Il mio saluto al Maestro Mario Quadri

Ed eccoci arrivati. Eccomi qui a scrivere dunque quelle poche righe con cui ci si trova costretti a combattere per salutare un amico, un maestro, anzi il Maestro. Non ti nascondo che il pensiero della tua scomparsa mi aveva colto già in passato, del resto Tu eri il decano di tutti noi. Ma nonostante ciò Ti debbo confessare, caro Maestro, che sono in seria difficoltà ora che queste famose righe le devo scrivere per davvero. Non è facile scrivere con la tristezza che mi pervade l’animo, anche se sono certo che Tu non avresti condiviso questo mio sentimento. Del resto la serenità che derivava dalla tua grande fede Ti ha sempre sorretto nei momenti tristi che anche Tu hai incontrato lungo il cammino della tua lunga e avvincente vita. E allora bando alla tristezza e diamo spazio alla serenità che può solo derivare dalla preziosa opportunità di averTi conosciuto.

Dopo alcuni incontri pubblici, senza mai aver avuto l’onore di un confronto diretto, ricordo che per me arrivò l’occasione di collaborare con la rivista Sentieri di Caccia, accadde così che diventammo colleghi di rivista. I tuoi preziosi articoli si affiancavano allora alle mie umili considerazioni sul tema segugistico. La collaborazione procedeva ormai da qualche mese, finché un mattino di una Domenica di primavera ricevetti una telefonata proveniente da un numero a me sconosciuto. Il mio interlocutore aveva una voce gentile e garbata, che dopo pochi istanti collegai alla tua persona. “Sono Mario, Mario Quadri, sarei curioso di sapere cosa proporrai ai lettori per il prossimo numero di Sentieri”. Questo gesto, non Ti nascondo, che mi provocò una grande emozione, oltre a segnare l’inizio di un rapporto speciale, non solo di lavoro ma anche di amicizia.

Le telefonate diventavano via via più frequenti, e la Tua massima intenzione era sempre quella di spronarmi a continuare nel mio operato. Tutti gli anni eri il primo a chiamarmi in occasione delle festività natalizie. Solo in un’occasione non avevi risposto con tempismo al mio classico bigliettino di auguri, ed io avevo immaginato che si fosse trattata di una semplice dimenticanza. Alle sei di mattino di uno dei primi giorni del Gennaio successivo, mentre io ancora dormivo beatamente, mi lasciasti un messaggio in segreteria. Avevi accidentalmente smarrito il mio numero di telefono e non eri riuscito a recuperarlo in tempo per gli auguri. Tu eri sinceramente mortificato per l’accaduto a me invece quel gesto aveva aiutato a comprendere la tua persona, umile, sincera e buona, profondamente buona.

Nel  dicembre dell’anno 2011 la triste notizia della scomparsa di Piero Rigoni, tuo fraterno amico, Ti colpì profondamente. Ad ogni costo avevi voluto prendere parte alla funzioni religiosa per porgergli il tuo ultimo saluto. Nonostante l’età avevi organizzato un viaggio fatto a staffette, perché Tu volevi esserci, ma non volevi essere troppo di peso agli amici. Quel giorno per la prima volta ci ritrovammo di persona. Al mio arrivo mi annunciasti al comune amico Mario Villa: “Ecco il pizzetto, quello è il mio amico Emanuele”. “Ricordati ragazzo che ogni scrittore ha il suo tratto distintivo, tu hai il pizzetto, promettimi di non tagliartelo”. E quella fu la prima promessa che Ti feci e a cui, come vedi, tengo fede ancora oggi.

Ebbi poi modo di frequentare qualche volta nei mesi a seguire casa tua, una sorta di piccolo museo del segugismo. Ricordo che tra gli altri conservavi ancora i ricordi dei primi incontri internazionali che avevano fatto nascere la Coppa Europa, che nei tuoi intenti, prima ancora che una competizione, avrebbe voluto essere un confronto costruttivo per una crescita colletiva del movimento segugistico europeo. Per la crescita del movimento segugistico italiano Tu hai fatto molto e molto di più avresti voluto ancora fare. Mi ripetevi spesso che con l’apporto di tutti si era arrivati ad avere segugi di buon livello, ora bisognava lavorare per formare un segugista, responsabile, consapevole e dotato della giusta etica.

