Il periodo giovanile e lo sviluppo di paure

Il Periodo Giovanile viene fatto iniziare a 12 settimane (presunto termine del Periodo di Socializzazione) e fatto terminare a 6 mesi o, tenendo conto della velocità di maturazione propria di ciascuna razza, al raggiungimento della maturità sessuale (Serpell et al., 2017). Gli effetti di ciò che accade in questa fase sulla futura personalità del cane sono stati studiati relativamente poco (Serpell et al., 2017), ma alcuni lavori presenti in letteratura (Dehasse, 1994; Foyer et al., 2014; Serpell e Duffy, 2016) parrebbero confermare che le esperienze vissute nell’arco del Periodo Giovanile possano influenzare in maniera duratura quello che sarà il comportamento di un soggetto. Fox (1971 e 1978), Woolpy e Ginsburg (1967) e Woolpy (1969) hanno altresì rilevato che i cuccioli, sia di lupo che di cane, socializzati all’età di 3 mesi devono continuare a ricevere rinforzi sociali periodici fino a 7 o 8 mesi di età; in caso le stimolazioni vengano a mancare, essi sono portati a regredire. Un cucciolo correttamente socializzato fino all’età di 8 settimane e poi ceduto, può trasformarsi un soggetto timido, pauroso e difficile da addestrare se lasciato isolato in canile durante il Periodo Giovanile (Argue, 1999).

Studi compiuti sui roditori aprono inoltre a nuove prospettive sull’importanza del Periodo Giovanile poiché, in queste specie, interventi correttivi (arricchimento ambientale) durante la pubertà sono stati in grado di eliminare completamente gli effetti dello stress in età precoce sull’asse HPA (Francis et al., 2002).

Nella letteratura cinofila popolare si legge di un secondo e addirittura di un terzo “periodo della paura” che seguirebbe il “primo periodo della paura” (prima risposta motoria di evitamento e paura) generalmente collocabile attorno ai 49 giorni di vita (Coppinger e Coppinger, 2001). Coloro che, in maggioranza addestratori ed educatori, rintracciano un secondo, e addirittura un terzo, “periodo della paura” non indicano con precisione l’arco temporale in cui esso si verifica all’interno del Periodo Giovanile, ma questo può essere imputabile a differenze di maturazione in relazione alla razza e all’individuo (Stewart, 2016). Sebbene siano riportare reazioni di paura improvvise ed eccessive da parte di cuccioli di età compresa tra i 6 e i 18 mesi, non esiste, al momento, alcuna letteratura scientifica sull’argomento (McAuliffe, 2016).  Questi periodi della paura secondari sono collocati nell’adolescenza, un momento caratterizzato da profondi cambiamenti fisiologici (Heim e Binder, 2012) e che coincide nel momento in cui lupi e cani rinselvatichiti lasciano il nucleo famigliare (McAuliffe, 2016).

In relazione allo  sviluppo di paure, tra cui la paura dello sparo, anche il Periodo Giovanile è importante: i cani di età superiore alle 12 settimane che continuano a vivere relativamente isolati all’interno di allevamenti e canili sviluppano quella che è comunemente chiamata “sindrome da canile”, ovvero livelli anormali di timidezza nei confronti di persone e situazioni nuove (Appleby et al., 2002; Serpell e Jagoe, 1995; Pfaffenburger e Scott, 1976; Grandin e Johnson, 2005).

Argue (1999), nel suo volume dedicato alle razze setter e pointer, racconta di numerosi soggetti “rovinati” perché lasciati isolati in canile durante il Periodo Giovanile. Egli racconta di cuccioli correttamente socializzati che, una volta ceduti ai nuovi proprietari, venivano lasciati in canili isolati fino a circa 8 mesi di età. Questi cani diventavano timidi, “selvatici”, timorosi nei confronti dell’uomo e difficili da addestrare. Racconta altresì di un cane da lui ri-adottato ad un anno di età e riabilitato a fatica alla pratica venatoria dopo 6 mesi di rieducazione. Questo dimostra che, se ciò che è stato appreso durante la fase sensibile non viene rinforzato, come accaduto a questi soggetti, il cane può regredire (Shepherd, 2004).

