Esami displasia e calori (HD X-rays and bitches in season)

(English Below)

Avevo promesso a me stessa di NON scrivere di medicina veterinaria su questo blog ma gli eventi… Diciamo che sono rimasta molto sorpresa dal fatto che amici che allevano e testano i cani per la displasia dell’anca da svariati anni, non sapessero che non bisogna MAI fare radiografie a femmine che sono vicine al calore.

Non sono certo io a dirlo, lo dice anchel l’FSA (Fondazione Salute Animale), l’OFA  (Orthopedic Foundation for Animals)  in Usa e sicuramente qualsiasi altro veterinario informato.

Gli estrogeni, infatti, inducono lassità a livello di articolazione e possono falsare, peggiorandolo, il grado di displasia. Sul sito dell’OFA si consiglia di lastrare almeno un mese dopo il calore. Molti ortopedici consigliano però di attendere almeno 2 mesi, ritenendo 3 mesi dopo il calore il momento ideale.

fsa

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 I promised myself not to write about veterinary medicine in this blog but sometimes people surprise me.

Last week, indeed, it came out that some friends who had been breeding and health testing dogs for several years… did not know that you should not x-ray a bitch in season or immediately after/before a season. It is science, not just my opinion as estrogens can relax the ligaments and the joint capsule. Result? Hips can appear worse than they actually are.  Both http://www.offa.org/hd_procedures.htmlOFA (USA) and FSA (Italy) support state this on their website and any informed veterinarian cannot but agree. OFA suggest waiting at least 1 month after a season, 2 months are usually suggested  by veterinarians and 3 months after a season considered to be the best moment.

Offa




Aspettando uno sceicco

Siamo ormai quasi agli sgoccioli dell’ennesima rovente stagione di calciomercato; l’estate si sta per chiudere con scambi, cessioni, opzioni, operazioni multimilionarie che vedono sempre più come protagonisti incontrastati di queste operazioni quasi surreali i magnati russi, gli sceicchi e gli uomini d’affari orientali. Le cifre come si accennava sono da capogiro, qualche milione di euro da limare in una trattativa è tranquillamente paragonabile ad un arrotondamento del nostro quotidiano o al più alla mancia che un comune mortale potrebbe permettersi di lasciare quando si è trovato bene a cena al ristorante. Qualche giorno fa un caro amico mi ha chiesto cosa vorrei fare io se mi trovassi al posto di questi facoltosi imprenditori con un budget paragonabile al loro. Personalmente penso li investirei nell’arte. Nell’arte della seguita ben inteso! Costruirei una sorta di museo a cielo aperto, un tempio profano da consacrare alla fede segugistica. In particolar modo alcune realtà paesaggistiche del nostro amato Paese non possono cadere nell’oblio. Capisco che la mia possa sembrare una provocazione, specialmente per quanti non amano o non conoscono la nostra disciplina. Ma personalmente non posso accettare ad esempio di vedere certi tratti appenninici abbandonati al proprio destino. Non posso arrendermi allo spopolamento della montagna, all’abbandono dei pascoli e alla conseguente riduzione delle possibilità di proliferazione della nostra amata lepre. Questo farei insomma con qualche milioncino di euro, tutelerei il patrimonio, salvaguarderei la fauna che lo popola, e investirei in progetti culturali per rendere eterne le gesta di segugi e segugisti che hanno fatto la storia del nostro paese.
In attesa di trovare il mio sponsor mando a tutti un caloroso abbraccio.