Dai tuoi scritti emergeva una passione viscerale per il segugio, e con un linguaggio alla portata di tutti sapevi coinvolgere con maestria il lettore. Le tematiche trattate svariavano così dall’estetica applicata alla caccia col segugio alle più piccole regole di comportamento e di addestramento del giovane allievo. Ricordo il tuo consiglio di lasciare sull’auto un cartello “Segugi” alla sciolta, per avvisare della presenza di segugisti in zona, ed evitare che due battute si danneggiassero a vicenda. Oppure la descrizione della “corata”, termine che avevi mutuato dalla cultura segugistica francese, e pratica che consigliavi per rendere i segugi più interessati all’unico animale su cui si intende specializzarli.

Per te la lepre era del segugio, e doveva essere tratta con massimo del rispetto. Il segugio era uno dei tuoi più grandi motivi di gioia, lo si intuiva dalla delicatezza con cui sfioravi il suo mantello. La tua competenza in ambito morfologico avrebbe fatto comprendere ad un cieco la costruzione del segugio e la tua dialettica, la gestualità e la verve con cui illustravi la caccia con il segugio avrebbero invogliato chiunque ad assistere alla sciolta di un segugio.

La tua grande umiltà ti imponeva di dedicare due minuti ad ogni appassionato, anzi il tuo pensiero era sempre maggiormente rivolto ai meno coinvolti dal settore. La tua insomma era una scelta inclusiva e non esclusiva. Non mentivi mai, ad esempio quando fuori dai contesti del ring, Ti veniva chiesto un giudizio su un soggetto. Ma trovavi sempre l’espressione felice per fare in modo che il tuo interlocutore tornasse a casa consapevole delle aree di miglioramento su cui orientare la sua selezione e oltremodo deciso ad intraprendere il cammino da te indicato. Questo perché Tu sapevi dare entusiasmo e mettevi entusiasmo in ogni tua attività.

Un giorno mi raccontasti di quando in un tempo molto lontano anche tu eri stato ragazzo e fatta la scoperta dei segugi Ti eri subito attivato con i migliori segugisti dell’epoca, perché Tu del segugio volevi sapere tutto. In un’epoca buia per la caccia con il segugio, la tua determinazione ha concesso a questo ausiliare di trovare piena legittimazione. La società specializzata è nata così grazie al tuo apporto fondamentale e a quello di alcuni pionieri che hanno creduto nelle tue capacità, adoperandosi per lo scopo, in una realtà storica in cui le comunicazioni di ogni genere viaggiavano lentissime e lo scambio di informazioni era assai più complicato di oggi.

Io credo che tu abbia saputo lasciare almeno una parte del Tuo immenso sapere a tutti gli appassionati del popolo segugistico che hanno avuto la pazienza di ascoltarTi, questa è la più preziosa delle Tue eredità. Per quanto mi riguarda, oggi che ci hai lasciati, caro Maestro, non posso far altro che prometterti di portare avanti umilmente tutte le tue proposte e i tuoi valori, cinofili e morali che hai saputo donarmi. In quanto all’ultima promessa che mi strappasti nel nostro ultimo incontro, e di cui come sai ho sempre voluto tacere, ti giuro solennemente di lavorare allo scopo, con la determinazione e l’entusiasmo proprio dei migliori segugisti, proprio come lo eri e lo sarai sempre Tu.

Ciao Mario!




Un corso di cinognostica e cinotecnica

Considerato che ho sempre attribuito massima importanza al ruolo e alla diffusione della cultura nel mondo cinofilo e vantorio, mi preme di segnalarVi questa iniziativa.

La Sezione SIPS di Alessandria intende organizzare nei giorni 12-13-14 Maggio p.v. un corso di cinognostica e cinotecnia presso le strutture del Gruppo Cinofilo Alessandrino – La Tollara di Fubine (AL). Tal corso sarà tenuto da Marcello Massardi.

Il Corso si prefigge di fornire ai Partecipanti i criteri per riconoscere e valutare le caratteristiche cinognostiche e cinotecniche dei cani oggetto del giudizio degli Esperti Giudici Federali della SIPS “ Valutatori SIPS”.

Il programma del corso prevede un minimo di 15-16 ore teoriche/pratiche complessive.