Fox e Stelzner (1966) hanno lavorato per comprendere se nel corso dei periodi sensibili ci fossero dei momenti di particolare sensibilità e hanno riscontrato una maggiore vulnerabilità (maggior sensibilità allo stress, alla paura e al dolore fisico) nei cuccioli di 8 settimane. Questo dato è molto importante perché è proprio a 8 settimane che la maggior parte dei cuccioli lascia il luogo e la famiglia d’origine per iniziare una nuova vita: questo passaggio traumatico e stressante in questa fase sensibile può esitare in problemi comportamentali (Serpell et al., 2017).

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Bibliografia: 

Appleby D. L., Bradshaw J. W. S. e Casey R. A. (2002). Relationship between aggressive and avoidance behavior by dogs and their experience in the first six months of life. Veterinary Record, 150: 434–8.

Argue D. (1999). Setters and pointers. Swan Hill Press, Shrewsbury, UK.

Dehasse J. (1994). Sensory, emotional and social development of the young dog. Bulletin for Veterinary Clinical Ethology, 2: 6–29.

Coppinger R. e Coppinger  L. (2001). Dogs: a startling new understanding of canine origin, behavior, and evolution. University of Chicago Press, Chicago, USA.

Foyer P., Bjällerhag N., Wilsson W. e Jensen P. (2014). Behaviour and experiences of dogs during the first year of life predict the outcome in a later temperament test. Applied Animal Behaviour Science, 155: 93–100.

Fox  M. W. (1971). Behavior of wolves, dogs and related canids. Harper and Row, New York, USA.

Fox  M. W. (1978). The dog: its domestication and behavior. Garland STPM Press, New York, USA.

Fox M. W. e Stelzner D. (1966). Behavioral effects of differential early experience in the dog. Animal Behavior, 14: 273–81.

Francis D. D., Diorio J., Plotsky P. M. e Meaney M. J. (2002). Environmental enrichment reverses the effects of maternal separation on stress reactivity. Journal of Neuroscience, 22: 7840–3.

Grandin T. e Johnson C. (2005). Animals in translation. Using the mysteries of autism to decode animal behavior. Hartcourt, Orlando, USA.

Heim C. e Binder E. B. (2012). Current research trends in early life stress and depression: Review of human studies on sensitive periods, gene-environment interactions, and epigenetics. Experimental Neurology, 233: 102–11.

McAuliffe L. (2016). A second fear period. Paws for thought https://dogidogblog.wordpress.com/2016/07/16/a-second-fear-period/ Accesso il 12/04/2018

Pfaffenberger C. J., Scott P.,  Fuller J. L., Ginsburg B. E. e Bielfelt  S. W. (1976). Guide dogs for the blind: their selection, development and training. Elsevier, Amsterdam, The Netherlands.

Serpell J. ed. (2017). The domestic dog its evolution, behaviour and interactions with people. 2nd Ed. Cambridge University Press, Cambridge, UK.

Serpell J. A. e Duffy D. L. (2016). Aspects of juvenile and adolescent environment predict aggression and fear in 12 month-old guide dogs. Frontiers in Veterinary Science, 3: 49. doi: 10.3389/fvets.2016.00049.

Serpell J. e Jagoe A. (1995). Development of behaviour. In: Serpell J. (Ed.) The domestic dog its evolution, behaviour and interactions with people. 1st Ed., 80-102. Cambridge University Press, Cambridge, UK.

Shepherd K. (2004). Sviluppo del comportamento, comportamento sociale e comunicazione nel cane. In:  Horwitz D.F.,  Mills D.S.,   Heath S. (Eds.), Palestrini C. (Tr.) Terapia comportamentale del cane e del gatto. UTET Scienze Mediche, Torino, Italia.

Stewart T. (2016). A second fear period. Paws for thought https://dogidogblog.wordpress.com/2016/07/16/a-second-fear-period/ Accesso il 11/04/2018

Woolpy J. H. e Ginsburg B. E. (1967). Wolf socialization: a study of temperament in a wild social species. American Zoologist, 7: 357–63.

Woolpy J. H. (1968). The social organisation of wolves. Natural History, 77: 46–55.




La paura dello sparo vista dalla scienza

Per natura, tutti gli animali sono spaventati dai rumori improvvisi, e più in generale da tutto ciò che è nuovo e improvviso (Grandin e Johnson, 2005), ma Bradshaw (2011) spiega che l’udire fuochi d’artificio durante il Periodo della Socializzazione, o durante le prime settimane del Periodo Giovanile, riduce il rischio che i cuccioli sviluppino il timore di rumori forti. Al contrario, cuccioli che non hanno l’opportunità di udire spari o suoni forti in queste prime fasi di vita, sono più suscettibili allo sviluppo di fobie legate ai rumori.

