Altre brevi note sul setter nero focato – di Rino Radice

Altre brevi note sul setter nero focato – di Rino Radice Rassegna Cinofila Novembre-Dicembre 1936 XV

Trascrizione a cura di Maurizio Peri

I Brevi appunti sul setter nero focato da noi pubblicati nell’ultimo numero di questa Rassegna, non hanno incontrato il favore di un anonimo scrittore di “La Caccia e la Pesca” (v. La Caccia e la Pesca, n.3: A proposito del Setter scozzese – sinonimi: Setter Gordon, Setter nero fuocato – smentite ufficiali che non smentiscono ma confermano) e del Prof. Gino Pollacci (v. Diana 1936, n. 24: Ancora sul Setter Scozzese).

Il dissenso non ci stupisce affatto perché è da tempo che La Caccia e la Pesca va ospitando articoli nei quali si sostiene sia la denominazione di scozzese sia il mantello tricolore per la razza di cui è questione, ed il Prof. Gino Pollacci nel n. 19 (15 Ottobre) di Diana 1936 spezzava ancora, posteriormente dunque al riconoscimento E.N.C.I. alla Società del Setter nero fuocato, una lancia a favore del mantello tricolore e della denominazione… scozzese.

E’ appunto a causa di tali pubblicazioni che abbiamo ritenuto opportuno e doveroso pubblicare i nostri brevi appunti. Il dissenso dunque non ci stupisce perché già conosciuto, ma quello che ci stupisce è il modo col quale specialmente l’anonimo scrittore de La Caccia e la Pesca, ed, in tono minore, il Prof. Pollacci, hanno creduto di potere demolire le conclusioni cui eravamo arrivati nei nostri brevi appunti.

Avevamo onestamente pubblicato integralmente cinque documenti (le lettere dei Sigg. Eadington, Jack e Wright, la memoria del Sig. Bolam e lo standard ufficiale inglese), ne avevamo tratte le nostre conclusioni, sulle quali il lettore poteva pur dissentire, ma avevamo dato mezzo al lettore di formare il suo giudizio alle medesime fonti dove avevamo attinto il nostro; non ci aspettavamo però che per giungere a diverse conclusioni si potesse osare di citare incompletamente e di stroncare i pensieri degli autori dei documenti pubblicati.

Questo stroncamento è la causa principale del nostro stupore.

L’anonimo scrittore di La Caccia e la Pesca scrive:

“E’ bene ricordare come sia venuto alla luce il nome di Setter Scozzese, recentemente bocciato. Non è stato un capriccio nostro. No. Esso è stato preso da una pubblicazione ufficiale dell’E.N.C.I. sul Setter Gordon (nero focato), apparsa nei numeri 3, 4, 5, 6, 7, e 8 di Rassegna Cinofila del 1931, appunto con il nome di Setter Scozzese, Questa pubblicazione dovuta al Prof. Gino Pollacci era avallata, senza alcuna riserva, dalla firma del Dr. Rino Radice, Segretaraio Generale dell’E.N.C.I., quale Direttore della Rivista. La pubblicazione portava bene in vista questo titolo Setter Scozzese (sinonimi: Setter Gordon, Setter nero fuocato) e di essa furono editati anche e distribuiti degli estratti, ad evidente scopo di indirizzo cinofilo. L’A. Prof. Gino Pollacci, dimostrava in essa che l’origine del Gordon era la Scozia e l’E.N.C.I. teneva a battesimo nel 1931 questa asserzione, e, come già abbiamo detto, le dava il crisma ufficiale.

Nessuno allora protestava, nemmeno i lettori de Il Cacciatore Italiano.

Quest’anno in un primo tempo all’epoca del riconoscimento della Società Italiana, non teneva più conto del nome stabilito sotto i suoi auspici, metteva da una parte la pubblicazione ufficiale, e non voleva più saperne del nome Scozzese ed indirettamente della riconosciuta provenienza”

E’ vero che il Prof. Pollacci nel 1931 faceva pubblicare, nei N. 3, 4, 5, 6, 7, e 8 di Rassegna Cinofila, uno studio sul setter nero fuocato, studio che conteneva anche una traduzione dello standard stabilito dalle società scandinave ed una traduzione dello standard stabilito dalle società britanniche ed infine chiudeva, dopo avere affermato essere preferibile quest’ultimo in confronto del primo, con una proposta di standard che senza avere la pretesa di volerne stabilire uno diverso da quello scozzese, può completarlo e renderlo meno improprio nella dicitura se non modificarlo (v. Rassegna Cinofila, 1931, N.8, pag. 319).