L’esame per la valutazione finale consiste nel redigere 2 relazioni secondo il regolamento dei cani da seguita in una esercitazione pratica con 1 muta o coppia e 1 singolo.

PROGRAMMA

Modulo 1 – parte generale:

* Cinognostica generale 2 ore

* Cinognostica descrittiva 3 ore

* Meccanica animale – statica e cinematica animale

* Criteri di giudizio morfologico-funzionale 1 ora

Modulo 2 – parte specialistica :

* Etica comportamentale del giudice

– Analisi dei criteri di giudizio 1 ora

* Criteri di valutazione – giudizio in prove di lavoro 2 ore

* Analisi ed osservazioni del regolamento per le prove di

lavoro per cani da seguita (per ogni specializzazione) 2 ore

* Standard di lavoro di alcune razze utilizzate in Italia 2 ore

* Redazione della scheda di valutazione – esercitazione 3 ore

Parte generale: Fondamenti per la conoscenza morfo-funzionale

del cane

* Cingnostica generale: Classificazione delle razze canine, tipi morfologici e costituzionali nelle razze canine, apparato scheletrico e denti del cane. Concetto di bellezza, proporzioni, misurazioni, profili, assi cranio – facciali, pregi, difetti, vizi e tare, criteri di giudizio.

* Cinognostica descrittiva: Analisi e funzioni delle regioni anatomiche della testa, del collo, del tronco e degli arti.

* Meccanica animale – statica e cinematica animale : Gli organi di movimento, gli appiombi, le andature – Il giudizio morfo-funzionale del cane.

Parte specialistica: Fondamenti per il giudizio in prove di lavoro

del cane da seguita

* Compiti ed etica dell’Esperto Giudice in prova di lavoro: Etica comportamentale ed analisi dei criteri di giudizio ai fini selettivi.

* Criteri e metodi di giudizio in prova di lavoro: Esame e redazione dello schema formale della scheda di relazione, analisi e valutazione delle fasi della cacciata analisi ed individuazione degli specialisti.

* Particolarità di giudizio in prova di lavoro: Regolamento delle prove di lavoro per cani da seguita su lepre su cinghiale e su capriolo, qualifiche e classifiche.

* Doti particolari del cane da seguita: Doti psichiche; doti fisiologiche; doti psico-fisiche; doti psico-fisiologiche.

* Analisi e valutazione dello standard di lavoro: Proposizione degli standard di lavoro delle razze da seguita più utilizzate in Italia.

PROGRAMMA orari e lezioni

VENERDI’ 12 Maggio dalle 19,30 alle 22,30 3 ore CINOGNOSTICA GENERALE CINOGNOSTICA DESCRITTIVA

SABATO 13 Maggio

Dalle 08,30 alle 12,30 4 ore CINOGNOSTICA DESCRITTIVA PARTE SPECIALISTICA

SABATO 13 Maggio

Dalle 14,00 alle 19,30 5 ore PARTE SPECIALISTICA

DOMENICA 14 Maggio

Dalle 07,00 alle 10,00 3-4 ore ESERCITAZIONE

DOMENICA 14 Maggio

Dalle 10,00 alle 12,30 2-3 ore ESAMI O ESERCITAZIONE

Il costo (comprensivo di materiale didattico e di due pranzi a buffet nelle giornate di sabato 13 e domenica 14/5) è di Euro 50,00.

Il corso si terrà al raggiungimento del numero minimo di 10 partecipanti.




Chi mi aiuta a scovare una risposta?

