Io corro da solo!

Anche i cani da
caccia si perdono

Un lungo silenzio ma, messa di fronte all’ennesimo annuncio raffigurante
un segugio “fatto perdere dai cacciatori perché non era buono”, mi è tornata la
voglia di scrivere.

Riassunto: la maggior parte delle razze canine, che vi
piaccia o meno, erano o sono usate per la caccia. Ma erano, o lo sono? Diciamo
che, ultimamente, si è tentato di trasformare alcune razze prettamente in razze
da compagnia, ma l’esperimento è riuscito a metà, ovvero certe caratteristiche
proprie del cane da caccia sono rimaste tali e quali.

Ma abbandoniamo questa breve digressione e torniamo ai cani
da caccia-caccia, quelli che vengono “fatti perdere perché non buoni”. In cima
alla classifica dei persi/ritrovati (l’aggettivo dipende dai punti di vista),
abbiamo, immaginate un po’… I SEGUGI!!! Siano essi da lepre, o da cinghiale… i
segugi sono abbandonatissimi! Ma, davvero? Davvero un po’, nel senso che i
segugi sono cani specializzati nello scovare e nell’inseguire una preda. Un
buon segugio “seguita” appunto ad inseguire la malcapitata lepre, o il
malcapitato cinghiale. Se è un segugio sovversivo potrebbe inseguire anche il
daino e il capriolo, e qui le cose si complicano…

Però, per quanto vengano portati lontano, i segugi hanno generalmente (e per fortuna) un buon senso dell’orientamento e quindi sanno ritornare nel punto in cui sono stati sganciati.  Quindi, se trovo un segugio che corre in autostrada lo devo lasciare andare perché tanto sta tornado a casa? No! Come in tutte le cose ci vuole del buonsenso, non c’è nulla di male nell’interrompere un pericoloso vagabondaggio, basta tenere a mente che, molto probabilmente, quel cane sta A) lavorando; B) ritornando alla base o, C) si è perso – ipotesi remota, ma possibile. Insomma, teniamo a mente che il fatto che il  cane se ne stia andando a zonzo da solo, non è necessariamente sinonimo di abbandono.

Sul gradino numero due della classifica troviamo i cani da
ferma, efficacemente capitanati dal setter inglese. Perché il setter inglese?
Perché sono cani con una cerca (raggio d’azione) molto ampia e cani talmente
entusiasti di cacciare (ma anche un po’ svampiti) che quando partono per
un’impresa si dimenticano di avere un proprietario.

Ho mai perso un cane da caccia? Il mio primo setter, un
rescue, con l’orientamento era un disastro e in un’occasione, ha gironzolato
per ore in Appenino prima che qualcuno mi chiamasse. All’epoca non esistevano
ancora quegli splendidi collari in biothane con tanto di numero di
telefono.  Indossava una medaglietta, ma
ci sono voluti diversi giri (suoi) tra i negozi di un paese prima che qualcuno
si chinasse a leggerla.

Con i collaroni in biothane i problemi si sono in gran parte
ridotti: questi collari sono diventati una sorta di codice non scritto e ho
assistito personalmente a ritrovamenti di cani a distanza di pochi minuti dalla
loro sparizione. Sono economici, incrementano la visibilità del cane e
invogliano ad alzare la cornetta. La medaglietta si vede poco e risalire al
proprietario di un cane attraverso il microchip non è immediato. Chi vede un
cane con un grosso collare fluorescente, presume che sia stampato sopra il
numero di telefono e, pertanto, recupera il cane con serenità, sapendo che i
tempi di custodia saranno estremamente brevi.

