Sui cani indisciplinati

La lettura del testo di Hutchinson lentamente prosegue.  Il paragrafo di oggi può sembrare un po’ datato e poco italiano dal momento che fa riferimento alla figura del gamekeeper (guardiacaccia), figura che è tipicamente inglese e poco italiana. Da noi, gli sparuti guardiacaccia al servizio delle aziende venatorie svolgono svolgono essenzialmente attività di vigilanza. Il guardiacaccia inglese, invece, oltre ad occuparsi della vigilanza, cura l’azienda sotto tutti gli aspetti: si parte dalla gestione della selvaggina all’organizzazione della caccia. Pensiamo alla differenza tra le due parole “guardiacaccia” significa “guardiano della caccia, “gamekeeper” significa colui che si prende cura della selvaggina. Gestire la caccia significa anche gestire i cani da caccia per conto del proprietario e il paragrafo di Hutchinson riguarda i cani dei guardiacaccia che sono carenti di addestramento. hutchinson 2

Il cacciatore italiano solitamente non ha disposizione un guardiacaccia personale e caccia con il proprio cane, le’osservazione di Hutchinson sui cani indisciplinati impiegati durante la caccia però è adattissima anche ai cani di proprietà del cacciatore italiano.  L’autore si meraviglia di come i signori inglesi possano tollerare l’indisciplina dei cani dei loro gamekeepers, io mi meraviglio di come noi italiani – e metto anche me nel calderone – si possa tranquillamente tollerare l’indisciplina dei propri soggetti.  Dal 1865 ci arriva di nuovo qualcosa su cui riflettere!

Segue la traduzione del testo: “Non riesco a capire come possa un proprietario, che stipendia regolarmente un guardiacaccia, essere soddisfatto di cacciare regolarmente con una truppa di cani disobbediente e disordinata. Se al guardiacaccia è permesso di accompagnare il proprietario a caccia, conducendo da sé i cani, la loro indisciplina non può avere scusanti.  Questa carenza deve avere origine dall’incapacità o dalla pigrizia del guardiacaccia”. 




C’era una volta… l’addestramento

Pochi giorni fa ho ricevuto in dono da un’amica il libro “Dog Breaking. The Most Espeditious, Certain and Easy Method” scritto da William Nelson Hutchinson nel 1865. L’edizione donatami è la sesta (1876) e, provando molta gratitudine per questo regalo inaspettato ho promesso di leggerlo. La mia intenzione originale era “salvare” i punti salienti e e riferirli a chi mi aveva regalato il libro e a ad altri amici. Successivamente ho pensato che potevo condividere le mie scoperte anche con i lettori di Dogs & Country dal momento che, come vi accorgerete, il testo è sorprendentemente moderno per l’epoca.

hutchinson

La traduzione è la seguente: L’addestramento dei cani, non è ben lontano da essere un mistero. Si tratta di un’arte facile da apprendere una volta che la si inizia e la si prosegue basandosi su principi razionali”. Era il 1865, qualcuno non l’ha ancora capito nel 2015!

ps.  Se non volete aspettare i miei riassunti, il libro è in vendita in edizione moderna o scaricabile online qui Dog Breaking




Lanciate i pomodori!

Forse sono un po’ svampita, ma mi sembrava che Emanuele (Nava) avesse accennato a qualcosa sulla prossima apertura della caccia. Non trovo traccia del suo articolo però e,  in attesa di sue spiegazioni,  mi sta venendo l’orticaria. Non ce l’ho con il Nava, per carità,  il mio disagio è legato ai bagliori dell’atmosfera squallida e rozza che, volenti o nolenti, si accompagna, senza se e senza ma, alla stagione della caccia. Pensate pure che io sia una st…za, snob, intellettuale e cultural razzista, probabilmente avete ragione e, onestamente, non intendo nemmeno cambiare ma, siccome siamo nel 2015, mi aspetterei qualcosa in più dai colleghi dai cacciatori. Continuando ad agire come se stessimo negli anni’50, non facciamo del bene a nessuno: l’immagine che ha di noi l’opinione pubblica parla da sé.  La caccia, a differenza di ciò che accade in altri paesi europei, ha da noi una tradizione popolare e una base popolare, il che non sarebbe affatto negativo se non fosse che il concetto di popolare finisca 9 volte su 10 ad essere sinonimo di rozzo , questionabile o addirittura illegale.

Artù Bracco Francese
Artù ( Bracco Francese)

Perché, mi chiedo il perché di tante azioni e di tante scelte. Volete esempi concreti?  Posso portarvene a centinaia, vediamo i più frequenti. Andando in ordine cronologico troviamo la giornata dell’Apertura, una vera e propria sagra a chi ammazza prima e chi ammazza di più, e chissénefrega se sul tesserino dobbiamo  segnare anche il cadavere del compagno di caccia. Ma la corsa al “posto” e la corsa al fagiano nottetempo continueranno fino al 31 gennaio.  Ma perché tanta ingordigia? La stanziale offerta dagli ATC  è scarsa, su questo non ci piove, ma è pur vero che in tanti non rispettano i limiti giornalieri. La filosofia è la seguente:  se mi trovo davanti 8 fagiani, se non gli sparo io li spara il tizio che mi sta seguendo.  Tutto è tristemente vero ma mi chiedo, perché? Perché arraffare a più non posso? La stanziale è mal gestita: non si affronta il problema nocivi, non si cerca la qualità negli animali da ripopolamento, l’ambiente si presta poco, ma l’ingordigia non incentiva la presenza di selvaggina!  La convinzione che avendo pagato l’ambito i selvatici spettino di diritto riguarda anche la migratoria e, in taluni casi,  quella fauna ungulata che in calendario non esiste nemmeno. Intendiamoci,  anche a me dà fastidio incappare in un capriolo per cespuglio (che mi distrae il cane), ma  il mio “fastidio” non mi autorizza a ucciderlo.  Alla stessa stregua, mi piace il cinghiale in umido ma, se sono a caccia con il cane da ferma e incontro un cinghiale che se ne va per i fatti suoi, il pensiero di portarmelo a tavola non mi passa nemmeno per la mente. Visto l’andazzo generale però, temo di essere un’eccezione. La gestione degli ungulati non funziona? Riteniamo che ce ne siano troppi? È l’”autogestione” la giusta risposta? Non credo!

