PRA & NCL-D nel setter inglese // PRA & NCL-D in the English Setter

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La sigla PRA (rcd 4) sta per Atrofia Progressiva della Retina mente la sigla NCL-D è acronimo di Lipofuscinosi Neuronale Ceroide. Cosa sono?

Si tratta di due malattie genetiche presenti in diverse razze canine, tra esse il setter inglese. Personalmente, sono a conoscenza della NCL-D da almeno 20 anni ma solo pochi anni fa avevo appreso che fosse stata individuata la mutazione. Mi risultava altresì che l’unico laboratorio che effettuava i test fosse in Repubblica Ceca.

Per quanto riguarda la PRA, invece, la disponibilità del test per il setter inglese e per il setter gordon è relativamente recente ma da diversi anni la malattia è conosciuta e testata nel setter irlandese, ne avevo parlato anche nel mio libro sui setter.

Cosa comportano queste malattie nello specifico? L’atrofia progressiva della retina causa cecità nei soggetti affetti. Il test a disposizione  indaga su una delle forme di PRA  presenti nel setter inglese. E’ possibile, purtroppo, che ce ne siano anche altre.  Non esistono terapie per la PRA. La patologia è  caratterizzata da insorgenza tardiva, si sviluppa cioè in soggetti adulti che potrebbero già essersi riprodotti.

Secondo il laboratorio Antagene, la mutazione responsabile della patologia è presente nel 7% della popolazione dei setter francesi (moltissimi dei quali, mi preme ricordarlo, hanno antenati italiani). Sono stati altresì riscontrati casi di PRA (rcd4) in setter inglesi norvegesi, di sangue italiano e non.

Sulla lipofuscinosi non ho dati numerici da trasmettere ma mi preme sottolineare che è una patologia neurodegenerativa GRAVE che porta a morte del soggetto. Un cane affetto da lipofuscinosi difficilmente raggiunge l’anno di età e trascorre i suoi pochi mesi di vita miseramente, causando sofferenza anche ai proprietari destinati a vederlo spegnere.  E’ pertanto dovere degli allevatori e degli appassionati impedire che questo accada. Non esistono terapie per la NCL-D.

Cosa hanno in comune queste due patologie? Si tratta di patologie autosomiche recessive, causate da un unico gene che è recessivo. Questo significa che noi possiamo testare il DNA  per individuare il gene con un semplice prelievo di saliva o di sangue. Ogni soggetto possiede due copie dello stesso gene. Attraverso l’esame del DNA possiamo scoprire se entrambe le copie sono “sane”, in quel caso si parla di cane “esente” e omozigote; se è “portatore” (una copia è mutata), quindi il soggetto è “portatore” e eterozigote oppure “affetto” (due copie mutate).  Trattandosi di geni che si comportano in maniera recessiva solo i soggetti “affetti” (due copie mutate), manifesteranno la malattia. I soggetti portatori NON manifesteranno la malattia ma, se si intende usarli in allevamento, vanno accoppiati SOLO con soggetti esenti e i cuccioli vanno poi ricontrollati in quanto il 25% di loro (un cucciolo su quattro) sarà composto da portatori. Un soggetto portatore può trasmettere il gene mutato alla prole. Un soggetto affetto trasmette sicuramente il gene mutato alla prole pertanto NON va messo in riproduzione.

Il costo dei test sul DNA dipende dal laboratorio a cui vi rivolgete ma, ultimamente, ci sono buone offerte. Da Antagene ho pagato 98 euro per entrambi i test.  Si tratta di una cifra da leggersi all’interno di un programma di selezione, ogni allevatore e ogni appassionato, prima di pensare a fare cucciolate, dovrebbe fare tutto il possibile per mettere a mondo soggetti prima ancora di essere “bravi” e “tipici” siano “sani.

Immagine Antagene
Immagine Antagene

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PRA (rcd 4) means Progressive Retinal Atrophy while NCL-D stands for Neuronal Ceroid Lipofuscinosis, two genetic diseases  that can be found in some canine breeds, including the English Setter. NCL-D had been known for at least 20 years but, as far as I know, the gene responsible for it had been found only a couple of years ago. I also remember that, at the time, there was only a lab testing for it in Czech Rep.

As for the PRA, the availability of a test for the ES and GS is quite recent as well,  while the disesase is well know among IS breeders. I wrote about it in my Setter book which came out in 2004.

Which are the symptoms caused by these disesaes? PRA  causes  progressive loss of vision (at night and then in daylight) culminating in blindness. The  DNA test identifies only one of the mutations causing PRA (there are more “types” of PRA which seems to affect the ES) and Antagene Lab estimates the mutation to be present in the 7% of the French ES population (most of which has Italian ancestry).  There are also cases of PRA (rcd 4) in Norway and carrier dogs who are both of Norwegian ancestry and of Italian ancestry.  There are no therapies for PRA and this is a late onset disease which means the dog might start showing symptoms of the disease after having already been used as a stud/bitch.