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Attenti a non correre troppo

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Credo che rispetto al passato negli ultimi anni si sia ridotto il numero di appassionati che praticano la caccia alla lepre col cane da seguita. Ciò in considerazione del fatto che una molteplicità di fattori hanno reso sempre più complicato praticare la nobile arte della caccia alla lepre col cane da seguita in modo sereno e con la possibilità di trarne se non molte almeno qualche sporadica soddisfazione. La maggior parte di coloro che sono invece rimasti fedeli a questa disciplina, più o meno volutamente, nel corso degli anni si sono rivolti con sempre maggior interesse alla cinofilia riponendo nel cassetto smanie carnieristiche ormai anacronistiche. Molti di questi appassionati oggi si sono trasformati in piccoli allevatori amatoriali. Tale situazione può essere motivata con la scelta di fare ricorso alla muta, magari anche corposa, oppure con l’ambizione di selezionare soggetti “belli e bravi”. Sta di fatto che la maggior parte degli appassionati si trovano a disporre di un numero elevato di soggetti. Ciò aumenta la possibilità di scegliere tra i migliori, o, come provocatoriamente ho affermato in passato tra i più precoci. Del resto per chi non si occupa professionalmente di seguita, e ha poco tempo ed occasioni a disposizioni risulta arduo riuscire a muovere, magari singolarmente e con continuità un numero elevato di cani, al fine di comprenderne le potenzialità e limitarne eventuali difetti. Ecco perciò che tale fenomeno sta forse facendo nascere oggi più di ieri soggetti precoci e spesso dotati delle giuste attitudini. L’aspetto negativo di questa situazione trovo sia invece il fatto che in questo modo rischiano di essere accantonati e non valorizzati quei soggetti più tardivi, più difficili da inquadrare che spesso riescono solo nelle mani di chi non avendo altro su cui lavorare, con pazienza e cocciutaggine riesce a far esprimere al meglio questi segugi. Qui non si intende elogiare il cane restio a partire, oppure esaltare ad esempio quei soggetti che necessitano di anni per essere corretti su animali indesiderati. Si vuole solo invitare ad una piccola riflessione sui pericoli in cui si può incappare se si opera con una certa frenesia. Mi piacerebbe conoscere anche la Vostra opinione sul tema.

Un abbraccio




La cultura ci può aiutare

Un po’ in tutta Italia ha ormai preso il via la stagione dedicata all’addestramento e all’allenamento dei cani, in previsione dell’imminente apertura della stagione venatoria. In campagna è abbastanza frequente l’incontro pertanto con colleghi animati dalla stessa nostra passione. La presenza di qualche selvatico in più rispetto alla normalità cui dovremo abituarci nel corso della stagione e la relativa facilità con cui gli stessi si lasciano spesso trattare caricano talvolta gli animi dei seguaci di Diana. A queste logiche non fanno eccezione gli appassionati del cane da seguita. Talvolta però a fronte della notevole passione manifestata dagli amici segugisti, debbo riscontrare come alcuni di essi conoscano ancora poco, e non necessariamente a causa di una giovanile inesperienza, alcune delle logiche che regolano il nostro amato gioco. L’ultimo esempio è di ieri. Mi viene segnalato un cane giovane ma di buone prospettive. Con piacere accetto l’invito ad andarlo a provare sul terreno. La giornata è assai complicata, ed il cane, con sommo rammarico dei due proprietari, non riesce a cavare il classico ragno dal buco. Quasi al termine della sessione una lepre, la cui presenza non era stata nemmeno segnalata dal cane, si ruba furtivamente alla vista di uno dei due proprietari, mentre l’altro sconfortato stava già tornando all’auto col cane al guinzaglio. La distanza non è eccessiva, ma il canettiere impiega comunque qualche minuto per raggiungere il luogo dell’avvistamento, per di più quando cane e canettiere sono quasi giunti a destinazione un fosso difficilmente superabile li costringe ad una deviazione che allunga ulteriormente il loro tempo di percorrenza. Giunti sul luogo dell’avvistamento il cane viene sciolto e messo sulla traccia fresca. “Vedrai ora che inseguimento!” afferma sereno il proprietario. Peccato che dopo cento metri di grande entusiasmo al primo fallo tutto si interrompe bruscamente. “Il cane di solito non fa così, ti assicuro che non è mai successo che inseguisse così poco!” subito pronte le scusanti. Ma sarebbe bastato non lasciarsi prendere dall’entusiasmo e ragionare un po’ sulla situazione per prevedere che con molta probabilità un cane giovane ed inesperto sarebbe andato incontro ad un quasi sicuro fallimento di fronte a quella situazione. La lepre che si allunga non pressata dal cane lascia un’emanazione minima. Traccia e passata hanno valori di intensità e persistenza sul terreno diametralmente opposti tra loro. E il cane che viene messo su una lepre in piedi di cui prima non si è “fatto il naso” con un minimo di accostamento, quale livello di concentrazione può avere? Ecco perché sostengo che il segugismo debba essere praticato con consapevolezza e conoscenza. Diversamente da un lato otterremo poche soddisfazione e dall’altro ne gusteremo solo in minima parte la sottile e raffinata gustosità. Difendiamo dunque e promuoviamo la cultura cinofila per dare nuova linfa e crescente interesse e legittimazione alla nostra amata disciplina.061 (5)




