Le razze da ferma inglesi in Inghilterra

Un’altra domanda che mi viene spesso rivolta è “come sono i
cani in Inghilterra?”. Cercherò di rispondere razza per razza, illustrando
quelle che sono le mie impressioni, impressioni che inevitabilmente risentono
del confronto con i cani italiani.

Iniziamo dal pointer, la razza da ferma inglese più diffusa.
Non so dirvi quanti pointer inglesi vengano registrati ogni anno in
Inghilterra, ma posso dirvi che la razza ha un buon seguito di appassionati. La
maggior parte dei pointer fa il cane da compagnia, o da esposizione ma, detto
questo, il pointer inglese è anche la razza più rappresentata alle prove di
lavoro. Verrebbe da chiedersi il perché, visto che il clima fresco, umido e
ventoso fa decisamente il tifo per i setter. Eppure, il pointer piace, e tanto,
perché è ritenuto facile da addestrare e da condurre. A un neofita che desidera
avvicinarsi ai cani da ferma inglesi tutti consiglieranno un pointer. Scommetto
che questa cosa vi suonerà un po’ strana dal momento che noi italiani ci siamo
fatti un po’ un’idea (e anche una selezione) del pointer un po’ matto. Grande
cane per carità…. Altrettanti grandi mezzi ma… un po’ difficili da maneggiare.
I pointer inglesi-inglesi, in questo senso sono assai diversi dai nostri.
Qualche appassionato ha importato e introdotto del sangue italiano, che di
fatto ha dato un po’ di “matteria”, ma la maggior parte dei pointer ha sangue
inglese-scozzese o, al massimo, irlandese. Si tratta di cani in genere molto
veloci e decisi, ma meno stilisti dei nostri. Li definirei più pragmatici,
nonché più facili (tranne qualche eccezione conosciuta personalmente) da
addestrare e da condurre. Sono cani affidabili e sicuri, che ho visto fare
molto bene sia su starne che su grouse.  Si tratta di cani sostanzialmente equilibrati
che danno pochi problemi al conduttore, ma che potrebbero non piacere al
pointerista italiano, perché mancano della classica testa “all’Italiana”, anche
la morfologia (pur essendoci una certa variabilità) potrebbe non piacere.
Quanto alla spettacolarità e allo stile, la selezione inglese non ricerca
espressamente queste caratteristiche, ma non mancano i giudici che sanno
apprezzarle e, qualche cane che potrebbe essere gradito anche ai nostri giudici
di fatto esiste.

Il setter irlandese rosso è probabilmente la seconda razza
più rappresentata nei trials, specie quelli corsi su grouse. Ci sono cani di buona taglia e morfologia e altri
oggettivamente “bruttini”, ma che si trasformano appena sganciati. Una volta in
movimento sono cani di grande effetto e di grande avidità. Efficacissimi,
guidano con sicurezza nella forte emanazione della grouse. A volte però sono un po’ troppo spavaldi e sfrullano. Molti
dei setter irlandesi che partecipano alle prove su grouse arrivano con i loro conduttori dall’Irlanda, dove poi
rientrano al termine del circuito delle prove. Piacerebbero agli italiani? Per
cerca, azione e avidità sicuramente, anche se noi tendiamo ad amare la cautela
e la ferma solida dell’inglese, caratteristiche non propriamente “dei rossi”,
che tuttavia se di sangue anglo-irlandese da lavoro sono signori cani da
caccia.

Il setter irlandese rosso e bianco. Purtroppo, ne ho visti
lavorare soltanto due, di cui una da show. Da quello che mi è stato detto,
tuttavia, in Irlanda ci sono ottimi cani che partecipano a prove e vanno a
caccia. Sono meno veloci degli irlandesi rossi e probabilmente meno “scenici”,
ma chi gli ha avuti per le mani ne dice un gran bene.

Il setter gordon. I setter gordon nutrono di un buon seguito
di appassionati, o forse sarebbe meglio dire di appassionate dal momento che
molte donne che inizialmente allevavano solo con le esposizioni come obiettivo,
attualmente portano i loro cani anche alle prove di lavoro. Nella mia
esperienza ho visto più gordon nelle prove su grouse, che non in quelle su starne e nella Novice Stake, che non nella Open.
Le gordoniste sembrano inoltre preferire il circuito di prove scozzesi a quelle
inglesi. Come sono questi cani? Da alcune di queste genealogie nate per le
expo’ sono usciti anche dei campioni assoluti, ma credo che le loro abilità
vadano contestualizzate. Sono cani che ho visto fare bene sul moor, magari in condizioni climatiche
difficili, dove il ragionamento e la cautela sono più utili rispetto alla
velocità e alle grandi aperture. Sono anche cani che vengono presentati sempre
ben preparati e che sono condotti con facilità da chi li presenta, il che mi
lascia pensare a una buona predisposizione all’ubbidienza e all’addestramento.
Possono piacere al cacciatore italiano? Dipende da che tipo di cane desidera avere
accanto e, a mio avviso anche dall’ambiente e dal clima in cui intende cacciare.
Cani di “struttura” e con molto pelo, per giunta scuro, potrebbero essere messi
in difficoltà da giornate calde (che purtroppo oramai si prolungano fino ad
autunno inoltrato), terreni aridi, rotti e selvaggia scarsa.

Accanto a questi cani ci sono i gordon “da lavoro” in senso
stretto, caratterizzati da morfologie un po’ eteorogenee (alcuni sono assai
tipici, altri meno), ma da un’azione più briosa. Alcuni di questi cani hanno
sangue scandinavo. Come andrebbero da noi? Non so dirlo con certezza in quanto
il setter gordon, nella realtà italiana è sempre stato, e probabilmente
continuerà ad essere, un cane da amatori, un cane di forza, più che di
eleganza, la cui azione è sempre un po’ a cavallo tra quella dei continentali e
quella degli inglesi… più spinti.

Veniamo infine al setter inglese, che lasci per ultimo non perché
è la mia razza preferita, ma perché non è una delle razze più popolari nei field trials. In un mondo che gira all’incontrario
sono forti i numeri dei pointer e deboli quelli degli inglesi. I setter inglesi
che si vedono nei trials sono
essenzialmente di tre ceppi: ceppo inglese (a volte con qualche goccia di
sangue irlandese); ceppo continentale (con sangue prevalentemente italiano,
misto francese), ceppo inglese incrociato con il ceppo continentale e ceppo
irlandese (sangue irlandese e scandinavo – generalmente condotti da esseri
umani irlandesi). L’importazione di sangue continentale è stata essenziale a
causa della ridotta variabilità genetica del ceppo inglese. Oggi si vedono così
in campo tre tipi di setter che si differenziano per taglia (più strutturati e
alti sugli arti i cani inglesi), movimento e stile di lavoro. I cani inglesi e
irlandesi sono più fluidi nella guidata, più esitanti i cani di ceppo
continentale ma, se si leggono testi di cinofilia venatoria britannici, il problema
della ritrosia a guidare (ricordo che loro pretendono che il cane guidi a
comando, immediatamente e senza aiuti) è da sempre presente nella razza e
indotto dall’indole più cauta e “felina” di questi cani. Sempre il temperamento
e la loro sensibilità non li fanno ritenere, dagli inglesi, la razza più facile
da addestrare.

Ai trials si
vedono sia ferme erette che ferme schiacciate, a seconda delle genealogie che
stanno dietro al cane, lo stesso dicasi per i galoppi. Buona la velocità e l’ampiezza
dell’azione, per quanto riguarda lo stile, dipende da cosa si cerca: i cani con
sangue continentale possono essere molto simili ai nostri per prestazione, i
cani irlandesi invece possono essere diversi, ma dare vita ad azioni
altrettanto spettacolari. Il setter inglese e il pointer, per lo meno nella mia
esperienza personale, sono le razze che meglio interpretano le prove a pernici
(starne).




I trials inglesi: questione di atmosfera

In tanti mi chiedono perché vado con i cani in Inghilterra, come si fa a partecipare e, soprattutto come si fa ad allenare. Quest’ultima domanda, vista la fame di selvaggina che si ha in Italia, è più che lecita, ma le cose sono un po’ più complicate di quello che sembrano.

Nel 2015, grazie ad una serie di “coincidenze” ho avuto per la prima volta in vita mia la possibilità di assistere ad una prova di lavoro su grouse in Inghilterra e di partecipare, da spettatrice, ad una sessione di addestramento.  Molto di quanto ho visto mi ha affascinato al punto di farmi decidere di cercare di diventare parte di un mondo che, per lo meno geograficamente, non mi apparteneva.  Ero nata nel posto sbagliato, ma mi sentivo culturalmente vicina a loro. Intendiamoci, le prove di lavoro inglesi (e scozzesi) non sono perfette: ad oggi non ho ancora trovato un sistema d valutazione che possa testare in maniera zootecnicamente perfetta le caratteristiche del cane da caccia ideale, eppure…. Eppure, il circuito di prove britanniche possiede elementi che continuano a suscitare il mio interesse.

Vado in Inghilterra perché è più facile”, questa è la voce che mi è giunta alle orecchie. Beh, mi dispiace deludere i vocianti, ma nelle prove inglesi di facile non c’è un bel niente. Non mi credete? Ok, ve lo dimostrerò. Il minuto, per esempio, non esiste, se al giudice non piace come sganciate il cane, o se il cane allo sgancio fa qualcosa che al giudice non piace (per esempio emette un guaito di felicità, o guaisce perché gli avete pestato un piede) voi siete eliminati. Tenendo conto che i giudici sono due (uno controlla a destra e uno controlla a sinistra), occorre fare in modo di piacere ad entrambi. I turni oltre a non avere il minuto, non hanno una durata minima, o massima.

Il cane deve partire nella direzione assegnata: se deve andare a destra e va dritto, o gira immediatamente a sinistra, può essere penalizzato, o eliminato, a discrezione. La stessa cosa può succedere se si allontana troppo, se non “gira” quando richiesto dal giudice, se non va a terra quando richiesto, o se non guida con scioltezza quando dovrebbe farlo.

In guidata il cane non si può toccare, pena l’eliminazione.
Non è il conduttore a sparare dopo l’involo del selvatico, bensì un
guardiacaccia, su comando del giudice: non è quindi pensabile il trucchetto
dello “sparo-nascosto-in-un-cespuglio” molto amato da alcuni dresseur nostrani.
Non serve avere il grilletto facile, perché di fatto non si ha un grilletto.

Il cane deve rimanere fermo (IMMOBILE) al frullo e allo sparo, non può muoversi di un millimetro ma, a conclusione dell’azione, deve proseguire la guidata nel clear the ground (pulizia del terreno per individuare altri eventuali animali, in genere parte di una covata).

Non è possibile guinzagliare il cane immediatamente dopo
l’involo: il cane può essere legato solo quando lo decide il giudice. Se il
cane ha fatto tutto correttamente è possibile che veniate chiamati al secondo
turno: i cani, per andare in classifica, devono essere verificati due volte.