IMG_3926
Vento (Jagd Terrier) e Lana (Slovensky Kopov)

Tornando al cinghiale, la caccia a questo animale è consentita in modi e maniere che variano a seconda del territorio di residenza. In taluni luoghi è possibile cacciarlo a singolo o in gruppi di piccole persone ma, generalmente, la forma di caccia più praticata è quella collettiva.  Anche qui se ne vedono delle belle! Disponi il signor Rossi e il signor Bianchi alla posta sugli Appennini e un paio di ore dopo te li ritrovi sulle Ande, così come se fosse normale. Passi con il cane in un punto dove NON dovrebbero esserci poste ed eccoli lì, uno che si fuma una sigaretta e l’altro che si mangia un panino.  Rossi & Bianchi non erano stati assegnati a quella zona per il semplice motivo che da quella posizione non è possibile tirare in sicurezza. Caso vuole, però, che mentre i nostri eroi si trovino dove non dovrebbero essere,  passi un branco (ebbene sì, un branco) di cinghiali sul crinale.  Lo sapete cosa viene dopo, vero? Rossi & Bianchi si girano all’istante e sparano a raffica verso il crinale, e quindi verso l’alto.  Fortuna vuole che non mietano vittime, nemmeno il signor Verdi che… chissà come mai anche lui ha lasciato la posta a lui assegnata per sistemarsi proprio dietro al crinale! Ringraziamo la Dea Bendata!

Nella caccia al cinghiale la sicurezza è FONDAMENTALE, io stessa ho rischiato un pallettone mentre andavo sul fermo del cane, nonostante avessimo avvertito tutti di NON sparare nel canalone perché c’eravamo io e il caposquadra con i cani.  Il motivo di certe azioni resta per me inspiegabile. Altrettanto inspiegabili sono le faide tra squadre, le lotte tra clan camorristi non sono nulla a confronto! La stagione si articola su furti (o tentati furti) di cani, bocconi avvelenati sparsi, manomissione delle zone di caccia e via dicendo.  Chiedo solo…  PERCHE’?

1087771650_img_4677
Kim (Pointer)

Torniamo ai piccoli animali. Se le cose vanno come devono andare ad ottobre iniziano ad arrivare le beccacce e con loro… gli pseudo-beccacciai. Ora…  premesso che  la selvaggina latita e che la beccaccia in certe zone è l’unica risorsa, io tutta la fenomenologia che gira attorno al beccacciaio (umano) stento a comprenderla. Se non sei un beccacciaio, sei un cacciatore di serie B e hai un cane da ferma di serie C quindi… tutti a mettere foto di beccacce su Facebook! Tanto nessuno saprà mai se le abbiamo prese alla posta all’alba; se le abbiamo comprate al bar (pare costino circa 30 euro);  se sono le solite surgelate di due stagioni fa che tiriamo ciclicamente fuori per fare le foto.  Qui siamo ai vertici della piramide dell’idiozia, ma non posso non citare anche i cacciatori di altri volatili che fanno carte falsissime pur di acchiapparne uno. Abbiamo chi spara ai fagiani sulla strada (e chissenefrega se è trafficata);  chi va a beccaccini con il fucile spianato lasciando il cane “beccaccinista” in auto; chi va a pernici rosse stando a valle mentre gli amici gliele spingono in giù dall’alto in modo che gli arrivino a tiro, il tutto ovviamente senza cane. Questi personaggi, che si definiscono cacciatori, sono convinti di essere nel giusto, o meglio sono sicuri che nessuno sappia cosa combinano mentre CREDONO di non essere visti.

La chiudo qui, non nominando lepraioli, migratoristi e selecontrollori, non perché questi siano in odore di santità ma perché il senso dell’articolo è già abbastanza chiaro. Ho lanciato una pietra, oserei dire un masso, ora tirate pure i pomodori ma prima del tiro fatevi un esame di coscienza.




Cercare nel canneto un’anatra viva…

 

Domenica scorsa ho assistito con piacere a una sessione di addestramento per drahthaar che si stanno preparando alla HZP/ Hegewald e alla VGP. Mi piace vedere lavorare QUALSIASI tipo di cane e, quando vedo un buon cane, mi emoziono, quale che sia la razza. Aron è un mio grande amico, ci siamo visti e piaciuti, e ho avuto l’onore di essere sua handler in esposizione. E’ un cane molto intelligente, pacato di indole ma che sa essere molto deciso quando serve. Si mormorava, da alcune parti, che Aron fosse un po’ “statico”, un po’ “corto”, che “mancasse di iniziativa”, che fosse “un cane da riserva”…

Aron su anatra ferita
Aron su anatra ferita

Onestamente, pur riconoscendone la calma, avevo l’impressione di essere di fronte ad un cane energico, non tonto, non pigro. La mia impressione, rilevata ben 4 mesi fa, era che il problema stesse nell’eccessivo controllo da parte del conduttore. Trovare il giusto equilibrio tra iniziativa e controllo è difficile, specie se stai preparando il cane per una VGP, prova in cui il controllo è vitale.  Comunque, domenica scorsa, dopo una sola settimana di briglie allentate, Aron ha pienamente confermato l’opinione della “zia”.

