Lanciate i pomodori!

Forse sono un po’ svampita, ma mi sembrava che Emanuele (Nava) avesse accennato a qualcosa sulla prossima apertura della caccia. Non trovo traccia del suo articolo però e,  in attesa di sue spiegazioni,  mi sta venendo l’orticaria. Non ce l’ho con il Nava, per carità,  il mio disagio è legato ai bagliori dell’atmosfera squallida e rozza che, volenti o nolenti, si accompagna, senza se e senza ma, alla stagione della caccia. Pensate pure che io sia una st…za, snob, intellettuale e cultural razzista, probabilmente avete ragione e, onestamente, non intendo nemmeno cambiare ma, siccome siamo nel 2015, mi aspetterei qualcosa in più dai colleghi dai cacciatori. Continuando ad agire come se stessimo negli anni’50, non facciamo del bene a nessuno: l’immagine che ha di noi l’opinione pubblica parla da sé.  La caccia, a differenza di ciò che accade in altri paesi europei, ha da noi una tradizione popolare e una base popolare, il che non sarebbe affatto negativo se non fosse che il concetto di popolare finisca 9 volte su 10 ad essere sinonimo di rozzo , questionabile o addirittura illegale.

Artù Bracco Francese
Artù ( Bracco Francese)

Perché, mi chiedo il perché di tante azioni e di tante scelte. Volete esempi concreti?  Posso portarvene a centinaia, vediamo i più frequenti. Andando in ordine cronologico troviamo la giornata dell’Apertura, una vera e propria sagra a chi ammazza prima e chi ammazza di più, e chissénefrega se sul tesserino dobbiamo  segnare anche il cadavere del compagno di caccia. Ma la corsa al “posto” e la corsa al fagiano nottetempo continueranno fino al 31 gennaio.  Ma perché tanta ingordigia? La stanziale offerta dagli ATC  è scarsa, su questo non ci piove, ma è pur vero che in tanti non rispettano i limiti giornalieri. La filosofia è la seguente:  se mi trovo davanti 8 fagiani, se non gli sparo io li spara il tizio che mi sta seguendo.  Tutto è tristemente vero ma mi chiedo, perché? Perché arraffare a più non posso? La stanziale è mal gestita: non si affronta il problema nocivi, non si cerca la qualità negli animali da ripopolamento, l’ambiente si presta poco, ma l’ingordigia non incentiva la presenza di selvaggina!  La convinzione che avendo pagato l’ambito i selvatici spettino di diritto riguarda anche la migratoria e, in taluni casi,  quella fauna ungulata che in calendario non esiste nemmeno. Intendiamoci,  anche a me dà fastidio incappare in un capriolo per cespuglio (che mi distrae il cane), ma  il mio “fastidio” non mi autorizza a ucciderlo.  Alla stessa stregua, mi piace il cinghiale in umido ma, se sono a caccia con il cane da ferma e incontro un cinghiale che se ne va per i fatti suoi, il pensiero di portarmelo a tavola non mi passa nemmeno per la mente. Visto l’andazzo generale però, temo di essere un’eccezione. La gestione degli ungulati non funziona? Riteniamo che ce ne siano troppi? È l’”autogestione” la giusta risposta? Non credo!

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Vento (Jagd Terrier) e Lana (Slovensky Kopov)

Tornando al cinghiale, la caccia a questo animale è consentita in modi e maniere che variano a seconda del territorio di residenza. In taluni luoghi è possibile cacciarlo a singolo o in gruppi di piccole persone ma, generalmente, la forma di caccia più praticata è quella collettiva.  Anche qui se ne vedono delle belle! Disponi il signor Rossi e il signor Bianchi alla posta sugli Appennini e un paio di ore dopo te li ritrovi sulle Ande, così come se fosse normale. Passi con il cane in un punto dove NON dovrebbero esserci poste ed eccoli lì, uno che si fuma una sigaretta e l’altro che si mangia un panino.  Rossi & Bianchi non erano stati assegnati a quella zona per il semplice motivo che da quella posizione non è possibile tirare in sicurezza. Caso vuole, però, che mentre i nostri eroi si trovino dove non dovrebbero essere,  passi un branco (ebbene sì, un branco) di cinghiali sul crinale.  Lo sapete cosa viene dopo, vero? Rossi & Bianchi si girano all’istante e sparano a raffica verso il crinale, e quindi verso l’alto.  Fortuna vuole che non mietano vittime, nemmeno il signor Verdi che… chissà come mai anche lui ha lasciato la posta a lui assegnata per sistemarsi proprio dietro al crinale! Ringraziamo la Dea Bendata!

Nella caccia al cinghiale la sicurezza è FONDAMENTALE, io stessa ho rischiato un pallettone mentre andavo sul fermo del cane, nonostante avessimo avvertito tutti di NON sparare nel canalone perché c’eravamo io e il caposquadra con i cani.  Il motivo di certe azioni resta per me inspiegabile. Altrettanto inspiegabili sono le faide tra squadre, le lotte tra clan camorristi non sono nulla a confronto! La stagione si articola su furti (o tentati furti) di cani, bocconi avvelenati sparsi, manomissione delle zone di caccia e via dicendo.  Chiedo solo…  PERCHE’?