Può capitare, tuttavia, di non essere richiamati anche se, in apparenza tutto é andato bene. Questo può accadere per esempio perché molti cani sono stati shot over e quindi ne vengono richiamati solo alcuni (i migliori) dal momento che la classifica va solamente dal primo al quarto cane…  Il numero dei cani al secondo turno può essere altresì ridotto in contingenza di condizioni particolari che riguardano il terreno, la selvaggina, o il clima.

Generalmente, tutti i cani sganciati sul terreno presentano un livello di ubbidienza medio-alto. Il cane che allunga troppo, che si prende delle licenze, o che non si fa legare, non è un esemplare gradito.

Grouse…

Per diventare campione un cane deve vincere due Field Trials in classe Open, ma per avere diritto a correre in Open deve aver prima vinto una classe Novice (o aver fatto due secondi posti in una Novice) o una classe Puppy. A volte è possibile competere in Open anche senza essersi qualificati, ma solo se ci sono posti a sufficienza. Sì perché ai trials esiste una sola batteria e i posti sono limitati: i club organizzatori stilano una graduatoria, e chi è in fondo alla graduatoria finisce in lista d’attesa.

Credo questo possa fare comprendere che scegliere di partecipare alle prove inglesi non sia una scelta “di comodo”: oltre a doversi fare quasi 2000 chilometri (solo andata) per raggiungere i campi di gara, è persino difficile avere la possibilità di gareggiare!

Il numero chiuso, però, in fondo ha senso ed è espressione
dell’intento non consumistico di queste prove. A nessuno importa avere più cani
e a nessuno importa attirare i “professionisti” che, di fatto, praticamente non
esistono. C’è un solo conduttore, per giunta irlandese, che arriva con un
discreto numero di cani condotti “conto terzi”, così come c’è un solo
allevatore (di setter inglesi) che ricava parte del suo reddito dalla vendita
di cuccioli. Il setter inglese, tuttavia, è una razza poco commerciale: chi
sceglie i cani da ferma inglesi generalmente predilige i pointer ma, vi sembrerà
incredibile, nessuno si guadagna da vivere allevando pointer da lavoro.

C’è qualche conduttore semi-professionista che conduce uno, o al massimo, due cani per altre persone e un gruppetto di appassionati/allevatori amatoriali che iscrivono il loro branchetto. Chi possiede più cani, tuttavia è svantaggiato: da regolamento si cerca di garantire la partecipazione di un cane per ogni proprietario…. Quindi se ne avete quattro, è probabile che alcuni di loro vengano messi in lista d’attesa.

Il fatto che i conduttori non addestrino cani per vivere, non significa che non sappiano preparare i cani: al contrario, si colgono finezze di conduzione e di preparazione a cui non ho mai assistito qui in Italia. L’addestramento è una passione e si lavora con la massima cura dovendo rendere conto per lo più a se stessi, oltre che ai giudici.  I bravi conduttori mettono soggezione non perché sono “famosi”, ne perché hanno “vinto tanto”, ma semplicemente perché sono BRAVI. Starei ora fare domande e a chiedere di raccontarmi come fanno ad insegnare al cane questo e quello.

Famosi o meno, ci si chiama per nome, non per cognome, e ci si conosce tutti. Ci sono Richard, Maddy, Carole, Maria, Terry (un paio), Sara, Mary, Anne, Nicky (un altro paio), Dennis, Steve… eccetera. È normale prima dello sgancio scambiarsi una stretta di mano, o un augurio di buona fortuna: il compagno di coppia, del resto, si chiama compagno di coppia, non rivale di coppia. Tutti sanno che correre con un compagno di coppia ben preparato è un vantaggio: difficilmente causerà disturbo all’altro cane.

Tra i nomi che ho appena elencato sopra ne compaiono anche tanti femminili. Le donne che addestrano e conducono cani, nel Regno Unito, non sono bestie rare, tutt’altro. E non si limitano a fare capolino ai trials con il cane preparato da qualcun altro, la maggior parte di loro il cane se lo prepara da sé, e non è certo lì per seguire la passione del marito, o del compagno. Al contrario, spesso sono proprio i mariti che vengono a vedere e a dare una mano.

La parte umana dei trials ha il suo perché, insieme a tutte le tradizioni e alle formalità che l’accompagnano. I britannici non sono i più espansivi dei popoli, ma dopo un po’ ci si sente parte di quel mondo, un mondo fatto da formalismi, ma anche da semplicità che vanno dal pranzo al sacco, consumato tutti insieme all’aperto in quasi qualsiasi condizione climatica, alla cucciolata fatta esclusivamente per portare avanti la propria linea. Le razze da ferma inglesi, infatti, non sono granché commerciali e commerciabili e questo tiene ben lontana la minaccia che la cinofilia venatoria diventi un business. Un maschio vincente farà qualche monta (forse), ma non diventerà mai uno stallone di grido, capace di rendere ricco il suo proprietario.

L’aspetto amatoriale caratterizza anche la gestione dei terreni e dei selvatici. Gli italiani sono abituati ad andare all’estero per allenare e per addestrare e credono che basti pagare per poter sganciare il cane. Costoro non hanno mai incontrato un gamekeeper britannico al quale, molto francamente, non importa nulla delle esigenze del vostro cane. I guardiacaccia stanno lì per tutelare la selvaggina, punto, e il cane è spesso visto come un elemento di disturbo. Si può allenare (o essere invitati a censire) a discrezione del guardiacaccia, non è un diritto che si acquisisce pagando, occorre in qualche modo meritarselo. Negli anni sono riuscita a allenare il cane e a partecipare a qualche censimento, ma queste attività non sono programmabili. Tutto dipende dal clima, dall’età dei selvatici, dall’andamento delle covate, dalla disponibilità di chi vi deve accompagnare, eccetera eccetera. Allenare è un privilegio, non un diritto.

Gamekeepers…

È difficile avere accesso ai terreni, ed è per questo motivo che il mio cane, per esempio, ha fatto molto meglio su starne e su fagiani, che non su grouse. Non posso allenare il cane su grouse in Italia, perché non esistono e, in Inghilterra, non sempre ho la possibilità di muoverla abbastanza.  La grouse di per sé è un selvatico come un altro, che ben si presta al lavoro del cane da ferma, ma che ha due problemi. Uno è legato all’emanazione e l’altro alla densità numerica. L’emanazione è molto forte e può far bloccare cani abituati su selvatici meno “odorosi” e più leggeri e, come detto poco sopra, se il cane non guida in maniera fluida rapidamente, viene eliminato. Il secondo problema, ovvero la densità di animali, amplifica il primo problema: è normale veder alzare voli d 15-20 grouse, che se ne stavano da qualche parte tutti insieme. D’altra parte, un cane molto focoso e non ben addestrato, può perdere la testa di fronte a tanta selvaggina e andarsene a spasso per ore, o addirittura per giorni. I moors inglesi sono utilizzati per la caccia alla grouse in battuta, non per la caccia con il cane da ferma, questo spiega la tanta densità ma, come potete capire, confonde il cane.

Nelle prove a autunnali a pernici (starne), invece, ferma restando una densità di selvatici superiore a quella dell’Italia, essa è inferiore a quella delle prove estive e l’incontro non è garantito, ma si tratta di densità più consone ai nostri cani. I moors della Scozia, su cui sono stata soltanto nel 2016, li ricordo come una via di mezzo, mentre mi restano ancora da scoprire le prove primaverili. Certo è che la magia di un moor estivo ricoperto di erica in fiore e abbagliato da un cielo violetto è difficile da superare.

Vuoi saperne di più sui Field Trials ne Regno Unito? (Articles available in Englih as well) Clicca qui.




English Summer Trials: Daily Life

People keep asking about British trials…. but they always forget to ask about daily life during these trials! A brief recap: I watched Champion Stake 2015 (this falls into “English Summer Trials); participated in English and Scottish summer trials in 2016; participated in English partridge trials in Norfolk (autumn trials) in 2017. Now I am just back from English summer trials 2018 and I am still incredibly tired: summer trials are not really a relaxing holiday, probably they are not a holiday at all!

Grouse

I have to admit that Autumn Partridge trials, in spite of being less flashy, are perfectly suitable to the average human being, whereas Grouse Summer trials are certainly more demanding in terms of physical fitness. I do not consider myself a lazy person, and I do my best to keep in shape, but I get tired quite easily, this makes me think that to survive in summer trials with elegance you need to be a bit of a super-hero. For this reason, this year I did not even dare to cross the Scottish border: my 2016 experience in Scotland was pretty intense and most of my time was spent on the road, travelling from one trial to another, often trying to reach the micro supermarket (& service station) in Grantown on Spey before it was too late. Maybe it was too much just because I was staying in a B&B I did not particularly enjoy and from which I eventually ran away. Maybe it was so bad because I did not even have a fridge, nor a freezer or… most likely, there was simply too much to do for one person travelling alone.

This is one of the reasons that made me opt for “England only” this year, as if rural England was easy to deal with. I tried to be more organized and I booked a whole cottage: um mm err… it was a cottage suitable for five people, much more than one small sized human and her dog would have needed, but it was conveniently located and reasonably priced. Most of the people participating in British trials, indeed, do not stay in hotels, or at home, as it happens with FCI trials (at least those taking place in Italy). The Brits normally live in a caravan (some Irish even dared to live in a tent!) or rent a cottage, a few opt for a bed and breakfast. Trials take place every day (one day you have the puppy or the novice stake, and on the following day you normally have the open stake) and most of the competitors have a trial each day.

Newbiggin estate

Trials start later than Italian FCI trials: the meeting is normally at 9 o’clock (and not at dawn as awfully required here), but the venue might be far from where you are staying. In my experience, since I have always skipped the first trials, those that take place near Lauder (Scottish Borders), we have about one week of trials near Blanchland and Barnard Castle, which are villages in County of Durham and Northumberland, and one second week with trials around Reeth, in North Yorkshire. People can choose whether to move around from trial to trial, to stay one week in one place and then move somewhere else to get closer to the next trials, or decide to remain two weeks in the same place, and drive back and forth. I chose the third option to avoid packing and unpacking continuously.

Trialers do not travel light: they cannot. Most of the people drive a pick up truck full of dogs, clothes and food. You can have all sort of weathers during a trials circuit, sometimes even during a single trial: this year temperatures ranged from 8°C degrees with high winds and rain to thirty something degrees. You need to bring summer clothes, rain clothes and winter clothes, better if in two copies, as everything can get soaked with water. You also need a hat, a rain hat, some sunscreen, a walking stick, the list of the must have is long, I am just mentioning something to let you imagine how full our cars are.

While supermarkets exist in Northern England, they can be far from where you live or close earlier than you are used to. Shops also close around 5 p.m. and you are not normally back from a trial by that time. This happens because English trials can have up to 40 dogs (20 braces) and at least two rounds take place, which means a trial usually finishes late in the afternoon(*you are expected to stay until the end of the trial and to follow the stake on foot, all day long). There is normally a lunch break, but there is no restaurant, nor do the clubs cater food for competitors: runners are expected to bring they own packed lunches and eat them on the moor, or in the car if the weather is too bad. This also means you have to arrange your own meals by purchasing them or by cooking them in advance.