I have no numerica data on lipofuscinosis which is a neurodegenerative diseases leading to loss of motor function and vision and to behavioural disorders. The age of onset can vary between 12 and 18 months and the animal will eventually died, It is a serious and painfull disesaes that would devastate owners too, it is therefore very important that breed lovers and breeders work to eradicate it.

Both these diseases are autosomal recessive, hence an animal might have three possible status:

Clear (normal homozygous) – Both the copies of the genes are correct, he or she  will not develop the disease  nor pass the mutation to the prole.

Carrier (heterozygous) –  One of the gene copy is mutated, he or she will not develop the diseases but will pass the mutation tp 50% of the prole.  If you intend to breed a carrier, his or her partner must be a Clear.  In this case, about 25% of the puppies could be carriers as well.

Affected (mutated homozygous)– Both the copies of the genes are mutated. He or she will develop the disease and pass it to all the prole. These dogs must not be used for breeding.

DNA test costs vary according to the laboratory you choose but you can find good deals online. I paid 98 euros (two tests) choosing Antagene, not a huge amount of money if you are a reputable breeder caring about the breed.  A reputable breeder must consider health prioritary, conformation and working ability are very important traits to select for but health should always come first.




Spirit(ual) followers :-)

Qualche giorno fa ho pubblicato le foto di bottiglie contenenti frutta sotto spirito (gin e whisky).   La particolarità, oltre agli abbinamenti azzardati, stava nelle etichette: fatte da me a partire da fotografie e tutte in tema cinofilo e venatorio-campagnolo.  La mattina seguente, l’amica svizzera Marina Caneva (detta anche “la russa”) mi ha chiesto se potevo fare un’etichetta anche per lei.  Fortunatamente, alcuni dei miei regali di Natale 2015 erano state elaborazioni di foto trasformate in schizzi attraverso photoshop. Il grosso del lavoro era già fatto, mi sono limitata ad arricchire le immagini con le scritte necessarie.  Marina ha così avuto etichette per il nocino e per il limoncino: ho scelto di usare due immagini del suo cane Fenrir (pluri CAC/CACIB e BOB) un pastore belga molto speciale che avrebbe potuto fare grandi cose in cinofilia ma che purtroppo è scomparso prematuramente. Ho così deciso di dedicargli i liquori 2015.

Marina 12465953_10205848634029565_2170765591954890439_omi ha poi dato la ricetta per il nocino:

Occorrono 29 noci per litro di alcol.

Ad ogni litro di alcol si abbina un litro di sciroppo (50% acqua e 50% zucchero).

Le noci acerbe, vanno raccolte tra il 24 e il 29 giugno e bisogna controllare che l’ago passi il guscio per capire se sono pronte. In quel caso vanno lavate e asciugate. Al mix si aggiunge la scorza di mezzo limone, 4 chiodi di garofano e 1/4 di cucchiaio di cannella.

Far macerare  il tutto per 40 giorni al sole,  girando spesso poi filtrare e attendere fino a Natale.  A quel punto filtrare di nuovo e bere. Più si attende più il liquore diventa alcolico.

E12471740_10205848634109567_7882075027809890937_o‘ possibile sostituire l’alcol con grappa (in questo caso non si aggiunge lo sciroppo), questa versione si chiama ratafiaa in Canton Ticino ed è considerata da “donne”, io proverò con il gin!

 




Esperimenti campagnoli

Da qualche tempo mi dedico ad un esperimento nuovo. Li chiamo esperimenti perché il risultato di questi tentativi lo inizieremo solo nel prossimo autunno (2016), per ora incrociamo le dita e aspettiamo.2016-01-05 20.44.16

Da settembre ho iniziato a mettere sotto alcol, nello specifico gin e whisky, della frutta. come ho visto fare in Inghilterra.  Mi sono fatta dare la ricetta, che è all’incirca questa: riempire per 3/4 la bottiglia di frutta (a pezzettini e in certi casi bucherellata), aggiungere circa 40g di zucchero e poi aggiungere di nuovo liquore fino a che la bottiglia è colma.  Lasciare poi macerare almeno un anno agitando le bottiglie ogni 10 giorni.2016-01-05 20.47.38

Come primi frutti ho scelto i mirtilli perché probabilmente sono il frutto che preferisco.  Poi ho seguito l’autunno sfruttando i doni della campagna, ecco quindi entrare in gioco la rosa canina, i kaki, il prugnolo e l’uva San Martina, quella che ricresce sui tralci a partire da ottobre inoltrato.

