3° Seminario “Dalla VJP alla VGP” con Uwe Heiss

3° Seminario “Dalla VJP alla VGP” con Uwe Heiss
Sabato 13 e Domenica 14 Maggio 2017 a Reggio Emilia
Quota d’Iscrizione : 123 € ( la quota non include pasti e pernottamento)
Iscrizioni: fino al 2 marzo 2017
Per info e iscrizioni:
Roberto Alberio tel. 3405929584 alberio.roberto75@gmail.com
Beppe Marinelli tel. 3346920498 marinbeppe@yahoo.it




Quando il pragmatismo incontra l’addestramento

Ci sono situazioni in cui avere accanto qualcuno pragmatico e affidabile è essenziale. Non parlo solo di quei soldati che, in battaglia,  necessitano commilitoni decisi e pieni di senso pratico, il pragmatismo serve anche ai cinofili. In special modo a quei cinofili con i capelli rossi, persi nelle loro filosofie e seguaci di sciamani, costoro hanno assoluta fame di senso pratico.

Dopo aver religiosamente seguito Penna Bianca per più di sei mesi, Briony aveva deciso che era giunto il momento di un cambiamento: pretendeva meno disciplina e più libertà, due entità che faticano a trovare un punto d’incontro. I terreni di addestramento di Penna Bianca, inoltre, non erano più disponibili: l’erba medica era già alta e le altre coltivazioni in piena crescita. Non sapevo dove andare, la primavera aveva portato con sé un sacco di colture in atto che rendevano impossibile liberare il cane. Potevo solo andare in zone B (addestramento cani senza sparo) e C (addestramento cani con sparo) e così ho fatto. Le prime sessioni di addestramento sono state brevi, volevo andare sul sicuro fino a che… una mattina… è comparso C. accusandomi di addestrare a “passo di lumaca”.

Ho incontrato C per la prima volta nel 1999,  avevo appena detto addio al Massachusetts, il mio cane precedente era morto e avevo deciso che era giunto il momento di concedermi un setter inglese, ne avevo desiderato uno fin dall’età di 10 anni del resto!  Grazie alla mia innata tendenza a salvare il mondo e a recuperare esseri in difficoltà, non  volevo assolutamente un cucciolo, volevo un povero cane scartato da qualcun altro e lo ottenni! Mi sono innamorai di un maschio bianco arancio, era un cane molto dolce e gentile che subito contraccambiò i miei sentimenti, ma con troppo entusiasmo: dopo poche ore a casa mia, aveva già sviluppato una grave forma di ansia da separazione. Sapevo che era stato poco socializzato, che aveva vissuto in un recinto per anni e che era stato addestrato (ovvero maltrattato) da un addestratore professionista. Sapevo che aveva tutte le ragioni per comportarsi così, ma vivere con lui era un inferno. Feci tutto quello che andava fatto: iniziai una terapia comportamentale; partecipai a lezioni di ubbidienza; iniziai ad addestrarlo per la ricerca dispersi, somministrai antidepressivi ma il cane migliorava in maniera molto lenta e poco convincente. Il suo allevatore, nel frattempo, felice che il cane fosse in buone mani, mi diede il pedigree, attraverso il quale scoprii che si trattava di un cane da lavoro di ottima genealogia. Socks era il mio primo cane da ferma e sapevo molto poco su di loro ma, la mia esperienza con altre razze canine mi portò a pensare che,  FORSE,  permettergli di fare ciò per cui era nato gli avrebbe consentito di superare alcune sue paure.