E’ da parecchio tempo che mi assale un dubbio; e proprio oggi, a seguito di una chiacchierata al telefono con un amico, ho ritenuto corretto diffondere questa mia perplessità anche tra gli amici che mi leggono abitualmente. Veniamo al dunque: spesso mi ritrovo a chiedermi se una delle razze che più mi appassiona, il segugio italiano a pelo raso, goda oggi di buona salute o meno. Ci sono alcuni fattori che mi portano a dubitare del fatto che la situazione sia rosea. Il primo è ad esempio il numero di cucciolate che vengono di norma prodotte dagli appassionati. Questi ultimi, non essendo in molti casi allevatori professionisti, generalmente mandano in riproduzione una femmina solo qualora abbiano l’esigenza concreta di dotarsi di un nuovo cucciolo. Se il numero di cucciolate si mantiene costantemente alto negli anni, ciò mi fa ipotizzare che la riuscita media degli accoppiamenti non sia così soddisfacente, tanto da dover produrre e testare un numero cospicuo di giovani soggetti per individuarne uno totalmente rispondente alle specifiche esigenze. Anche il prezzo medio a cui vengono di norma ceduti soggetti avviati e già in grado di evidenziare buone caratteristiche venatorie e morfologiche mi sembra di nuovo in tal senso un segnale del fatto la percentuale di riuscita dei cuccioli non sia così elevata, anzi! Se l’acquirente è disposto infatti a versare una somma decisamente superiore a quella cui viene di norma ceduto un cucciolo, questo divario non può essere spiegato solo ed esclusivamente con il tempo e l’impegno necessario per allevare ed avviare un cucciolo. La restante parte del divario di prezzo è secondo me giustificabile con l’incertezza in merito alla buona riuscita dell’operazione appena descritta. Oggi più che mai l’utente medio del nostro cane da seguita si è fatto esigente, vorrebbe abbinare la tipicità al lavoro, ma ciò è molto complesso. In tal senso mancano forse gli indirizzi zootecnici, e sull’efficacia selettiva di prove ed esposizione avremo modo di parlare in futuro. Vi sarebbe forse da aggiungere a questa mia analisi una considerazione. Il fatto è che il nostro segugio svolge un ruolo complesso e lo esegue in termini mai banali o scontati. Ecco dunque che il palato fine avrà gioco facile ad individuare mancanze nell’una o nell’altra fase, imperfezioni nella quantità o qualità della voce e così via. Non vorrei però che queste mie ultime valutazioni siano solo delle scusanti, un po’ come quelle sul clima che talvolta si utilizzano per giustificare gli insuccessi di un cane di non eccelse qualità, e che in fondo questo progresso della selezione si sia un po’ inceppato. Del resto alle volte si crede di essere in fuga, anche se in realtà si è fermi, basta che gli altri facciano un passo indietro.




TENACI & INDIPENDENTI

Le razze di cani da seguita non hanno le stesse peculiarità, e non credo tuttavia ve ne sia una che risulti essere universalmente in grado di sovrastare tutte le altre nella caccia alla lepre, tenendo conto delle differenti esigenze di ogni singolo utilizzatore e degli specifici quanto personali gusti che animano ciascun appassionato. Si possono al contrario individuare all’interno di ogni razza soggetti inetti, appena discreti, accettabili, buoni lavoratori, ottimi cacciatori e fuoriclasse. Credo comunque che rappresenti una ricchezza per il mondo cinofilo e segugistico il fatto di poter disporre di una pluralità di razze, che tanto nella morfologia quanto nel lavoro evidenzino delle caratteristiche precipue, tali da renderle facilmente riconoscibili ed agevolmente distinguibili dagli altri membri del sesto gruppo. Un’ulteriore ricchezza credo sia rappresentata dalla convivenza all’interno della stessa razza di famiglie di soggetti sommariamente omogenee tra loro ma al tempo stesso dotate di attitudini specifiche e distintive. Ma di ciò parleremo in un’altra occasione. Parlando ad esempio di lavoro e del lavoro del segugio italiano, una delle prime caratteristiche su cui vorrei invitarvi a riflettere è la tenacia. Dote peraltro che dovrebbe essere comune ad ogni inseguitore ma che credo trovi una delle sue massime espressioni nel segugio italiano. La tenacia rischia a volte di essere giudicata erroneamente come scarsa maneggevolezza o ridotta sottomissione ai compagni di caccia.

Talvolta qualche piccolo limite in questo senso potrà anche essere frutto di un eccesso di tenacia ed indipendenza. In ogni caso, dal momento che non ritengo che l’ambizione di possedere un segugio italiano di un certo tipo debba coincidere con una castrazione cino-venatoria, sono altresì convinto che questa tenacia in alcune circostanze sia foriera di successi insperati. Un segugio italiano che, pur mostrandosi applicato sul terreno, lascia con grande facilità il suo lavoro per agganciarsi al compagno di muta, od un soggetto che si lascia facilmente manovrare in fase di seguita, oppure ancora un cane che torna indietro con disinvoltura dal punto in cui ha perso l’usta, senza applicarsi sull’ultimo riferimento utile, potrà anche essere un ausiliare utile in alcune circostanze, ma i suoi comportamenti non sono quelli che personalmente, magari sbagliando, mi aspetto di vedere da un segugio, per di più italiano. Auspico perciò che all’analisi delle differenti razze da seguita siano dedicati momenti didattici di confronto maturo e costruttivo, al fine di scongiurare lo spauracchio della monorazza da seguita.




