Il mio saluto al Maestro Mario Quadri

Ed eccoci arrivati. Eccomi qui a scrivere dunque quelle poche righe con cui ci si trova costretti a combattere per salutare un amico, un maestro, anzi il Maestro. Non ti nascondo che il pensiero della tua scomparsa mi aveva colto già in passato, del resto Tu eri il decano di tutti noi. Ma nonostante ciò Ti debbo confessare, caro Maestro, che sono in seria difficoltà ora che queste famose righe le devo scrivere per davvero. Non è facile scrivere con la tristezza che mi pervade l’animo, anche se sono certo che Tu non avresti condiviso questo mio sentimento. Del resto la serenità che derivava dalla tua grande fede Ti ha sempre sorretto nei momenti tristi che anche Tu hai incontrato lungo il cammino della tua lunga e avvincente vita. E allora bando alla tristezza e diamo spazio alla serenità che può solo derivare dalla preziosa opportunità di averTi conosciuto.

Dopo alcuni incontri pubblici, senza mai aver avuto l’onore di un confronto diretto, ricordo che per me arrivò l’occasione di collaborare con la rivista Sentieri di Caccia, accadde così che diventammo colleghi di rivista. I tuoi preziosi articoli si affiancavano allora alle mie umili considerazioni sul tema segugistico. La collaborazione procedeva ormai da qualche mese, finché un mattino di una Domenica di primavera ricevetti una telefonata proveniente da un numero a me sconosciuto. Il mio interlocutore aveva una voce gentile e garbata, che dopo pochi istanti collegai alla tua persona. “Sono Mario, Mario Quadri, sarei curioso di sapere cosa proporrai ai lettori per il prossimo numero di Sentieri”. Questo gesto, non Ti nascondo, che mi provocò una grande emozione, oltre a segnare l’inizio di un rapporto speciale, non solo di lavoro ma anche di amicizia.

Le telefonate diventavano via via più frequenti, e la Tua massima intenzione era sempre quella di spronarmi a continuare nel mio operato. Tutti gli anni eri il primo a chiamarmi in occasione delle festività natalizie. Solo in un’occasione non avevi risposto con tempismo al mio classico bigliettino di auguri, ed io avevo immaginato che si fosse trattata di una semplice dimenticanza. Alle sei di mattino di uno dei primi giorni del Gennaio successivo, mentre io ancora dormivo beatamente, mi lasciasti un messaggio in segreteria. Avevi accidentalmente smarrito il mio numero di telefono e non eri riuscito a recuperarlo in tempo per gli auguri. Tu eri sinceramente mortificato per l’accaduto a me invece quel gesto aveva aiutato a comprendere la tua persona, umile, sincera e buona, profondamente buona.

Nel  dicembre dell’anno 2011 la triste notizia della scomparsa di Piero Rigoni, tuo fraterno amico, Ti colpì profondamente. Ad ogni costo avevi voluto prendere parte alla funzioni religiosa per porgergli il tuo ultimo saluto. Nonostante l’età avevi organizzato un viaggio fatto a staffette, perché Tu volevi esserci, ma non volevi essere troppo di peso agli amici. Quel giorno per la prima volta ci ritrovammo di persona. Al mio arrivo mi annunciasti al comune amico Mario Villa: “Ecco il pizzetto, quello è il mio amico Emanuele”. “Ricordati ragazzo che ogni scrittore ha il suo tratto distintivo, tu hai il pizzetto, promettimi di non tagliartelo”. E quella fu la prima promessa che Ti feci e a cui, come vedi, tengo fede ancora oggi.

Ebbi poi modo di frequentare qualche volta nei mesi a seguire casa tua, una sorta di piccolo museo del segugismo. Ricordo che tra gli altri conservavi ancora i ricordi dei primi incontri internazionali che avevano fatto nascere la Coppa Europa, che nei tuoi intenti, prima ancora che una competizione, avrebbe voluto essere un confronto costruttivo per una crescita colletiva del movimento segugistico europeo. Per la crescita del movimento segugistico italiano Tu hai fatto molto e molto di più avresti voluto ancora fare. Mi ripetevi spesso che con l’apporto di tutti si era arrivati ad avere segugi di buon livello, ora bisognava lavorare per formare un segugista, responsabile, consapevole e dotato della giusta etica.

Dai tuoi scritti emergeva una passione viscerale per il segugio, e con un linguaggio alla portata di tutti sapevi coinvolgere con maestria il lettore. Le tematiche trattate svariavano così dall’estetica applicata alla caccia col segugio alle più piccole regole di comportamento e di addestramento del giovane allievo. Ricordo il tuo consiglio di lasciare sull’auto un cartello “Segugi” alla sciolta, per avvisare della presenza di segugisti in zona, ed evitare che due battute si danneggiassero a vicenda. Oppure la descrizione della “corata”, termine che avevi mutuato dalla cultura segugistica francese, e pratica che consigliavi per rendere i segugi più interessati all’unico animale su cui si intende specializzarli.