Alla ricerca di sè stessi

Coi segugi si esce di casa alla ricerca di un selvatico da pelo, che per gli amanti del classicismo coincide molto spesso con la lepre. Tuttavia mi accorgo ogni giorno sempre di più che in campagna, in compagnia dei segugi, esco per cercare la lepre ma ritrovo me stesso. Ecco perchè pur amando le statistiche, pur conoscendo a memoria intere genealogie. Pur apprezzando la tecnicna e seguendo da molto vicino la cinofilia agonistica. Pur riconoscendo l’importanza che tutti questi aspetti ricoprono nel mio amato mondo, mi rendo conto sempre di più che è nel bosco da solo, seguendo le evoluzioni della coda del mio cane che mi sento realmente a casa e in pace con me stesso. Lontano da tutti, nell’intimità di un rapporto che si riscopre con la natura che ci circonda, attivo ogni senso per comprendere al meglio le indicazioni del cane, vivendo in simbiosi con lui, questo per me è uno dei magnifici doni che il segugismo autentico mi regala ogni giorno.

Un abbraccio a tutti241




Amici per caso: Danilo Liboi

Una serie di circostanze fortuite debbo ammettere che hanno cambiato, almeno in parte, la mia vita. Per chi crede nel destino, questa è senza dubbio una di quelle vicende in cui tutto sembra già scritto da un oscuro regista animato da una fervida immaginazione. Una cara amica decide di cambiare casa e per qualche settimana torna a vivere dai suoi genitrr. Per quel lasso di tempo mi cede il suo decoder, perché sa che non ho l’abbonamento a Sky ma la mia abitazione è dotata di antenna parabolica. Sapendomi appassionato di caccia, mi fa anche la sorpresa di attivarmi l’abbonamento a CACCIA E PESCA, noto canale tematico del settore. Non appena terminata l’installazione del decoder, e collegati i cavi mi metto in poltrona e pochi istanti dopo mi compaiono due personaggi intenti a dibattere di selezione e caccia col cane. Uno dei due, già all’epoca, era per me un mostro sacro, si trattava di Mario Quadri. L’altro personaggio lo conoscevo molto meno, ma mi sembrava determinato e preparato, mi piaceva, aveva carisma. Un temporale mi impedì persino di assistere alla conclusione di quella trasmissione. Il giorno dopo tuttavia collegandomi a Facebook, tra le proposte di amicizia indicatemi dal social, spuntò il viso barbuto di un personaggio che aveva per me qualcosa di famigliare. Si trattava di Danilo Liboi, che il giorno prima in tv duellava verbalmente con il Maestro. Non appena formalizzammo la nostra amicizia, seppur telematica, mi permisi di disturbarlo privatamente, per complimentarmi con lui, che benché non appartenesse propriamente alla schiera dei segugisti, mi aveva positivamente colpito con la sua fermezza e la consapevolezza delle sue parole. Ne uscì una chattata, a metà tra il battibecco e la disfida tra i due mondi, ma era palese ad entrambi la stima reciproca che nutrivamo l’uno nell’altro. Da li a pochi giorni Danilo mi lanciò una sfida. “Perché non provi a scrivere un pezzo sul tuo mondo, visto che mi sembri così preparato ed entusiasta sul tema dei segugi. Se merita potrei proporlo per la pubblicazione su Sentieri di