E’ vero che il Prof. Gino Pollacci, secondo la consuetudine, faceva riunire in un opuscolo le sei puntate del suo studio apportandovi anche qualche variante e l’opuscolo diffondeva fra gli amici. Ma le proposte del Prof. Pollacci non avevano più seguito; l’E.N.C.I. non ha mai fatto sue né la proposta di mutamento del nome né la proposta di standard. Non sappiamo a quale canone, a quale consuetudine giornalistica l’anonimo possa appellarsi per giustificare la pretesa peregrina che la pubblicazione di un articolo firmato nella parte redazionale di una rivista, sia pure ufficiale di un Ente, porti con sé automaticamente che le conclusioni cui l’articolista è giunto diventino per sé stesse ufficiali e che la firma del Direttore, concessa come affermazione di responsabilità verso lo Stato, avalli le conclusioni, magari anche le sublimità o le castronerie, cui l’articolista può avere dato corpo.

La pubblicazione dello studio sul setter n.f. compiuto dal Prof Pollacci non aveva allora carattere ufficiale, come non lo hanno i nostri brevi appunti e queste nostre note aggiunte. Si tranquillizzi adunque l’anonimo scrittore de La Caccia e la Pesca; l’E.N.C.I. non ha mangiato –novello Saturno – i suoi figli sia perché il gesto non è mai stato né morale né estetico, sia perché, in questo caso, figli non aveva avuto né ha.

All’anonimo scrittore ed, in tono minore, al Prof. Pollacci invece domandiamo quale giudizio essi farebbero di un contradditore che, per coglierli in fallo, si permettesse di citare incompletamente i loro scritti. Domandiamo perciò a loro ed al lettore imparziale se sia giornalisticamente corretto e polemisticamente efficace affermare:

che il Signor Bolam -la cui memoria tradotta non è che il cenno illustrativo premesso alla nuova edizione dello standard (il quale ora non porta più la scala dei punti) (1) quindi qualcosa di ben più importante di quello che non possa esserlo l’espressione del pensiero personale di un noto od ignoto cinofilo, e con ciò intendiamo rispondere al Prof. Pollacci che taccia d’incompetente il Bolam stesso – scrive che l’origine del Gordon è praticamente sconosciuta, ed ammette che nel 1830 il Duca di Gordon aveva un gran numero di setters di colori vari ma sottacere la conclusione cui il Bolam giunge, dopo avere dissertato alquanto sui cani appartenenti al Duca di Gordon sugli incroci a questo o ad altri attribuiti e sulla mancanza di ogni prova in merito e, cioè che : ANZI NON POSSIAMO NEANCHE AFFERMARE CON SICUREZZA CHE IL SETTER GORDON PROVENGA DAL CASTELLO DI GORDON.

che il Sig. Jack scrive che la razza si chiama Gordon dal nome del Duca di Gordon che risiedeva nel castello scozzese ecc ed omettere il seguito: LA VERA ORIGINE DELLA RAZZA E’ SCONOSCIUTA ma comunque essa non esisteva nel 1803. Il Colonnello Thornton, noto sportivo di quel periodo ebbe occasione di visitare il Castello di Gordon e nel suo libro: “Northern Tour” scrive di un incrocio che il Duca aveva fatto fra un lupo ed un volpino di Pomerania (2);

che il Sig. Whright afferma che in origine il Setter Gordon fu allevato dal Duca di Gordon ecc. e tralasciare che vi sono molte teorie sull’origine della razza e che il vero, è probabilmente che questi cani, che erano neri, bianchi e focati, erano della STESSA RAZZA DEI SETTERS INGLESI, che in altre parole c’erano tre tipi di setters inglesi cioè “Laverack”,”Belton” e “Gordon” e che più tardi questi Gordon furono conosciuti sotto il nome di setters “nero fuocati”.