In attesa di inserire nuovi frutti ho realizzato le etichette per i liquori in maturazione. Ogni etichetta (tranne l’ultima con il setter bianco e nero) parte da una fotografia che ho personalmente scattato e ogni etichetta è legata in maniera forte ai cani e alla vita di campagna. 2016-01-05 20.43.13 20160105_180009




Buon Natale

Dallo Staff di Dogs & Country. Così come mi ero permessa una riflessione ampia all’inizio della stagione venatoria, me ne permetto un’altra prima del Natale. Solitamente sfrutto il tempo libero (e le giornate vicine alle festività) per attività cinofile e cinovenatorie. In parole povere cerco di passarle all’aria aperta o, se al chiuso,  di sfruttarle per qualcosa di legato alle mie passioni. Per questo motivo fatico a capire l’italiano medio che sfrutta ogni secondo di tempo libero per migrare (spesso con tutta la famiglia a seguito!) verso i centri commerciali.  Questo dicembre è stato un vero incubo sul fronte “migrazioni”, parola di una povera tapina il cui paese di residenza è stato man mano accerchiato da centri commerciali. No, non ho scelto io di abitarci in mezzo, sono cresciuti dopo, diffondendosi a macchia d’olio e intaccando in maniera profonda la viabilità (nonché la qualità della vita dei residenti). Da venti giorni a questa parte, uscire di casa per una commissione innocente (o per recarsi in mezzo alla natura) consiste nel rimanere imbottigliati nel traffico a pochissimi chilometri da casa. Traffico causato, appunto dal popolo migratore che, per ragioni a me assolutamente incomprensibili, sembra migrare solo verso sud. Nessuno frequenta più i centri storici, pochi si avventurano a nord della città, il richiamo del consumismo, misteriosamente, spinge tutti a sud.

Ora, potremmo stare a discutere per giorni sulle scelte illogiche della politica, sul consumo insensato del territorio, sui massimi sistemi… ma il buonsenso dove lo mettiamo? Cosa motiva questa forsennata corsa al centro commerciale? Il bisogno impellente di acquistare cosa? Cibo? (a partire da 20 giorni prima di Natale?) Regali? (per una quantità di persone pari alla popolazione dell’intera Cina?) Vorrei lanciare un mezzo invito a trascorrere in maniera alternativa il proprio tempo libero: si possono fare attività all’aria aperta, attività culturali,  addestrate il cane… un sacco di cose maledettamente migliori dello stiparsi come sardine in un centro commerciale invaso da virus e batteri.1910251_10156437973510360_7780739062121850299_n

Non fa bene alla salute, né fisica. né mentale. Non credo di aver mai visto tanta gente così affannata, isterica ed ostile come nell’ultima settimana: ma il Natale non rende tutti più buoni? Sembra che si sia perso di vista il significato della festività e vi assicuro sull’intera specie canina che non mi sto riferendo al significato religioso del Natale.  Non è questione di essere credenti o meno, è questione di sfruttare questa festività per migliorarsi, per dare il peso alle cose che contano. Per trovaretempo per se stessi per lo meno, per rilassarsi, per migliorarsi, per fare qualcosa di intelligente insomma!

Guardandomi intorno, invece, gli stati d’animo e le azioni, le atmosfere, mi rendono perplessa. Il Natale per molti è un momento difficile, può essere emotivamente “pesante”, quindi perché dobbiamo “appesantirlo” ulteriormente? Probabilmente rimarrò in eterno senza risposte ai miei quesiti, convinta però che crescendo si dovrebbe imparare che i migliori”regali” da chiedere a Babbo Natale, sono cose che non si possono comprare!

Nonostante ciò, buon Natale e…  Buon tutto!




L’addestratore – I requisiti

In questo paragrafo, Hutchinson spiega quali sono i requisiti essenziali in un buon addestratore. Cita per primo l’autocontrollo: serve a non punire il cane quando ciò non è necessario. Ciò è talmente elementare da passare inosservato. Ho visto conduttori punire il cane semplicemente per scaricare il proprio nervosismo. Questo non veniva quasi mai fatto in  maniera intenzionale ma veniva comunque fatto e non ha senso. Il cane, che non ha fatto nulla di male, incassa la punizione ma non la comprende. Un altro esempio riguarda l’utilizzo del collare elettrico su cani lunghi, poco collegati e poco ubbidienti. Il cane non rientra, è lontano, spesso nascosto dalla vegetazione, non si sta cosa stia facendo e trac, danno una scollarata? Perchè? Solo due esempi, tra centinaia disponibili. Pur avendo accennato alle punizioni Hutchinson ricorda subito che i risultati migliori si ottengono lavorando con allegria e quindi, come diremmo oggi, avvalendosi del rinforzo positivo.

La seconda dote necessaria all’addestratore è la coerenza, nulla di nuovo anche se è pregevole il sottolineare di non dimenticarsi di “correggere” il cane quando si è euforici o impegnati ad assicurarci un selvatico. Questo è un tipo di errore che io commetto: tutta entusiasta del risultato positivo di qualcosa, ho un intervallo temporale personale il cui non vedo i successivi errori! Ovviamente vale anche il discorso opposto, una situazione negativa non deve portarci a correggere il cane oltre il dovuto.

La riflessione (o capacità di riflettere) chiude la lista delle doti essenziali: ci serve per capire come rapportarsi al cane.