Lunch on the moor

As said earlier, trials start at 9 a.m. but might be located one, or even two hours away from where you are staying. To reach Masham trial in time, I woke up at 5 a.m., had breakfast and packed everything I needed to carry with me and to met with friends on the way at 6.30 a.m. We reached the venue a bit earlier than planned, but you are somehow expected to be there well before the announced meeting time. Also, travel time on country roads is not very predictable with sheep and tractors ready to sabotage the best plans.

Lunch on the moor

That trial was sadly cancelled and, as traditionally happens, this was announced on the trial’s ground, not in advance by phone, or-mail. We reached home earlier on that day but trials do not usually finish before 5 p.m. so, by the time awards are given and you leave the moor…. you are back at your temporary home at around 7 p.m., or even later if you stop on the way to get some gas, or to grab any food for the following day.

By the time you unload the car, have a shower, feed the dog, feed yourself and maybe dry your wet clothes, is almost time to go to bed and maybe answer a couple of e-mails and messages you received during the day, in the rare instances your cellphone managed to get some signal. That’s daily life during English summer trials: Scottish summer trials were similar two years ago, but with competitions taking place much further from each other and with much less service stations, supermarkets and cell phone signal on the way!

Still curious about British trials? Check the section A Month on the Moor or click here.

Newbiggin (Yorkshire Gundog Club) Open Stake slideshow pictures below.




I Pointers e i Setters in Inghilterra nell’anno 1928 – di G.Horowitz

I Pointers e i Setters in Inghilterra nell’anno 1928 di G.Horowitz

Tratto dal Bollettino del Kennel Club Italiano – Marzo 1929

Il fatto che i nostri Pointers e Setters continuino a conservare anche pel 1928 popolarità considerevole nel nostro paese è specialmente dovuto a qualche entusiasta del nostro mondo cinegetico e al numero maggiore dei nostri espositori. È sorprendente che la popolarità del Pointer e del Setter sia più grande all’estero che in Inghilterra, e all’estero il loro numero è più grande che da noi; ciò nondimeno questi medesimi paesi amano ricorrere a noi per comperare i nostri migliori rappresentanti delle due razze per “rinfrescare” gli esemplari che essi possiedono. Questo è dovuto, in parte, al fatto che il nostro clima è talmente variato che i nostri Pointers e Setters possiedono maggior vigoria di quelli nati ed allevati nei paesi caldi, in parte, per merito delle nostre grandi esposizioni, quali quelle del Kennel Club e di Cruft, nelle quali si possono ammirare i tipi più perfetti, e inoltre, per merito delle nostre società di « field-trials » che sono sostenute da entusiasti e che fanno in modo che Pointers e Setters siano provati su selvaggina libera.

Tutto questo sommato permette, agli stranieri disposti a pagare buoni prezzi, di conoscere e scegliere il cane che loro meglio si adatta per mantenere la razza nel loro paese.

É noto che gli Stati Uniti dell’America del Nord possiedono molto sangue eccellente Pointers e Setters, avendo assorbito molti dei migliori cani del fu signor A. T. Williams (canile celebre di “Gerwn”) e del fu colonnello Cotes (canile celebre dei “Pitchford”) oltre a filoni di sangue d’ altri canili inglesi.

In America l’energia fisica nei Pointers e Setters è fortemente considerata, e questo fattore è difficile mettere a prova nel breve tempo accordato nei “Field Trials” nel nostro paese. Pertanto è un requisito della massima importanza in queste razze — il 50 per cento del valore di un Pointer e Setter considerato come field — ed è talmente considerato importante oltremare che, alle prove americane, l’energia fisica costituisce una delle prove principali.

Il fatto che gli americani diano un valore così alto all’energia fisica è senza dubbio dovuto alla natura estesa e aperta del paese nel quale i loro cani sono al lavoro su selvaggina e su quaglie.

Un Pointer od un Setter troppo piccolo non può mantenere l’andatura e lo stile come un soggetto di più grande taglia, possedendo quest’ultimo un passo lungo, facile, elastico che gli permette battere della rude brughiera e del terreno che presto faticherebbero e fiaccherebbero un Pointer o un Setter di piccola taglia.

Se noi diamo un colpo d’occhio alle opere scritte verso l’anno 1760, noi rileviamo con facilità che i cani dell’epoca erano dei Pointers e dei Setters e piuttosto i primi dei secondi, poiché il loro pelo corto permetteva di meglio sopportare il lavoro evitando il fastidioso arruffarsi del pelo con lappole e semenze.

Curioso il fatto che in America, pur dando valore al pelo del Setter, lo si rasi ben corto nelle epoche di lavoro

Circa cento anni fa, quando le biade venivano mietute a mano e le stoppie lasciate assai lunghe , era necessario avere un cane che rispondesse ai requisiti descritti oltre ad una ferma solida, i primi per trovare le pernici, la seconda perché rimanesse fermo durante il tempo necessario a ricaricare il fucile a pietra ad un sol colpo. Era questo un processo piuttosto lungo se si pensa che la polvere doveva essere misurata e versata nella canna, la borra giustamente adattata, seguita dalla misura dei pallini, un’altra borra leggermente pressata, la bacchetta rimessa a posto, il foro al bacino della ricarica ripulito e riempito di polvere d’accensione là dove la pietra focaia batte.

In quei tempi solo una perfetta combinazione di buoni cani e di accurata preparazione poteva portare al successo. Fra parentesi, verso l’anno 1750, si usavano cani di una razza speciale per la caccia al fagiano nel bosco molto folto.

Attualmente i Pointers sono i più popolari sul Continente, nell’Africa del Sud e in America, dove le condizioni del terreno permettono il completo impiego buon cane e, soprattutto, dove si trovano quaglie.

In Africa del Sud si incontrano molti cani da caccia eccellenti e buon numero di “Pointers Espagnols” neri; che erano molto popolari circa trenta anni fa; di costruzione piuttosto ordinaria ma con andatura meravigliosa.

Il “Veldt” è essenzialmente il luogo dove il Pointer è necessario se si vogliono ottenere risultati dello sport con le differenti specie di «Francolini», “Khoorhan” e di “Galline faraone” che tutte offrono dell’ottimo sport se si cacciano montando buoni ponies da caccia e coll’ausilio di buoni Pointers.

In Inghilterra l’allevamento di Pointers e Setters sarebbe estinto se la loro esistenza dipendesse solamente dalla caccia; ma fortunatamente vengono impiegati ancora molto in parecchie parti della Scozia per la caccia alla “grouse”, benché, anche là. la stagione nella quale la “grouse” si presta alla caccia col cane è cosa così breve che diviene ben caro il tenere un canile a quel solo scopo.

Sulhamstead Sheilin d’Or

Coloro che sostengono le prove sul terreno sono gli amatori del Pointer e del Setteer ed è grave danno che le prove non possano essere tenute tutte durante la stagione di caccia, quando cioè è possibile come nel passato sparare alla selvaggina. Coll’agricoltura moderna ciò è impossibile, infatti: le stoppie del 1928 potevano appena dirsi coperte, causa le moderne mietitrici che rasano quasi completamente gli steli e l’intero sistema di coltura dei campi e dei pascoli è cambiato. Una delle nostre Società d Field Trials , la “Devon and Cornwall Society” trova modo di far correre le sue prove al principio della stagione di caccia, e l’anno scorso queste field trials furono certamente molto più interessanti di quelle corse al principio di primavera su pernici accoppiate e sul punto di nidificare. Senza dubbio ai nostri tempi è molto importante abbattere la selvaggina sotto ferma. Un Pointer od un Setter potrà sovente restare correttamente immobile sul selvatico bloccato, e sul selvatico alzatogli sotto ferma, ma gli stessi soggetti potrebbero essere tentati a rompere su un selvatico abbattuto. È vero che una fucilata vien sparata a salve per provare l’immobilità e l’eventuale paura della detonazione, ma troppo di sovente questo colpo di fucile parte da una certa distanza, ciò che è ben differente di due fucili che, può darsi, impieghino le quattro canne contro un branco levantesi abbattendo tre o quattro individui.

Ciò nonostante, i field trials, quale che sia il posto e l’epoca in cui vengono tenuti, ci mettono in grado, entro certi limiti, di scegliere i migliori cani pel primo, secondo e terzo posto in classifica, e frequentemente la prova esibita viene reclamizzata. Così nelle prove della primavera del 1928 il cucciolone di setter inglese “Stylish Switcher”, del signor Sharpe, guadagno il 12 aprile e otto giorni dopo conquistò la vittoria alle prove del Kennel Club; fu secondo nella seconda giornata nella gara per cani di ogni età, nel quale il primo posto toccò alla Setter irlandese femmina campione in prove “Sulahmstead Sheilin d’Or”.

Fu questo un ottimo successo per un cucciolone, che attualmente si trova in Italia, dovrà portare vantaggio alla razza dei Setters inglesi.

Il modo accurato con il quale furono tenuti i pedigree e col quale venne selezionato l’allevamento nel passato, ha molto contribuito a metterci in grado di sostenere la nostra posizione, ma i grandi canili di “Pitchford” (colonnello Cotes) che aveva origine dall’antica linea di Pointers di “Woodcote” e i canili di W. Arkwright lasciarono un grande vuoto nel nostro allevamento.

Il Setter irlandese, quale cane da lavoro, è molto popolare in Irlanda, per la caccia al beccaccino. Più di 1400 sono stati registrati nei libri del Kennel Club durante l’anno scorso (1927 n.d.r.) contro meno di 600 fra Pointers e Setters inglesi.

Io spero, in un mio prossimo articolo, dire qualcosa sui Retrievers e sugli Spaniels in Inghilterra nel 1929

G. HOROWITZ




Lady Jean Fforde of Isle of Arran Kennels – An Appreciation by Jon Kean

Herewith a tribute to Lady Jean Fforde who has passed away on 13th October 2017,  3 weeks before her 97th birthday by Jon Kean

I first met Lady Jean in the 1970s – appropriately enough it was on the grouse moors in Perthshire. Janette and I were there just to spectate at the field trial and find out more about working Pointers and Setters. Lady Jean immediately put us at ease and explained what was happening at the trial. My one abiding memory from that day was the unusual footwear Lady Jean sported. It was a pair of sandshoes (baseball type) with the words “Skateboard City” emblazoned on the side. Her great friend Mrs Patience Badenoch Nicolson was there too. Their guidance inspired me to find out more about working Pointers.

From that day, friendship developed and I learned so much from Lady Jean and Patience about working Pointers. After a while, I asked Lady Jean if it would be possible to purchase an Isle of Arran Pointer. My wish was granted! In historical terms, the Pointer kennels were among the first, if not the first, to be registered by her grandfather at the Kennel Club when it was formed. In 1983, I brought back from Arran two male puppies from Lady Jean’s litter, sired by Moanruad Aron (the late John Nash’s Pointer) and Isle of Arran Neillia (litter sister of the 1981 Champion Stake winner FT CH Isle of Arran Larch, handled by Mrs Marcia Clark). I reared Isle of Arran Micha and the brother Isle of Arran Gideon was bought by Duncan Davis from the North of England. The rest, as they say, is history. Gideon duly became a field trial Champion and Micha (pet name Duke) won the Champion Stake at Bollihope Moor in County Durham in 1989. Duke was a fantastic Pointer for our shooting trips to Garrogie Estate, owned by Charles Connell in Invernesshire. Apart from his game finding ability, Duke’s great attribute was his stamina and endurance. He had the strength of 3 dogs.

