rino Radice – Rassegna Cinofila ottobre 1936, XIV
La nuova costituzione in Italia di una Società specializzata per il Setter nero fuocato ha dato inizio ad una discussione sulle origini e sulle caratteristiche, specie sul mantello e sul nome di questa razza.
Per tale fatto abbiamo ritenuto opportuno attingere direttamente nel paese che ha dato i natali alla razza alcune informazioni che potessero considerarsi un poco come punti fermi.
Abbiamo perciò interpellato i Signori W. R. Eadington, Segretario dell’English and Gordon Setter Association (Associazione del Setter inglese e del Setter gordon), il Sig. George Jack, Segretario della Scottish Gundog Association (Associazione Scozzese del cane da caccia), ed il Sig. Albert E. Wright, Segretario onorario del British Gordon Setter Club (Club Britannico del Setter gordon).
Sono dunque tre competenze, non solo per le cariche ricoperte ma anche per il posto da essi occupato nell’allevamento britannico del nero fuocato.
Il Signor W. R. Eadington del Cheshire ci scrive:
Warverley, 15 agosto 1936.
Gentile Signore,
Le mando qui accluso lo standard del Gordon Setter, come è attualmente in vigore in Inghilterra. Le mando inoltre alcune altre informazioni che forse Le possono servire. Ultimamente ho avuto la grande fortuna di potermi procurare un ottimo cucciolo Gordon e spero per la prossima primavera di avere dei begli esemplari da questo stallone e da una nipote della mia femmina Camp. Painter’s Nancy. Per qualunque altra informazione che Le possa occorrere, sarò sempre a Sua disposizione.
Cordiali saluti,
R. Eadington
Accompagnando la seguente breve memoria a stampa, dovuta alla penna del Sig. G. F. Bolam, e lo standard della razza, qual è fissato dalle Società britanniche la cui traduzione pubblichiamo a seguito di queste brevi note:
IL GORDON SETTER
Rintracciare l’origine di una qualsiasi razza di cane è, senza dubbio, interessante; ma è un lavoro senza fine, ed i risultati raggiunti sono quasi sempre inconclusivi. Informazioni autentiche ed accurate scarseggiano; e poi, un secolo fa si scriveva poco o niente su quest’argomento. Dunque, l’origine del Setter Gordon, come quella di tante altre razze canine, è praticamente sconosciuta. Un vecchio cinofilo sostiene l’idea che il Setter è probabilmente un grosso spaniel, al quale un secolo di allevamento curato ha dato la grandezza e l’apparenza caratteristica, e che ha imparato un modo speciale di segnalare la preda durante la caccia. Un altro dice, però che solo il Setter Irlandese era originariamente spaniel; le altre varietà dei setter sono prodotti di incroci di un spaniel con bracco spagnolo. Ci sono pure numerose altre teorie circa l’origine del setter, ma, in fin dei conti, non ce n’è una più attendibile delle altre. E’ un fatto però ben conosciuto che nell’anno 1830 il Duca di Gordon possedeva un gran numero di setters, di colori vari, per esempio, bianco, nero, e rosso; ogni tanto uno di questi cani veniva ceduto a qualche allevatore; e c’è poco dubbio che un gran numero di Setter Gordon di oggi sono discendenti di cani che provenivano dal canile del Duca di Gordon. E’ opinione generale che da quell’epoca si siano verificati vari incroci nell’allevamento dei Gordon. Uno scrittore dice che il Bloodhound è stato adottato per un incrocio, citando, come prova di questa teoria, il fatto che in molti Gordon si vede il rosso dell’occhio. Secondo me, però, questo fatto non prova nulla; ad esempio, il rosso dell’occhio è un difetto comunissimo anche nel Cocker nero; e non credo che ci sia il più piccolo grado di parentela fra il cocker e il bloodhound. Ammetto che il Gordon ha una maniera di muoversi alquanto simile a quella del bloodhound, ma anche questo fatto non si può prendere come prova assoluta. Si dice che al Castello del Duca di Gordon c’era un cane da pastore e che il Duca abbia adottato questo stallone molto spesso nell’allevamento di cani da caccia, ma anche qui, non esiste la minima prova: anzi, non possiamo neanche affermare con sicurezza che il Setter Gordon provenga dal Castello di Gordon. È un fatto indiscutibile però che il Setter Gordon ha fatto molti progressi ultimamente. Il numero di registrazioni di Gordons è sempre in aumento e probabilmente il Gordon diverrà popolare come gli altri due tipi di setters. In azione, i Gordons sono ottimi; hanno un naso straordinario, e nonostante tutto quello che si dice, al contrario, sono instancabili, facilmente ammaestrabili, e trovano sempre la preda. Il Gordon è un cane di indiscutibile bellezza; la cagna è un’ottima madre. Oggi hanno un gran difetto, particolarmente evidente nelle cagne; sono molto timidi nelle mostre; però quando lavorano, questo difetto non si manifesta che raramente. Al presente, gli allevatori di Gordon si stanno sforzando di correggere questo difetto, e i risultati finora