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“I requisiti principali necessari ad un addestratore sono:  primo, l’autocontrollo, in modo che non si cada mai nel tranello di dare una punizione non necessaria dal momento che, e questo vale sia per i cani che per i cavalli, non vi è addestramento migliore di quello condotto in allegria; secondo, la coerenza affinché in preda all’euforia, o se impegnati ad assicurarci un selvatico, non ci si dimentichi di biasimare un errore (non ho detto di non punire) che sarebbe stato notato in un momento più tranquillo e, d’altra parte, che non si corregga il cane più duramente del dovuto perché si è sbagliata una fucilata o si è perso il selvatico; e, infine, la capacità di riflettere,  in  modo a poter capire quale significato un animale non raziocinante può probabilmente attribuire ad ogni parola, segnale o sguardo.”  W.N. Hutchinson Dog Breaking -1865




Buonsenso e sensibilità

Visto che i lettori sembrano seguirmi in buon numero… proseguo! Il paragrafo di oggi riguarda qualcosa che condivido  e su cui da anni penso (e rimando) di scrivere un lungo articolo ben strutturato. Nel frattempo, accontentatevi di un mio commento a Hutchinson. Dunque… Spesso sentiamo affermare “io ho cani da tot anni…” oppure “io allevo da tot anni”,  “io caccio da tot anni…” eccetera. Premesso che ciascuno di noi è libero di affermare ciò che crede, spesso queste frasi vengono pronunciate come garanzia di grandi capacità nei rispettivi campi d’azione. Guardandosi attorno, però, ci si accorge di persone che fanno una tale cosa da decine di anni ma non hanno ancora compreso come farla bene, in taluni casi non ne hanno nemmeno compreso le basi! Se io faccio una cosa da 40 anni ma sono 40 anni che la faccio male, sono bravo a farla?  Essere impegnati in un’attività da decenni è sicuramente un metodo per accumulare buone occasioni di apprendimento ma… solo se usiamo il cervello. Esempi? Potrei portarne a centinaia, dall’allevatore che dopo 30 anni di cucciolate non ha ancora capito che i cuccioli vanno socializzati, fino al cacciatore che risolve tutto con il collare elettrico, lascia il cane in box 9 mesi all’anno o cambia cane ad ogni stagione perché i suoi cani “non funzionano mai o hanno tutti paura dello sparo”… però costui ha la licenza di caccia dagli anni ’60! Sono due esempi tra tanti per far capire che, fare una cosa da tanto tempo non è necessariamente sinonimo di saperla fare bene!  Dipende terribilmente da quanta intelligenza e da quanta sensibilità sono state Hutchinson 3messe in gioco.

Hutchinson lo dice, ok l’esperienza ma nell’addestramento conta tantissimo capire il temperamento del cane che si ha davanti. Anche io credo questo sia fondamentale: senza il giusto approccio non otteniamo niente. Il giusto approccio deriva, a mio avviso, da una sensibilità innata nel comprendere i cani. Questo è per me una specie di  “istinto” o, se preferite, di “sesto senso”. L’esperienza, la frequentazione di persone abili nell’addestramento canino, le letture, il confrontarsi con altri addestratori e proprietari con umiltà ci permettono senza altro di affinarla e potenziarla ma… è questa sensibilità a stare alla base di tutto.

“A differenza della maggioranza delle altre arti, l’addestramento dei cani non richiede tanta esperienza bensì quella conoscenza dei cani che ti permette di discriminare tra i differenti temperamenti e inclinazioni (direi quasi caratteri) che variano tantissimo, questa dote è molto vantaggiosa.  Alcuni cani richiedono un incoraggiamento costante, altri non devono mai essere puniti, mentre con altri  è necessario usare occasionalmente la frusta al fine di ottenere il necessario controllo.” W.N. Hutchinson Dog Breaking -1865




Lanciate i pomodori!

Forse sono un po’ svampita, ma mi sembrava che Emanuele (Nava) avesse accennato a qualcosa sulla prossima apertura della caccia. Non trovo traccia del suo articolo però e,  in attesa di sue spiegazioni,  mi sta venendo l’orticaria. Non ce l’ho con il Nava, per carità,  il mio disagio è legato ai bagliori dell’atmosfera squallida e rozza che, volenti o nolenti, si accompagna, senza se e senza ma, alla stagione della caccia. Pensate pure che io sia una st…za, snob, intellettuale e cultural razzista, probabilmente avete ragione e, onestamente, non intendo nemmeno cambiare ma, siccome siamo nel 2015, mi aspetterei qualcosa in più dai colleghi dai cacciatori. Continuando ad agire come se stessimo negli anni’50, non facciamo del bene a nessuno: l’immagine che ha di noi l’opinione pubblica parla da sé.  La caccia, a differenza di ciò che accade in altri paesi europei, ha da noi una tradizione popolare e una base popolare, il che non sarebbe affatto negativo se non fosse che il concetto di popolare finisca 9 volte su 10 ad essere sinonimo di rozzo , questionabile o addirittura illegale.