Socks a 13 anni riporta un fagiano
Socks a 13 anni riporta un fagiano

Onestamente non avevo idea di come dovesse lavorare un setter inglese, di come andasse condotto e di cosa dovessi insegnargli. Mi misi a leggere libri, che è quello che faccio quando voglio apprendere qualcosa, ma volevo incontrare qualcuno che potesse darmi un supporto di persona. Visti i problemi comportamentali di Socks, non potevo affidarlo ad un dresseur e lasciaro a lui in pensione, eppure gli unici addestratori di setter proponevano quella formula. Provai a chiedere ad alcuni cacciatori ma nessuno di loro sembrò prendere sul serio una giovane e inesperta donzella… Le donne appassionate di setter da lavoro sono rare, e meno ancora erano nel 1999: era – e resta – un mondo dominato dagli uomini. Le opportunità, tuttavia, saltano fuori quando meno te lo aspetti e Monica, una donna che addestra drahthaar nell’assolata  Toscana, mi telefonò per dirmi che aveva le “persone” per me e che si trovavano a pochi chilometri da casa mia. Per farla breve, Monica aveva contattato due famosi addestratori e conduttori di drahthaar e li aveva convinti ad aiutarmi. Uno di loro non aveva tempo in quel periodo (ma mi aiutò dopo) mentre il secondo fu abbastanza coraggioso da accettare di lavorare con noi.

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Per circa due mesi addestrai almeno due volte a settimana con C. che, all’epoca, era già abbastanza noto comne addestratore sia in Italia che in Germania. Lavorammo soprattutto sul richiamo e mi insegno molti elementi di addestramento essenziali che mai avrei immaginato: come usare il fischietto, come tenere il cane concentrato su di me cambiando spesso direzione eccetera. Socks migliorò, e continuai a lavorarlo da sola e per se stesso: sapevo che non sarebbe diventato un grande cane da caccia ma volevo che fosse felice e diventasse più sicuro di sé. Credo che il mio ultimo addestramento con Claudio sia avvenuto su quaglie, nel 2004. Dopo quell’anno mi spostai a lavorare socks in collina, con altri setter e per parecchio tempo non ci furono più occasioni per lavorare insieme. Ciò nonostante, restammo in contatto e gli mandai diversi clienti a quattro zampe che, insieme agli altri cani addestrati, lo trasformano in uno dei migliori addestratori per cani da ferma continentali che io conosca.

C. si è specializzato nella preparazione di drahthaar per prove tedesche (VJP/HZP/VGP) e nella preparazione di cani da ferma da portare a caccia. Pertanto, incontrarlo in zona C non mi sorprese affatto. Era alle prese cin una kurzhaar che amava ingoiare le quaglie: osservai tutta la scena, la sua allieva riportò perfettamente alla mano dopo lo sparo. Impressionata chiesi al guardiacaccia “se C.  avesse già risolto il problema”.

“No… La cagna con lui non mangia la quaglia, solo con il proprietario. Non so, forse è una faccenda di postura e di linguaggio del corpo, prova a farci caso… Però bisogna che la cagna sbagli per poterla correggere. E’ il miglio addestratore che lavora sul mio terreno.”

Continuai a guardare e non accadde nulla fino a che venne il mio turno. “Lasciala andare” – urlò qualcuno alle mie spalle – ” ma sii ferma quando fischi e grida se necessario. La chiave alla libertà è il controllo”,  più facile a dirsi che a farsi.

Lasciala andare
Lasciala andare

Quando C. scoprì che stavo preparando Briony per le prove su grouse iniziò a comportarsi come se volesse essere parte del progetto. Ci incontravamo sul terreno per caso, quando capitava, ma ogni volta aveva qualche buon consiglio da darmi. Non cercò mai di addestrare Briony al mio posto, né sollevò mai obiezioni ai metodi dello Sciamano, si limitò ad intervenire con fermezza e pragmatismo per velocizzare l’addestramento e rendermi più sicura di me stessa e delle mie capacità.  Credo che in qualche maniera abbia addestrato me: è stata la persona che mi ha spinto a togliere la corda di ritenuta e a passare dalle quaglie alla pernice e al fagiano per verificare la solidità al frullo di animali più grandi. Mi ha anche incoraggiato a credere di più nel cane e a lavorarla su terreni diversi e selvatici diversi per testarne le reazioni.  Ogni volta osservava la mia conduzione, correggeva i miei errori e ricreava nuovi e più difficili contesti, una cosa molto astuta,  per metter alla prova il cane.  Ha minimizzato le miei preoccupazioni sui conigli e mi ha persino prestato un costosissimo lanciavolatili raccomandandomi, un’infinità di volte, di spegnerlo e di non perderlo (non che fosse piccolo!).  Quindi, ecco, grazie C.  per essere stato una di quelle persone esperte e disponibili che avete reso possibili le prove grouse per me e per Briony.