L’anonimo autore de La Caccia e la Pesca ci fa poi rimprovero di non aver fatto nulla di nuovo col riportare lo Standard britannico del setter nero fuocato salvo la pessima traduzione, mentre esso standard si trova assai ben tradotto “ letteralmente” nella pubblicazione così detta ufficiale del Prof. Pollacci (v. Rassegna 1931). Saremmo pronti a batterci il petto se ci sentissimo traditori dello standard britannico; ma noi non abbiamo fatto quella traduzione perché ignari della lingua inglese; fidenti però nella piena esperimentata conoscenza delle lingue italiana ed inglese sia da parte della Signora Americana cui era stata affidata la traduzione, sia da parte dell’allevatrice cinofila italiana che parlando perfettamente la lingua inglese apportò la propria competenza tecnica nella revisione dell’opera della prima, siamo in dovere di difendere il lavoro delle nostre benemerite collaboratrici. Potremmo citare una rispettabile serie di imprecisioni della traduzione del 1931; ci limitiamo a scegliere nel mazzo alcuni punti riportando per il raffronto il testo inglese e le due traduzioni 1931 e 1936:

Testo inglese Trad. 1931 Trad. 1936
 

A stylish dog, not so racy as the Irish, but more dignified in appearance,

 

Clear colours

 

The head should have a clearly indicated stop

 

On the inside of the hind legs and inside of thighs showing down the front of the stifle and broadening out to the outside of the hind legs from the hock to the toes. It must, however, not completely eliminate the black on the back of hind legs.

 

The bloodhound type with heavy and big head and ears and clumsy body, as well as the collie type with its pointed muzzle and curved tail.

APPARENZA GENERALE

Cane che ha uno stile proprio non tanto bello quanto l’irlandese ma più massiccio per l’aspetto….

 

Colore spiccato

TESTA

La testa deve avere un portamento nettamente definito

MACCHIE

Sul lato interno delle zampe posteriori, in basso anteriormente sui ginocchi fino al lato esterno delle zampe posteriori, dall’anca fino alle dita. Non è detto che debba mancare  completamente il nero sui lati delle zampe posteriori.

DIFETTI- IMPRESSIONE GENERALE

Il tipo del cane consanguineo con testa ed orecchi pesanti e larghi, corpo tozzo come il tipo collie con il suo muso appuntito, la coda curva

 

Un cane di stile, di aspetto meno snello del setter irlandese ma di apparenza più dignitosa

 

Colori ben definiti

 

Lo stop della testa è ben marcato

 

 

Sulle parti interne degli arti posteriori e delle coscie, le macchie possono allargarsi fino alla parte esterna degli arti fra il garretto ed il piede, ma non devono però eliminare completamente il nero sul retro degli arti posteriori.

 

Tipo Bloodhound con testa grossa e pesante, orecchie troppo grandi e corpo senza garbo; anche il tipo Pastore scozzese, con il muso a punta e la corda arcata

 

Tanto l’anonimo scrittore de La Caccia e la Pesca come il Prof. Pollacci fanno dell’ironia per avere noi concluso che il Setter nero fuocato ha avuto le sue origini nelle isole britanniche. La conclusione è esatta e doverosa: forse che al pointer non è stata attribuita erroneamente la derivazione dal bracco italiano, e con qualche maggiore probabilità, dal bracco spagnolo?

E con ciò non ci occuperemo più dell’anonimo di La Caccia e la Pesca, ma passeremo a dare alcuni schiarimenti al Prof. Pollacci incominciando dal rimprovero rivoltoci in tema di standard (3) di avere tradotto con testa con molto spazio per il cervello  (!) la frase: with plenty of brain room  che egli ora dice volere significare cassa cranica grossa. Prescindendo che la traduzione letterale della frase inglese è: con abbondanza di cervello spazio, non ci pare inutile rimandare il Prof. Pollacci alla sua stessa traduzione del 1931 ed alla sua stessa proposta di standard ch’egli allora aveva fatta; si legge testualmente nell’una e nell’altra: con abbondante scatola cerebrale! Il che può essere zuppa e pan molle con la nostra testa con molto spazio per il cervello (che si riferisce alla capienza della scatola) e non già con cassa cranica grossa (che si riferisce alla grossezza delle pareti).

Il Prof. Pollacci poi ci rimprovera di avere accennato alla possibile immissione di sangue Bloodhound negli ascendenti del setter nero fuocato nonostante che il Bolam lo escluda o meglio ne infirmi la prova data da taluni col richiamo al rosso nell’occhio. E’ vero che il Bolam non fa caso di tale prova. Ma il Prof. Pollacci non cita, neppure per demolirlo, il periodo della lettera del Sig. Jack in cui è detto: “ Si trovano pure delle referenze a tipi più pesanti, con la testa grossa e pesante, con le labbra grosse e pendenti, MOSTRANDO UN RECENTE INCROCIO CON IL BLOODHOUND ed il setter inglese o l’irlandese”.