Artù Bracco Francese
Artù ( Bracco Francese)

Perché, mi chiedo il perché di tante azioni e di tante scelte. Volete esempi concreti?  Posso portarvene a centinaia, vediamo i più frequenti. Andando in ordine cronologico troviamo la giornata dell’Apertura, una vera e propria sagra a chi ammazza prima e chi ammazza di più, e chissénefrega se sul tesserino dobbiamo  segnare anche il cadavere del compagno di caccia. Ma la corsa al “posto” e la corsa al fagiano nottetempo continueranno fino al 31 gennaio.  Ma perché tanta ingordigia? La stanziale offerta dagli ATC  è scarsa, su questo non ci piove, ma è pur vero che in tanti non rispettano i limiti giornalieri. La filosofia è la seguente:  se mi trovo davanti 8 fagiani, se non gli sparo io li spara il tizio che mi sta seguendo.  Tutto è tristemente vero ma mi chiedo, perché? Perché arraffare a più non posso? La stanziale è mal gestita: non si affronta il problema nocivi, non si cerca la qualità negli animali da ripopolamento, l’ambiente si presta poco, ma l’ingordigia non incentiva la presenza di selvaggina!  La convinzione che avendo pagato l’ambito i selvatici spettino di diritto riguarda anche la migratoria e, in taluni casi,  quella fauna ungulata che in calendario non esiste nemmeno. Intendiamoci,  anche a me dà fastidio incappare in un capriolo per cespuglio (che mi distrae il cane), ma  il mio “fastidio” non mi autorizza a ucciderlo.  Alla stessa stregua, mi piace il cinghiale in umido ma, se sono a caccia con il cane da ferma e incontro un cinghiale che se ne va per i fatti suoi, il pensiero di portarmelo a tavola non mi passa nemmeno per la mente. Visto l’andazzo generale però, temo di essere un’eccezione. La gestione degli ungulati non funziona? Riteniamo che ce ne siano troppi? È l’”autogestione” la giusta risposta? Non credo!

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Vento (Jagd Terrier) e Lana (Slovensky Kopov)

Tornando al cinghiale, la caccia a questo animale è consentita in modi e maniere che variano a seconda del territorio di residenza. In taluni luoghi è possibile cacciarlo a singolo o in gruppi di piccole persone ma, generalmente, la forma di caccia più praticata è quella collettiva.  Anche qui se ne vedono delle belle! Disponi il signor Rossi e il signor Bianchi alla posta sugli Appennini e un paio di ore dopo te li ritrovi sulle Ande, così come se fosse normale. Passi con il cane in un punto dove NON dovrebbero esserci poste ed eccoli lì, uno che si fuma una sigaretta e l’altro che si mangia un panino.  Rossi & Bianchi non erano stati assegnati a quella zona per il semplice motivo che da quella posizione non è possibile tirare in sicurezza. Caso vuole, però, che mentre i nostri eroi si trovino dove non dovrebbero essere,  passi un branco (ebbene sì, un branco) di cinghiali sul crinale.  Lo sapete cosa viene dopo, vero? Rossi & Bianchi si girano all’istante e sparano a raffica verso il crinale, e quindi verso l’alto.  Fortuna vuole che non mietano vittime, nemmeno il signor Verdi che… chissà come mai anche lui ha lasciato la posta a lui assegnata per sistemarsi proprio dietro al crinale! Ringraziamo la Dea Bendata!

Nella caccia al cinghiale la sicurezza è FONDAMENTALE, io stessa ho rischiato un pallettone mentre andavo sul fermo del cane, nonostante avessimo avvertito tutti di NON sparare nel canalone perché c’eravamo io e il caposquadra con i cani.  Il motivo di certe azioni resta per me inspiegabile. Altrettanto inspiegabili sono le faide tra squadre, le lotte tra clan camorristi non sono nulla a confronto! La stagione si articola su furti (o tentati furti) di cani, bocconi avvelenati sparsi, manomissione delle zone di caccia e via dicendo.  Chiedo solo…  PERCHE’?

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Kim (Pointer)

Torniamo ai piccoli animali. Se le cose vanno come devono andare ad ottobre iniziano ad arrivare le beccacce e con loro… gli pseudo-beccacciai. Ora…  premesso che  la selvaggina latita e che la beccaccia in certe zone è l’unica risorsa, io tutta la fenomenologia che gira attorno al beccacciaio (umano) stento a comprenderla. Se non sei un beccacciaio, sei un cacciatore di serie B e hai un cane da ferma di serie C quindi… tutti a mettere foto di beccacce su Facebook! Tanto nessuno saprà mai se le abbiamo prese alla posta all’alba; se le abbiamo comprate al bar (pare costino circa 30 euro);  se sono le solite surgelate di due stagioni fa che tiriamo ciclicamente fuori per fare le foto.  Qui siamo ai vertici della piramide dell’idiozia, ma non posso non citare anche i cacciatori di altri volatili che fanno carte falsissime pur di acchiapparne uno. Abbiamo chi spara ai fagiani sulla strada (e chissenefrega se è trafficata);  chi va a beccaccini con il fucile spianato lasciando il cane “beccaccinista” in auto; chi va a pernici rosse stando a valle mentre gli amici gliele spingono in giù dall’alto in modo che gli arrivino a tiro, il tutto ovviamente senza cane. Questi personaggi, che si definiscono cacciatori, sono convinti di essere nel giusto, o meglio sono sicuri che nessuno sappia cosa combinano mentre CREDONO di non essere visti.

