Buonsenso e sensibilità

Visto che i lettori sembrano seguirmi in buon numero… proseguo! Il paragrafo di oggi riguarda qualcosa che condivido  e su cui da anni penso (e rimando) di scrivere un lungo articolo ben strutturato. Nel frattempo, accontentatevi di un mio commento a Hutchinson. Dunque… Spesso sentiamo affermare “io ho cani da tot anni…” oppure “io allevo da tot anni”,  “io caccio da tot anni…” eccetera. Premesso che ciascuno di noi è libero di affermare ciò che crede, spesso queste frasi vengono pronunciate come garanzia di grandi capacità nei rispettivi campi d’azione. Guardandosi attorno, però, ci si accorge di persone che fanno una tale cosa da decine di anni ma non hanno ancora compreso come farla bene, in taluni casi non ne hanno nemmeno compreso le basi! Se io faccio una cosa da 40 anni ma sono 40 anni che la faccio male, sono bravo a farla?  Essere impegnati in un’attività da decenni è sicuramente un metodo per accumulare buone occasioni di apprendimento ma… solo se usiamo il cervello. Esempi? Potrei portarne a centinaia, dall’allevatore che dopo 30 anni di cucciolate non ha ancora capito che i cuccioli vanno socializzati, fino al cacciatore che risolve tutto con il collare elettrico, lascia il cane in box 9 mesi all’anno o cambia cane ad ogni stagione perché i suoi cani “non funzionano mai o hanno tutti paura dello sparo”… però costui ha la licenza di caccia dagli anni ’60! Sono due esempi tra tanti per far capire che, fare una cosa da tanto tempo non è necessariamente sinonimo di saperla fare bene!  Dipende terribilmente da quanta intelligenza e da quanta sensibilità sono state Hutchinson 3messe in gioco.

Hutchinson lo dice, ok l’esperienza ma nell’addestramento conta tantissimo capire il temperamento del cane che si ha davanti. Anche io credo questo sia fondamentale: senza il giusto approccio non otteniamo niente. Il giusto approccio deriva, a mio avviso, da una sensibilità innata nel comprendere i cani. Questo è per me una specie di  “istinto” o, se preferite, di “sesto senso”. L’esperienza, la frequentazione di persone abili nell’addestramento canino, le letture, il confrontarsi con altri addestratori e proprietari con umiltà ci permettono senza altro di affinarla e potenziarla ma… è questa sensibilità a stare alla base di tutto.

“A differenza della maggioranza delle altre arti, l’addestramento dei cani non richiede tanta esperienza bensì quella conoscenza dei cani che ti permette di discriminare tra i differenti temperamenti e inclinazioni (direi quasi caratteri) che variano tantissimo, questa dote è molto vantaggiosa.  Alcuni cani richiedono un incoraggiamento costante, altri non devono mai essere puniti, mentre con altri  è necessario usare occasionalmente la frusta al fine di ottenere il necessario controllo.” W.N. Hutchinson Dog Breaking -1865




C’era una volta… l’addestramento

Pochi giorni fa ho ricevuto in dono da un’amica il libro “Dog Breaking. The Most Espeditious, Certain and Easy Method” scritto da William Nelson Hutchinson nel 1865. L’edizione donatami è la sesta (1876) e, provando molta gratitudine per questo regalo inaspettato ho promesso di leggerlo. La mia intenzione originale era “salvare” i punti salienti e e riferirli a chi mi aveva regalato il libro e a ad altri amici. Successivamente ho pensato che potevo condividere le mie scoperte anche con i lettori di Dogs & Country dal momento che, come vi accorgerete, il testo è sorprendentemente moderno per l’epoca.

hutchinson

La traduzione è la seguente: L’addestramento dei cani, non è ben lontano da essere un mistero. Si tratta di un’arte facile da apprendere una volta che la si inizia e la si prosegue basandosi su principi razionali”. Era il 1865, qualcuno non l’ha ancora capito nel 2015!

ps.  Se non volete aspettare i miei riassunti, il libro è in vendita in edizione moderna o scaricabile online qui Dog Breaking