Per te la lepre era del segugio, e doveva essere tratta con massimo del rispetto. Il segugio era uno dei tuoi più grandi motivi di gioia, lo si intuiva dalla delicatezza con cui sfioravi il suo mantello. La tua competenza in ambito morfologico avrebbe fatto comprendere ad un cieco la costruzione del segugio e la tua dialettica, la gestualità e la verve con cui illustravi la caccia con il segugio avrebbero invogliato chiunque ad assistere alla sciolta di un segugio.

La tua grande umiltà ti imponeva di dedicare due minuti ad ogni appassionato, anzi il tuo pensiero era sempre maggiormente rivolto ai meno coinvolti dal settore. La tua insomma era una scelta inclusiva e non esclusiva. Non mentivi mai, ad esempio quando fuori dai contesti del ring, Ti veniva chiesto un giudizio su un soggetto. Ma trovavi sempre l’espressione felice per fare in modo che il tuo interlocutore tornasse a casa consapevole delle aree di miglioramento su cui orientare la sua selezione e oltremodo deciso ad intraprendere il cammino da te indicato. Questo perché Tu sapevi dare entusiasmo e mettevi entusiasmo in ogni tua attività.

Un giorno mi raccontasti di quando in un tempo molto lontano anche tu eri stato ragazzo e fatta la scoperta dei segugi Ti eri subito attivato con i migliori segugisti dell’epoca, perché Tu del segugio volevi sapere tutto. In un’epoca buia per la caccia con il segugio, la tua determinazione ha concesso a questo ausiliare di trovare piena legittimazione. La società specializzata è nata così grazie al tuo apporto fondamentale e a quello di alcuni pionieri che hanno creduto nelle tue capacità, adoperandosi per lo scopo, in una realtà storica in cui le comunicazioni di ogni genere viaggiavano lentissime e lo scambio di informazioni era assai più complicato di oggi.

Io credo che tu abbia saputo lasciare almeno una parte del Tuo immenso sapere a tutti gli appassionati del popolo segugistico che hanno avuto la pazienza di ascoltarTi, questa è la più preziosa delle Tue eredità. Per quanto mi riguarda, oggi che ci hai lasciati, caro Maestro, non posso far altro che prometterti di portare avanti umilmente tutte le tue proposte e i tuoi valori, cinofili e morali che hai saputo donarmi. In quanto all’ultima promessa che mi strappasti nel nostro ultimo incontro, e di cui come sai ho sempre voluto tacere, ti giuro solennemente di lavorare allo scopo, con la determinazione e l’entusiasmo proprio dei migliori segugisti, proprio come lo eri e lo sarai sempre Tu.

Ciao Mario!




Un parere sulla nostra società

Considerato che negli scorsi giorni un amico mi ha chiesto di esprimere un parere in merito all’attuale situazione in cui versa il mondo della cinofilia segugistica e la relativa associazione specialistica, riporto qui di seguito  per i lettori di questi pagina il parere che ho espresso in quel frangente e che fa riferimento all’attuale scenario, almeno a mio modesto avviso ed in base al mio umile punto di vista, con la ferma convinzione che se non si ha ben chiaro il contesto in cui ci si muove difficilmente si potrà elaborare una strategia vincente per provare ad avere un futuro migliore.

Mediamente credo che la cinofilia tutta viva un momento di declino, anzitutto di declino etico e qualitativo. Ma tutto ciò non rappresenta altro se non la traduzione in ambito cinofilo della pessima condizione in cui  versa globalmente la nostra società tutta. Non mi va di fare il moralista, peraltro non lo sono, ma se la classe politica che vorrebbe governarci pecca di qualità e molto spesso evidenza vizi, non dobbiamo dimenticarci che essa altro non è se non la rappresentazione del popolo, o almeno di parte di esso. Allo stesso modo nella cinofilia vediamo tradotti in termini cinofili, quelle che sono le pecche del vivere quotidiano. Protagonismo, pressapochismo, egocentrismo, poca capacità di saper ascoltare gli altri, assolutismo di vedute, arroganza, mancanza di rispetto e chi più ne ha più ne metta.