La chiudo qui, non nominando lepraioli, migratoristi e selecontrollori, non perché questi siano in odore di santità ma perché il senso dell’articolo è già abbastanza chiaro. Ho lanciato una pietra, oserei dire un masso, ora tirate pure i pomodori ma prima del tiro fatevi un esame di coscienza.




Cercare nel canneto un’anatra viva…

 

Domenica scorsa ho assistito con piacere a una sessione di addestramento per drahthaar che si stanno preparando alla HZP/ Hegewald e alla VGP. Mi piace vedere lavorare QUALSIASI tipo di cane e, quando vedo un buon cane, mi emoziono, quale che sia la razza. Aron è un mio grande amico, ci siamo visti e piaciuti, e ho avuto l’onore di essere sua handler in esposizione. E’ un cane molto intelligente, pacato di indole ma che sa essere molto deciso quando serve. Si mormorava, da alcune parti, che Aron fosse un po’ “statico”, un po’ “corto”, che “mancasse di iniziativa”, che fosse “un cane da riserva”…

Aron su anatra ferita
Aron su anatra ferita

Onestamente, pur riconoscendone la calma, avevo l’impressione di essere di fronte ad un cane energico, non tonto, non pigro. La mia impressione, rilevata ben 4 mesi fa, era che il problema stesse nell’eccessivo controllo da parte del conduttore. Trovare il giusto equilibrio tra iniziativa e controllo è difficile, specie se stai preparando il cane per una VGP, prova in cui il controllo è vitale.  Comunque, domenica scorsa, dopo una sola settimana di briglie allentate, Aron ha pienamente confermato l’opinione della “zia”.

In tarda mattinata si è infatti sottoposto all’esercizio che i tedeschi chiamano Stöbern mit Ente im deckungsreichen Gewässer oder lt. Beiliegendem Zeugnis: cercare nel canneto un’anatra viva, disalata (descrizione in fondo all’articolo) e WOW… grande cane! A lui è toccata l’ultima anatra, un’anatra davvero terribile. Lo specchio d’acqua in cui si sarebbe svolto il lavoro era quanto di più simile a una palude tropicale con tanto di rami, canne e piante che crescevano in acqua, un ambiente molto difficile in cui nuotare e, peggio ancora, individuare un animale ferito. La situazione non è stata ricreata per mettere in difficoltà i cani: semplicemente serviva uno specchio d’acqua un zona C (area in cui è possibile abbattere animali anche a caccia chiusa) e quello passava il convento.

Quasi
Quasi

Aron, subito dopo lo sgancio, ha iniziato a lavorare con entusiasmo e ha prontamente individuato e inseguito l’anatra che, da parte sua, non gli è stata inferiore. La disfida tra A&A sembrava non finire mai: Aron la mancava di un soffio, lei si immergeva in acqua e scompariva per spazi di tempo che sembravano eterni.  Aron non ha mai mollato, nonostante i rami, nonostante la fatica, nonostante l’anatra sembrasse sparita per sempre, alla faccia del cane molliccio e con poca iniziativa!

La sfida è durata più di 10 minuti:  Aron determinato a portare a termine il suo compito, l’anatra pronta a giocare sporco pur di salvarsi al pelle. Per pochi centimetri, in un paio di occasioni,  Aron non è riuscito ad azzannare la preda che, ad un certo punto scompare. Aron continua ad ispezionare la lanca, noi cerchiamo l’anatra con gli occhi e, non trovandola, pensiamo si sia allungata lungo in canale. Noi ci riteniamo sconfitti ma, per fortuna, Aron ignora il nostro stato d’animo. L’anatra riappare inattesa, non resta che aiutare il cane premiandolo con un abbattimento. E fu così che Aron, esausto, faticando a risalire la riva, si avvicinò a noi affidando l’ambitissima preda alle mani del suo conduttore.

Stöbern mit Ente im deckungsreichen Gewässer oder lt. Beiliegendem Zeugnis: cercare nel canneto un’anatra viva, disalata: il giudice libera in acqua un’anitra disalata, dopo averle strappato alcune piume e averle depositate a terra sulla riva dello specchio d’acqua in cui si svolgerà la prova. L’anitra spaventata dal giudice e dai presenti, nuoterà fino a trovare riparo nel canneto che copre parte delle rive. A questo punto saranno convocati il Conduttore e il cane, i quali non erano presenti all’azione precedentemente descritta. La prova consiste nel liberare il cane, dopo avergli fatto annusare la presenza dell’anitra attraverso le piume IMG_3229depositate sulla riva dal giudice, il quale dovrà seguire l’usta lasciata dall’anitra sul pelo dell’acqua, fino nel folto del canneto, dal quale dovrà stanarla e farla uscire allo scoperto in modo che il Conduttore le possa sparare. La ricerca non dovrà essere di una durata inferiore ai 10 minuti.La prova termina con l’abbattimento dell’anitra e il conseguente sollecito riporto di questa alla mano del Conduttore, il quale attende il cane sulla riva. (Dal sito www.amatoridrahthaar.it