La grande semplicità (di esecuzione)

Cari fratelli segugisti, siamo ormai prossimi alla ricorrenza del Santo Natale, e non posso pertanto far altro che augurare a tutti Voi indistintamente di trascorrere serenamente questo imminente periodo di festività. Il segugista credo viva tutto l’anno, festività incluse, con il cruccio del segugio ideale. Sarà per questo motivo che anche questa sera, rincasando, riflettevo sulle doti essenziali del grande interprete della nobile arte della seguita. Tra di esse, anche se a volte è un po’ trascurata, vi è quella che tenderei a definire la facilità di esecuzione, la semplicità con cui vengono risolte le situazioni. Spesso il nostro mondo tende ad esaltare il grande fallo, specialmente se risolto, l’enorme difficoltà del terreno con cui si devono confrontare i cani. Senza però considerare tuttavia che forse il grande cane prima ancora che risolvere i grandi rebus proprio questi problemi non se li crea. Prendiamo due studenti, forniamogli un’ora di tempo per risolvere due equazioni, le stesse due equazioni. Uno studente le risolverà entrambe in meno di mezz’ora, senza nemmeno scomporsi. Le risolverà al primo tentativo, senza usare un foglio da minuta, senza usare la calcolatrice. L’altro invece dopo grande sforzo, esaurendo un bloc-notes, arriverà trafelato a farsi strappare il compito di mano allo scadere del tempo concesso. Non avrà avuto nemmeno il tempo di rivedere quanto prodotto, ma questa volta gli  andrà bene, anche lui risolverà correttamente le due equazioni. Di fronte a ciò, tuttavia quale dei due studenti è secondo voi il più bravo in matematica? Se dovessimo dimezzare il tempo a disposizione o raddoppiare il numero delle equazioni, chi avrà maggiori probabiltà tra i due studenti di concludere con successo l’esercitazione? E che dire di quel portiere che viene esaltato con un tuffo provvidenziale, con cui riesce all’ultimo sospiro a deviare in corner un tiro avversario? Una grande performance sicuramente, e allora il suo collega che, magari in virtù di un miglior piazzamento al momento del tiro, riesce senza scomporsi ad afferare la palla e far ripartire subito l’azione della sua squadra? Ecco dunque che spesso il grande segugio è a mio avviso quello che fa sembrare tutto semplice, tutto banale o quasi. Si certo banale per il fuoriclasse, quello che ci farà sembrare ideali tutte le giornate e facili tutte le lepri che troverà. Quando andremo a cercare le stesse lepri, con condizioni simili ma con soggetti validi, ma di minor caratura…allora forse comprenderemo meglio cosa significa avere facilità di esecuzione… Buon Natale!




Alle volte il destino

 

Sono molti i motivi per cui un appassionato di segugi, che ha sempre amato allevare e addestrare in prima persona i propri cani, decide di fare “uno strappo alla regola” e di entrare in possesso di un cane adulto. La prima ragione, la più scontata invero, ma non per questo la meno plausibile è che il soggetto in questione sia un cane valido. Di quelli uno in più a disposizione non guasta mai. Se poi il cane dovesse essere validissimo meglio ancora, che discorsi! Ma questa  è una ragione pragmatica, materiale… Alle volte invece a noi segugisti piace tanto anche sognare.

Vi potrei raccontare allora di come nel corso degli ultimi anni di segugi ne ho visti moltissimi, una valanga. Alcuni, un numero assai limitato invero, mi sono parsi di notevolissimo livello venatorio. Tuttavia, frequentandoli poco, alla somma considerazione del loro valore venatico difficilmente si è aggiunto quel grado di intesa, che, se scocca, scocca con i cani di proprietà che si vivono quotidianamente, Un giorno però ebbi un autentico colpo di fulmine! Non mi si prenda per matto; anzi no, nel caso fate pure, non me la prenderei. Un amico mi presentò nel cortile di casa un segugino non particolarmente tipico, ma di buona fattura. Taglia contenuta raccolto. Due occhi di massima espressività, penetranti, che donavano al cane un’aria da saggio pensatore, da filosofo della caccia alla lepre. Quel cane mi rimase subito impresso, quello sguardo mi segnò ed entrai subito in empatia con lui.