caccia!” Era una sfida per entrambi, la vincemmo, credo alla grande. Di li a poco divenni collaboratore del barbuto personaggio che avevo apprezzato alla tv solo qualche mese prima, e collega del vecchio saggio dei segugisti italiani. In questi anni, Danilo ed io, ci siamo scambiati più volte opinioni e visioni sul mondo della caccia e non solo, e lui ha tenuto a battesimo anche il mio primo editoriale. Danilo non amava l’improvvisazione, ma era un sognatore, si occupava per professione di caccia, ma la caccia era la sua vita, una parte imprescindibile di sé. Era anche un cinofilo, che del cane aveva stima e massimo rispetto. Ora che Danilo non c’è più mi mancherà un punto di riferimento, e la sensazione che maggiormente avverto in queste ore è quella del disorientamento. Tu, caro Danilo, che hai saputo far innamorare della montagna intere schiere di lettori, Tu che hai sempre cercato di qualificare il prelievo e di rendere il cacciatore una figura meritevole di rispetto e di stima, Tu che hai sempre amato e rispettato la natura, comprendendone intimamente la sua essenza, Tu da oggi mi mancherai. Quei maledetti impegni improrogabili, che la frenesia della vita moderna spesso ci impone mi hanno impedito di esaudire un Tuo sogno. Avresti voluto assistere alla sciolta di un segugio su lepre, ed osservarlo cacciare, rispettando tutti gli altri animali, ed apprezzarne assieme a me le peculiarità di razza. Purtroppo non ci sono riuscito, ed oggi questa ferita mi brucia, e temo che difficilmente troverò pace. Forse anche con la Tua dipartita mi hai voluto lasciare un ultimo insegnamento, non lasciare mai che gli impegni ti distolgano dagli amici, non rimandare a domani una chiacchierata, una cena o un incontro con le persone che ti sono care, perché domani potrebbe essere troppo tardi. Ciao Danilo, mi mancherai amico mio, ti sarò per sempre debitore, e sono certo che un giorno o l’altro, prima o poi ci, ritroveremo, e allora ti farò vedere come un segugio sa cacciare la lepre, e tu mi farai sognare ancora con le tue parole sulla montagna. Emanuele Nava




Strumento o fine…

Strumento o fine

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Ho sempre sostenuto, e ne sono tuttora fermamente convinto, che non tutti coloro che si dedicano alla lepre col cane da seguita lo facciano con gli stessi intenti. Vi sono coloro che perseguono maggiormente il carniere, e lo fanno ad ogni costo e con ogni mezzo, ben inteso pur rimanendo all’interno dei confini della legalità. Vi sono invece coloro che non si accontentano del risultato ma si arrovellano alla ricerca di un classicismo ideale, che in qualche caso è destinato a rimanere chimera. Per comprendere a quale categoria appartenga un nostro collega è sufficiente il più delle volte chiedergli se per lui la lepre rappresenti il fine ultimo della cacciata, oppure se l’astuto selvatico risulti solo uno strumento per godere del lavoro degli amati inseguitori. Da parte mia vi è massimo rispetto per entrambe le categorie, pur ritenendo la prima in via di estinzione naturale, ma ciascuno di noi è bene si regoli come meglio crede.