Alla cinofilia venatoria, e di conseguenza anche a quella segugistica, anzi forse ad essa più di tutte le altre, manca un anello di congiunzione, che rischia di mandare a pallino il sistema. Abbiamo infatti dei “grandi vecchi”, alcuni purtroppo ci hanno già lasciati, ma altri per fortuna, anche se con i capelli bianchi, sono ancora tra noi. Ebbene queste persone spesso difettano, non me ne vogliano, nella grammatica, ma possiedono senza dubbio alcuno la pratica. Ne dispongono per indiscusse capacità personali e per aver avuto il privilegio di vivere in un’epoca in cui fare cinofilia e caccia per un’infinità di motivi era diverso da oggi. Non c’era facebook, ma l’orizzonte venatorio sembrava sterminato e chi aveva gambe e fiato aveva tutto quello che gli occorreva per testare cani, comprenderne in modo empirico le qualità, le potenzialità e le attitudini. Oggi giochiamo con le briciole di quell’epoca e anche su questa situazione occorrerebbe una riflessione seria e matura, che ci veda uniti e non di certo spaccati, se vogliamo continuare a conservare un angolino al sole.

Per quanto riguarda l’associazionismo vale lo stesso discorso. Nel nostro caso abbiamo bisogno di una società che abbia al centro un unico assoluto ed indiscusso protagonista, il segugio. Tutto il resto è rumore, o al più gossip ma tutto ciò credo che al segugista non interessa. Ci sarebbero, sempre a mio modesto avviso, due o tre interventi mirati su cui lavorare subito. Il primo è quello di ricostruire entro certi limiti un po’ di unità nazionale: in una famiglia in cui non si va d’accordo si perde più tempo a litigare e a farsi i dispetti che a produrre. Se poi consideriamo che il segugio per i più rappresenta “un gioco”, un piacevole diversivo, andare in guerra tutti i fine settimana in cui è in programma una prova o un raduno mi sembra ridicolo.

Le razze da seguita, in particolare quelle italiane, non stanno poi così male, ma con la collaborazione di tutti potrebbero fare un ulteriore bel salto di qualità. In tal senso occorre definire gli obiettivi, in modo autorevole, fare cultura e fare chiarezza su cosa si debba ricercare. Altrimenti la selezione personale è pacifico che prenda il sopravvento, ed il segugista è per sua natura già abbastanza incline al fai da te. Gli ingredienti, pescando qua e la, potrebbero anche esserci già tutti, per arrivare ad avere un segugio di altissimo livello con una media soddisfacente.

Infine le verifiche zootecniche; ridare ad esse il giusto valore, rivendendone la formula, credo sia essenziale. Come del resto anche far tornare nei ranghi della corretta etica comportamentale nel rapporto tra giudice e concorrente.

La società avrebbe bisogno a mio avviso di linfa nuova, vi sono personaggi quasi del tutto vergini, che potrebbero dare nuovo slancio e propulsione al settore, operando con l’aiuto dei grandi esperti già citati in precedenza. Ciò potrebbe riportare entusiasmo e far crescere la fiducia all’ambiente. I personaggi di buona caratura non mancano, ma spesso, per loro fortuna, hanno qualche cane discreto in canile ed amano molto il silenzio dei boschi.

Se l’associazionismo avrà natura disinteressata e segugiocentrica sono certo che sarà un piacere per queste persone collaborare; io ne sono convinto! Qualora invece il tutto si traduca in un mero gioco di interessi, il richiamo del silenzio del bosco rotto dalla voce dei segugi…sarà troppo forte.

Un abbraccio




Buona Pasqua

Cari amici, segugisti e non, con questa mia volevo semplicemente augurarVi una buona Pasqua.
Sperando di non essere tacciato di blasfemia, non Vi nascondo che il mio auspicio è quello che presto possa essere celebrata anche la risurrezione dei valori più autentici che animano la nostra passione cinofila, ed in particolare segugistica.

In questo ultimo periodo, come già più volte rimarcato, ho dovuto tristemente assistere ad uno smarrimento conseguente alla mancanza di coesione e alla costante disattenzione nei confronti del protagonista assoluto ed indiscusso della nostra passione, il cane, e nel nostro specifico caso il cane da seguita.

La speranza è che gli egoismi ed i personalismi possano essere messi da parte, e che in modo particolare le giovani leve delle nostre schiere cinofile si propongano per dare nuova linfa al nostro sistema.

La cinofilia ha bisogno dell’aiuto disinteressato di tutti per poter crescere ulteriormente, e tagliare traguardi ancora maggiori dei molti e preziosi già raggiunti.

Un abbraccio

emanuele

 

 

 

 

 




Un corso di cinognostica e cinotecnica

Considerato che ho sempre attribuito massima importanza al ruolo e alla diffusione della cultura nel mondo cinofilo e vantorio, mi preme di segnalarVi questa iniziativa.