Putroppo alle volte il destino è crudele e ci porta via le persone più care. Marietto che del cane in questione è stato l’addestratore se ne è andato, lasciando un vuoto anche in chi come me, per sua sfortuna, non ha avuto occasione di trascorrere moltissimo tempo al suo fianco. Marietto però era una persona per bene, un taciturno in un mondo di chiacchieroni, sintetico e lapidario con le sue sentenze, che difficilmente si discostavano dalla realtà. Ecco credo allora che sia stato il destino a farmi arrivare tra le mani quel cane, che porto a caccia in memoria  e con l’aiuto di chi lo ha allevato e impiegato prima di me.

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Questa è la storia di Baldo, un segugio speciale in tutto e per tutto, che nel destino aveva scritto anche che mi avrebbe fatto catturare, dopo un’azione epica, una lepre con cui io avevo un conto in sospeso da lungo tempo. Quando conduco i cani sul terreno di caccia la mia mente spesso vaga con i ricordi dei molti personaggi con cui ho avuto il privilegio di cacciare. Molti di essi non ci sono più, ma forse è proprio per questo che spesso amo cacciare solo, perchè solo per davvero non lo sono mai. Ciao Marietto, quello che ha fatto Balduccio Sabato richiederebbe una lunga descrizione, ma tu non hai mai voluto allungarla troppo e poi tu c’eri….Agli amici magari lo racconteremo un’altra volta.10982311_10207557554643413_5035663255431227217_n




Eccomi rispuntare magicamente dalla nebbia

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Rieccomi, dopo varie vicissitudini che mi hanno impedito di scrivere, costringendomi per una strana legge del contrappasso a trasformarmi in lepre per eludere gli agguati felini di Ross. Dalla nebbia che sta caratterizzando in modo marcato queste ultime giornate di caccia, ricompaio per abbracciare tutti i miei fratelli di passione: tutti coloro cioè che fanno della caccia alla lepre col cane da seguita uno stile di vita. Quelle che ci attendono nel prossimo mese saranno con ogni probabilità le giornate più entusiasmanti per praticare la nostra disciplina. Ricordiamoci però di cacciare la lepre col massimo del rispetto, ritengo che questo gesto sia doveroso nei confronti di un così nobile e fiero rivale. Questo è il primo messaggio che mi sento di dare al mio ritorno su questo diario, che spero di poter arricchire prossimamente coi miei umili spunti e le osservazioni che derivano dalla vita quotidiana sul campo. Un abbraccio