 




I cristalli di Innsbruck

In molti mi stanno chiedendo un resoconto dell’Esposizione Canina di Innsbruck. Lo leggerete qui sotto, ma ci sarà poco di strettamente cinofilo-espositivo. L’esposizione, per Briony, è andata in maniera normale, niente di sensazionale. Il sabato abbiamo preso 1 SG (molto buono) in Classe Lavoro con il giudice serbo che, da quello che ho capito,  pensava fossimo in Classe Lavoro grazie a non so quale miracolo. Da quel poco che ho compreso (attendo il giudizio tradotto), per qualche motivo (troppo pulita? Troppo preparata al ring?), il giudice non l’ha ritenuta credibile in Classe Lavoro, pazienza.  Alla domenica abbiamo avuto una giudice ungherese all rounder che, al contrario, deve averla ritenuta troppo sobria per essere un setter (ci ha detto che è troppo piccola, che ha una testa poco importante e che non è abbastanza elegante), quindi di nuovo SG1. Comunque va bene così,  l’esposizione di Innsbruck era stata programmata per essere una divertente vacanza alla scoperta di un pezzettino di  cinofilia austriaca. Qualcosina l’abbiamo capita: per esempio l’atmosfera, in expo’  è molto più rilassata di quanto non lo sia in Italia e, le persone, anche in città, sono meno nevrotiche di quanto non lo siano da noi. E’ possibile che ciò sia legato a una migliore qualità della vita, il risultato è comunque gradevole.

Quanto al divertimento,  posso giurarvi che ci sono state grasse risate, soprattutto durante il lunghissimo viaggio durato diverse ore a causa di tratti di autostrada parzialmente chiusi o del tutto chiusi. È così che la vostra Silicea inizia a preoccuparsi:  parlando del tizio X me ne esco con un “Ohhh il tizio X ha la tale malattia” . La mia compagna di viaggio, stupita, mi chiede come io faccia a saperlo.  “Non lo so, sensazioni rispondo”. Passa qualche ora e si nomina la tizia Y e, invece di stare zitta, me ne esco di nuovo con una rivelazione che doveva essere segretissima: “Ho l’impressione che la tizia Y faccia questa cosa.” In risposta ottengo uno sguardo ancora più allibito del precedente, condito da un “come fai a saperlo?”.  “Boh, me lo sentivo…”

In fondo
In fondo

Pensavo  e  speravo che le scioccanti rilevazioni si esaurissero lì, invece no, ne sarebbe presto arrivata una terza, ancora più sorprendente. Non chiedetemi  come sia successo perché non ne ho la minima idea, l’unica spiegazione irrazionale che so darmi è la seguente: Austria/Innsbruck –>Cristalli (Swarowski) – Silicea/ Cristalli –>Sfera di Cristallo.  Questa volta si parla di Animal Communicators: ho letto un paio di libri di Amelia Kincaid e di Penelope Smith,  il che è abbastanza normale dal momento che leggo qualsiasi foglio di carta che abbia dei caratteri stampati sopra. Ho letto questi libri ma, ammesso che non siano tutte stronzate (sorry!),  dal dire al fare c’è di mezzo un oceano. Ricordo benissimo, però,  che mentre leggevo la Kincaid si perse un cane durante  una battuta di caccia al cinghiale.  Il satellitare era di aiuto solo parziale perché il segnale svaniva ogni  volta che il cane entrava in un bosco di latifoglie.  Lo stavamo inseguendo da quasi tre ore e non avevo nulla da perdere nel provare il metodo Kincaid. Così, mentre tutti ronzavano isterici alla ricerca del cane, mi sono seduta su un prato in cima ad una collina e, con infinita calma, ho cercato di contattare il cane. Sapevo  che era vivo e in buona salute, anche se stanco e confuso.  Con molta fatica ho sentito che si trovava in fondo al bosco, in fondo ad una vallata, probabilmente in prossimità di un ruscello o qualcosa di simile.  A quel punto, onde evitare di essere presa per fulminata, ho suggerito in maniera molto vaga di provare a dare un’occhiata laggiù ed emm…  il cane era proprio là.