ottenuti sono soddisfacenti. Il lavoro di Mr. W. Murray Stewart, Segretario generale del British Gordon Setter Club, in questo campo, è stato di grande valore, ed è suo vanto che neanche uno dei suoi cani soffre di nervosismo. Nelle mostre ed esposizioni c’è sempre grande concorrenza nelle classi dei Gordons, lo standard è altissimo, viva la competizione, e solo un soggetto extra potrà arrivare a un C.A.C. Purtroppo, però, è difficile trovare una cagna di primo ordine. Ne conosco pochissime, e fra queste, nessuna da paragonare a Camp. Painter’s Nancy od a Camp. Bydand Miss Sport, che si sono coperte di allori nelle esposizioni di pochi anni fa. Ma con tutti i buoni stalloni che ci sono disponibili, dovrebbe essere facile rimediare a questa situazione, ed eliminare i difetti (quale la timidezza) delle cagne: timidezza, taglia piccola e posteriore vaccino. Nell’apparenza, il Gordon dovrebbe essere più grande e più pesante dell’Inglese e dell’Irlandese; la sua testa pure dovrebbe essere più pesante. Però, come complesso generale deve essere snello e agile, per il suo lavoro; gli allevatori devono cercare sempre di eliminare spalle pesanti, occhi troppo chiari, colore cattivo, coda lunga e mal portata. Lo standard, che ormai è internazionale, dev’essere ben studiato, e giudici ed allevatori dovrebbero cercare sempre di attenersi a questo standard. Troppi giudici, purtroppo, hanno le loro idee personali circa il Gordon; bisogna cercare sempre di eliminare le opinioni personali. Se tutti concorrono lealmente nell’aderire allo standard i risultati saranno certamente benefici per la razza del Gordon.
F. Bolam.
Il Signor George Jack del Dundartonshire (Scozia) ci manda, oltre lo standard, le seguenti note:
9 Settembre 1936.
In risposta alla Sua lettera, ho il piacere di scriverLe qualche informazione che spero Le possa servire.
La razza si chiama Gordon dal momento in cui fu presentata al pubblico dal Castello di Gordon (Fochabers, Banffshire, Scotland), sede Scozzese del Duca di Richmond e Gordon. La vera origine della razza è sconosciuta, ma comunque, essa non esisteva nel 1803. Il colonnello Thornton, noto sportivo di quel periodo, ebbe occasione di visitare il Castello di Gordon e nel suo libro “Northern Tour” scrive di un incrocio che il Duca aveva fatto fra un lupo e un Volpino di Pomerania. Verso il 1820 la razza fu conosciuta in diverse località. Nel 1897, il vecchio tipo del Setter di Gordon fu accoppiato con un Setter Inglese di sangue prevalentemente Laverack. Il risultato di questo incrocio fu la perdita del vero tipo Gordon, cioè il cane nero, rosso mogano (fuoco) e bianco. Esistono negli annali Inglesi tante referenze a setter nero e fuoco; però questo non vuol dire che fossero tutti Gordon. Ma purtroppo anche l’origine di questi è incerta. Verso il 1860 il Jubb, capo guardiacaccia del Castello di Gordon ebbe occasione di dire che “tutti i SettersGordon erano originariamente nero e fuoco, ma adesso (cioè 1860) sono nero, bianco e fuoco”. Il fu Duca di Gordon preferiva quella combinazione di colori, sostenendo che era più bella e che era più facilmente seguibile sul terreno durante la caccia. Sono cani sveltissimi e allegri, e non fanno mai una falsa punta. Si trovano pure delle referenze a tipi più pesanti, con la testa grossa e pesante, con le labbra grosse e pendenti, mostrando un recente incrocio fra il Bloodhound e il Setter inglese o l’Irlandese. Faccio seguire la descrizione ed le caratteristiche principali del Gordon: Nello standard del Gordon Club, non è permesso il nero, fuoco e bianco. La testa è più pesante di quella del SetterInglese, molto larga fra gli orecchi, cranio leggermente arrotondato, l’occipite ben sviluppato, con molto spazio tra l’occipite e la mascella inferiore che non nel Setter Inglese. Non troppo spazio fra gli occhi; naso di media lunghezza e largo in alto, con le narici ben aperte, in modo che il naso sia più largo in questo punto. La forma della mascella inferiore varia alquanto, ma di solito la mascella inferiore è pesante. Gli orecchi pure variano; troviamo alcuni cani con gli orecchi lunghi e setosi, pendenti vicino alla faccia; in altri esempi gli orecchi sono più corti. Il corpo è più pesante di quello del Setter Inglese ma segue la stessa linea, pressappoco, cioè con le spalle profonde e ben inclinate, petto profondo piuttosto che largo, costole ben aperte dietro le spalle, specialmente nella parte posteriore; gomiti e dita dritti; gambe muscolose con ginocchia forti e larghe, ossa grandi in tutte e quattro le gambe, piedi pelosi. Colore del Mantello. – Occhi, guancia, labbra, collo, e gola, e piedi fuoco. Fuoco sulle gambe anteriori fino al ginocchio, sulle gambe posteriori fino ai fianchi, sulla pancia, sulla parte interna delle cosce e dentro le orecchie. Altezza. – Circa 25 pollici (= 63/64 centimetri).