Il tutto funziona molto bene in aree rurali, ma in aree
suburbane e in presenza di cittadini in gita in zone rurali, la faccenda si
complica. Vi faccio un esempio molto personale. La mia setter non “scappa” ed
ha un collegamento eccellente, ovviamente come tutti i setter non trotterella
tra i piedi , ma sa sempre dove sono e rimane legata a me con un filo visibile.  Orbene, qualche mese fa, mentre facevo la
solita passeggiata in campagna, esattamente dietro casa la canina è
improvvisamente scomparsa. Così, pensando semplicemente che fosse in ferma
nello sporco (non rispondeva ai richiami), la sono andata a cercare più avanti,
dove presumevo che potesse essere. Invece, le cose non erano andate proprio
così. Una persona zelante, ma non consapevole di cosa sia un cane da ferma
inglese, non vedendo nessuno attaccato alla coda del cane (ero sì e no, a 100
metri nascosta dietro una curva e a un gruppetto di alberi), ha deciso che si
trattava di un cane perso/abbandonato e l’ha presa con sé. Il problema è che la
persona non aveva un cellulare, e pur trovando un recapito telefonico sul
collare del cane, non aveva modo di chiamarmi. Così mentre io vagavo alla
ricerca del cane, lei vagava in direzione opposta, con il mio cane al
guinzaglio, alla ricerca di qualcuno con un cellulare: un gran scompiglio
inutile!

Ripetete insieme a me: i cani da caccia lavorano a distanza, non sempre un cane da caccia che corre da solo si è perso, può darsi stia semplicemente facendo il suo lavoro.

Come in altri settori la tecnologia dovrebbe essere d’aiuto
e, più nello specifico, ha la tecnologia GPS risolto il problema dei cani
smarriti? Nì. Ma andiamo con ordine. I primi GPS, o per lo meno i primi che ho
visto io, erano costosissimi. Ricordo i primi collari e i primi palmari
acquistati dal canettiere della squadra di caccia al cinghiale con cui
cacciavo. La spesa era stata pari a diverse centinaia di euro, ma le
prestazioni dell’attrezzatura erano sorprendenti: le mappe indicavano persino i
nomi dei rigagnoli. Ci sono stati utili? Decisamente sì ma, a fronte di un
eccellente rapporto qualità-prezzo, il prezzo elevato costituiva quella che
potremmo chiamare una “barriera d’accesso”. I collari di cui parlo esistono
ancora, anzi oggi sono proposti da più marche, ma il loro prezzi sono scesi di
poco. Molto più alla portata di tutti sono invece i collari GPS che funzionano
sulla rete dei telefoni cellulari e che usano il cellulare a mo’ di palmare.
Dei pro e dei contro di questi “GPS”, parleremo in futuro, oggi mi premeva
semplicemente ricordare che esistono.

Tuttavia, il GPS è una sicurezza assoluta? Sì e no, dal
momento che può cadere il segnale, può scaricarsi la batteria, si possono
staccare pezzi dal collare, eccetera. Si tratta di eventi rari e sì, è
difficile perdere un cane che ha addosso il GPS, ma ho elencato questi
possibili incidenti perché, chi ritrova un cane SENZA GPS addosso non è detto che
non lo avesse prima! Tra le mie memorie di caccia al cinghiale, ne ho una anche
una triste: un cane rubato, con addosso il GPS, a cui il GPS è stato tolto
proprio per farlo sparire senza lasciar traccia!

Non saltate mai a conclusioni affrettate, se trovate un cane
da caccia “sporco” non si è necessariamente perso, se trovate un cane da caccia
senza collari, non è necessariamente stato abbandonato, se trovate un cane da
caccia carico di tecnologia, magari quella tecnologia non ha funzionato, ma ha
un padrone che tiene molto a lui!




Dare fiducia a uno spirito libero

Questo articolo nasce dalla passeggiata in campagna di stamattina, le mie camminate in campagna sono sempre buona fonte di ispirazione!