A tale proposito ricordo che lo standard proscrive tanto il tipo Bloodhound, come il tipo collie, segno evidente che immissioni di tali sangui sono avvenute ed ora se ne vorrebbero eliminare le conseguenze. E il Prof. Pollacci ben sa che sono stati importati in Italia soggetti dove la impronta del Bloodhound è indiscutibile! Così per l’intervento del collie, non abbiamo da osservare che il Prof. Pollacci insiste ancora sulla leggenda del cane da pastore scozzese usato dal Duca di Gordon per la formazione della razza, mentre il Bolam non vi crede e tutti gli altri informatori non ne parlano.

Ancora: il Prof. Pollacci vuol persuadere che altri, oltre lui, ha usato per il setter n.f. il nome di scozzese e che altri, oltre lui, ha combattuto per il mantello tricolore nel setter nero fuocato. Gliene diamo atto ma osserviamo:

per il nome: che il tentativo non ha trovato successo né nelle isole Britanniche né in Scandinavia né nell’Europa continentale;

per il mantello: che nessuno ha mai negato che in origine esso fosse tricolore, ma è indiscutibilmente esatto che ora il bianco non è desiderato (“la macchia sul petto più piccola è, meglio è”); la lettera di Paul Caillard riportata integralmente dal Prof. Pollacci non fa che documentare la sconfitta subita nel tempo dalla tesi sostenutavi cinquantacinque anni fa dal competentissimo e valentissimo giudice francese. A confutare poi l’ultima affermazione del Caillard e del Signor Trewithick che una gran parte dei cani iscritti allo Stud Book del Setter, cani nero e fuoco non hanno alcun rapporto con la primitiva razza dei Duchi di Gordon, dovrebbe pur servire il seguente brano della lettera inviataci dal Sig. Wright, Segretario del British Gordon Setter Club:

Una signora entusiasta, la Signora R.M. Gray, ha dedicato molto tempo di quest’anno allo studio di antichi libri di origine e giornali cinofili ed asserisce, escludendo ogni dubbio, che tutti i Gordon moderni discendono da “Jobling’s Dandye”

Quel Jobling’s Dandye, discendente dalla razza di Gordon che vinse il primo premio per tutti i Setters alla esposizione di Newcastle nel 1859!

Ed a proposito di gordons tricolori il Prof. Pollacci non è a cognizione che ad una femmina importata in Italia sia stata fatta scomparire la macchietta bianca che aveva sul petto? Perché? Il bianco non è forse desiderato?

Il Prof. Pollacci infine ci accusa di avere riprodotto, quale prototipo del Setter nero fuocato, l’effige di un Setter tolto dalla sua monografia; quella monografia che, secondo lui, noi non avremmo mai letto! Tale disegno, egli dice, non riprodurrebbe un setter n.f. puro ma bensì il lontano discendente di un incrocio fra un puro ed un irlandese. Questo sa il Prof. Pollacci perché ne fu informato dal norvegese Prof. Helgeby di Oslo su testimonianza del norvegese Schilbred.

L’informazione può essere esatta, ma l’accusa fattaci non ci tocca; non abbiamo usato per la illustrazione la figura data dal Prof. Pollacci or sono cinque anni; ma abbiamo direttamente riprodotto la figura come intestazione della carta da lettera del British Gordon Setter Club, di cui, vedi combinazione, è proprio presidente onorario il Duca di Richmond e Gordon! La cantonata dunque, se vera, non è nostra!

A chiusura non ci resta dunque che concludere, con sopportazione dei contradditori, che manteniamo perfettamente integre, con più vigorosa persuasione se fosse possibile, le quattro conclusioni cui eravamo arrivati nei precedenti nostri brevi appunti.

RINO RADICE

(1) se la scala dei punti avesse fatto parte, anche in una sola edizione delle due che abbiamo ricevute, dello standard britannico, non l’avremmo certo omessa, anche se la scala in genere non gode delle nostre simpatie, e non siamo soli in tale apprezzamento negativo (N.d.A.).