In tarda mattinata si è infatti sottoposto all’esercizio che i tedeschi chiamano Stöbern mit Ente im deckungsreichen Gewässer oder lt. Beiliegendem Zeugnis: cercare nel canneto un’anatra viva, disalata (descrizione in fondo all’articolo) e WOW… grande cane! A lui è toccata l’ultima anatra, un’anatra davvero terribile. Lo specchio d’acqua in cui si sarebbe svolto il lavoro era quanto di più simile a una palude tropicale con tanto di rami, canne e piante che crescevano in acqua, un ambiente molto difficile in cui nuotare e, peggio ancora, individuare un animale ferito. La situazione non è stata ricreata per mettere in difficoltà i cani: semplicemente serviva uno specchio d’acqua un zona C (area in cui è possibile abbattere animali anche a caccia chiusa) e quello passava il convento.

Quasi
Quasi

Aron, subito dopo lo sgancio, ha iniziato a lavorare con entusiasmo e ha prontamente individuato e inseguito l’anatra che, da parte sua, non gli è stata inferiore. La disfida tra A&A sembrava non finire mai: Aron la mancava di un soffio, lei si immergeva in acqua e scompariva per spazi di tempo che sembravano eterni.  Aron non ha mai mollato, nonostante i rami, nonostante la fatica, nonostante l’anatra sembrasse sparita per sempre, alla faccia del cane molliccio e con poca iniziativa!

La sfida è durata più di 10 minuti:  Aron determinato a portare a termine il suo compito, l’anatra pronta a giocare sporco pur di salvarsi al pelle. Per pochi centimetri, in un paio di occasioni,  Aron non è riuscito ad azzannare la preda che, ad un certo punto scompare. Aron continua ad ispezionare la lanca, noi cerchiamo l’anatra con gli occhi e, non trovandola, pensiamo si sia allungata lungo in canale. Noi ci riteniamo sconfitti ma, per fortuna, Aron ignora il nostro stato d’animo. L’anatra riappare inattesa, non resta che aiutare il cane premiandolo con un abbattimento. E fu così che Aron, esausto, faticando a risalire la riva, si avvicinò a noi affidando l’ambitissima preda alle mani del suo conduttore.

Stöbern mit Ente im deckungsreichen Gewässer oder lt. Beiliegendem Zeugnis: cercare nel canneto un’anatra viva, disalata: il giudice libera in acqua un’anitra disalata, dopo averle strappato alcune piume e averle depositate a terra sulla riva dello specchio d’acqua in cui si svolgerà la prova. L’anitra spaventata dal giudice e dai presenti, nuoterà fino a trovare riparo nel canneto che copre parte delle rive. A questo punto saranno convocati il Conduttore e il cane, i quali non erano presenti all’azione precedentemente descritta. La prova consiste nel liberare il cane, dopo avergli fatto annusare la presenza dell’anitra attraverso le piume IMG_3229depositate sulla riva dal giudice, il quale dovrà seguire l’usta lasciata dall’anitra sul pelo dell’acqua, fino nel folto del canneto, dal quale dovrà stanarla e farla uscire allo scoperto in modo che il Conduttore le possa sparare. La ricerca non dovrà essere di una durata inferiore ai 10 minuti.La prova termina con l’abbattimento dell’anitra e il conseguente sollecito riporto di questa alla mano del Conduttore, il quale attende il cane sulla riva. (Dal sito www.amatoridrahthaar.it

 




I cristalli di Innsbruck

In molti mi stanno chiedendo un resoconto dell’Esposizione Canina di Innsbruck. Lo leggerete qui sotto, ma ci sarà poco di strettamente cinofilo-espositivo. L’esposizione, per Briony, è andata in maniera normale, niente di sensazionale. Il sabato abbiamo preso 1 SG (molto buono) in Classe Lavoro con il giudice serbo che, da quello che ho capito,  pensava fossimo in Classe Lavoro grazie a non so quale miracolo. Da quel poco che ho compreso (attendo il giudizio tradotto), per qualche motivo (troppo pulita? Troppo preparata al ring?), il giudice non l’ha ritenuta credibile in Classe Lavoro, pazienza.  Alla domenica abbiamo avuto una giudice ungherese all rounder che, al contrario, deve averla ritenuta troppo sobria per essere un setter (ci ha detto che è troppo piccola, che ha una testa poco importante e che non è abbastanza elegante), quindi di nuovo SG1. Comunque va bene così,  l’esposizione di Innsbruck era stata programmata per essere una divertente vacanza alla scoperta di un pezzettino di  cinofilia austriaca. Qualcosina l’abbiamo capita: per esempio l’atmosfera, in expo’  è molto più rilassata di quanto non lo sia in Italia e, le persone, anche in città, sono meno nevrotiche di quanto non lo siano da noi. E’ possibile che ciò sia legato a una migliore qualità della vita, il risultato è comunque gradevole.