Dalla VJP alla VGP

Testo di Sandro Zambotti, foto di Roberto Alberio

Dalla VJP  alla VGP (passando per la HZP: n.d.a.), è questo il titolo del seminario di addestramento cinofilo  svoltosi a Vedriano (RE) il 25 e 26 Aprile 2015. Destinatari del corso, patrocinato dal Club Italiano Drahthaar, i  possessori e utilizzatori di cani polivalenti interessati ad approfondire metodologie di addestramento, conduzione ed utilizzo dei loro ausiliari secondo la scuola germanica, finalizzando il tutto al superamento degli esami cinofili che tanta importanza hanno in Germania ed Austria e, soprattutto, al corretto e proficuo utilizzo a caccia. Gli acronimi VJP (Verband-Jugend-Prufung), HZP (Herbst-Zucht-Prufung) e VGP (Verband-Gebrauchs-Prufung) contraddistinguono, infatti, i tre esami che, in ordine cronologico debbono essere superate da un cane da caccia “tedesco” nel corso della sua carriera, il superamento dei primi due è, tra l’altro, necessario affinché il soggetto venga messo in riproduzione. Relatore del corso Giuseppe Marinelli, esperto conduttore di Deutsch Drahthaar e allievo di Zeffiro Gallo, uno dei più famosi allevatori e conoscitori della razza, a livello mondiale. Ad ascoltare Giuseppe un bel gruppo di conduttori, 35, con diverse  razze, a farla da padroni ovviamente i D. Drahthaar, ma erano presenti anche un  D. Kurzhaar, alcuni Weimaraner ed un  cucciolo di Kleiner Musterlander. Tra tutti era presente anche una piccola “rappresentativa” della nostra provincia con D. Drahthaar al seguito.

Durante la prima mattinata del corso è stata illustrata la “filosofia” del cane polivaDSC_0021lente da caccia, lo Jagdgebrauchshund, sottolineando le differenze fondamentali tra questo e i Field Trialer inglesi, in particolare l’assoluta necessità, per la scuola tedesca, di un perfetto lavoro anche, se non soprattutto, dopo lo sparo. Per la Waidmanngerechtigkeit, parola che contraddistingue ed intreccia sia l’etica che il diritto venatorio mitteleuropeo, niente è più riprovevole che abbandonare, non ritrovandolo, un capo di selvaggina nel bosco, ecco quindi che l’utilizzatore dello Jagdgebrauchshund dovrà esigere dal proprio cane un riporto/recupero della selvaggina minore abbattuta o ferita, dal bosco come dall’acqua in ogni condizione, ivi compreso il riporto di selvatici particolarmente pesanti, e poco appetibili, come la volpe; in un secondo momento si esige dallo stesso cane di saper tracciare e bloccare un ungulato ferito. Dopo questa breve introduzione, Marinelli è entrato nel vivo del corso, esponendo il metodo di addestramento utilizzato. L’ addestramento é suddiviso in due parti principali, la prima, dai due mesi fino alla formazione della dentatura permanente, serve alla creazione del legame allievo-conduttore ed al condizionamento minimo necessario per la prosecuzione durante la seconda fase, la più intensiva, e mirata alla creazione di quelli che sono chiamati Zwang, vale a dire i “comportamenti nel cane anche contrari al suo naturale volere, a vantaggio dell’uomo”. [Questa definizione di “forzato” è estratta dal libro di Hegendorf\Uhde “der Jagdgebrauchshund” e delinea in maniera oggettiva il concetto di forzato, concetto che in Italia è stato distorto e abusato dal 99% degli appassionati. È in sintesi una evoluzione del condizionamento classico. Non è sofferenza o maltrattamento – Nota di G. Marinelli]DSC_0026