La cultura ci può aiutare

Un po’ in tutta Italia ha ormai preso il via la stagione dedicata all’addestramento e all’allenamento dei cani, in previsione dell’imminente apertura della stagione venatoria. In campagna è abbastanza frequente l’incontro pertanto con colleghi animati dalla stessa nostra passione. La presenza di qualche selvatico in più rispetto alla normalità cui dovremo abituarci nel corso della stagione e la relativa facilità con cui gli stessi si lasciano spesso trattare caricano talvolta gli animi dei seguaci di Diana. A queste logiche non fanno eccezione gli appassionati del cane da seguita. Talvolta però a fronte della notevole passione manifestata dagli amici segugisti, debbo riscontrare come alcuni di essi conoscano ancora poco, e non necessariamente a causa di una giovanile inesperienza, alcune delle logiche che regolano il nostro amato gioco. L’ultimo esempio è di ieri. Mi viene segnalato un cane giovane ma di buone prospettive. Con piacere accetto l’invito ad andarlo a provare sul terreno. La giornata è assai complicata, ed il cane, con sommo rammarico dei due proprietari, non riesce a cavare il classico ragno dal buco. Quasi al termine della sessione una lepre, la cui presenza non era stata nemmeno segnalata dal cane, si ruba furtivamente alla vista di uno dei due proprietari, mentre l’altro sconfortato stava già tornando all’auto col cane al guinzaglio. La distanza non è eccessiva, ma il canettiere impiega comunque qualche minuto per raggiungere il luogo dell’avvistamento, per di più quando cane e canettiere sono quasi giunti a destinazione un fosso difficilmente superabile li costringe ad una deviazione che allunga ulteriormente il loro tempo di percorrenza. Giunti sul luogo dell’avvistamento il cane viene sciolto e messo sulla traccia fresca. “Vedrai ora che inseguimento!” afferma sereno il proprietario. Peccato che dopo cento metri di grande entusiasmo al primo fallo tutto si interrompe bruscamente. “Il cane di solito non fa così, ti assicuro che non è mai successo che inseguisse così poco!” subito pronte le scusanti. Ma sarebbe bastato non lasciarsi prendere dall’entusiasmo e ragionare un po’ sulla situazione per prevedere che con molta probabilità un cane giovane ed inesperto sarebbe andato incontro ad un quasi sicuro fallimento di fronte a quella situazione. La lepre che si allunga non pressata dal cane lascia un’emanazione minima. Traccia e passata hanno valori di intensità e persistenza sul terreno diametralmente opposti tra loro. E il cane che viene messo su una lepre in piedi di cui prima non si è “fatto il naso” con un minimo di accostamento, quale livello di concentrazione può avere? Ecco perché sostengo che il segugismo debba essere praticato con consapevolezza e conoscenza. Diversamente da un lato otterremo poche soddisfazione e dall’altro ne gusteremo solo in minima parte la sottile e raffinata gustosità. Difendiamo dunque e promuoviamo la cultura cinofila per dare nuova linfa e crescente interesse e legittimazione alla nostra amata disciplina.061 (5)




Strumento o fine…

Strumento o fine

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Ho sempre sostenuto, e ne sono tuttora fermamente convinto, che non tutti coloro che si dedicano alla lepre col cane da seguita lo facciano con gli stessi intenti. Vi sono coloro che perseguono maggiormente il carniere, e lo fanno ad ogni costo e con ogni mezzo, ben inteso pur rimanendo all’interno dei confini della legalità. Vi sono invece coloro che non si accontentano del risultato ma si arrovellano alla ricerca di un classicismo ideale, che in qualche caso è destinato a rimanere chimera. Per comprendere a quale categoria appartenga un nostro collega è sufficiente il più delle volte chiedergli se per lui la lepre rappresenti il fine ultimo della cacciata, oppure se l’astuto selvatico risulti solo uno strumento per godere del lavoro degli amati inseguitori. Da parte mia vi è massimo rispetto per entrambe le categorie, pur ritenendo la prima in via di estinzione naturale, ma ciascuno di noi è bene si regoli come meglio crede.

Negli ultimi tempi mi rendo tuttavia sempre più conto che andrebbero poste le dovute distinzioni tra due ulteriori categorie. Anch’esse, se rimangono all’interno dei confini della legalità, è pacifico che meritino eguale rispetto. Mi sembra tuttavia sempre più palese che vi sono da un lato quelli che godono realmente della gioia che è in grado di portare nell’animo semplice di un segugista autentico una voce squillante, una seguita travolgente, uno scovo a pelo, o anche solo l’intimo rapporto di collaborazione che si crea tra cane e canettiere all’ombra del bosco. Vi sono d’altro canto invece coloro che si servono del segugio per vari intenti: trarne profitto, popolarità, raccogliere consensi, sfogare le proprie frustrazioni. Come se il segugio e la lepre fossero solo un pretesto, che non avrebbe poi tutto questo grande appeal se non ci fosse dietro tutto quel carrozzone, di per sé anche tollerabile, qualche volta anche piacevole, ma che si sta facendo sempre più pesante da trascinare. Ecco allora che sarà opportuno iniziare a scremare: il segugio è un semplice strumento oppure rappresenta il fine ultimo della nostra passione?




Progetto SIPS Alessandria

La sips di Alessandria mi ha incaricato di seguire un progetto volto a contribuire alla salvaguardia del selvatico lepre, che negli ultimi anni sta vivendo un triste declino. Spero con la collaborazione di tutti di riuscire a promuovere qualche azione o quantomeno di migliorare l’immagine del segugista nella società civile.   wesp1