Quanto al divertimento,  posso giurarvi che ci sono state grasse risate, soprattutto durante il lunghissimo viaggio durato diverse ore a causa di tratti di autostrada parzialmente chiusi o del tutto chiusi. È così che la vostra Silicea inizia a preoccuparsi:  parlando del tizio X me ne esco con un “Ohhh il tizio X ha la tale malattia” . La mia compagna di viaggio, stupita, mi chiede come io faccia a saperlo.  “Non lo so, sensazioni rispondo”. Passa qualche ora e si nomina la tizia Y e, invece di stare zitta, me ne esco di nuovo con una rivelazione che doveva essere segretissima: “Ho l’impressione che la tizia Y faccia questa cosa.” In risposta ottengo uno sguardo ancora più allibito del precedente, condito da un “come fai a saperlo?”.  “Boh, me lo sentivo…”

In fondo
In fondo

Pensavo  e  speravo che le scioccanti rilevazioni si esaurissero lì, invece no, ne sarebbe presto arrivata una terza, ancora più sorprendente. Non chiedetemi  come sia successo perché non ne ho la minima idea, l’unica spiegazione irrazionale che so darmi è la seguente: Austria/Innsbruck –>Cristalli (Swarowski) – Silicea/ Cristalli –>Sfera di Cristallo.  Questa volta si parla di Animal Communicators: ho letto un paio di libri di Amelia Kincaid e di Penelope Smith,  il che è abbastanza normale dal momento che leggo qualsiasi foglio di carta che abbia dei caratteri stampati sopra. Ho letto questi libri ma, ammesso che non siano tutte stronzate (sorry!),  dal dire al fare c’è di mezzo un oceano. Ricordo benissimo, però,  che mentre leggevo la Kincaid si perse un cane durante  una battuta di caccia al cinghiale.  Il satellitare era di aiuto solo parziale perché il segnale svaniva ogni  volta che il cane entrava in un bosco di latifoglie.  Lo stavamo inseguendo da quasi tre ore e non avevo nulla da perdere nel provare il metodo Kincaid. Così, mentre tutti ronzavano isterici alla ricerca del cane, mi sono seduta su un prato in cima ad una collina e, con infinita calma, ho cercato di contattare il cane. Sapevo  che era vivo e in buona salute, anche se stanco e confuso.  Con molta fatica ho sentito che si trovava in fondo al bosco, in fondo ad una vallata, probabilmente in prossimità di un ruscello o qualcosa di simile.  A quel punto, onde evitare di essere presa per fulminata, ho suggerito in maniera molto vaga di provare a dare un’occhiata laggiù ed emm…  il cane era proprio là.

Laggiù, in fondo alla vallata
Laggiù, in fondo alla vallata

Non ho dato troppa importanza alla cosa, poteva essere stato un caso, e ho cambiato genere di lettura ma, dopo circa un anno, è di nuovo  stato necessario provare a contattare un cane. Il cane è scomparso, il proprietario ritiene che sia morto:  non è morto, è vivo, è stato preso, caricato su quel che mi sembra essere un Pajero blu, ceppi di legno per un camino.  È troppo poco, è troppo incerto. Contatto un paio di “professionisti” che confermano e aggiungono una serie di dettagli che, nei mesi successive, in seguito a indagini concrete, si riveleranno  altamente precisi.  E due…

Capita così che una di queste persone mi preghi di chiedere al suo cane (che ha grossi problemi comportamentali) cosa c’è che non va. Non credo di esserne capace ma, dovendogli un favore, chiedo. Il problema è che non sento nulla, vedo solo l’immagine di un collare chiaro, con borchie in argento e pietre turchesi. Provo e riprovo per una settimana, ma vedo solo il collare. A quel punto mi arrendo, confesso la mia inadeguatezza e spiego di aver visto solo un collare.  Cerco su google immagini di quel collare per mostrarle alla proprietaria del cane, ma non sembra esistere.  Volete sapere cosa è successo a Innsbruck? Mesi e mesi dopo? Expo, giorno uno,  entro nel padiglione e QUEL COLLARE mi compare davanti:  è in vendita in un banchetto  di collari realizzati artigianalmente. Come se non bastasse, dietro di me c’è la proprietaria del cane a cui annuncio: “Ecco, è questo il collare!”.

Il collare...
Il collare…

Inizio a preoccuparmi, o forse no, magari invece del collare la prossima volta mi escono i numeri del Super Enalotto?




L’omeopatia e l’arte della presentazione del cane

Alcuni anni fa, una serie di “coincidenze” mi ha spinto ad iniziare una terapia omeopatica.  Durante la prima visita, l’omeopata cerca di delineare la personalità del paziente. Avete presente il cappello di Harry Potter che assegna gli studenti alle rispettive case? Avete presente Harry che urla nella sua mente “non Serpeverde, non Serpeverde”? Quella ero io  che invocavo di non essere questo o quell’altro. Il responso è arrivato rapido:  ero Silicea, e non ne ero del tutto sorpresa, era solo diventato ufficiale!

Sono proprio una Silicea, tra i miei tratti caratteriali ci sono il timore di “non essere in grado dì” e la scarsa propensione a farsi giudicare. Intendiamoci, non è che io non voglia farmi giudicare per superbia o presunzione, al contrario,  non sentendomi all’altezza, parto sempre dal presupposto che otterrò un cattivo giudizio! Per lo stesso motivo, noi  Silicee non amiamo essere al centro dell’attenzione, temiamo di non esserne all’altezza. IMG_2204-2

A causa di Briony,  però, ho dovuto abbassare questa mia sensibilità al giudizio altrui:  il  cane meritava di fare il campionato di bellezza ma entrare con lei in ring, sotto gli sguardi di tutti, era l’ultima cosa che desideravo fare. Da buona Silicea, e quindi da buona perfezionista, ho iniziato a prepararla al ring con un’amica,  augurandomi che fosse lei a condurla.  Briony, però,  ha messo subito in chiaro che, in quel ring  sarebbe entrata – solo per farmi un piacere – esclusivamente con me.

Al nostro esordio abbiamo portato a casa una IMG_2231Riserva di CAC: quale motivazione migliore per continuare a lavorare insieme?  Dopo sono iniziate le difficoltà e le ritrosie ma a sostenerci ci sono state la determinazione e il perfezionismo, altri due tratti distintivi della personalità Silicea. La determinazione (Silicea è fragile come il vetro ma anche dura come il quarzo) mi ha portato a non perdere mai di vista l’obiettivo nonostante i torti subiti e nonostante tutto sembrasse remarmi contro. Il perfezionismo mi  ha portato a voler imparare come si  prepara e  come presenta al meglio un cane. Presto alle expo’ ho associato le lezioni di handling, gli allenamenti a casa, i bagni i balsami e le messe in piega.  Subito dopo ho iniziato a rubare i cani agli amici per avere ulteriori occasioni di apprendimento!