Una delle fondamenta su cui poggia l’addestramento dello Jagdgebrauchshund è il riporto forzato, il cane addestrato ad esso riporta a comando qualsiasi oggetto, in qualsiasi condizione, trattenendolo in bocca fino all’ordine del conduttore. L’addestramento al riporto forzato è stato estesamente spiegato e mostrato, partendo dall’approccio iniziale con un allievo privo di condizionamento e progredendo nella scomposizione e ricomposizione dell’esercizio, da fermo, da terra e poi, all’esterno, in movimento; si è passati quindi al riporto “direzionale” con più riportelli recuperati in sequenza. In questa fase è stata più volte rimarcata dal relatore la necessità di proseguire per gradi, esigendo l’assoluta perfezione nell’esecuzione delle varie fasi, scomposte, degli esercizi, per poi proseguire alla composizione dell’azione, lavorando inizialmente in ambiente controllato (Stuebendressur =addestramento nella Stube) per poi passare all’esterno, utilizzando prima una lunghina, quindi ripetendo gli esercizi con l’allievo libero. Sempre graduale deve essere la successione delle “prede” riportate, all’inizio riportelli artificiali di diverse forme, consistenze e pesi, poi, una volta correttamente eseguiti i riporti con questi,  si utilizza della selvaggina abbattuta, congelata, evitando sempre specie “delicate ed appetibili” come i fasianidi, particolarmente la quaglia, per prediligere specie più resistenti come il piccione o i corvidi. In questa fase il relatore non ha mancato di sottolineare più volte come, nell’addestramento, sia estremamente deleterio l’uso come riportelli di pezzi di legno. Si è passato quindi all’esecuzione delle Schleppe, i riporti di un selvatico di penna o pelo trascinato che simulano il riporto di un capo di selvaggina ferito che si sia allontanato dall’Anschuss. Le Schleppe, oltre ad avere una vera e propria applicazione nella pratica venatoria servono inoltre come esercizio propedeutico al lavoro sulla traccia. Il primo pomeriggio del sabato è proseguito dapprima con una dimostrazione sull’utilizzo della “farfalla”, Reizangel in tedesco, utile come mezzo per rafforzare la ferma, piuttosto che la correttezza al frullo; per poi proseguire col riporto dapprima attraverso un ostacolo e, quindi,  col riporto della volpe, quest’ultimo è servito come dimostrazione dell’assoluta necessità di preparare il cane al riporto forzato, risultando inefficace, con prede pesanti e/o “sgradevoli”, il ricorso al riporto spontaneo: nessuno degli allievi presenti, infatti, ha abboccato la volpe limitandosi ad una, circospetta, annusata della spoglia. In chiusura del primo pomeriggio, il laghetto ha ospitato la parte del Wasserarbeit (lavoro in acqua), dove la materia del riporto/recupero dall’acqua è stata ampiamente esposta, utilizzando i vari allievi presenti per simulare riporti e recuperi della selvaggina d’acqua, affascinante è stata la dimostrazione della capacità del D. Drahthaar di seguire una scia odorosa a pelo d’acqua, risalendo la traccia lasciata in superficie dal trascinamento di un’anatra.DSC_0093