Lady Jean Fforde and Jon Kean – Champion Stake 1989

Lady Jean and Patience were hugely influential people in the Pointer world. They were always willing to help and offer advice to anyone interested in working gundogs. One day, I was called aside for an informal chat. Lady Jean told me: “Patience and I both agree that you need to put something back into the sport. We think you should take on the role of Honorary Secretary of the Scottish Field Trials Association.” I was duly appointed in 1986 and have done the job of Secretary for the Pointers and Setters ever since.

Looking back, there were many famous Pointers with the Isle of Arran prefix. The list is endless – Isle of Arran African Queen, Scotney Isle of Arran Regent, Isle of Arran Juno, FT CH Scotney Isle of Arran Jack, Isle of Arran Minoru, FT CH Isle of Arran Dice, Isle of Arran Lilly. Lady Jean’s favourite was FT CH Isle of Arran June, a beautiful orange and white bitch. In Lady Jean’s memoir, she wrote: “ June became the dog of my life – I adored her! Considering she was the first dog of any kind I had trained myself, she was a miracle. I trained her by phoning Patience Nicolson week by week, and asking for instructions.”

Lady Jean was President of the Pointer Club of Scotland since it was founded many years ago. She had many, many interests outwith the world of field trials. She was a keen gardener, for example. Her parents brought back many rare plants from their trips throughout the world. On our visits to Strabane, her home at Brodick, Lady Jean gave us a guided tour of the gardens. On one visit, Lady Jean told us she would be sending her friend to collect us from the ferry at Brodick. The friend just happened to be Richard Todd, the Oscar-nominated actor best known for war dramas like The Hasty Heart, The Dam Busters and The Longest Day.

She was also involved with the RNLI and the Red Cross. She was an artist. Lady Jean wrote fascinating memoirs – Castles in the Air and Feet On the Ground – From Castles to Catastrophe. In those books, we discover she spent part of her life in India, Palestine, Sierra Leone, Northern Rhodesia and of course her beloved Isle of Arran. It was at the Government Code and Cypher School at Bletchley Park that Lady Jean joined the army of women who cracked the German code to save countless lives and shorten the war by at least two years.

Lady Jean’s mother was very keen on taking cine films of life on Arran, which included stalking and shooting over Pointers on the island from the 1930s onwards. A couple of years ago we spent a lovely afternoon in Strabane viewing some of the reels of film, and they are fascinating to watch.

Lady Jean sent me a gift of the book called Training Setters and Pointers for Field Trials, by Professor John Beazley, Alf Manners and Arnold White-Robinson. It is signed : “To Jon. Wishing You every luck in field trials with your puppy. Jean Fforde 1981.” I have used this book as a guide for seminars ever since.

In 1982, Lady Jean asked me to show her Champion Stake winner, Larch, at Crufts in London. This I duly did and was thrilled when the Judge Mrs Kitty Edmondson awarded a prize to Larch. Unbeknown to me,Lady Jean’s best friend , Princess Antoinette of Monaco, was a surprise visitor at the ringside at Crufts.

I will always have great memories of Lady Jean. Our last visit to Lady Jean was in July this year. She was in good spirits and very keen to hear news from the world of Pointers. RIP Lady Jean.

Still curious about British trials? Check the section A Month on the Moor or click here.




Una gemma dal 1956: un italiano ai trials inglesi

Come alcuni di voi già sanno, ho ereditato l’archivio del Dr. Ridella, veterinario e allevatore di setter con l’affisso Ticinensis. Mi sento onorata di essere stata scelta come custode di questi materiali, ma mi rincresce ammettere che ne ho ripulito e ordinato solo metà delle riviste. Tuttavia, circa 50 anni di editoria cino-venatoria, sono oggi ben archiviati e leggibili. Sapendo ciò, un amico mi ha chiesto di trovargli due articoli di Solaro del 1938 e del 1954 che, ovviamente, non sono riuscita ad individuare. Non dandomi per vinta, ho controllato anche gli anni limitrofi, niente da fare, ma ho trovato qualcosa di estremamente affascinante ed inatteso. Nel numero del secondo trimestre di Rassegna Cinofila (è l’antenato dei Nostri Cani) del 1956, c’è un bell’articolo di Giulio Colombo (1886-1966). Per chi non lo conoscesse, Colombo era allevatore con affisso della Baita, nonché un noto giudice. Aveva sempre cercato di tenere vivi i legami tra Italia e Gran Bretagna e l’Italia importando, tra gli altri i setter: Lingfield Mystic (vincitore del Derby inglese); Lingfield IlaLingfield Puma e Bratton Vanity. Grazie all’articolo, ho scoperto che nel 1956, Colombo è andato a giudicare a Sutton Scotney (Hampshire – UK) e ha raccontato laesperienza. L’articolo è leggibile per intero nel PDF che potete scaricare qui o nella photogallery qui linkata. Ne riporterò però qui alcuni pezzi salienti.

Colombo comincia pensando a Laverack, Llewellin e Lady Auckland (che giudicava con lui) e con un excursus storico che spiega come mai setter e pointer siano stati selezionati in questa maniera. “Credo aver, inteso i due Grandi sussurrare a un dipresso così: Competizioni di giganti le nostre, quando ancora si credeva alla necessità del cane da ferma sul terreno della caccia, quando pointers e setters rispondevano al gusti venatori del cacciatore, quando non si codificava un bel niente a priori, teoricamente, per estetismi o postulati da tavolino senza aver vissuta o sofferta mai la, passione incontenibile dello sport codaiolo, fra le più strenue ed inebrianti passioni, quando pointers e setters, cani da Grande Cerca, si imposero selezionati perfezionati, secondo suggeriva la pratica diuturna di lunghe stagioni venatorie con l’esperienza del terreno e dei selvatico, a servizio del fucile vagante, e si stabilì la macchina animale perfetta, collaudata con formula aderente alla realtà per quel terreno e quel selvatico, e conquistò il mondo intero quella macchina intelligente, tanto che nati Inghilterra pointers e setters furon poi cittadini di ogni Paese.”

Non credo ci sia molto da aggiungere, poi continua con la descrizione dettagliata del lavoro che essi sono chiamati a fare: “II cacciatore ragionò così: di fronte a me la pianura sconfinata, ondeggiante di mammelloni di grani, di stoppie, di prati, di eriche, faticosa, lenta da per correre tutta scarpinando da coltivo a coltivo, da piaggia a piaggia in traccia delle compagnie di starne e grouses discoste le une dalle altre in famiglia ciascuna col proprio pascolo, e le lunghe pause senza incontri e senza sparare scoraggiano anche il cacciatore più caparbio: a me occorre un ausiliare speciale anzi una pariglia di tali, dall’olfatto possente, cerca indefessa. dalla ferma statica, dalla guidata corta, che a galoppo spinto per accorciare le distanze, nel tempo breve per la nostra passione da crepuscolo a crepuscolo, risparmiando a me ciechi e fortunosi passi, concludano spicci su grouses e su starne e magari su lepre sorniona; e perché io possa sparare a visuale libera senza tema, giù, a terra proni a frullo e schizzo. Drake e Dash, ed é il più bel momento della vita di cacciatore; e perché quel selvatico che non possono raggiungere né se vola né se galoppa, non induca in tentazione, proni testa fra gli arti ari in segno di rinuncia, voi cavalieri dei moors e praterie, per riporto e recupero i ho apparecchiato io stesso un valletto che non falla. il retriever, vi risparmi di strusciare il tartufo pistando, voi Signori », Torto o ragione, ragionavano cosi e così fu sempre categoricamente a quei tempi. Proscritti falsi allarmi di ferme senza presenza di selvatico, non si tolleravano inganni ed indugi oziosi, se Drake e Dash fermano ci sta il selvatico e non lo mollano più, e si raziocinava così: « Perchè noi si possa usufruire del lavoro di due cani, ed uno non costituisca il doppione dell’altro galoppandogli al fianco appaiato, li sguinzaglio nel bel mezzo dell’area da esplorare e partano essi uno verso destra e l’altro verso sinistra in senso opposto, e giunti a un centinaio di metri, anche di più a seconda del terreno vasto e sgombro, virino essi e ritornìno in direzione l’uno dell’altro, sempre nella scia dei vento, ma più oltre verso la meta lontana, in maniera da esplorare il terreno anche nel senso della direttiva di marcia, e si incontrino a metà cammino scambiandosi il lato come nella quadriglia dama e cavaliere, a ritmo cadenzato, con astuta sincronia e… nacque la cerca incrociata, non eleganza, ma accorgimento pratico.

E affinché l’intesa fra i due ausiliari fosse concorde, con rispetto della fatica e della autorità di ciascuno e l’uno approfittasse dei risultati concreti dell’altro, ecco che mentre l’uno dei cani bloccava col rito della ferma l’altro non persisteva ad esplorare, ma sostava immobile simulando a sua volta la ferma per mimetismo conscio e istintivo, per collaborazione atavica fra gli animali ida preda, e il segugio accorre scagnando all’indicazione sonora e Drake rispetta la ferma non sua ed ecco codificata la pratica del consenso, indispensabile con ausiliari che trescano veloci e lontani.

E siccome il selvatico tiene udito sensibilissimo, abolito ogni richiamo a voce o col fischio, cenni della mano al cane che di tanto in tanto sbircia al padrone per interpretarne le intenzioni, quindi tacita intesa fra cacciatore ed ausiliare, l’uno per l’altro. E quando s’ha da interrompere l’azione, un sibilo e i cani al terra, docili al guinzaglio e si inaugurò il drop e il down, non accademia da recinto, ma freno in terreno libero. Col tempo per emulazione fra scuderie, per sane rivalità sportive fra amatori di razze affini a chi tiene i l miglior cane con olfatto più potente a corsa più veloce e reazioni più pronte, nacque in un paese di scommesse, il cane da gara, il Trialler, via col vento, cane da Sport, ma riproduttore che rifornisca i ranghi per cacciare starne e grouses e non lepri e conigli, in terreno vasto e non negli scampoli di grano.”

Qui viene espresso in dettaglio il lavoro “ideale” dei cani inglesi e le motivazioni pratiche che stanno dietro a queste pretese. Leggendo questi paragrafi sento ancora più la mancanza delle mie esperienze britanniche, perché da loro le cose sono rimaste all’incirca come descritte qui. Se non avessi prima visto, e poi partecipato ai loro trials, sarei un cinofilo diverso, avrei un cane diverso ma… devo ammettere che sono contenta di quello che sono! Segue qualche notizia sulle regole del gioco, con riflessioni sui pro e sui contro delle diverse regole:“In Inghilterra non si redige relazione alcuna, non si concede qualifica, si comunica l’ordine di classifica dal primo ai quarto con una riserva, e stop, i concorrenti tanto intelligenti da valutare da sé gli errori dei propri allievi senza sentirseli ricordare per iscritto postumo dal Giudice e talmente sportivi da comprendere che se il Giudice ha creduto di disporre i cani in un dato ordine progressivo è ozioso recriminare e voler sostituire tante altre classifiche quanti concorrenti e spettatori, ognuna diversa dall’altra, ma tutte quante più oculate, più cognite, più probanti, più sapute, più pettegole di quella ufficiale!”