Presentare al meglio un cane è complesso, un bravo handler può farlo sembrare molto semplice ma occorrono coordinazione, concentrazione, serenità e sicurezza. Il tutto moltiplicato per due, ovvero per voi e per il cane.  Ho imparato qualcosa, ma davanti a me c’è ancora un universo da esplorare.  Doverci mettere  tanto impegno però, ha i suoi risvolti positivi: non si hanno né il tempo, né il modo di pensare a chi ti guarda. In quel momento non  ti importa nulla di quel che il giudice pensa di te, in quel momento sei al servizio del cane.  Grazie a tutto ciò, la “timida” Silicea, quella che solitamente fa di tutto per passare inosservata, ora entra in ring – persino in ring d’onore – con la stessa faccia di tolla di un venditore di tappeti porta a porta! IMG_2161

Ho dedicato solo pochi mesi all’arte della presentazione del cane eppure…  mi sento già una persona migliore. Non credo sia finita qui, c’è ancora molto da apprendere, ricordatevi cosa si dice di noi Silicee: “They can suffer from various forms of perfectionism, often frozen before the ideal concept of something, which can never be manifested in reality. They are “their own worst enemy”, being much harder on themselves than anyone else could ever be. At its best, this characteristic leads them to produce very high quality work in whatever field they are engaged in.”

Per saperne di più:

British Homeopatic Association

Arcanum Wholistic Clinic

 




Il serio lavoro della Repubblica Ceca

Di Oliver Kolencik

Idea di scrivere qualcosa sulle regole allevatoriali di un bellissimo paese di nome “Praga ” [come viene citato in Italia  -simpatica idea vostra di soprannominare un paese intero con il nome della sua capitale] mi è venuta dopo quando ho parlato con un’allevatrice boema (ceca)  che mi ha confermato quello che sapevo sin  da ragazzo. All’epoca vivevo in Repubblica Ceca e portavo il mio primo cane, un pastore tedesco a fare le gare. Ho vissuto gli ultimi anni del governo comunist11428574_10153450121994406_1212905991_na. Per spiegare come si è vissuta tale epoca a Praga, l’est non era tutto uniforme quindi quando parliamo dell’ex blocco comunista, non si deve generalizzare, Non tutto era buio, paura, povertà eccetera,  posso dire che alcuni dei lati positivi a Praga erano cultura scolastica, arte, sanità, sport soprattutto e cinofilia. Forse qualcuno non ci vorrà credere ma la cosiddetta Enci boema ha la stessa storia,  come quella Italiana, ed era associata con l’ente venatorio. Anche noi abbiamo i nostri nomi, i nostri grandi pilastri che hanno fatto onore al mio paese come per esempio l’ingegnere Karel Hartl (creatore del lupo cecoslovacco su richiesta del governo comunista), il cinologo Frantisek Horak (che ha prodotto il terrier boemo),  il Re Carlo IV (griffone boemo), e altri ancora. Abbiamo avuto la rivista ” Il cane, il miglior amico dell’uomo “, pubblicata in tutta la durata del governo comunista. Expo e prove di lavoro? Una marea!
Mi ricordo che i cani di famiglia in città erano e sempre sono ancora in prevalenza segugi, cani da ferma, terrier e… Pastori. Essendo stata la Repubblica Ceca parte dell’ ex impero austroungarico, la cultura venatoria 11281804_10153450122219406_1636877517_nè molto forte e quindi era assolutamente normale che tutte questa razze, tenute in casa dai miei colleghi    o dai miei compagni di classe passassero i  weekend con i loro padroni e membri di famiglia a svolgere attività cinofile. Facevano prove di lavoro perché era molto normale che cani da lavoro, nonostante che non appartenessero ad allevatori, svolgessero i lavori per i quali erano stati creati.
Ma veniamo al mio argomento, che ritengo interessante al punto di volerlo condividere con amici cinofili: sapevo sin da ragazzino che diventare allevatore e  per avere cani  abilitati a portare l’affisso non era una passeggiata, mi hanno confermato che le cose vanno  ancora così,  mi fa molto piacere! Una mia amica bassottista della Repubblica Ceca mi spiega che il cane che scegli per allevare deve svolgere due prove sopra terra con il punteggio 4 (il nostro 100 punti) e due prove sotto terra (obbligatorio la tana, con lo stesso punteggio), un raduno o mostra speciale con almeno Molto Buono, dopodiché deve andare davanti a una commissione (che loro chiamano bonitazione)  dove vi sono due giudici i quali e11310966_10153450122009406_854403264_nffettuano la bonitazione e ri-verificano che il cane abbia meritato i risultati conseguiti in prova e in esposizione. Il passo successivo è attribuire al cane un codice che ne dimostra le doti. Alla fine di tutto, sul pedigree del cane e gli viene dato un codice che mostra doti del cane. Alla fine nel suo pedigree viene stampata la scritta CANE DA ALLEVAMENTO.
Ho scritto queste righe per farvi capire che Repubblica Ceca ha dato molti buoni antenati nei pedigree dei vostri cani, che alcuni vostri cani boemi vi fanno i campionati e che in questo paese (boemo) la cultura cinofila era ed è al livello così elevato (come la famosa birra), che mi ha influenzato sin molto giovane e mi ha cambiato la vita. La vera cinofilia non l’ho scoperta qui, me la sono portata da Praga