Oggi ho pensato che, quando esci con un setter inglese, tutti i tuoi sensi devono essere attivi al fine di localizzare il cane che, come la razza comanda, appare e scompare. Lo puoi sentire quando è dietro agli alberi, o quando sta uscendo da un cespuglio; lo puoi vedere quando corre libero si terreni aperti. A volte, quando si rotola in “qualcosa”, ne puoi perfino sentire l’odore. No, non puoi sentirne il sapore, né toccarlo ma, negli anni, hai sicuramente sviluppato un sesto senso capace di dirti dove si trova il cane, cosa sta facendo e da che parte lo vedrai ritornare.

Mentre tenevo le antenne accese, ho incontrato un uomo con una golden retriever. Gli trotterellava accanto, mansueta, tenendo in bocca un grosso ceppo. Mi chiedo se sarei felice con un cane simile o se, al contrario, mi annoierebbe. Poi, quando Briony correva a tutta velocità in una risaia, abbiamo incontrato un runner con un cane corso e con un cane primitivo, più grande di uno shiba e più piccolo di un akita. È rimasto impressionato dal richiamo ma, ancora di più, dalla velocità e dall’ampiezza di cerca. I cani da ferma inglesi, fatta eccezione per il gordon – ogni tanto, sono i cani da ferma più estremi. È difficile per un proprietario di cani da compagnia riuscire a capirli. Restano perplessi quando il proprietario di un setter (o di un pointer) rifiuta di sguinzagliare il cane su un piccolo appezzamento di terreno circondato da strade, spiegando che è troppo piccolo e quindi non sicuro.

Non riescono a capire che quegli spazi sono piccoli: lasciate libero un pastore tedesco o un border collie, saranno sempre attenti, pronti ad obbedire agli ordini, nascono per questo; un dobermann o un rottweiler terranno sempre d’occhio il proprietario, perché il loro istinto gli chiede di proteggerli. Con un setter inglese le cose vanno diversamente: il regalo migliore che possiate fare a un setter è la libertà. Certo, a loro piace anche russare su superfici morbide, gli piace mangiare bene ma, se vuoi davvero far felice il tuo setter…  lascialo libero! Il suo muso simpatico diventerà un felice muso simpatico e lui inizierà ad esplorare. Un setter inglese libero non starà a preoccuparsi del padrone. Sono cani che guardano Discovery Channel, sanno benissimo che noi possiamo cavarcela da soli mentre loro sono impegnati a esplorare il mondo, trovare selvatici… ci sono un sacco di cose interessanti in campagna! Dare libertà a un setter inglese è un po’ come portare un maiale in un ristorante all you can eat, o regalare a una donna la carta di credito di qualcun altro! Così tanto entusiasmo mette a dura prova il controllo!

Un setter inglese libero può prestarvi più attenzione se portate un fucile: i cani usati a caccia sanno fare gioco di squadra e la maggior parte di loro è felice di andare a recuperare un selvatico abbattuto. È così che la maggior parte dei cacciatori controlla il proprio setter. Le cose diventano più complicare se non avete armi con voi: il setter (o il pointer), non trae beneficio dalla vostra presenza… ed è questa la parte che mi piace di più! Perché qui entrano in gioco la relazione, l’addestramento e la fiducia RECIPROCA.

Relazione: beh, è elementare, devi avere una relazione con il tuo cane! Lui deve avere fiducia in te (fiducia reciproca, vedi sotto), perché sa che non limiterai la sua libertà, per lo meno non troppo. Lui tornerà da te, o eseguirà i tuoi ordini, e poi sarà di nuovo libero.

Addestramento: l’importanza dell’addestramento non deve mai essere sottostimata. Insegnare a uno spirito libero un richiamo efficace non è facile. Ma sono la prova vivente che l’essere umano modello base può farcela.

Fiducia: sta alla base di tutto. È quello che ti permette di lasciare libero il tuo cane sapendo che tornerà. Devi davvero credere al tuo setter: alcune persone vanno in panico quando vedono quanto forte e lontano questi cani possano andare. Ma se davvero vuoi bene a “qualcuno”, e specialmente se “qualcuno” vive per la libertà… lascialo libero!