La Sezione SIPS di Alessandria intende organizzare nei giorni 12-13-14 Maggio p.v. un corso di cinognostica e cinotecnia presso le strutture del Gruppo Cinofilo Alessandrino – La Tollara di Fubine (AL). Tal corso sarà tenuto da Marcello Massardi.

Il Corso si prefigge di fornire ai Partecipanti i criteri per riconoscere e valutare le caratteristiche cinognostiche e cinotecniche dei cani oggetto del giudizio degli Esperti Giudici Federali della SIPS “ Valutatori SIPS”.

Il programma del corso prevede un minimo di 15-16 ore teoriche/pratiche complessive.

L’esame per la valutazione finale consiste nel redigere 2 relazioni secondo il regolamento dei cani da seguita in una esercitazione pratica con 1 muta o coppia e 1 singolo.

PROGRAMMA

Modulo 1 – parte generale:

* Cinognostica generale 2 ore

* Cinognostica descrittiva 3 ore

* Meccanica animale – statica e cinematica animale

* Criteri di giudizio morfologico-funzionale 1 ora

Modulo 2 – parte specialistica :

* Etica comportamentale del giudice

– Analisi dei criteri di giudizio 1 ora

* Criteri di valutazione – giudizio in prove di lavoro 2 ore

* Analisi ed osservazioni del regolamento per le prove di

lavoro per cani da seguita (per ogni specializzazione) 2 ore

* Standard di lavoro di alcune razze utilizzate in Italia 2 ore

* Redazione della scheda di valutazione – esercitazione 3 ore

Parte generale: Fondamenti per la conoscenza morfo-funzionale

del cane

* Cingnostica generale: Classificazione delle razze canine, tipi morfologici e costituzionali nelle razze canine, apparato scheletrico e denti del cane. Concetto di bellezza, proporzioni, misurazioni, profili, assi cranio – facciali, pregi, difetti, vizi e tare, criteri di giudizio.

* Cinognostica descrittiva: Analisi e funzioni delle regioni anatomiche della testa, del collo, del tronco e degli arti.

* Meccanica animale – statica e cinematica animale : Gli organi di movimento, gli appiombi, le andature – Il giudizio morfo-funzionale del cane.

Parte specialistica: Fondamenti per il giudizio in prove di lavoro

del cane da seguita

* Compiti ed etica dell’Esperto Giudice in prova di lavoro: Etica comportamentale ed analisi dei criteri di giudizio ai fini selettivi.

* Criteri e metodi di giudizio in prova di lavoro: Esame e redazione dello schema formale della scheda di relazione, analisi e valutazione delle fasi della cacciata analisi ed individuazione degli specialisti.

* Particolarità di giudizio in prova di lavoro: Regolamento delle prove di lavoro per cani da seguita su lepre su cinghiale e su capriolo, qualifiche e classifiche.

* Doti particolari del cane da seguita: Doti psichiche; doti fisiologiche; doti psico-fisiche; doti psico-fisiologiche.

* Analisi e valutazione dello standard di lavoro: Proposizione degli standard di lavoro delle razze da seguita più utilizzate in Italia.

PROGRAMMA orari e lezioni

VENERDI’ 12 Maggio dalle 19,30 alle 22,30 3 ore CINOGNOSTICA GENERALE CINOGNOSTICA DESCRITTIVA

SABATO 13 Maggio

Dalle 08,30 alle 12,30 4 ore CINOGNOSTICA DESCRITTIVA PARTE SPECIALISTICA

SABATO 13 Maggio

Dalle 14,00 alle 19,30 5 ore PARTE SPECIALISTICA

DOMENICA 14 Maggio

Dalle 07,00 alle 10,00 3-4 ore ESERCITAZIONE

DOMENICA 14 Maggio

Dalle 10,00 alle 12,30 2-3 ore ESAMI O ESERCITAZIONE

Il costo (comprensivo di materiale didattico e di due pranzi a buffet nelle giornate di sabato 13 e domenica 14/5) è di Euro 50,00.

Il corso si terrà al raggiungimento del numero minimo di 10 partecipanti.




Chi mi aiuta a scovare una risposta?