Negli ultimi tempi mi rendo tuttavia sempre più conto che andrebbero poste le dovute distinzioni tra due ulteriori categorie. Anch’esse, se rimangono all’interno dei confini della legalità, è pacifico che meritino eguale rispetto. Mi sembra tuttavia sempre più palese che vi sono da un lato quelli che godono realmente della gioia che è in grado di portare nell’animo semplice di un segugista autentico una voce squillante, una seguita travolgente, uno scovo a pelo, o anche solo l’intimo rapporto di collaborazione che si crea tra cane e canettiere all’ombra del bosco. Vi sono d’altro canto invece coloro che si servono del segugio per vari intenti: trarne profitto, popolarità, raccogliere consensi, sfogare le proprie frustrazioni. Come se il segugio e la lepre fossero solo un pretesto, che non avrebbe poi tutto questo grande appeal se non ci fosse dietro tutto quel carrozzone, di per sé anche tollerabile, qualche volta anche piacevole, ma che si sta facendo sempre più pesante da trascinare. Ecco allora che sarà opportuno iniziare a scremare: il segugio è un semplice strumento oppure rappresenta il fine ultimo della nostra passione?




Il dilemma dei dilemmi

A Gennaio qualcuno potrebbe pensare che gli appassionati della seguita su lepre possano tranquillamente esporre il cartello “Chiuso per ferie”, in realtà non è proprio così; anzi, al contrario, Gennaio è un mese molto impegnativo. Sotto il profilo cinofilo è il mese in cui tradizionalmente si danno il via alle danze per l’addestramento delle nuove leve, sfruttando le molte opportunità offerta dai campi di addestramento, ve ne sono molti e con caratteristiche ben diverse tra loro. A Gennaio riprendono inoltre le prove di lavoro, che nel primo semestre di ogni anno sono ormai una realtà per ogni angolo del nostro Paese. Gennaio è invece, sotto il profilo venatorio, il mese delle catture e dei ripopolamenti, cui è bene, anzi doveroso, che gli appassionati partecipino assiduamente.

Personalmente, quando posso, do il mio contributo fattivo, e così ho fatto anche negli ultimi giorni. Le catture delle lepri forniscono anche l’occasione per discutere di caccia e cinofilia con qualche appassionato del settore. Due giorni fa, ve lo devo proprio raccontare, proprio in occasione di una di queste catture, mi sono imbattuto in un personaggio del tutto singolare, che mi ha fatto sorridere con le sue affermazioni, ma anche riflettere. Intuito che si trattasse di un lepraiolo, mi sono permesso di chiedergli con che cani cacciasse. “Segugi, segugi italiani” questa la sua sintetica risposta. Per dare nuova linfa alla conversazione ho chiesto dunque al mio interlocutore se possedesse italiani a pelo forte o raso. “Un po’ e un po’, raso e forte, rosso e nero. Ma le premetto subito che non ho cani iscritti. Vede, trent’anni fa acquistai una segugia bellina, ma alla lepre era scarsa. Da li ho capito che il cane bello a caccia è inutile, perché se è bello non può essere bravo!” Ho dunque cercato di dirottare la conversazione sul lavoro, considerato che andare oltre su considerazioni estetiche mi sembrava una strada del tutto impercorribile. “Hanno belle voci?” ho chiesto dunque al mio simpatico compagno di avventure. “No, questo è bene lo chiarisca subito, i miei segugi non danno voce. Li preferisco muti, così gli altri cacciatori non sanno dove sto cacciando e posso stare tranquillo” “Beh non daranno voce in accostamento, ma in seguita immagino scagnino”, incalzo deciso. “Ecco le spiego, i miei segugi non inseguono. Se me ne nasce uno che segue, è il primo che cedo a qualche collega. La seguita mi è controproducente, rischio ancora che la lepre finisca in bocca a qualche concorrente, poi i cani mi si allontanano troppo. No guardi, meglio evitare” “Arrivederci, e buon anno! Vedo che hanno bisogno una mano con le reti, a presto!” Era giunto il momento di liquidare il curioso segugista, senza porgli qualche semplice quesito del tipo: “Ma allora perché cacci con i segugi? Perché non cambi selvatico? O quantomeno non cambi tipo di cane per insidiare la lepre?”