Della stessa opinione sembra essere Pageat (1999), che addirittura titola un paragrafo “Il mito del gene della paura del fucile”. Secondo l’autore, infatti, i cinofili tendono a ricondurre questo atteggiamento alla genetica, quando in realtà le reazioni negative alle prove di sparo, come quelle presenti nei TAN (Test d’Aptitude Naturelle), devono essere imputate a un’errata preparazione a questo test (Pageat, 1999). I ricordi legati alla paura, negli animali, sono permanenti, poiché vengono stoccati nella memoria come immagini, suoni, sensazioni tattili e odori (Grandin e Johnson, 2005). Una sbagliata introduzione al colpo di fucile può altresì portare a ulteriori fobie nei confronti dei rumori, perché gli animali sembrano super-generalizzare attraverso il senso, in questo caso l’udito, ciò che li ha spaventati per la prima volta (Grandin e Johnson, 2005).

Il patrimonio genetico codifica alcune caratteristiche del cane, ma non tutte e tra queste non le più sottili sfumature comportamentali. Tra quanto codificato geneticamente possiamo, invece, trovare una certa suscettibilità emozionale, la propensione a sviluppare turbe dell’umore, la propensione a sviluppare segnali facciali piuttosto che corporei. Si può parlare di “promessa genetica” che è destinata ad influenzare comportamento del cane per circa il 20%, mentre il restante 80% è legato all’influenza ambientale durante i periodi critici (Pageat, 1999). In altri termini è corretto parlare di una possibile maggiore sensibilità a stimoli sonori che, tuttavia, non è destinata a sfociare in una fobia se il cane è introdotto ai rumori con la giusta modalità e tempistica. Pageat (1999) non concorda sull’attribuire a determinate razze specifici modelli comportamentali, mentre il parere di Grandin e Johnson (2005) è più sfumato. La studiosa parla di animali “flighty” che, per esempio, sono più portati a esprimere comportamenti dettati dalla paura (border collie, cani di piccola taglia e cavalli arabi), mentre altri sarebbero meno inclini a spaventarsi (rottweiler e quarter horse). La tendenza a fuggire e a sobbalzare sarebbe determinata geneticamente, ma il livello di percezione della paura varia ampiamente all’interno di una specie animale, e anche all’interno di una razza (Grandin e Johnson, 2005). Gradin e Johnson (2005) ipotizzano altresì una relazione tra aspetto fisico e comportamento e pone tra le caratteristiche fisiche associate a comportamenti legati alla paura un’ossatura leggera e, nei cavalli e nei bovini, una rosa sulla fronte posizionata più in alto rispetto al livello degli occhi.

Uno studio pubblicato nel 2016 (Overall et al., 2016) parrebbe confermare una maggiore reattività ai rumori in certe razze e in determinate linee di sangue. Questo lavoro ha preso in esame 50 australian shepherd, 81 border collie e 58 pastori tedeschi di cui è stata analizzata la reattività a rumori forti e improvvisi: spari, tuoni e fuochi d’artificio. I ricercatori hanno raccolto dati sui comportamenti dei cani attraverso questionari e fotografie e li hanno comparati per tipo, frequenza e intensità. È stata altresì usata una scala per la misurazione dell’ansia Anxiety Intensity Rank (AIR) ed è stata inclusa un’analisi genetica. A conclusione dello studio è emersa una segregazione della reattività per linee genetiche (sebbene la frequenza delle reazioni da parte del singolo soggetto potesse cambiare) e che sia gli australian shepherd che i border collie presentavano una maggior reattività ai rumori forti rispetto ai pastori tedeschi.  Le reazioni variavano altresì in base alla provenienza del cane e allo scopo per il quale era stato acquistato (Overall et al., 2016).

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Bibliografia:

Bradshaw J. (2011). In defence of dogs: why dogs need our understanding. Penguin, London, UK.

Grandin T. e Johnson C. (2005). Animals in translation. Using the mysteries of autism to decode animal behavior. Hartcourt, Orlando, USA.

Pageat P. (1999). L’homme et le chien. Odile Jacob, Paris, France.

Overall K.L,  Dunham A.E., Juarbe-Diaz S.V. (2016). Phenotypic determination of noise reactivity in 3 breeds of working dogs: A cautionary tale of age, breed, behavioral assessment, and genetics. Journal of Veterinary Behavior 16 , 113-125.