E’ da parecchio tempo che mi assale un dubbio; e proprio oggi, a seguito di una chiacchierata al telefono con un amico, ho ritenuto corretto diffondere questa mia perplessità anche tra gli amici che mi leggono abitualmente. Veniamo al dunque: spesso mi ritrovo a chiedermi se una delle razze che più mi appassiona, il segugio italiano a pelo raso, goda oggi di buona salute o meno. Ci sono alcuni fattori che mi portano a dubitare del fatto che la situazione sia rosea. Il primo è ad esempio il numero di cucciolate che vengono di norma prodotte dagli appassionati. Questi ultimi, non essendo in molti casi allevatori professionisti, generalmente mandano in riproduzione una femmina solo qualora abbiano l’esigenza concreta di dotarsi di un nuovo cucciolo. Se il numero di cucciolate si mantiene costantemente alto negli anni, ciò mi fa ipotizzare che la riuscita media degli accoppiamenti non sia così soddisfacente, tanto da dover produrre e testare un numero cospicuo di giovani soggetti per individuarne uno totalmente rispondente alle specifiche esigenze. Anche il prezzo medio a cui vengono di norma ceduti soggetti avviati e già in grado di evidenziare buone caratteristiche venatorie e morfologiche mi sembra di nuovo in tal senso un segnale del fatto la percentuale di riuscita dei cuccioli non sia così elevata, anzi! Se l’acquirente è disposto infatti a versare una somma decisamente superiore a quella cui viene di norma ceduto un cucciolo, questo divario non può essere spiegato solo ed esclusivamente con il tempo e l’impegno necessario per allevare ed avviare un cucciolo. La restante parte del divario di prezzo è secondo me giustificabile con l’incertezza in merito alla buona riuscita dell’operazione appena descritta. Oggi più che mai l’utente medio del nostro cane da seguita si è fatto esigente, vorrebbe abbinare la tipicità al lavoro, ma ciò è molto complesso. In tal senso mancano forse gli indirizzi zootecnici, e sull’efficacia selettiva di prove ed esposizione avremo modo di parlare in futuro. Vi sarebbe forse da aggiungere a questa mia analisi una considerazione. Il fatto è che il nostro segugio svolge un ruolo complesso e lo esegue in termini mai banali o scontati. Ecco dunque che il palato fine avrà gioco facile ad individuare mancanze nell’una o nell’altra fase, imperfezioni nella quantità o qualità della voce e così via. Non vorrei però che queste mie ultime valutazioni siano solo delle scusanti, un po’ come quelle sul clima che talvolta si utilizzano per giustificare gli insuccessi di un cane di non eccelse qualità, e che in fondo questo progresso della selezione si sia un po’ inceppato. Del resto alle volte si crede di essere in fuga, anche se in realtà si è fermi, basta che gli altri facciano un passo indietro.




TENACI & INDIPENDENTI

Le razze di cani da seguita non hanno le stesse peculiarità, e non credo tuttavia ve ne sia una che risulti essere universalmente in grado di sovrastare tutte le altre nella caccia alla lepre, tenendo conto delle differenti esigenze di ogni singolo utilizzatore e degli specifici quanto personali gusti che animano ciascun appassionato. Si possono al contrario individuare all’interno di ogni razza soggetti inetti, appena discreti, accettabili, buoni lavoratori, ottimi cacciatori e fuoriclasse. Credo comunque che rappresenti una ricchezza per il mondo cinofilo e segugistico il fatto di poter disporre di una pluralità di razze, che tanto nella morfologia quanto nel lavoro evidenzino delle caratteristiche precipue, tali da renderle facilmente riconoscibili ed agevolmente distinguibili dagli altri membri del sesto gruppo. Un’ulteriore ricchezza credo sia rappresentata dalla convivenza all’interno della stessa razza di famiglie di soggetti sommariamente omogenee tra loro ma al tempo stesso dotate di attitudini specifiche e distintive. Ma di ciò parleremo in un’altra occasione. Parlando ad esempio di lavoro e del lavoro del segugio italiano, una delle prime caratteristiche su cui vorrei invitarvi a riflettere è la tenacia. Dote peraltro che dovrebbe essere comune ad ogni inseguitore ma che credo trovi una delle sue massime espressioni nel segugio italiano. La tenacia rischia a volte di essere giudicata erroneamente come scarsa maneggevolezza o ridotta sottomissione ai compagni di caccia.

Talvolta qualche piccolo limite in questo senso potrà anche essere frutto di un eccesso di tenacia ed indipendenza. In ogni caso, dal momento che non ritengo che l’ambizione di possedere un segugio italiano di un certo tipo debba coincidere con una castrazione cino-venatoria, sono altresì convinto che questa tenacia in alcune circostanze sia foriera di successi insperati. Un segugio italiano che, pur mostrandosi applicato sul terreno, lascia con grande facilità il suo lavoro per agganciarsi al compagno di muta, od un soggetto che si lascia facilmente manovrare in fase di seguita, oppure ancora un cane che torna indietro con disinvoltura dal punto in cui ha perso l’usta, senza applicarsi sull’ultimo riferimento utile, potrà anche essere un ausiliare utile in alcune circostanze, ma i suoi comportamenti non sono quelli che personalmente, magari sbagliando, mi aspetto di vedere da un segugio, per di più italiano. Auspico perciò che all’analisi delle differenti razze da seguita siano dedicati momenti didattici di confronto maturo e costruttivo, al fine di scongiurare lo spauracchio della monorazza da seguita.