Laggiù, in fondo alla vallata
Laggiù, in fondo alla vallata

Non ho dato troppa importanza alla cosa, poteva essere stato un caso, e ho cambiato genere di lettura ma, dopo circa un anno, è di nuovo  stato necessario provare a contattare un cane. Il cane è scomparso, il proprietario ritiene che sia morto:  non è morto, è vivo, è stato preso, caricato su quel che mi sembra essere un Pajero blu, ceppi di legno per un camino.  È troppo poco, è troppo incerto. Contatto un paio di “professionisti” che confermano e aggiungono una serie di dettagli che, nei mesi successive, in seguito a indagini concrete, si riveleranno  altamente precisi.  E due…

Capita così che una di queste persone mi preghi di chiedere al suo cane (che ha grossi problemi comportamentali) cosa c’è che non va. Non credo di esserne capace ma, dovendogli un favore, chiedo. Il problema è che non sento nulla, vedo solo l’immagine di un collare chiaro, con borchie in argento e pietre turchesi. Provo e riprovo per una settimana, ma vedo solo il collare. A quel punto mi arrendo, confesso la mia inadeguatezza e spiego di aver visto solo un collare.  Cerco su google immagini di quel collare per mostrarle alla proprietaria del cane, ma non sembra esistere.  Volete sapere cosa è successo a Innsbruck? Mesi e mesi dopo? Expo, giorno uno,  entro nel padiglione e QUEL COLLARE mi compare davanti:  è in vendita in un banchetto  di collari realizzati artigianalmente. Come se non bastasse, dietro di me c’è la proprietaria del cane a cui annuncio: “Ecco, è questo il collare!”.

Il collare...
Il collare…

Inizio a preoccuparmi, o forse no, magari invece del collare la prossima volta mi escono i numeri del Super Enalotto?




L’omeopatia e l’arte della presentazione del cane

Alcuni anni fa, una serie di “coincidenze” mi ha spinto ad iniziare una terapia omeopatica.  Durante la prima visita, l’omeopata cerca di delineare la personalità del paziente. Avete presente il cappello di Harry Potter che assegna gli studenti alle rispettive case? Avete presente Harry che urla nella sua mente “non Serpeverde, non Serpeverde”? Quella ero io  che invocavo di non essere questo o quell’altro. Il responso è arrivato rapido:  ero Silicea, e non ne ero del tutto sorpresa, era solo diventato ufficiale!

Sono proprio una Silicea, tra i miei tratti caratteriali ci sono il timore di “non essere in grado dì” e la scarsa propensione a farsi giudicare. Intendiamoci, non è che io non voglia farmi giudicare per superbia o presunzione, al contrario,  non sentendomi all’altezza, parto sempre dal presupposto che otterrò un cattivo giudizio! Per lo stesso motivo, noi  Silicee non amiamo essere al centro dell’attenzione, temiamo di non esserne all’altezza. IMG_2204-2

A causa di Briony,  però, ho dovuto abbassare questa mia sensibilità al giudizio altrui:  il  cane meritava di fare il campionato di bellezza ma entrare con lei in ring, sotto gli sguardi di tutti, era l’ultima cosa che desideravo fare. Da buona Silicea, e quindi da buona perfezionista, ho iniziato a prepararla al ring con un’amica,  augurandomi che fosse lei a condurla.  Briony, però,  ha messo subito in chiaro che, in quel ring  sarebbe entrata – solo per farmi un piacere – esclusivamente con me.

Al nostro esordio abbiamo portato a casa una IMG_2231Riserva di CAC: quale motivazione migliore per continuare a lavorare insieme?  Dopo sono iniziate le difficoltà e le ritrosie ma a sostenerci ci sono state la determinazione e il perfezionismo, altri due tratti distintivi della personalità Silicea. La determinazione (Silicea è fragile come il vetro ma anche dura come il quarzo) mi ha portato a non perdere mai di vista l’obiettivo nonostante i torti subiti e nonostante tutto sembrasse remarmi contro. Il perfezionismo mi  ha portato a voler imparare come si  prepara e  come presenta al meglio un cane. Presto alle expo’ ho associato le lezioni di handling, gli allenamenti a casa, i bagni i balsami e le messe in piega.  Subito dopo ho iniziato a rubare i cani agli amici per avere ulteriori occasioni di apprendimento!

Presentare al meglio un cane è complesso, un bravo handler può farlo sembrare molto semplice ma occorrono coordinazione, concentrazione, serenità e sicurezza. Il tutto moltiplicato per due, ovvero per voi e per il cane.  Ho imparato qualcosa, ma davanti a me c’è ancora un universo da esplorare.  Doverci mettere  tanto impegno però, ha i suoi risvolti positivi: non si hanno né il tempo, né il modo di pensare a chi ti guarda. In quel momento non  ti importa nulla di quel che il giudice pensa di te, in quel momento sei al servizio del cane.  Grazie a tutto ciò, la “timida” Silicea, quella che solitamente fa di tutto per passare inosservata, ora entra in ring – persino in ring d’onore – con la stessa faccia di tolla di un venditore di tappeti porta a porta! IMG_2161

Ho dedicato solo pochi mesi all’arte della presentazione del cane eppure…  mi sento già una persona migliore. Non credo sia finita qui, c’è ancora molto da apprendere, ricordatevi cosa si dice di noi Silicee: “They can suffer from various forms of perfectionism, often frozen before the ideal concept of something, which can never be manifested in reality. They are “their own worst enemy”, being much harder on themselves than anyone else could ever be. At its best, this characteristic leads them to produce very high quality work in whatever field they are engaged in.”

Per saperne di più:

British Homeopatic Association

Arcanum Wholistic Clinic