Non ci sta minuto di tolleranza, assurda nostrana indulgenza che consente al cane di dimostrare le proprie attitudini a far frullare, a rifiutare il consenso, a rincorrere, a beffare il conduttore, senza che il Giudice possa prenderne atto, coll’eventualità magari di non aver mai più durante il turno il cane occasione di ripetere quanto é suo costume perpetrare dì norma, e frodare magari un premio con relativa qualifica bugiarda.

Nemmeno si tiene conto di un lasso di tempo prestabilito per la prova: allorché il Giudice opina di essersi fatto un concetto probante del lavoro dei cani taglia corto, e su questo si potrebbe discutere, perché un minimo di percorso è più equo a garanzia delle probabilità comuni, eccetto per gli errori da squalifica. Vige il sistema dei richiami protratti con confronti ripetuti, con pericolo di dover sul finire della gara modificare da capo una classifica già plausibile”

Se volete saperne di più sulle differenze tra le prove italiane e quelle britanniche, potete andare a leggerle qui. Faccio una breve riflessione sull’abitudine inglese di non avere relazioni a fine prova: Colombo dice che il pubblico spesso tende a saperne di più del giudice. Persone che, pur stando a centinaia di metri dal cane, vedono e prevedono errori che sfuggono (secondo loro) ai giudici! Credevo che negli anni ’50 il pubblico fosse più , come dire, sobrio ma apparentemente l’arte di attribuire errori inesistenti ai cani degli altri ha radici antiche. Colombo poi racconta del Derby (non so se fosse identico all’attuale Puppy Derby, per soggetti sotto ai 2 anni) e non ho capito se i cani correvano a singolo o in coppia, siccome menziona poi le Brace Stakes (in coppia). “Nel complesso del lavoro nel Derby constatai qualche fase di dettaglio, insistenze su orme, qualche consenso stentato a comando, senza partecipazione né formale né conscia all’azione; Nota del Concorso presente in alcuni esemplari, ma frenata da frequenti incontri di fagiano, lepri e conigli, scarse le starne, e deplorevole il coniglio soprattutto, che conta é la starna, per fagiani basta il cocker. Punte in profondità. ritorni all’interno come in Coppa Europa, qualche intemperanza di richiami come da noi. Soggetti a corto di preparazione per il maltempo, alcuni veramente di classe, ma non superiore nel complesso alla nostra attuale. Primo Lenwade Wizard, pointer di Mr. Arthur Rank, di 15 mesi, stilista, corretto, galoppo sciolto, risolutivo sull’incontro. Secondo Lenwade Whisper, pointer di Messrs P. P. Wayre’s e G. F. Jolly’s, di 15 mesi, con buon percorso, benché lacets troppo compatti e qualche incertezza nell’indicazione.”

Seguono accenni alla Brace Stake: “Le Brace Stakes videro presenti due Setters, irlandesi, Sulhamstead Bey d’Or e F. T. Sulhamstead Basil d’Or. Basil soggetto rimarchevole, con reazioni pronte e buon olfatto, impegno e buon galoppo, qualche incertezza e ritorni all’interno, ferma e guida con espressione, consente, bene in mano, ben condotto, surclassa il compagno Bey e si aggiudica per proprio esclusivo merito il secondo premio, trattenuto il primo, della pariglia.”

Alla All Aged Stake era stato iscritto anche un weimaraner che poi non si è presentato. Colombo disquisisce sul far correre un continentale insieme a degli inglesi: “non avendo visto il Weimaraner sul lavoro non posso affermare se fosse o no nera Nota del Concorso dl Setters e Pointers, superflua qualsiasi meraviglia dal momento che corrono da noi diversi Kurzhaar ed Epagneuls perfettamente nella Nota della Grande Cerca assai più di qualche esponente di razza inglese; gli inglesi, con meno ipocrisia e più raziocinio, dal momento che alcuni continentali filano all’inglese, li fanno correre con gli inglesi; la Grande Cerca non è questione di coda lunga o corta, ma di garretti, olfatto reagendo, e non è escluso che un giorno i Continentali, italiani compresi, corrano a Grande Cerca, e pointers e setters a Cerca ristretta.”

Dopodiché tira le somme su quanto visto nel corso delle prove: “in Inghilterra la Grande Cerca non è più professata e sentita come un tempo, in un ambiente dove il cane da ferma è in crisi gravissima di impiego eccetto che alcuni pochi attivissimi Sportsmen fedeli alla formula antica; che è la prassi impiegata per correre la Grande Cerca che si allontana oggi in Inghilterra, o quantomeno a Sutton Scotney, non dal modello continentale ma da quello stesso descritto e commentato dagli Autori inglesi, praticato per il passato e introdotto poi sul continente: turni a singhiozzo, interruzioni di percorso per battere porzioni limitate, della pur vasta area, sfruttamento di appezzamenti, di scampoli di terreno percorribili in qualche minuto, assolutamente inidonei allo sviluppo della cerca in grande e anzi in contrasto con la cerca dinamica e veloce pertanto che nota personalità inglese ebbe a definire alcuni: turni da Springers; si tollerano dai conduttori troppe fasi di dettaglio e si ammettono lunghe guidate inespressive con schizzo finale di lepre e coniglio considerate valide, e niente sta ad attestare la possibilità di pistaggio che il Trialler naso al vento deve trascurare non essendo suo compito preoccuparsene; si dimentica spesso che il consenso è attivo, partecipante, solidale con il cane in ferma e non rinunciatario e passivo per obbedienza; non si reprimono sempre i ritorni all’interno e si tarpa talora l’azione del cane di lato costringendolo a percorso inadeguato allo scopo stesso della velocità.”

Il cane da ferma era in decadenza in Gran Bretagna nel 1956? Non lo so, non c’ero, quello che posso intuire da letture passate ed esperienze presenti è che la realtà venatoria britannica era (ed è) completamente diversa dalla nostra come potete leggere cliccando qui. La loro gestione faunistica-venatoria ha indubbiamente favorito spaniels e retrievers, a scapito dei cani da ferma. Probabilmente, nel 1956, i cani da ferma erano comunque cani di nicchia e in stagnazione, mentre da noi si assisteva ad una sorta di ascesa della caccia con il cane da ferma, gli inglesi in particolare. Innanzitutto la Grande Cerca intesa da Colombo nel 1956 era molto diversa dalla Grande Cerca attuale ma… gli inglesi hanno mai avuto una vera e propria Grande Cerca? Non ricordo nulla di specifico ad opera di autori inglesi. Non dico che non sia mai stata descritta, dico che non ne ho mai letto e mi piacerebbe leggerne su uno dei testi a cui fa riferimento Colombo, senza però indicarne i nomi. Mi piacerebbe poter conversare con lui e capire, capire cosa intendessero gli inglesi – secondo lui- per Grande Cerca e capire la sua visione. La sua visione, in fondo la conosciamo, non possiamo certo dimenticare che il cane ideale per Colombo era velocissimo, dalla cerca estrema, dal naso superlativo. Lo chiamava “il puro”, il “folle” e in “Trialer! Saggio di Cinofilia Venatoria” (1950) lo definiva: “Il Riproduttore, Il Capolavoro, il quadro d’Autore, il brillante di cinquanta grani, l’oro zecchino. E’ il Capodanno, non gli altri 364 giorni.” La cinofilia italiana è stata profondamente influenzata dalla visione di Colombo, ma non quella britannica e, come dicevo sopra, non sono nemmeno certa che inizialmente fosse indirizzata in quella direzione. [In ogni caso mi sono rimessa a leggere Arkwright a piccoli passi].

Turni da spaniel. Interruzioni di percorsi, terreni questionabili, lunghe fasi di dettaglio, lunghe guidate eccetera, le ho viste?Ni. Ho seguito e partecipato ad almeno 20 trials, forse di più, e ho visto alcune delle cose di cui racconta Colombo ma andava sempre così. Molto andava a discrezione dei giudici e dei guardiacaccia (è il guardiacaccia che ti dice dove puoi fare il turno!) e il livello dei cani era variegato. Non so come fosse la situazione a Sutton Stockney ma, in certi trials a grouse si corrono in mezzo a densità di selvatici impressionanti. Non è che si possano fare chissà quali percorsi. I consensi a comando? Li chiedono ancora anche se un consenso naturale è molto apprezzato e si sta lavorando in questo senso. Tirando le somme, comunque, credo che Giulio Colombo si aspettasse di assistere a qualcosa di diverso e sia rimasto un po’ spiazzato. Ciò nonostante, Colombo non era uno stupido e ammette egli stesso che anche un giudice britannico potrebbe non essere colpito sempre in positivo dai trials italiani: “Benchè una sola prova controllata da me non possa fornirmi indice probante del complesso di un materiale setter e pointer, esiguo come numero nei confronti dell’italiano e francese, da quella sola gara di Sutton Scotney (dovrei dedurne una netta decadenza rispetto alla nostra; mi guardo dal farlo: probabilmente un Giudice inglese avrebbe la stessa impressione da alcuni turni nostrani alla Cattanea, a Borgo d’Ale ed Alice Castello.”

Il nostro inviato ammette altresì di aver visto, oltre a cani meno buoni, anche cani buoni: “Se alcuni concorrenti si palesarono tassativamente negativi al compito del Trialler, altri al limite quattro pointers almeno, due setters inglesi e un irlandese furono in tal classe da doverli rammaricare dal non poterli rivedere mai più. Fra i premiati Seguntium Niblick, pointer di Mr. J. Alun Roberts, di due anni, primo, velocissimo, sicuro sull’incontro, senso del selvatico. Scotney Gary, pointer di Mr. Arthur Rank, due anni, velocissimo, stilista, senso del selvatico, olfatto, secondo; Scotney Solitaire, pointer di Mr. Arthur Rank, di non ancora due anni, tutto nella Nota, testa alta, corretto, olfatto, reazioni, terzo; Sulhamstead Basil d’Or, irlandese, impegno, testa alta, corretto, quarto; Ch. Downsmans Bracken, setter inglese, dalle reazioni rapide, le ferme schiacciate slittando, lunghe e significative, infortunato su starne durante un rispetto di lepre, quinto. E lo indiavolato Sulhamstead Nina d’Or, setter irlandese di Mrs. Nagle’s e Miss M. Clarcks’s, di non ancora l’anno, partito su lepre, e quello inglesino blu belton dalla cerca ampia, avida, Flashaway Eve, del Col. A. S. Dalding’s, di non ancora due anni, che tende al fuori mano sul fianco, ma possiede tanta avidità e stile setter e galoppo radente da presagirne un Campione, se ben condotto.” Condivido appieno, la mia esperienza è identica alla sua: accanto a cani poco stilisti e lenti, ci sono soggetti che non sfigurerebbero anche alle nostre prove: in 60 anni è cambiato poco.