La grande semplicità (di esecuzione)

Cari fratelli segugisti, siamo ormai prossimi alla ricorrenza del Santo Natale, e non posso pertanto far altro che augurare a tutti Voi indistintamente di trascorrere serenamente questo imminente periodo di festività. Il segugista credo viva tutto l’anno, festività incluse, con il cruccio del segugio ideale. Sarà per questo motivo che anche questa sera, rincasando, riflettevo sulle doti essenziali del grande interprete della nobile arte della seguita. Tra di esse, anche se a volte è un po’ trascurata, vi è quella che tenderei a definire la facilità di esecuzione, la semplicità con cui vengono risolte le situazioni. Spesso il nostro mondo tende ad esaltare il grande fallo, specialmente se risolto, l’enorme difficoltà del terreno con cui si devono confrontare i cani. Senza però considerare tuttavia che forse il grande cane prima ancora che risolvere i grandi rebus proprio questi problemi non se li crea. Prendiamo due studenti, forniamogli un’ora di tempo per risolvere due equazioni, le stesse due equazioni. Uno studente le risolverà entrambe in meno di mezz’ora, senza nemmeno scomporsi. Le risolverà al primo tentativo, senza usare un foglio da minuta, senza usare la calcolatrice. L’altro invece dopo grande sforzo, esaurendo un bloc-notes, arriverà trafelato a farsi strappare il compito di mano allo scadere del tempo concesso. Non avrà avuto nemmeno il tempo di rivedere quanto prodotto, ma questa volta gli  andrà bene, anche lui risolverà correttamente le due equazioni. Di fronte a ciò, tuttavia quale dei due studenti è secondo voi il più bravo in matematica? Se dovessimo dimezzare il tempo a disposizione o raddoppiare il numero delle equazioni, chi avrà maggiori probabiltà tra i due studenti di concludere con successo l’esercitazione? E che dire di quel portiere che viene esaltato con un tuffo provvidenziale, con cui riesce all’ultimo sospiro a deviare in corner un tiro avversario? Una grande performance sicuramente, e allora il suo collega che, magari in virtù di un miglior piazzamento al momento del tiro, riesce senza scomporsi ad afferare la palla e far ripartire subito l’azione della sua squadra? Ecco dunque che spesso il grande segugio è a mio avviso quello che fa sembrare tutto semplice, tutto banale o quasi. Si certo banale per il fuoriclasse, quello che ci farà sembrare ideali tutte le giornate e facili tutte le lepri che troverà. Quando andremo a cercare le stesse lepri, con condizioni simili ma con soggetti validi, ma di minor caratura…allora forse comprenderemo meglio cosa significa avere facilità di esecuzione… Buon Natale!




Novembre vorrei che non finisse mai

La stagione della caccia alla lepre è ormai prossima al termine, ma quest’anno vorrei che Novembre non finisse mai. Dopo la splendida giornata di Sabato, passata con gli amici di sempre in Oltrepo ai confini con il piacentino, Domenica decido di tornare in Alto Monferrato ai confini con l’Appennino Ligure. La voglia di slegare in un luogo fatato, dove so per certo che vi sono ancora un paio di incontri è notevole, l’interesse per la fucilata invece assai minore. Al mattino partiamo presto, mio padre, che mi farà da posta, ed io. La coppia messa sul terreno è composta da Baldo ed Eva. Giunti sul luogo di sciolta la forte nebbia smonta un po’ l’entusiasmo della truppa. Con le doppiette entrambe rigorosamente aperte, sciogliamo su un pascolo, anche se la visibilità rende la giornata al limite della praticabilità. L’accordo è chiaro: si armeranno i fucili solo in caso di azione notevole, diversamente la lepre correrà indenne. Dopo circa mezz’ora di cerca Eva vocalizza al margine del bosco e Baldo subito si unisce, i cani entrano al bosco e dopo buon tratto di accostamento escono. La lepre, ipotizzo dal comportamento si tratti di un maschio, ha fatto parecchia strada e la rimessa pare ancora lontana. Eva, in ottimo stato di forma, puntualizza su un sentiero e riprende l’accostamento. Dall’ultimo vigneto della valle i cani si portano sul versante opposto della collina, e da una radura si portano nuovamente in bosco. Mio padre si va a collocare presso quello che si può considerare la miglior posta della valle, mentre io seguo da vicino l’azione dei cani. Dopo pochi minuti gli scagni di Eva si fanno decisi, capisco che non dovrebbe mancare molto allo scovo, anche se stranamente Baldo partecipa poco all’azione defilandosi. All’improvviso Eva scova a pelo. Intravvedo a mala pena la lepre, che fugge di gran carriere inseguita da Eva e da Baldo, che prontamente si ricongiunge alla compagna di giornata.