(2) la citazione di questo incrocio non è fatta per attribuire all’ascendenza del Setter Gordon il lupo ed il volpino, ma unicamente per dimostrare che il noto sportivo Thornton recatosi a Gordon nel 1803 non vi trovò ancora i Setter Gordon ma, sola cosa rimarchevole, l’incrocio citato.

(3) cogliamo l’occasione per correggere due errori in cui il proto è caduto nel riportare la nostra traduzione dello standard: parlando della testa egli ha fatto diventare asciugato ciò che era asciutto nell’originale ed ha ridotto un naso grande in un non grande. Anche il Prof. Pollacci sa che tali infortuni sono tipograficamente sempre possibili, cosicché nel suo attuale articolo di Diana il nome del Signor Bolam e ripetutamente e costantemente divenuto Bloam.




Finding Diamonds in the Marsh: Snipe Field Trials

I have a thing for snipe and I cannot help it. Yes, I do love grouse probably more, but snipe is not too bad and help me to cope with absence of the first one. Snipe and I are very old and very good friends: we met, by chance, in 2004, the same year I got my first shooting license. To make the long story short, books and hunters’ tales made me aware of snipe existence, but I had never spotted any of these tiny waders until Spina, an English Setter, pointed one. I was so fascinated by her work that I decided I liked snipe. Not all dogs point snipe, not all dogs like them: snipe live in uncomfortable places, such as rice paddies and marshes. More specifically, local snipe live in rice paddies inundated by water, the muddier the better. It is not easy to run on these grounds and weather conditions tend to be equally unfriendly to dogs. Autumn and winter here are notorious for fog, rain, dampness and absence of wind. A dog must really like snipe to go looking for them and he also needs to possess great stamina and prey drive: snipe are scarce and the dog is likely to end up running for hours on “empty” and unfriendly grounds. Furthermore, if the dog is lucky enough to find one, the bird might still be able to outsmart the mammal and fly away before the four legged creature has a chance to point.

Cuore

Snipe are nervous, fast, light and incredibly tricky creatures but, needless to say, a few brave handlers dare to enter their dogs in snipe field trials. Trials that, given the bird itself, are different to from any other trials. They are believed to be for “specialists” only. Rules and judging standards make them special, British Pointing dogs, for instance, run “solo”, without a bracemate, something which is not normally allowed. Why do they run alone? Because, otherwise, it will be even more unlikely to work a bird properly. Judges want the dogs to be fast and run wide while exactly the where the birds are. They speak of “snipe sense”: the dog is supposed to quarter nicely in the wind and find a bird effortlessly during his 15 minutes run. This is not easy: dogs who trot around acting suspicious and proving unable to discern between scent and snipe, hence exhibiting many false points, are not appreciated. The dog must look decisive, run, locate and point, there is not usually any roading, due to snipe being extremely eager to fly, sometimes too much. You can’t have two dogs running at full speed in the same rice paddy, snipe, if present, would explode like landmines! Also, you can’t whistle much, you can’t talk, you have to be extremely careful when closing your car’s door, make too much noise and you will end up running on snipe ghosts…. Oh… I was forgetting jack snipe, a critter meant to further complicate things.
What I just wrote is clearly enough to re-direct handlers somewhere else, provided they are wise. I have always considered snipe trials to be the Olympus and dreamt about them like normal women dream about holidays on a tropical island. I like snipe, Briony likes snipe, we live in (ghost) snipe land, yet my autumn trial plans were about ordinary birds, such as pheasant and partridge. My smart planning, however, lasted until my stake at “normal” trial was suddenly cancelled, two days before it was supposed to take place.
Disappointed, I went online to check for other nearby trials taking place during that weekend, snipe were the only option. I picked up the phone and spoke directly to the Snipe Club (yes we have a snipe club!) president who referred me to the secretary. Surprise! I knew the secretary well: he entered me in his trial right away.