La cultura ci può aiutare

Un po’ in tutta Italia ha ormai preso il via la stagione dedicata all’addestramento e all’allenamento dei cani, in previsione dell’imminente apertura della stagione venatoria. In campagna è abbastanza frequente l’incontro pertanto con colleghi animati dalla stessa nostra passione. La presenza di qualche selvatico in più rispetto alla normalità cui dovremo abituarci nel corso della stagione e la relativa facilità con cui gli stessi si lasciano spesso trattare caricano talvolta gli animi dei seguaci di Diana. A queste logiche non fanno eccezione gli appassionati del cane da seguita. Talvolta però a fronte della notevole passione manifestata dagli amici segugisti, debbo riscontrare come alcuni di essi conoscano ancora poco, e non necessariamente a causa di una giovanile inesperienza, alcune delle logiche che regolano il nostro amato gioco. L’ultimo esempio è di ieri. Mi viene segnalato un cane giovane ma di buone prospettive. Con piacere accetto l’invito ad andarlo a provare sul terreno. La giornata è assai complicata, ed il cane, con sommo rammarico dei due proprietari, non riesce a cavare il classico ragno dal buco. Quasi al termine della sessione una lepre, la cui presenza non era stata nemmeno segnalata dal cane, si ruba furtivamente alla vista di uno dei due proprietari, mentre l’altro sconfortato stava già tornando all’auto col cane al guinzaglio. La distanza non è eccessiva, ma il canettiere impiega comunque qualche minuto per raggiungere il luogo dell’avvistamento, per di più quando cane e canettiere sono quasi giunti a destinazione un fosso difficilmente superabile li costringe ad una deviazione che allunga ulteriormente il loro tempo di percorrenza. Giunti sul luogo dell’avvistamento il cane viene sciolto e messo sulla traccia fresca. “Vedrai ora che inseguimento!” afferma sereno il proprietario. Peccato che dopo cento metri di grande entusiasmo al primo fallo tutto si interrompe bruscamente. “Il cane di solito non fa così, ti assicuro che non è mai successo che inseguisse così poco!” subito pronte le scusanti. Ma sarebbe bastato non lasciarsi prendere dall’entusiasmo e ragionare un po’ sulla situazione per prevedere che con molta probabilità un cane giovane ed inesperto sarebbe andato incontro ad un quasi sicuro fallimento di fronte a quella situazione. La lepre che si allunga non pressata dal cane lascia un’emanazione minima. Traccia e passata hanno valori di intensità e persistenza sul terreno diametralmente opposti tra loro. E il cane che viene messo su una lepre in piedi di cui prima non si è “fatto il naso” con un minimo di accostamento, quale livello di concentrazione può avere? Ecco perché sostengo che il segugismo debba essere praticato con consapevolezza e conoscenza. Diversamente da un lato otterremo poche soddisfazione e dall’altro ne gusteremo solo in minima parte la sottile e raffinata gustosità. Difendiamo dunque e promuoviamo la cultura cinofila per dare nuova linfa e crescente interesse e legittimazione alla nostra amata disciplina.061 (5)




L’addestramento del cucciolo

Avevo appena terminato un articolo sull’addestramento del cucciolo per una nota rivista del settore (Beccacce che Passione – lo leggerete tra qualche mese) quando ho pensato di chiedere un’opinione in merito ad un amico che sapevo pensarla, più o meno, come me. Ne è seguito un breve scambio di opinione in cui è stata sottolineata l’importanza di iniziare precocemente il lavoro in campagna e sulla selvaggina e dopo le opinioni è stato il momento delle riflessioni. O meglio delle motivazioni: non le nostre motivazioni, per carità, ma quelle di coloro che ritardano l’addestramento, sempre più in là, a date da stabilirsi.

Tendo a ritenermi, immodestamente, perspicace ma a questi due aspetti non avevo pensato. Secondo l’amico, infatti l’addestramento viene posticipato anche per questi due motivi:

1) spesso il cacciatore in Italia non ha la cultura del cane come compagno di vita e, in quanto semplice strumento, da piccolo non serve a niente;

2) i cuccioli non devono bagnarsi fino all’anno di età.

Ho dovuto ammettere che a questi due punti non avevo pensato ma che… potrebbe essere. Ma…. c’è qualcuno che crede ancora che i cuccioli non possano fare il bagno fino all’anno di età? Cosa cambia una volta raggiunti i 12 mesi? Cambiano pelle e diventano impermeabili? Credevo si trattasse di una vecchia leggenda metropolitana e invece, vorrete mica dire che qualcuno ci crede ancora?