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La seguita buca l’unica mia posta e si dirige dritto per dritto fuori zona. Ora sono quasi certo che si tratti del maschio che mi ha mandato a recuperare i cani a distanza siderale una decina di giorni fa. Tagliando in due la collina cerco di avvicinarmi ai cani, quando due fucilate sorde eccheggiano dall’altra parte della valle. Qualcuno ha provato a fermare la mia lepre, ma è solo riuscita a fargli cambiare direzione. La seguita sta rientrando verso la mia posizione, di corsa mi porto dunque nei pressi di un casolare abbandonato, transito abituale delle lepri di quella zona. Arrivo tardi di un paio di minuti, quando sul luogo arrivano i cani, ecco l’ennesimo colpo di scena. Davanti a loro a poca distanza sta sfrecciando un gruppo di caprioli, i cani se ne avvedono, Baldo prosegue imperterrito nella seguita, Eva si stacca. Dopo un paio di centinaia di metri i caprioli deviano, mentre Baldo prosegue lineare nell’inseguimento, i cani non hanno cambiato animale. Eva ha temuto probabilmente di essere caduta in errore, ma con un mio piccolo aiuto riesce a ricongiungersi al compagno di inseguimento. La lepre punta dritta verso un piccolo borgo. I cani, che in questo momento credo siano al massimo della condizione, superano agevolmente un primo fallo su asfalto e mi scompaiono di nuovo. Quando li raggiungo sono nuovamente su asfalto, questa volta però sono in silenzio, in questo caso ipotizzo che la lepre non si sia limitata ad attraversare la sede stradale ma l’abbia percorsa per qualche decina di metri almeno. Mi avvicino ai cani per legarli, per evitargli pericoli inutili, anche se la strada è poco trafficata ed essendo parecchio tortuosa viene di norma percorsa dalle auto a velocità moderata. Eva però bordeggiando individua il punto in cui la lepre è scesa dall’asfalto per ributtarsi sul campo adiacente. Baldo si riunisce e la seguita riprende. Un riscovo in un piccolo boschetto a ridosso del campo santo del borgo, riaccende la seguita che finisce dritta nell’abitato. Per fortuna questa volta riesco a fermare i cani prima che proseguano la loro sfida con la lepre nei primi cortili della borgata. Un beccacciaio ligure, munito di setter, mi conferma che la lepre gli è passata di fronte all’auto pochi minuti prima e si complimenta per la pressione che i due cani che aveva alle calcagna hanno saputo esercitare su di essa. Il sole ha ormai vinto la nebbia, mentre la lepre ha vinto la sfida, che abbiamo comunque onorato in modo impeccabile. Con i cani al guinzaglio raggiungo mio padre che dalla sua postazione ha potuto osservare ed ascoltare tutto il lavoro dei cani, oltre a godere di una sublime cornice paesaggistica. Tra me e me sto ancora riflettendo su quanto mi hanno mostrato i cani nel corso della mattinata. In particolare è il comportamento di Baldo prima dello scovo a lasciarmi perplesso Baldo che eccelle nello scovo si è fatto fregare come un principiante da Eva, ed è sembrato quasi che non si fosse accorto della vicinanza al covo. Non è da lui! Prma di decretare la chiusura delle ostilità slego nuovamente i cani non distante dal punto di scovo, i cani, ben più rilassati rispetto alla sciolta iniziale, tornano a perlustrare l’area. Dopo alcuni minuti iniziano a vocalizzare nuovamente, anche se in modo assai parco. Le temperature nel frattempo sono salite in modo esponenziale, rispetto a quelle del mattino e hanno raggiunto livelli per nulla coerenti con la stagione. Mentre i cani si riportano nuovamente nella zona in cui era avvenuto il primo scovo io li seguo dall’alto. I cani avanzano nel bosco, ma mi sembrano oltremodo guardinghi. Si sono resi conto che il bosco è ancora popolato. Una lepre, probabilmente la compagna del maschio scovato in precedenza, si sottrae alla volpina. Il covo è posto a meno di cento metri dal punto di scovo della prima lepre. Ecco dunque spiegato probabilmente il comportamento mattutino di Baldo. I cani stavano accostando due lepri. La posta di mio padre questa volta sarebbe perfetta, ma il fucile è scarico. I cani infilano il ritardo la fuggiasca, la seguita in questo è più fiacca. Quando i cani cedono è davvero giunta l’ora di dire basta. I cani, anche se non hanno abbocato la preda, sono sazi. Lo si capisce dal loro incedere sereno e pacifico sulla via del ritorno. In distanza un beagle abbaia a fermo, in attesa che il suo canettiere arrivi a servirlo, mentre una beccaccia, ci vola sopra il capo. La giornata è stata davvero magnifica, degna di una stagione da incorniciare.