Dalla VJP alla VGP

Testo di Sandro Zambotti, foto di Roberto Alberio

Dalla VJP  alla VGP (passando per la HZP: n.d.a.), è questo il titolo del seminario di addestramento cinofilo  svoltosi a Vedriano (RE) il 25 e 26 Aprile 2015. Destinatari del corso, patrocinato dal Club Italiano Drahthaar, i  possessori e utilizzatori di cani polivalenti interessati ad approfondire metodologie di addestramento, conduzione ed utilizzo dei loro ausiliari secondo la scuola germanica, finalizzando il tutto al superamento degli esami cinofili che tanta importanza hanno in Germania ed Austria e, soprattutto, al corretto e proficuo utilizzo a caccia. Gli acronimi VJP (Verband-Jugend-Prufung), HZP (Herbst-Zucht-Prufung) e VGP (Verband-Gebrauchs-Prufung) contraddistinguono, infatti, i tre esami che, in ordine cronologico debbono essere superate da un cane da caccia “tedesco” nel corso della sua carriera, il superamento dei primi due è, tra l’altro, necessario affinché il soggetto venga messo in riproduzione. Relatore del corso Giuseppe Marinelli, esperto conduttore di Deutsch Drahthaar e allievo di Zeffiro Gallo, uno dei più famosi allevatori e conoscitori della razza, a livello mondiale. Ad ascoltare Giuseppe un bel gruppo di conduttori, 35, con diverse  razze, a farla da padroni ovviamente i D. Drahthaar, ma erano presenti anche un  D. Kurzhaar, alcuni Weimaraner ed un  cucciolo di Kleiner Musterlander. Tra tutti era presente anche una piccola “rappresentativa” della nostra provincia con D. Drahthaar al seguito.

Durante la prima mattinata del corso è stata illustrata la “filosofia” del cane polivaDSC_0021lente da caccia, lo Jagdgebrauchshund, sottolineando le differenze fondamentali tra questo e i Field Trialer inglesi, in particolare l’assoluta necessità, per la scuola tedesca, di un perfetto lavoro anche, se non soprattutto, dopo lo sparo. Per la Waidmanngerechtigkeit, parola che contraddistingue ed intreccia sia l’etica che il diritto venatorio mitteleuropeo, niente è più riprovevole che abbandonare, non ritrovandolo, un capo di selvaggina nel bosco, ecco quindi che l’utilizzatore dello Jagdgebrauchshund dovrà esigere dal proprio cane un riporto/recupero della selvaggina minore abbattuta o ferita, dal bosco come dall’acqua in ogni condizione, ivi compreso il riporto di selvatici particolarmente pesanti, e poco appetibili, come la volpe; in un secondo momento si esige dallo stesso cane di saper tracciare e bloccare un ungulato ferito. Dopo questa breve introduzione, Marinelli è entrato nel vivo del corso, esponendo il metodo di addestramento utilizzato. L’ addestramento é suddiviso in due parti principali, la prima, dai due mesi fino alla formazione della dentatura permanente, serve alla creazione del legame allievo-conduttore ed al condizionamento minimo necessario per la prosecuzione durante la seconda fase, la più intensiva, e mirata alla creazione di quelli che sono chiamati Zwang, vale a dire i “comportamenti nel cane anche contrari al suo naturale volere, a vantaggio dell’uomo”. [Questa definizione di “forzato” è estratta dal libro di Hegendorf\Uhde “der Jagdgebrauchshund” e delinea in maniera oggettiva il concetto di forzato, concetto che in Italia è stato distorto e abusato dal 99% degli appassionati. È in sintesi una evoluzione del condizionamento classico. Non è sofferenza o maltrattamento – Nota di G. Marinelli]DSC_0026

Una delle fondamenta su cui poggia l’addestramento dello Jagdgebrauchshund è il riporto forzato, il cane addestrato ad esso riporta a comando qualsiasi oggetto, in qualsiasi condizione, trattenendolo in bocca fino all’ordine del conduttore. L’addestramento al riporto forzato è stato estesamente spiegato e mostrato, partendo dall’approccio iniziale con un allievo privo di condizionamento e progredendo nella scomposizione e ricomposizione dell’esercizio, da fermo, da terra e poi, all’esterno, in movimento; si è passati quindi al riporto “direzionale” con più riportelli recuperati in sequenza. In questa fase è stata più volte rimarcata dal relatore la necessità di proseguire per gradi, esigendo l’assoluta perfezione nell’esecuzione delle varie fasi, scomposte, degli esercizi, per poi proseguire alla composizione dell’azione, lavorando inizialmente in ambiente controllato (Stuebendressur =addestramento nella Stube) per poi passare all’esterno, utilizzando prima una lunghina, quindi ripetendo gli esercizi con l’allievo libero. Sempre graduale deve essere la successione delle “prede” riportate, all’inizio riportelli artificiali di diverse forme, consistenze e pesi, poi, una volta correttamente eseguiti i riporti con questi,  si utilizza della selvaggina abbattuta, congelata, evitando sempre specie “delicate ed appetibili” come i fasianidi, particolarmente la quaglia, per prediligere specie più resistenti come il piccione o i corvidi. In questa fase il relatore non ha mancato di sottolineare più volte come, nell’addestramento, sia estremamente deleterio l’uso come riportelli di pezzi di legno. Si è passato quindi all’esecuzione delle Schleppe, i riporti di un selvatico di penna o pelo trascinato che simulano il riporto di un capo di selvaggina ferito che si sia allontanato dall’Anschuss. Le Schleppe, oltre ad avere una vera e propria applicazione nella pratica venatoria servono inoltre come esercizio propedeutico al lavoro sulla traccia. Il primo pomeriggio del sabato è proseguito dapprima con una dimostrazione sull’utilizzo della “farfalla”, Reizangel in tedesco, utile come mezzo per rafforzare la ferma, piuttosto che la correttezza al frullo; per poi proseguire col riporto dapprima attraverso un ostacolo e, quindi,  col riporto della volpe, quest’ultimo è servito come dimostrazione dell’assoluta necessità di preparare il cane al riporto forzato, risultando inefficace, con prede pesanti e/o “sgradevoli”, il ricorso al riporto spontaneo: nessuno degli allievi presenti, infatti, ha abboccato la volpe limitandosi ad una, circospetta, annusata della spoglia. In chiusura del primo pomeriggio, il laghetto ha ospitato la parte del Wasserarbeit (lavoro in acqua), dove la materia del riporto/recupero dall’acqua è stata ampiamente esposta, utilizzando i vari allievi presenti per simulare riporti e recuperi della selvaggina d’acqua, affascinante è stata la dimostrazione della capacità del D. Drahthaar di seguire una scia odorosa a pelo d’acqua, risalendo la traccia lasciata in superficie dal trascinamento di un’anatra.DSC_0093