L’articolo di Colombo si chiude così: “Ma da Oltre Manica si importarono pointers e setters eccelsi, ma oltre Manica vige ancora sangue di Dero 4° del Trasimeno di Vignoli, sangue ricordato, vantato, e scorre nelle vene del secondo classificato, Scotney Gary, sangue che emigrò anche in America per ritornare in Inghilterra; e Blakfield Gide di Waldemar Marr, sorellastra di Fast, e Galf di S. Patrick di Nasturzio, sono citati in Inghilterra, paese per niente sciovinista, fra i migliori e più validi riproduttori, ed esponenti dei Pointer in quegli allevamenti: ricordiamolo anche noi.

Da “Rassegna “ ringrazio Mr. e Mrs Bank, Lady Auckland, il Segretario Generale del Kennel Club Inglese Mr. Buckley, Mr. Binney, Mr. e Mrs. Mac Donald Daly, Mr. e Mrs. William Wiley, Mr. Lovel Clifford mio valido interprete, che mi furon prodighi di ospitalità ed attenzioni durante il breve, ma denso soggiorno in- Inghilterra. Formulo il voto che la passione del Trialler non venga mai meno nella Patria Augusta del Signore l’Aria!” [Chi volesse leggerlo per intero può scaricarlo qui].

Ho deciso di parlare di questo articolo perché ritengo contenga dei punti chiave utili anche al lettore contemporaneo. Quali sono? Mi piace innanzitutto che apra con un excursus storico che spiega come si siano evolute le razze da ferma inglesi. Sono il frutto di particolari selvatici e di particolari terreni. Sono il frutto della caccia in quelle circostanze, circostanze che ne hanno plasmato il temperamento e codificato il metodo di lavoro. Prima che esistessero le prove, esisteva la caccia, esisteva il cacciatore che, a fronte di situazioni di caccia complesse, volevano tornare a casa con qualcosa nella cacciatora. Le circostanze hanno subito reso chiari quali fossero i tratti da selezionare e i comportamenti graditi, nonché tutto ciò che doveva essere considerato difetto. I cani andavano a caccia e poi, se bravi, venivano presentati anche alle prove. Un tempo era così anche in Italia e… vorrei fosse rimasto tale. Oggi abbiamo Campioni di Lavoro che non sono mai stati a caccia, che sono di proprietà (o persino condotti ed addestrati) da gente che non pratica attivamente la caccia con il cane da ferma, o che la pratica in contesti e su selvatici che si discostano da condizioni ideali e probanti. Questo porta anche a non comprendere alcuni regolamenti nati tanti anni fa, e a fare confusione su quali siano i comportamenti corretti da parte del cane, eppure costoro spesso si ritengono “esperti”. Se rileggete le parole di Colombo vedrete quanto stima il fermo al frullo, il down e il drop, definendoli “non accademia da recinto, ma freno in terreno libero”, beh nella nostra penisola sono ancora abbastanza fraintesi. Non so se Colombo sia stato anche a trials su grouse ma la sottoscritta ha impiegato pochi minuti sul moor a capire che lì, questi insegnamenti sono indispensabili. Colombo ricorda anche l’importanza del percorso, del saper stare sul vento e del lavoro in coppia. Lavoro in coppia che deve essere armonico, di squadra facendo capo a caratteristiche che devono essere nella genetica del cane. I cani devono anche essere facili da condurre, collegati e disponibili a collaborare con la minima necessità di ordini sonori, o i selvatici sarebbero disturbati troppo. Questi appunti mancano in tanti libri di cinofilia venatoria moderna, hanno forse questi tratti perso importanza?

Credo ora abbiate capito perché io ritenga il resoconto di Colombo su Sutton Scotney affascinante ed intrigante. Poi si aggiunge qualcosa di personale: proprio come lui, ho avuto modo di assistere (e prendere parte) ai British Trial e essi significano molto per me. Mi hanno trasformato in un cinofilo “diverso” e mi hanno consentito di avere un cane “diverso”.

Per saperne di più sulla cinofilia britannica cliccate qui.




A Gem from 1956: an Italian at British Trials

As some of you know, I inherited part of Dr. Ridella library and archive. Dr. Ridella was a veterinarian and an important English Setter breeder, his kennel name was Ticinensis. I feel really honoured to have been chosen as a custodian, but I hate to admit… I dusted and cleaned only half of the materials I have been given. Fifty  years of canine magazines (1900-1950), however, are now readable and carefully stored. Knowing about  this collection, a friend asked me to look for two peculiar articles written respectively in 1938 and in 1954. I could not find them but, while checking out nearby years, I found something absolutely unexpected, beautiful and fascinating. In the 1956 spring issue of the Rassegna Cinofila (the official name of the Italian Kennel Club Bulletin at the time), I found an article by judge Giulio Colombo (1886-1966).The man was a well known breeder (kennel della Baita) and judge for Setters and Pointers, he also imported some dogs from the UK and tried to keep the connection between Italy and Great Britain alive. Among his imports we shall remember Lingfield Mystic (who won the Derby); Lingfield Ila, Lingfield Puma and Bratton Vanity.

I discovered that, in 1956, he was asked to judge a partridge trial in Sutton Scotney (Hampshire – UK) and wrote about his experience. I am not going to translate the full article, I am just summarizing the most important points. (Those interested can see large  pictures of the article here and download the .pdf file– which can be translated with google translator).

He opens his piece mentioning Laverack, Llewellin and Lady Auckland (with whom he was judging), and then explains how and why Setters and Pointers were created. He underlines that the game (grouse and grey partridges) and the waste, open and rough grounds forged these superlative breeds  so that they could better suit the hunter. He tells us things I still see in the UK: Setters and Pointers are not expected to retrieve; Setters and Pointers must be very trainable and biddable,  and that down and drop are fundamental teachings. Dogs must honour  the bracemate and must quarter properly: Colombo explains the practical reasons behind all these expectations,  this part occupies almost half of the article. His words make me miss what I saw, experienced and learnt during my time in the UK. As I often say, my dog would be very different if I had not seen their trials,  and I would also be a much different trainer and handler. But I really like what I am now!!!

He then informs the reader about the differences  (rules) between Italian and British trials: in  Britain there is no “minute” (here  all mistakes made during the first minute are forgiven); there is no established running time (here is 15 minutes) and good dogs are asked to run a second (and maybe a third round). He also lists the pros and cons of these choices. You can read more about the differences between Italian and UK trials in my older articles.  It is interesting that he points out that judges, in the UK, do not comment on the dog’s work (on the contrary, they are expected to so here) and that explaining what the dog did, in public… often leads the public to believe they know more than the judges.  This proved to be true in my limited experience, watchers (Italian and foreign), despite being several hundred metres away from the dog, see – and foresee- mistakes that handlers and judges, despite being right above the dog “miss”!  I thought, that people in the fifties were more considerate, but, apparently, the art of attributing inexistent faults to other handlers’ dogs has a long standing tradition.

Colombo then describes what he saw during the “Derby”.  I do not know if that Derby is like the current Puppy Derby (for dogs under 2 years, running in a brace) as I cannot understand whether the dogs were running alone or in a brace.  He says he saw some back castings, some dogs who needed more training and some dogs who sniffed on the ground/detailed around the quarry too much. Rabbits, hare and pheasant further complicated things. First prize went to Lenwade Wizard, Pointer dog owned by Mr. Arthur Rank, 15 months old described as stylish,  good gallop, good at handling birds; second  prize Lenwade Whisper, Pointer dog owned by Messrs P. P. Wayre’s  G. F. Jolly, aged 15 months. In the Brace Stake he noticed two Irish Setters Sulhamstead Bey d’Or and F. T. Sulhamstead Basil d’Or who eventually got second prize. As for the All Aged stake (which should be like the modern Open Stake), a Weimaraner was supposed to run with setters and pointers but was eventually withdrawn. Colombo was asked by Lady Hove  to express his opinion:  he seems to have had mixed feelings about what he saw. Let’s not forget that he later writes that pointing dogs are no longer common and popular in the UK,  that people prefer spaniels and retrievers and Setters and Pointers are decaying. How are things now? Spaniels and retrievers still outnumber pointing dogs and this sounds a bit weird to Italians, being the average Italian hunter/shooter the owner of a pointing dog, most of often of an English Setter. But… the two realities are very different.

He writes that the  “search” in the UK is no longer how it should be,  and how it used to be.  He states that, previously, the British wanted the dogs to run wider and faster. He says that that was the “ancient” way of interpreting the Grande Cerca.  Whereas I read both Laverack and Arkwright, I do not recall anything like that and I am not familiar with other British authors advocating this working style. Also, I have not witnessed the Setter & Pointer early years, so I cannot say if what Colombo claims is true. I would like to remember, however, that Giulio Colombo, besides breeding and judging,  in 1950 published the book “ Trialer! An Essay on Gundogs” on Setters and Pointers. The book became a bestseller, it is still a bestseller indeed, and deeply influenced Italian breeders, judges and fanciers. Giulio Colombo ideal dog was a fast and furious super dog made of speed, deep castings and excellent nose. He called him “the pure”, “the fool”, then described him with these words: “The Trialer is the producer, the Masterpiece, the famous Artist’s painting, the fifty carats diamond, the pure gold”. He is New Year’s Day, not the remaining 364 days.”

So, I really wonder whether any British authors had ever outlined such a dog, or whether Colombo just believed an hypothetical British author did or, again, whether he misunderstood some writings (he did not read English, as far as I know).  So, basically, I think he was expecting something different and he did not entirely like what he saw. He complains about “interrupted” runs, short castings, slow runs,  small parcels of ground to be explored, searches that gets “limited” by the judges and dogs forced to back on command. He writes that a British sportman defined some of the runs  “Springer Spaniel work”. Some of these things still happens and might be even more noticeable if you come from Italy, where dogs are asked to run as much, as fast and as wide as they can (the pure, the fool…) and dogs usually back naturally but, our trials have other faults and he admits that, maybe, a British judge attending one of our trials, on a particular unlucky day, would not be impressed by what we show him. Giulio Colombo, however, was skilled enough to see recognize good things at British trials, he admits, for instance, having seen some dogs he really  liked.  Yes, he says some dogs were “low quality”, but equally admits others were outstanding. I share his opinion: some British dogs lack of class, style and pace to compete successfully here but others… are absolutely not inferior to some Made in Italy dogs. I really, really liked some dogs I saw in Britain, and I am sure they would make our judges smile. Colombo mentions Seguntium Niblick, Pointer owned Mr. J. Alun Roberts who got first prize in All Aged Stake; Scotney Gary, Pointer owned by Mr. Arthur Rank, second prize; Scotney Solitaire, Pointer owned by Mr. Arthur Rank, third prize; Sulhamstead Basil d’Or Irish Setter, fourth prize; Ch. Downsmans Bracken, English Setter, fifth prize; Sulhamstead Nina d’Or, Irish Setter owned by Mrs. Nagle e Miss M. Clarcks and Flashaway Eve, English Setter owned by Col. A. S. Dalding. I think he really liked the Flashaway Eve as he describes him as very avid, stylish and very a typical low set gallop, he thinks he has all the features a dog needs to become a FT. Ch. He concludes with a note on Dero 4° del Trasimeno who was exported to the UK and is ones of the ancestors of Scotney Gary  (and of some American dogs) and  Blakfield Gide stepsister of the Italian  Fast and Galf di S. Patrick.  Author tanks those who made his experience possible: Mr. and Mrs Bank, Lady Auckland, Mr. Buckley, Mr. Binney, Mr. and Mrs. Mac Donald Daly, Mr. and Mrs. William Wiley, Mr. Lovel Clifford