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Alle volte il destino

 

Sono molti i motivi per cui un appassionato di segugi, che ha sempre amato allevare e addestrare in prima persona i propri cani, decide di fare “uno strappo alla regola” e di entrare in possesso di un cane adulto. La prima ragione, la più scontata invero, ma non per questo la meno plausibile è che il soggetto in questione sia un cane valido. Di quelli uno in più a disposizione non guasta mai. Se poi il cane dovesse essere validissimo meglio ancora, che discorsi! Ma questa  è una ragione pragmatica, materiale… Alle volte invece a noi segugisti piace tanto anche sognare.

Vi potrei raccontare allora di come nel corso degli ultimi anni di segugi ne ho visti moltissimi, una valanga. Alcuni, un numero assai limitato invero, mi sono parsi di notevolissimo livello venatorio. Tuttavia, frequentandoli poco, alla somma considerazione del loro valore venatico difficilmente si è aggiunto quel grado di intesa, che, se scocca, scocca con i cani di proprietà che si vivono quotidianamente, Un giorno però ebbi un autentico colpo di fulmine! Non mi si prenda per matto; anzi no, nel caso fate pure, non me la prenderei. Un amico mi presentò nel cortile di casa un segugino non particolarmente tipico, ma di buona fattura. Taglia contenuta raccolto. Due occhi di massima espressività, penetranti, che donavano al cane un’aria da saggio pensatore, da filosofo della caccia alla lepre. Quel cane mi rimase subito impresso, quello sguardo mi segnò ed entrai subito in empatia con lui.

Putroppo alle volte il destino è crudele e ci porta via le persone più care. Marietto che del cane in questione è stato l’addestratore se ne è andato, lasciando un vuoto anche in chi come me, per sua sfortuna, non ha avuto occasione di trascorrere moltissimo tempo al suo fianco. Marietto però era una persona per bene, un taciturno in un mondo di chiacchieroni, sintetico e lapidario con le sue sentenze, che difficilmente si discostavano dalla realtà. Ecco credo allora che sia stato il destino a farmi arrivare tra le mani quel cane, che porto a caccia in memoria  e con l’aiuto di chi lo ha allevato e impiegato prima di me.

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Questa è la storia di Baldo, un segugio speciale in tutto e per tutto, che nel destino aveva scritto anche che mi avrebbe fatto catturare, dopo un’azione epica, una lepre con cui io avevo un conto in sospeso da lungo tempo. Quando conduco i cani sul terreno di caccia la mia mente spesso vaga con i ricordi dei molti personaggi con cui ho avuto il privilegio di cacciare. Molti di essi non ci sono più, ma forse è proprio per questo che spesso amo cacciare solo, perchè solo per davvero non lo sono mai. Ciao Marietto, quello che ha fatto Balduccio Sabato richiederebbe una lunga descrizione, ma tu non hai mai voluto allungarla troppo e poi tu c’eri….Agli amici magari lo racconteremo un’altra volta.10982311_10207557554643413_5035663255431227217_n




Eccomi rispuntare magicamente dalla nebbia

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Rieccomi, dopo varie vicissitudini che mi hanno impedito di scrivere, costringendomi per una strana legge del contrappasso a trasformarmi in lepre per eludere gli agguati felini di Ross. Dalla nebbia che sta caratterizzando in modo marcato queste ultime giornate di caccia, ricompaio per abbracciare tutti i miei fratelli di passione: tutti coloro cioè che fanno della caccia alla lepre col cane da seguita uno stile di vita. Quelle che ci attendono nel prossimo mese saranno con ogni probabilità le giornate più entusiasmanti per praticare la nostra disciplina. Ricordiamoci però di cacciare la lepre col massimo del rispetto, ritengo che questo gesto sia doveroso nei confronti di un così nobile e fiero rivale. Questo è il primo messaggio che mi sento di dare al mio ritorno su questo diario, che spero di poter arricchire prossimamente coi miei umili spunti e le osservazioni che derivano dalla vita quotidiana sul campo. Un abbraccio