La prima giornata è terminata con una deliziosa cena di gala, a base di selvaggina, che è stata servita nella chiesa (sconsacrata) del castello di Sarzano (RE). Durante la seconda parte del corso, Marinelli ha utilizzato uno degli allievi, un maschio di D. Drahthaar di circa un anno, per una dimostrazione sull’addestramento al “corretto al frullo”, utilizzando per l’occasione uno di quei lancia volatili che si vedono ormai spesso su internet. Nella seconda parte della mattinata è stato affrontato l’addestramento del cane alla traccia artificiale di ungulato, sono stati evidenziati i vari sistemi di tracciatura, con le scarpe da traccia, con la spugna, con lo spruzzo, la fase di partenza dall’Anschuss, la conduzione in traccia ed il lavoro a fine traccia. Marinelli ha sottolineato ancora una volta l’opportunità, a suo avviso, di procedere propedeuticamente con un addestramento intensivo delle varie fasi scomposte. Si effettuano quindi una serie di ripetizioni, anche più volte nel corso della stessa sessione di addestramento, di “ispezioni e partenze” dall’ Anschuss, poi una serie di tracce più o meno lunghe, poi si sviluppa a parte il lavoro a fine traccia per poi ricomporre le tre fasi nella preparazione finale dell’esercizio. Particolarmente interessante è stata la parte relativa al lavoro del cane a fine traccia, è stata spiegata, sempre con dimostrazioni pratiche utilizzando uno dei cani presenti,  la tecnica di addestramento del Bringselverweiser, il ritorno del cane al conduttore col testimone in bocca per evidenziare il rinvenimento del capo. Indispensabile per la riuscita del Bringselverweiser  risulta, manco a dirlo, l’addestramento completo al riporto forzato; sempre utilizzando uno degli allievi presenti si è poi provato l’addestramento al Totverbeller, l’abbaio a morto.DSC_00311

Uno degli aspetti più interessanti del seminario, a giudizio di chi scrive, è stata la più volte sottolineata necessità di testare e rafforzare l’addestramento dell’allievo mediante la creazione di situazioni di “conflitto”, si ripropone quindi qualsiasi esercizio, già affinato e perfezionato precedentemente in condizioni controllate, in presenza di alcune forme di disturbo, ad esempio la presenza di altri cani contemporaneamente, oppure mentre a poca distanza verranno effettuati alcuni spari, oppure ancora, una volta sistemata una traccia di ungulato, si complicheranno ulteriormente le cose incrociandola in più punti mediante il trascinamento di una pelle fresca di lepre per addestrare il cane ad ignorare il “cambio”; questi accorgimenti, oltre a rafforzare la precisione e la correttezza dell’addestramento, permetteranno al conduttore di capire, in condizioni controllate, gli atteggiamenti del cane e gli eventuali segnali che preludono, ad esempio nell’ultimo caso, all’uscita dello stesso dalla traccia per seguire un “vivo”.DSC_0113




I° Trofeo Memorial Danilo Liboi

IMG_9399ll poligono di tiro Le Chamois “Coazze” e la C.a.f.f. Editrice organizzano il 1° trofeo “Memorial Danilo Liboi“; una gara per amici, cacciatori e tiratori in ricordo di un grande amico. L’evento si svolgerà presso il poligono Le Chamois “Coazze” (località Pian Neiretto a Forno di Coazze, provincia di Torino) in due incontri (25 – 26 luglio e 5 – 6 settembre), con una gara a 200 metri, “tiro cacciatori”, e 50 metri, “tiro al cinghiale corrente”, in entrambi gli appuntamenti.

L’iscrizione avverrà in loco; armi, ottiche e munizioni saranno fornite ai partecipanti dall’organizzazione tramite sponsor. Il termine delle iscrizioni verrà comunicato sul campo di gara. In palio ricchi premi, offerti da prestigiosi sponsor, sia per i migliori classificati sia a estrazione.