So which are the key points for contemporary readers? Giulio Colombo outlines the Setter and Pointer history and explains why these dogs should work in a given manner. It is a matter of grounds and of birds: before trials ever existed, these dogs were hunting dogs and had to work all day long for the hunter  who wanted to go home with a bag filled with birds. Setters and Pointers  were tested in difficult and real hunting situations and it soon became clear which behaviours and attitudes were useful  and which were not.  The most sought after traits and behaviours were later coded and field trials were born, not viceversa. Dogs used to be tested during real shooting days and then, the best of them, were trialed. Things were like this during the early Pointer and Setter days and, in my opinion, they should not have changed. Nowadays, there are, at least in Italy, FT.Ch. who have never been shot over and, most of all, are trained, handled or owned by people who had never hunted, and never hunted on grounds and birds suitable for these breeds. People therefore do not understand some of field trial rules, nor how the dogs should behave but they consider themselves “experts”. Colombo mentions steadiness to flush and the commands down and drop, some of the most misunderstood things in my country. People think (and probably thought, already in 1956), that these commands are taught “just to show off”. On the contrary they can make shooting safer (a steady dog is not likely to be shot)  and the drop and the down are extremely useful on open grounds.  I am not sure whether  Colombo attended grouse trials and, if so, how abundant grouse were but I took me only a couple of minutes to realize the importance of these teachings on a grouse moor. He then remembers why Setters and Pointers are supposed to work in a brace and to quarter in “good” wind while crossing their paths. Dogs should work in a brace to better explore the waste ground and, in doing so, they should work together, in harmony, like a team. Teamwork is very important, yet a dog must work independently from his brace mate and, at the same time, support his job and honour his points, these things shall be written in the genes.  Dogs shall also be easy to handle so that they could be handled silently (not to disturb the quarry too much) and always be willing to cooperate with the handler. I don’t think I ever read these last two recommendations on any modern books on Setters and Pointers, have these traits lost importance?

I think you can now understand why I find Giulio Colombo’s report on Sutton Scotney intriguing and fascinating, but there is more, something personal: like the author, I had the privilege to watch and to take part in British trials, they mean a lot to me, I came back as a different “dog person” and they made me have a “different dog”.

You can read more on British trials here.




Between Dogs and Grouse (Sentieri di Caccia November 2016)

Between Dogs and Grouse – Originally Published in Sentieri di Caccia – November 2016

Disclaimer: This is the first of a series of articles I wrote for the Italian press. I wrote this article for Italian readers, this means that British people are not going to learn anything new from these pages and, whereas I did my best to be accurate, they may even find some inaccuracies. If so, please notify me.

I cannot tell when it all began. When I was a little child I used to refuse milk and kept begging for tea for tea to be put in my bottle, no wonder I could not sleep! At the age of four, I was given a Scottish kilt and a book on Queen Elizabeth, I still treasure both. At six, I began studying English and at 11 I asked for an English Setter. The setter came many years later, together with a master degree in British Literature. It was the Setter though, and not the books, that made me aware of the art of shooting over pointing dogs, of field trials and more. A mosaic tile, however, was still missing. I love the English Setter and I am sincerely happy that it is so popular in Italy (12.000 puppies were registered in 2015) but, at the same time, I have mixed feelings about how it is perceived, trained and bred by my fellow countrymen. The same happens when it comes to field trials. I have always felt there was something else, something hidden, something to be discovered. I was “feeling” rather than “thinking”, there was nothing rational about my perception. In July 2015, however, I had the opportunity to watch the Champion Stake and it gave me some little pieces of evidence that proved my emotional beliefs were right. I was not crazy, just a little odd, and there was a whole new world ready to be explored: British pointing dogs could be trained and used in a different way.
Once back home, I began training my dog according to what I saw. My training style was perceived by the Italians as “different” and more traditional, a very polite way to tell me it was outdated. The method I chose forced me to work hard but at a slow pace, I did not see any fruits until spring 2016. My original plan was very modest: I was going to use the British “enlightenment” to prepare Briony for Italian Field Trials, in the meantime I would have gone back to the UK to watch more trials and learn more. Things, however, took an unexpected twist which made me change my plans: in April the dog suddenly became very reliable and, one day, while I was driving back from the training grounds a light bulb went on: why not to go back with her and compete?

  

Only a few: shooting over pointing dogs
To better understand British Field Trials, it is useful to know something about indigenous wildlife management and about how pointing dogs are worked. The information you are about to read relate only to grouse and British pointing breeds, things for HPRs (Hunt Point Retrieve/Continental Pointing Dogs) are slightly different. People asked me about HPRs and grouse: there are grouse trials for them as well, but they take place during the shooting season. The only HPR I saw working on a moor was a GWP (German Wirehaired Pointer): she was fine, but I cannot get used to the sight of a HPR running in the heather. I know I am not going to be politically correct here but… these dogs look out of place! I am sure they can work grouse properly, but they do not belong to this world. The sight of an English Setter jumping fences with a fox in his mouth would trigger in me the same feelings. In Britain the interest in HPRs is increasing, and I am sure they would do very well on pheasant and other game.
Shooting over pointing dog, however, is fairly uncommon. Italian hunters are crazy about pointing dogs: the average hunter here owns one or more pointing dogs and leaves the house alone in the morning, a dog and a shotgun are his only company. They hope to bag a pheasant, a woodcock or maybe a hare: British people hunting in this manner (they call this rough shooting) are fairly scarce. Why? I do not know, maybe it does not belong to their tradition and perhaps the legislation discourages this. In the UK, the game belongs to the landowners (in Italy wild animals are considered a public good – we have private estates but 90% of hunting/shooting takes place on “common ground”) and to hunt on these grounds you need the landowner permission. Furthermore, most of the places in which you can find birds suitable to pointing dogs are private estates. Some of these estates accept paying clients, but can be selective on which customers to allow on their grounds: money is important, but proper game and land management are even more important and are therefore strictly regulated. Most of the estates offer shooting days (with beaters, pickers up and shooters), but are not organized to offer shooting days over pointing dogs. Before coming back to Italy last summer, I stopped in Kent and through a friend, I had the opportunity to run Briony on grounds belonging to a local estate. Well, she was the first English Setter who had put her paws on these grounds, they only offer formally organized shooting days with spaniels and retrievers. Scotland is slightly different, as some estates organize grouse shooting over pointing dogs, but the dogs at work are selected by the estate and professionally handled: it is uncommon to see shooters bringing their own dogs. I am not stating it cannot be done but, from what I could gather, gamekeepers allow only “safe” (well trained and obedient) dogs on their grounds. Italian shooters like to go abroad for hunting holidays with their dogs, I think British hunting tourism focuses more on men than on dogs.
How should a pointing dog behave to please the average British gamekeeper? The Brits want their dogs to be under control. A dog MUST be steady to flush, drop on command, obey orders and come back when recalled. These skills are vital if you run a dog on grounds rich in birds, rabbit, hare, sheep and maybe something else. Grouse are abundant, a whole covey can be scattered in a few square metres, followed closely by another one: a dog unsteady to flush, who likes chasing birds, would be a nightmare. Unfortunately, due to the lack of birds Italian dog lovers have to face, is very hard to train a dog to be biddable in these conditions. I eventually succeeded, but I spent one whole year working on obedience, it was incredibly demanding.

Larger photo by Maria Jacques

Grouse come first
Gamekeepers, those who rule on shooting grounds with absolute power, tend to be wary of dogs because… love their birds and want to protect them. Grouse are wild birds, they reproduce in wilderness and cannot be artificially reared. Their life cycle is intimately linked to climate and grounds. In spring the gamekeepers are busy counting adults birds which are going to mate. Difficult weather conditions in the spring can hinder the counts and, most of all, decimate births. Winter 2015, for example, was fairly mild but spring 2016 brought snow and much rain: these conditions negatively affected the newborns. Each moor is being cared by a group of gamekeepers: they pay attention to pest management; organize sheep presence; plan heather burning and more. A newcomer might think that moors naturally look like the way they do they but, in reality, moors are not so different from gardens and their features are the results of proper care. Small details can make a difference: an estate that was infested by ticks (Ixodes ricinus ticks, those that carry Lyme Disease) minimized its problem through sheep. Sheep were sent grazing on the infested areas, they picked up the ticks which later died thank to the products applied on the sheep. Removing, or at least reducing tick presence, on the moor is important as these arthropods they can infect grouse with deadly diseases.
In the spring, as already mentioned, producer birds are counted and in the summer other counts are carried out to assess the number of young birds: estates need to know the number of birds to plan the shooting season. Pointing dogs are often used to count birds, some estates also take in account “presence signs” such as grouse faeces and so on. Only biddable dogs are used for counting, they are trustworthy dogs, handled by trustworthy handlers. Some counts are very formal and demanding, therefore the handlers get paid; other estates have a more laidback approach and accept volunteers: they are given specific area to work on, but the counting schedule is less tight and more flexible. Dog lovers are really happy to go counting as this allows them to train the dogs and let them gain more experience on grouse. Sometimes handlers work in team with gamekeepers who take note of the birds found, placing them on the estate map. Some other times the dog handler has to do everything by himself but, in both cases, grouse counting is taken extremely seriously. Dog handlers can sometimes take other people with them, but they are deemed responsible for their friends (and their dogs!) behaviour. I am very happy to be able to write that Briony and I were allowed to go counting! It was an honour and a dream coming true. My first count took place at Muggleswick Estate, with Steve Robinson, who breeds and handles Irish Setters, supervising me. In the morning I followed him while he was handling his Irish Setters. Briony was kept on lead so that she could become familiar with grouse (she had never met any before) in a safe setting: as grouse always come first, we had to be sure she would not grab any young chicks. After hours of good behaviour, in the afternoon, she was allowed to work off lead cooperating with some new dogs. There were Steve Robinson Irish Setters, some Pointers owned by Terry Harris, Maria Jacques and Roy Heath; a Gordon Setter owned by Nicky Harris and, finally, a smart English Setter pup handled by John Naylor. I have to admit that these people were trusting my dog more than I was doing. It was nice feeling, they made me feel welcome and accepted. Briony did well, she was very gentle and careful with birds and thanks to this I was allowed to go counting again! On the following days, indeed, Terry Harris, a reputable Pointer and Gordon trainer, took us to Eggleston Estate and carefully monitored our work. There were his Pointers and his Gordons with us and sometimes some English Setters belonging to Dennis Longworth, Anne Maddison and John Naylor. Dennis Longworth, despite being “already” 83, is in wonderful shape and has a very sharp mind: he spent his life with pointing dogs and loves English Setters. It is a real pleasure to listen to his tales, opinions and advice. As said earlier, gamekeepers are really concerned about dogs behaviour during the counts and Terry Harris guaranteed for us: if a dog misbehaves during a count (or even during a trial) it could be banned forever from a specific ground! Things for us were going well and I was invited to go counting in Scotland too but, unfortunately, a kennel cough epidemic made this great opportunity vanish. Nevertheless, two gamekeepers, Brian at Dorback Estate and Craigh at Tollishill Estate kindly allowed me to train on their grounds sending me to the best “places”. Brian even spent a couple of hours with me in the rain enjoying working with Briony… she seemed to like him more than me!