Spero che quest’informazione possa interessarLa. Sarò lieto di aiutarLa se ha bisogno di altra informazione.
Con distinti saluti,
George Jack.
Ed infine il Signor Albert E. Wright, di Luton, segretario di quel British Gordon Setter Club di cui è Presidente onorario Sua Grazia l’attuale Duca di Richmond e Gordon, scrive:
Luton, 20 Agosto 1936.
Gentile Signore,
Le rispondo con un po’ di ritardo perché la Sua lettera è arrivata durante la mia vacanza. In origine il Setter Gordon fu allevato dal quarto duca di Gordon al Castello di Boyne, Scozia. Vi sono molte teorie sulla origine della razza. Il vero è, probabilmente, che questi cani, che erano nero, bianchi e focati, erano della stessa razza dei Setters Inglesi. In altre parole, c’erano tre tipi di Setters inglesi cioè “Laverack”, “Belton” e “Gordon”. Più tardi, questi Gordons furono conosciuti sotto il nome di “Setters nero-focati”. E un cane di questa razza, conosciuto quale “Gobling’s Dandye” ha vinto il primo premio nella prima mostra tenuta in questo paese; il che avvenne a Newcastle nel 1859. Una signora entusiasta, la Signora K. M. Gray, ha dedicato molto tempo di quest’anno allo studio di antichi libri d’origine (stud books) e giornali cinofili, ed asserisce escludendo ogni dubbio, che tutti i Gordons moderni discendono da “Gobling’s Dandye”. Si crede generalmente che siano stati fatti degli incroci con Setters Irlandese per eliminare le macchie bianche, e da questo è risultato il Gordon moderno. Il bianco riappare regolarmente, però, in piccole quantità, generalmente sul petto e qualche volta sulle dita. Spero di averLe dato delle notizie interessanti, e di averLe risposto alle informazioni che mi ha domandato. Mi dispiace di non essere in grado di contraccambiare i suoi complimenti scrivendo nella Sua magnifica lingua.
Sinceramente,
Albert E. Wright
Non crediamo di errare se, a conclusione delle informazioni avute, possiamo concludere:
che pur non potendo stabilire precisamente quale regione diede origine alla razza in esame, si può con sicurezza asserire che essa ebbe i natali nelle Isole Britanniche, avendo concorso alla sua formazione e fissazione, oltre ad altre razze canine (quali il cane da pastore scozzese, il bloodhound ecc.) il setter inglese principalmente ed il setter irlandese;
che il nome comunemente usato nelle Isole Britanniche è quello di gordon e secondariamente di nerofuocato, mentre nessun richiamo viene fatto alla regione scozzese;
che il mantello ora fissato è il nero fuocato, escludendo il bianco, solamente tollerato;
che il setter nero fuocato deve essere nel suo complesso un poco più pesante del setter inglese senza però eccedere.
Rino Radice
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CARATTERISTICHE DEL SETTER NERO FUOCATO STABILITE DALLE SOCIETA’ BRITANNICHE SPECIALIZZATE.
(Società del Setter Inglese e del Setter Gordon e dalla Società Britannica del Setter Gordon).