 
Questo, chiaramente poco sopra eravamo agli estremi, è un po’ però il problema che genera enormi discussioni, impegna fiumi di inchiostro, e provoca commenti, risse verbali e scontri di opinioni virtuali e non… Come deve lavorare un segugio? Quanto peso dare alla morfologia, quanto allo stile, quanto all’efficacia pratica?
Questo è solo uno dei temi, che mi piacerebbe approfondire su questo spazio virtuale, partendo come ho fatto in questo caso da qualche semplice vicenda di vita vissuta, che sono all’ordine del giorno per chi come me ha fatto della seguita una fede e del segugio ragione di vita.

 

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Kopovini!

Da qualche parte bisogna iniziare ma, scrivere il primo post è difficile. Ufficialmente non sarebbe nemmeno il primissimo post dei blog ma i precedenti non li considero dei veri post. È venuto il momento di offrire dei contenuti seri. Le idee in testa sono tante, ho un messaggio da diffondere che mi sta molto a cuore ma ho scelto di rimandarlo a favore di qualcosa di più leggero.

Siccome credo che ogni cosa capiti per un motivo, l’occasione me l’ha servita su un piatto d’argento l’amica Daniela Maffei che alleva rottweiler e staffordshire bull terrier. Anzi no, ce l’ha servita, perché con questo primo post invado sfacciatamente il territorio di Emanuele mettendomi a correre con un segugio. Non ho ballato con i lupi ma ho corso con i segugi, dei segugi poco conosciuti in Italia. Si chiamano slovensky kopov e sono piccoli e neri (focati), ma hanno un grande cuore e un grande cervello. Li ho conosciuti per caso e pur essendo dichiaratamente amante dei cani eleganti e slanciati, non posso che inchinarmi davanti a questi piccoli culturisti a zampa corta. Con i kopov ho cacciato il cinghiale in girata, mi sono divertita in qualche expo e ne ho distribuiti in quantità ad amici e conoscenti che hanno saputo esaltarne le qualità. Voglio bene a questa razza e parleremo ancora di kopov e questo primo post non intende essere un trattato su di loro, vuole solo farvi sapere che esistono, che sono bravi cani da caccia e piacevoli compagni di vita. Il numero dei kopov regolarmente iscritti all’ENCI è cresciuto negli ultimi anni, insieme ai cani iscritti c’è un ampio sottobosco di kopov che, per motivi a me incomprensibili, non vengono registrati. Il loro numero ci è ignoto ma se crescono i kopov ufficiali, è molto probabile che crescano anche quelli ufficiosi. Un bene o un male? È presto per dirlo. Sono convinta che la razza abbia un potenziale immenso ma che tale potenziale vada canalizzato utilizzando la razza nella maniera più consona.

Riporto quanto linkato da Daniela tratto dallo standard FCI:

“Questo cane è noto per la sua costanza nel seguire la traccia fresca o una pista, anche per diverse ore, mettendoci tutta la sua voce senza indebolirsi. Si distingue anche per il suo coraggio e il suo sangue freddo. Questa è la ragione per cui, nel suo paese d’origine, viene utilizzato specificatamente nella caccia al cinghiale ed ai carnivori.” 

È tutto vero, sono cani coraggiosi ma hanno il sangue freddo quanto basta per non fare scelte troppo azzardate, il kopov rispetta e teme l’avversario e lo approccia in maniera differente a seconda delle dimensioni. Anche l’abbaio con cui segnala il “nemico” cambia, se ne parlava qualche giorno fa con Monica Giglioli che spiegava come Vespa, la sua kopov, le sappia descrivere con grande precisione che cosa ha davanti. Vi pare poco?

“Vivo e resistente : sempre di colore nero con delle macchie fulve, questo cane possiede un’ossatura solida malgrado la sua conformazione piuttosto leggera. Il corpo ha la forma di un rettangolo allungato. Sul piano comportamentale, è dotato di un temperamento vivo. Il suo senso dell’orientamento è straordinariamente sviluppato.”

Tutto confermato anche qui, tanto cane in poco spazio insomma!

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Auguri di Buone Feste

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