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Kim (Pointer)

Torniamo ai piccoli animali. Se le cose vanno come devono andare ad ottobre iniziano ad arrivare le beccacce e con loro… gli pseudo-beccacciai. Ora…  premesso che  la selvaggina latita e che la beccaccia in certe zone è l’unica risorsa, io tutta la fenomenologia che gira attorno al beccacciaio (umano) stento a comprenderla. Se non sei un beccacciaio, sei un cacciatore di serie B e hai un cane da ferma di serie C quindi… tutti a mettere foto di beccacce su Facebook! Tanto nessuno saprà mai se le abbiamo prese alla posta all’alba; se le abbiamo comprate al bar (pare costino circa 30 euro);  se sono le solite surgelate di due stagioni fa che tiriamo ciclicamente fuori per fare le foto.  Qui siamo ai vertici della piramide dell’idiozia, ma non posso non citare anche i cacciatori di altri volatili che fanno carte falsissime pur di acchiapparne uno. Abbiamo chi spara ai fagiani sulla strada (e chissenefrega se è trafficata);  chi va a beccaccini con il fucile spianato lasciando il cane “beccaccinista” in auto; chi va a pernici rosse stando a valle mentre gli amici gliele spingono in giù dall’alto in modo che gli arrivino a tiro, il tutto ovviamente senza cane. Questi personaggi, che si definiscono cacciatori, sono convinti di essere nel giusto, o meglio sono sicuri che nessuno sappia cosa combinano mentre CREDONO di non essere visti.

La chiudo qui, non nominando lepraioli, migratoristi e selecontrollori, non perché questi siano in odore di santità ma perché il senso dell’articolo è già abbastanza chiaro. Ho lanciato una pietra, oserei dire un masso, ora tirate pure i pomodori ma prima del tiro fatevi un esame di coscienza.




Kopovini!

Da qualche parte bisogna iniziare ma, scrivere il primo post è difficile. Ufficialmente non sarebbe nemmeno il primissimo post dei blog ma i precedenti non li considero dei veri post. È venuto il momento di offrire dei contenuti seri. Le idee in testa sono tante, ho un messaggio da diffondere che mi sta molto a cuore ma ho scelto di rimandarlo a favore di qualcosa di più leggero.

Siccome credo che ogni cosa capiti per un motivo, l’occasione me l’ha servita su un piatto d’argento l’amica Daniela Maffei che alleva rottweiler e staffordshire bull terrier. Anzi no, ce l’ha servita, perché con questo primo post invado sfacciatamente il territorio di Emanuele mettendomi a correre con un segugio. Non ho ballato con i lupi ma ho corso con i segugi, dei segugi poco conosciuti in Italia. Si chiamano slovensky kopov e sono piccoli e neri (focati), ma hanno un grande cuore e un grande cervello. Li ho conosciuti per caso e pur essendo dichiaratamente amante dei cani eleganti e slanciati, non posso che inchinarmi davanti a questi piccoli culturisti a zampa corta. Con i kopov ho cacciato il cinghiale in girata, mi sono divertita in qualche expo e ne ho distribuiti in quantità ad amici e conoscenti che hanno saputo esaltarne le qualità. Voglio bene a questa razza e parleremo ancora di kopov e questo primo post non intende essere un trattato su di loro, vuole solo farvi sapere che esistono, che sono bravi cani da caccia e piacevoli compagni di vita. Il numero dei kopov regolarmente iscritti all’ENCI è cresciuto negli ultimi anni, insieme ai cani iscritti c’è un ampio sottobosco di kopov che, per motivi a me incomprensibili, non vengono registrati. Il loro numero ci è ignoto ma se crescono i kopov ufficiali, è molto probabile che crescano anche quelli ufficiosi. Un bene o un male? È presto per dirlo. Sono convinta che la razza abbia un potenziale immenso ma che tale potenziale vada canalizzato utilizzando la razza nella maniera più consona.

Riporto quanto linkato da Daniela tratto dallo standard FCI:

“Questo cane è noto per la sua costanza nel seguire la traccia fresca o una pista, anche per diverse ore, mettendoci tutta la sua voce senza indebolirsi. Si distingue anche per il suo coraggio e il suo sangue freddo. Questa è la ragione per cui, nel suo paese d’origine, viene utilizzato specificatamente nella caccia al cinghiale ed ai carnivori.” 

È tutto vero, sono cani coraggiosi ma hanno il sangue freddo quanto basta per non fare scelte troppo azzardate, il kopov rispetta e teme l’avversario e lo approccia in maniera differente a seconda delle dimensioni. Anche l’abbaio con cui segnala il “nemico” cambia, se ne parlava qualche giorno fa con Monica Giglioli che spiegava come Vespa, la sua kopov, le sappia descrivere con grande precisione che cosa ha davanti. Vi pare poco?

“Vivo e resistente : sempre di colore nero con delle macchie fulve, questo cane possiede un’ossatura solida malgrado la sua conformazione piuttosto leggera. Il corpo ha la forma di un rettangolo allungato. Sul piano comportamentale, è dotato di un temperamento vivo. Il suo senso dell’orientamento è straordinariamente sviluppato.”

Tutto confermato anche qui, tanto cane in poco spazio insomma!

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