Blus
Blus

On the morning of the trial, when I reached the venue, I felt quite intimidated. Everybody looked tremendously professional: there were snipe stickers and snipe patches everywhere. People were wearing waders and everybody was, or at least professionally pretended to be, professional. Once on the ground things continued to be the same: people blew talcum powder in every directions to assess the wind (there was no wind indeed & I had no talcum powder); people were being picky about the grounds and so on. The Snipe Club asked me to take pictures for them, which allowed me to follow the stake closely. What I saw during that trial did not impress me: some dogs (including mine) had to be casted on empty and dry grounds, others had more luck and got a run on wet paddies with plenty of snipe but could not handle them properly. We had blank points, dogs bumping into birds, dogs chasing and so on. But, while dogwork did not fascinate me, people did: everybody was kind, supportive and friendly. Well, they became like this after they had studied me for a couple of hours: they initially thought I was there “just” to take pictures and they could not match me with the dog. Those men thought the dog was there “just” to watch and that she was too pretty and too white to compete. When they finally accepted the fact that she was going to run… they expected someone else (male) to handle her. I do not know where the supposed male could have been located, as my car contained no human beings besides me, it might be they though he was going to arrive just in time for her run. Seeing me walking straight into the trialing ground with the dog on lead, thus signalling I was the handler, generated quite a silence and put us under unwanted spotlights. We had an awful ground: stream on the left, railway in front, tractor on the right and no water under the stubble. Briony worked nicely in the wind and explored the ground with method, but unfortunately there were no snipe waiting for her. Her good behaviour, nevertheless, erased suspicions: in the beholders’ eyes I suddenly became a good handler, silence ceased and people stepped towards me to congratulate and ask questions. It was fun! Someone asked if I trained her by myself; which was her bloodline; whether I intended to continue trialing her and so on: good feelings.

Us

At the end of the day, I was confused and unsure whether to continue trialling on snipe or not but, by the end of the week, I had made my mind up and Mauro, the secretary, as promised, had saved a place for me. This time, at the venue, I had several new “friends” who happily welcomed me and made me feel part of the pack or, rather, more like their family pet. The snipe club itself self decided to adopt me as their “photographer” and it became a routine, for the handlers, trying to look good in pictures. I ended up taking 5 of the 10 (?) field trials that compose the autumn snipe trial circuit, and this is what happened. Out of five trials Briony had the occasion to properly work snipe only twice: on the first occasion, she scented it and started roading along the scent but, in the same instant she was about to stop and point, the snipe flew by itself so we were out. The second time, instead, she made a mistake and she missed the bird. We did not meet any other snipe until the last trial, which was run in a monsoon like setting that forced snipe to be light and fly by themselves miles ahead of dogs. I was forgetting about trial number four in which she pointed a pheasant: it was the only bird she could find, yet it was not a valid point. The dog who ran after her was equally unlucky, finding the only hare every spotted in that county! Me & Briony did not have a chance to be graded during those five trials, but all the judges encouraged us to keep trialling (or I would have saved my money!) and she was once mentioned – a little achievement for us – during the award giving ceremony: judges here are allowed to talk about that nice dog who was doing so well but could not be graded due to bad luck, or to minor mistakes.

Him!!! (Oldrado)

On the average, during a trial, only 20% of the dogs had a chance to meet snipe, this might not sound fair but snipe cannot be “planted” and you have to deal with the scarce birds you have. Or, maybe, you can try to purchase a huge amount of luck in advance. In my case, it never seemed to fit in the shopping cart but, I have to admit, that my fellow competitors have often behaved like gentlemen, trying to provide me with promising grounds and some little extra hints. It is usually easier to find snipe if you know the grounds, yet they can still surprise you!
So, are snipe trials as difficult as they are rumored to be? I think so: birds are scarce, wary (& wiry) and deeply influenced by weather conditions. Snipe are diamonds and, like diamonds, are little and not easy to find, but they are shining, so if you are careful enough you might find one! We ran the first trial on a damp, windless warm day; the subsequent ones were all run in misty and windless cold mornings, all but for the last one during which we finally had some wind… accompanied by a torrential rain! Pointing snipe without wind is not easy, and these conditions also hardened the judge’s job as dark skies and mist made more difficult to see everything and correctly discern between mistakes made on snipe (which lead to an elimination) and on jack snipe (the dog can miss them). What about the handlers? As it happens in other trials, you get all sort of handlers: some had perfectly trained dogs and some dogs had wilder specimen who liked to chase, bump into birds and run away, tendencies that sometimes prevented them to be graded but, did I see any good dogs? Yes, I think so, and I must admit that, even if English Setters were the most represented breed, I also saw good dogs who were not English Setters! Among them I have to mention a couple of Irish Setters (they were not graded), a flashy pointer (he was not graded either) and a wonderful Gordon Setter: I am hardly enthusiastic about Gordons but this one was truly impressive! So… am I going to be back in spring? Maybe…