Apparenza generale. – Un cane di stile, di aspetto meno snello del Setter Irlandese ma di apparenza più dignitosa; muscoloso, e di tipo prettamente Setter, di conformazione simmetrica. Dorso forte e relativamente corto e livellato, coda corta. Testa ben delineata, con espressione intelligente, colori ben definiti, con pelo liscio o leggermente ondulato.
Grandezza. – In media, altezza alle spalle, per il maschio 66 centimetri; per la femmina 62 centimetri.
Testa. – Profonda piuttosto che larga, con molto spazio per il cervello, ben arrotondata, cranio ben formato, e più largo fra le orecchie. Lo stop della testa è ben marcato. Sopra e sotto gli occhi dovrebbe essere (asciugata) asciutta e le guance le più strette possibile. Il muso è abbastanza lungo con linee quasi parallele, e non a punta sia guardandolo dal di sopra che guardandolo di profilo. Le guance non pendenti, ma con una indicazione chiara delle labbra. (Non) Naso grande, largo, con narici aperte, di color nero.
Occhi. – Abbastanza grandi, non troppo profondi né troppo sporgenti; bruno scuri, brillanti e intelligenti.
Orecchie. – Attaccate basse sulla testa, abbastanza larghe e sottili.
Collo. – Lungo, magro, arcato verso la testa, e senza giogaia.
Spalle. – Lunghe, oblique, che indicano libertà di movimento; gomiti abbastanza bassi.
Petto. – Profondo, e non molto largo davanti. Le costole ben allargate, lasciando molto spazio per i polmoni.
Arti anteriori. – Ossa grosse, diritte, ben coperte di pelo, con gomiti liberi.
Arti posteriori. – Lunghi dall’anca al garretto piatti e muscolosi; dal garretto al tallone corti e forti. Le articolazioni ben piegate e non inclinate né in dentro né in fuori.
Piedi. – Ovali, con le dita unite e ben arcate.
Coda. – Corta e non dovrebbe arrivare sotto il garretto. Portata orizzontale o quasi. Grossa alla radice, terminante in una punta sottile. Il pelo vicino alla radice della coda dovrebbe essere dritto, diminuendo di lunghezza verso la punta.
Pelo.– Dovrebbe essere soffice e lucente, somigliante a seta. Liscio o leggermente ondulato ma non riccio, con peli lunghi sulle orecchie, sotto lo stomaco, sul petto, dietro agli arti posteriori ed anteriori e vicino ai piedi.
Colore e macchie. – Nero cupo lucente, con macchie di un colore caldo rosso-mogano. Le macchie debbono essere lucenti e non opache. Possono avere delle strisce nere sui piedi.
POSIZIONE DELLE MACCHIE FOCATE
Due macchie distinte sopra agli occhi, di non più di due centimetri di diametro.
Ai lati del muso, la fuocatura non deve oltrepassare la base del naso, sì da sembrare una striscia intorno alla punta del muso da una parte all’altra.
Sulla gola.
Due larghe e distinte macchie sul petto.
Sulla parte interna degli arti posteriori e delle cosce, le macchie possono allargarsi fino alla parte esterna degli arti fra il garretto e il piede, ma non devono però eliminare completamente il nero sul retro degli arti posteriori.
Sugli arti anteriori, dietro fino al gomito, davanti un po’ più in alto.
Intorno all’ano.
E’ tollerata una macchia (bianca) sul petto ma più piccola è meglio è.
DIFETTI
Impressione generale. – Apparenza poco intelligente. Tipo Bloodhound con testa grossa e pesante, orecchie troppo grandi e corpo senza garbo. Anche il tipo Pastore Scozzese, con muso a punta e la coda arcata.
La testa. – A punta, piccola, muso che va in giù o che va in su, bocca troppo piccola o troppo larga.
Gli occhi. – Di colore troppo chiaro, troppo infossati o troppo sporgenti.
Orecchie. – Attaccate troppo in alto, troppo larghe o pesanti.
Il collo. – Grosso e corto.
Spalle e schiena. – Di forma irregolare.
Il petto. – Troppo largo.
Arti e piedi. – Storti, gomiti sporgenti in fuori; dita allargate, piedi piatti.
La coda. – Troppo lunga, portata male, ricurva all’estremità.
Il pelo. – Riccio come la lana, non lucente.
Il colore. – Fuocature troppo chiare, senza linee ben marcate fra i diversi colori. Piedi bianchi. Troppo bianco sul petto. Fra il nero non ci dovrebbero essere peli focati. Questo si verifica intorno agli occhi.