La prima giornata è terminata con una deliziosa cena di gala, a base di selvaggina, che è stata servita nella chiesa (sconsacrata) del castello di Sarzano (RE). Durante la seconda parte del corso, Marinelli ha utilizzato uno degli allievi, un maschio di D. Drahthaar di circa un anno, per una dimostrazione sull’addestramento al “corretto al frullo”, utilizzando per l’occasione uno di quei lancia volatili che si vedono ormai spesso su internet. Nella seconda parte della mattinata è stato affrontato l’addestramento del cane alla traccia artificiale di ungulato, sono stati evidenziati i vari sistemi di tracciatura, con le scarpe da traccia, con la spugna, con lo spruzzo, la fase di partenza dall’Anschuss, la conduzione in traccia ed il lavoro a fine traccia. Marinelli ha sottolineato ancora una volta l’opportunità, a suo avviso, di procedere propedeuticamente con un addestramento intensivo delle varie fasi scomposte. Si effettuano quindi una serie di ripetizioni, anche più volte nel corso della stessa sessione di addestramento, di “ispezioni e partenze” dall’ Anschuss, poi una serie di tracce più o meno lunghe, poi si sviluppa a parte il lavoro a fine traccia per poi ricomporre le tre fasi nella preparazione finale dell’esercizio. Particolarmente interessante è stata la parte relativa al lavoro del cane a fine traccia, è stata spiegata, sempre con dimostrazioni pratiche utilizzando uno dei cani presenti,  la tecnica di addestramento del Bringselverweiser, il ritorno del cane al conduttore col testimone in bocca per evidenziare il rinvenimento del capo. Indispensabile per la riuscita del Bringselverweiser  risulta, manco a dirlo, l’addestramento completo al riporto forzato; sempre utilizzando uno degli allievi presenti si è poi provato l’addestramento al Totverbeller, l’abbaio a morto.DSC_00311

Uno degli aspetti più interessanti del seminario, a giudizio di chi scrive, è stata la più volte sottolineata necessità di testare e rafforzare l’addestramento dell’allievo mediante la creazione di situazioni di “conflitto”, si ripropone quindi qualsiasi esercizio, già affinato e perfezionato precedentemente in condizioni controllate, in presenza di alcune forme di disturbo, ad esempio la presenza di altri cani contemporaneamente, oppure mentre a poca distanza verranno effettuati alcuni spari, oppure ancora, una volta sistemata una traccia di ungulato, si complicheranno ulteriormente le cose incrociandola in più punti mediante il trascinamento di una pelle fresca di lepre per addestrare il cane ad ignorare il “cambio”; questi accorgimenti, oltre a rafforzare la precisione e la correttezza dell’addestramento, permetteranno al conduttore di capire, in condizioni controllate, gli atteggiamenti del cane e gli eventuali segnali che preludono, ad esempio nell’ultimo caso, all’uscita dello stesso dalla traccia per seguire un “vivo”.DSC_0113




Dalla VJP alla VGP

Ieri sera ho ricevuto l’invito dell’amico Roberto Alberio ad assistere a questo seminario. Non so ancora se mi sarà possibile ma nel frattempo l’ho ringraziato e gli ho promesso che ne avrei parlato su Dogs & Country. Il deutsch drahthaar è una razza che mi sta molto a cuore ma tengo a sottolineare che l’evento è aperto a tutti i cani da ferma polivalenti (e non…) che desiderano partecipare a prove di lavoro tedesche.

Questi i contenuti

“DALLA VJP ALLA VGP preparazione ed utilizzo del cane da utilità venatoria”

Docente: Beppe Marinelli

Vedriano (RE) 25-26 Aprile 2015

TEMI TRATTATI:

  • Fedeltà al riporto con particolare riferimento a riporti pesanti e direzionali
  • Traccia su sangue
  • Spiegazione delle tecniche d’insegnamento per tutti gli esercizi previsti nella VGP

Nella serata del sabato sarà organizzata una cena a base di selvaggina cucinata da uno chef nello splendido contesto del Castello Matilde di Canossa.
Per quanto riguarda il costo, l’organizzazione vorrebbe che fosse il più possibile contenuto e pertanto si potrà stabilirlo solo a situazione iscrizioni aggiornata.
Il modulo d’iscrizione può essere richiesto a alberio.roberto75@gmail.com

L’iniziativa è patrocinata dal Club Italiano Drahthaar