If you have read the whole article, it should be now very clear that grouse come first and that its preciousness makes gamekeepers wary about “unknown” dogs. Nowadays it is easy to travel to UK with your dog, all you need is the rabies vaccines and a de-worming treatment against echinococcus, any dogs can go to Britain but only a few, perfectly trained ones, can be allowed on a moor. Someone might be tempted to go there and work the dog on grouse in disguise, without asking permissions. I would not do that, it would be dishonest, rude and you could be – rightly so – considered a poacher. Estates need grouse count to assess the quality of game management and decide how to organize the shooting season. Whereas shooting days might be booked in great advance (years!), the final decisions on the numbers of shooting days and on the number of birds that might be shot, will be made at the end of the counts. In 2015, some estates partly cancelled their season and I am not sure about what happened in 2016, I was told that some estates in the Scottish Highlands apparently had less birds than they were supposed to have. Grouse shooting is the result of careful planning and safeguarding the species is the priority. Mismanaging grouse can compromise both the bird and the estate survival. In Scotland and Northern England grouse are very important: they play a big role in local culture and economy. All the people involved in grouse management love this bird and the grouse plays a big role in rural economy. I think I love grouse too, and I know that what I am going to say cannot be considered “romantic” but grouse are money. Moors, as a natural environment, can exist thanks to grouse and the same can be said about estates. Look at those barren landscapes covered with heather, you cannot grow any crops there. Think about these wide open spaces located in very rural areas of the country and imagine what could happen if there were no grouse. Grouse shooting brings money to these areas and creates jobs; grouse shooting finances moor management and supports biodiversity, these would not be possible without the money earned through grouse shooting. For more information check the website http://www.giftofgrouse.com/

The second article of this series, about British field trials, the Puppy Derby and the Champion Stake cane be read here.

Still curious about British trials? Check the section A Month on the Moor or click here.

Slideshow below:




The Missing Link: the Moor

Warning, this is a hamster article. What???

A hamster article is one of those articles that starts running into the writers’s mind, exactly as a hamster would do on its wheel. Hamster articles want to be told and can get impatient. My hamster has been running for more than a month, it is time to make it happy. The little critter wants me to write about the Missing Link, or  rather,  about the Moor. Those who know me personally, or have been in touch with me for a while, have probably already realized that I am a little weird, and that I am completely at ease with this trait. But, sometimes, I do feel out of place or as if something was missing.

Speaking of English Setters, which I am deeply devoted to, a puzzle piece was missing, it took  me 16 years since my first setter to find it. Most weird adults had been weird children, I am not exception: as toddler, I absolutely refused milk and my feeding bottle used to contain tea, no wonder I could not sleep. When I was four, the kindergarten teachers called my parents, they were alarmed because I used too much purple and violet in my drawings. My parents could not give any rational explanations, nor I can’t being still known by the paint shop as the lady who orders custom made mauve/heather for her walls. At five, I used to have tea and potato pancakes for breakfast, normal Italian children were fed coffee-latte with biscuits. I think it was also the time I was given a booklet on Queen Elizabeth 25th Silver Jubilee, I kept it like a treasure and it is still on my bookshelf. One year later, I joined an extra-curricular English language class, and discovered through my textbook, that British houses for sale have bathtubs full of giant spiders. And, finally, at ten, I was absolutely convinced that I “needed” a working English Setter, my parents not so.

Walls...and more!
Walls…and more!

Years later, I eventually got one and I began shooting over pointing dogs and attending field trials. Something, however, was missing. I enjoyed my time in the countryside, I kept reading, asking and following judges and more experienced hunters to learn more, but something I could not define was still missing. All that I knew was that I loved some shooting grounds more than others. I could mention Villa Alta in Ruino; Costa del Vento and Costa Pelata in Montalto – all of them in the Apennines and all of them, ironically – I would have discovered later – pretty moor-like. Other places were simply dull. Italians believe British pointing dogs need space, and justify “grand quete” and its extremes, on the premise that these dogs were born for the moors. My fellow countrymen think that is perfectly fine for an English Setter to run from a valley to another (while being tracked with a GPS collar) because it was created to run on moors. Pointers are allowed to run even wider, two or three valleys might be fine. I did not buy into this theory entirely, but I managed to keep my thoughts for myself.  Maybe they were right but, to me, it was like they were trying to fit a foot in the wrong shoe.

Costa del Vento in February
Costa del Vento in February

Setters running in wide open plains, setters used in woods, or among briars and bushes, were doing well, proving to be a quite versatile and adaptable breed but, my gut feelings kept telling me something was still out of place. I had old pictures of setters on the moor in my books and on my walls, they were black and white pictures and I could not figure out the colours. In 2008, at the CLA Gamefair, I purchased the GWT (Gamekeepers Welfare Trust) Ladies & Gamekeepers Calendar: the moor was shining in purple! It was not just the heather: the sky and the light were coming in different shades of violet, the whole atmosphere was purple! It was so surreal, so magic! I though the colours had been recreated using Photoshop. I can be pretty naïve sometimes!

In 2015 went on a moor for the first time and everything felt incredibly familiar and normal. The dogs running on the moor were fitting perfectly in the picture: grouse, heather and lavender skies seemed to have been tailored for them. As soon as I left the moor, I missed it: I felt I had to go back, live it, understand it. One year later, those purple skies were watching me from above, I was smiling back at them. I spent a month among heather, among grouse, among British pointing dogs: everything fell into place, my English Setter, who was there, can confirm. Setters belonged to the moor, or viceversa; grouse suited the dogs perfectly; heather supported their job and weather was great! Well, weather on the moor is hardly great, if we evaluate it according to human standards, but if you are a dog that is a great weather! It is cold enough, windy enough, wet enough. I got so used to being blown away by the wind that I seriously miss it!

I was (and I am) so in love with the moor that I enthusiastically shared pictures with my Italian friends whose mixed reactions surprised me. One, in particular, noticed that the moors are lacking of trees, they are barren he stated. I never noticed there are no trees, this probably happened because I do not consider moors to be barren. On the contrary, they are full of wonderful gifts, you just have to be sensitive enough to recognize them. I do not need woods, woodcock do not bewitch me: Italians love shooting woodock over English Setters, they are fascinating birds, but I cannot honestly claim I love them. Grouse are different and they are great teachers,  both challenging and patient, I think they are probably one of the best birds for training pointing dogs. Also, I do not consider woods to bethe ideal ground for an ES: trees and leaves prevent you from seeing the dog work, heather instead, while hiding grouse, leaves the dog under the spotlights.

Dogs, purple heather, lavender skies
Dogs, purple heather, lavender skies

The moor is a sacred space and only well behaved dogs are welcome: moors are for training, trialling and shooting. Up to now I have experienced only the first two activities and I I will keep writing on them, what I can say, briefly, is that trialling in the UK is different. I am not here to claim it is better (or worse) and I cannot find a proper word to define my feelings towards it, but, in its being different it seems incredibly normal to me and… it proved me right! Moor, grouse & trials teach the dogs to range wide but “properly wide” which differs from “nonsense wide”. The ground openness might be tempting, but a smart pointing dog, trained the British way, will run as wide as it would be allowed to do during a traditional – GPS free -shooting day. Being shooting the first gundog related activity I got involved in, I cannot but agree. Maybe one day I will witness grouse shooting, this will put the finishing touches to the painting: English Setter, purple heather, gunpowder smell and lavender skies.

Still curious about British trials? Check the section A Month on the Moor or click here.




On Italian humans in the Uk

IMG_4096Is Rossella fine? Yes, of course she is. I wrote a lot about Briony in the last article, so let’s say a little about things seen through my eyes.

It took two days to reach Northern England. I drove through Switzerland (beautiful scenery but slow drivers and much traffic) and France, none around and very boring landscape. I drove to France the day after Nice’s terrorist attack, all was very sad and silent. My hotel was fine at the first sight: extra large comfy bed but… we had a visitor in the room, it was a cockroach and, on the following day Briony was loaded with fleas! There were cats around the hotel so, let’s blame them but it was not so nice, I  to had to stop several times along the way to de-flea her and the car… I also locked myself out of the room for at least three times: not my fault, these doors were locking themselves by themselves and, if you forgot the little card inside the room (easy if you are unloading the car and have to be careful about the dog) you were out. I think the hotel employees did not like me much at that point.

I just mentioned the car: it sort of broke down the evening before I left: lucky the Suzuki mechanics fixed it past their working hours, but I came home at half past nine and I had to  load the car in the darkness… Therefore I brought too many things with me, as I always do. But… well… last year I did not spot any supermarkets in the area so I sort of prepared myself as If I were going to spend a month in the wilderness, now I know there are supermarkets here… Anyway, I reached my destination pretty easily and I am driving around well, despite the fact these people drive on the wrong side of the road. I even managed to learn and recognize routes and places which sounds pretty good to me. I found a couple of grocery shops and I especially like Morrison’s supermarket, they have a good choice of real foods.  At the moment I am staying a a Bed & Breakfast in Woodland, Co. Durham, on a farm  and I like it. People are friendly and helpful and Briony can roam freely around the house, interacting nicely with their dogs.  I spent a night at the Black Bull Inn in Reeth which was fine but I did not like Reeth and I do better on bed and breakfast placed on farms.

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I had a couple of problems with the car, but one was solved and the other one has been solved partially. The first one was quite peculiar: a dog trailer ahead of me moved a giant stone which went right underneath my car.  Me and Maddy Raynor dug like moles underneath the car but we eventually had to find some other people to push it forward. The other problem is a broken left mirror, I think I might have to get a new one….(not my fault this time!).

What else, I am really enjoying the trials and the training sessions I had. It is really nice to be surrounded by helpful people and I was especially pleased to be allowed to go grouse counting three times. On a more mundane side I discovered charity shops. They are simply great if you are a bargain hunter! My wristwatch broke, but I got a stylish new (second hand) one for a ridiculous price and a wonderful pair of heather coloured trousers in size 6 (which means I lost weight!).

Last, but not least, the scenery is great and I like the weather too (it keeps changing and it is always windy, but I like it). I also like to be surrounded by sheep, cattle, grouse and other wildlife.  I hope the people living here realize how precious these things are.  I shall grab some food now but I will try to keep you updated. Still curious about British trials? Check the section A Month on the Moor or click here.