Per ulteriori informazioni: Marco Cenni, cell. 347 9161112, e-mail cennihunters@tiscali.it

REGOLAMENTO

Date

Primo incontro: 25 e 26 luglio 2015

Secondo incontro: 5 e 6 settembre 2015

Orari di gara sabato 25 luglio: dalle 9,00 alle 24,00 (possibilità di tiro in notturna)

domenica 26 luglio: dalle 8,00 alle 18,00

sabato 5 settembre: dalle 9,00 alle 24,00 (possibilità di tiro in notturna)

domenica 6 settembre: dalle 8,00 alle 17,00

Il termine delle iscrizioni verrà comunicato sul campo di gara

Modalità di gara

200 m tiro cacciatori e 50 m cinghiale corrente in entrambi gli incontri

Regolamento 200 m

Partecipanti: tutti coloro che sono muniti di porto d’armi e assicurazione Rc maneggio armi da fuoco in corso di validità Modalità di iscrizione: in loco

Armi, ottiche e munizioni: fornite dall’organizzazione tramite sponsor

Numero dei colpi di gara: sei colpi su sei barilotti separati, si considerano i cinque colpi migliori

I tiratori devono essere autosufficienti nell’osservazione dei bersagli (si consiglia di munirsi di spektive)

Rientri: una gara e massimo due rientri, compatibilmente col numero dei partecipanti e con le scorte di munizioni. Avrà priorità la prima iscrizione per dare la possibilità di partecipare al maggior numero di iscritti. Verrà comunque premiato solo il cartello migliore

Di ogni singola manche, si calcola la somma dei cinque colpi migliori; in caso di parità, il maggior numero di manche e ancora la minor distanza dal centro del colpo peggiore. In caso di colpo tangente, vale il punteggio superiore; i bersagli verranno consegnati ai tiratori a fine manifestazione

Tempo di gara: 10 minuti

Costo iscrizione: 30 € per gara e primo rientro; l’ulteriore e ultimo rientro (facoltativo) verrà offerto a 10 € (compatibilmente con disponibilità di linee e cartucce)

Regolamento 50 m

Partecipanti: tutti coloro che sono muniti di porto d’armi e assicurazione Rc maneggio armi da fuoco in corso di validità Modalità di iscrizione: in loco

Armi, ottiche e munizioni: fornite dall’organizzazione tramite sponsor

Numero dei colpi di gara: quattro da sparare due all’andata e due al ritorno, uno per ogni finestra

Rientri: una gara e massimo tre rientri, compatibilmente col numero dei partecipanti e con le scorte di munizioni. Avrà priorità la prima iscrizione per dare la possibilità di partecipare al maggior numero di iscritti. Verrà comunque premiato solo il cartello migliore

Di ogni singola manche, si calcola la somma dei quattro colpi e, in caso di parità, il maggior numero di manche. Nel caso di ulteriore parità, si effettuerà spareggio sul campo a fine gara di domenica. In caso di colpo tangente, vale il punteggio superiore. I bersagli verranno consegnati ai tiratori a fine manifestazione

Costo iscrizione: 30 € per gara e i primi due rientri; l’ulteriore ed ultimo rientro (facoltativo) verrà offerto a 10 € (compatibilmente con disponibilità di linee e cartucce)

Premiazione:

Per le singole gare:

A- cinghiale corrente 25/26 luglio: si premieranno 1°-2°-3° classificato

B- tiro cacciatori 25/26 luglio: si premieranno 1°-2°-3° classificato

C- cinghiale corrente 5/6 settembre si premieranno 1°-2°-3° classificato

D- tiro cacciatori 5/6 settembre si premieranno 1°-2°-3° classificato

L’organizzazione distribuirà tra i primi tre classificati di ogni categoria il 35% dell’incasso delle iscrizioni in misura proporzionale al loro piazzamento (15% al primo, 12% al secondo 8% al terzo)

Super premi:

Somma dei migliori risultati della categoria cinghiale corrente (gara A più gara C) 1°-2°-3°-4°-5° classificato

somma dei migliori risultati della categoria tiro cacciatori (gara B + gara D) 1°-2°-3°-4°-5° classificato

A estrazione:

una carabina e altri premi su tutti i partecipanti, che avranno un tagliando d’estrazione ogni prima iscrizione di ogni categoria in entrambe le gare (quindi ogni partecipante avrà la possibilità di avere al massimo quattro tagliandi); i premi a estrazione non sono cumulabili; i premi di maggior valore verranno assegnati anche ai non presenti. Seguiranno aggiornamenti.

Eventi collaterali

Gara di tiro per bambini con carabina ad aria compressa depotenziata di libera vendita, sotto la supervisione di adulti; premio finale una carabina ad aria compressa di libera vendita, iscrizione gratuita sponsorizzata dall’armeria Tower.

Gara “Fun Shooting” con carabina a leva Uberti (arma e munizioni messe a disposizione dall’organizzazione): 5 colpi su bersaglio da definire, costo iscrizione 5€; rientri liberi, ma avranno precedenza le prime iscrizioni.

L’organizzazione distribuirà tra i primi tre classificati di questa categoria, per ognuno dei due eventi, il 35% dell’incasso delle iscrizioni in misura proporzionale al loro piazzamento (15% al primo, 12% al secondo 8% al terzo).

Infine tra i partecipanti a entrambi gli eventi verrà sorteggiata una pistola Uberti.




Tutti a Prato, nel prato!

La mattina del 26 aprile, ad un orario indecente, sfrecciavo lungo la A21 diretta verso la Toscana. Si trattava di un viaggio semi-programmato: non so perché ma, a naso, avevo deciso mesi prima di andare all’Esposizione Canina Internazionale di Prato. Non Empoli, non Poggibonsi, non Firenze… Prato. Non chiedetemi perché, certe decisioni sono vengono così, da sole.  Una parte di me però non era proprio convinta di andare a Prato, perché Prato era “lontano” così ho cercato di evitare il viaggio iscrivendomi anche all’Esposizione Internazionale di Ferrara ritenendola più vicina (opinioni). Però, a Ferrara le cose non sono andate come si sperava: nessuno sputa su un 1°Ecc ma non è un CAC, e l’inseguimento doveva ricominciare, andando un po’ più a sud.

La Toscana è anche la terra in cui vivono amici che non mi sarebbe dispiaciuto rivedere ma, tra me e l’esposizione di Prato, rimanevano tante incognite. Innanzi tutto era all’aperto e io, da anima rurale, amo le esposizioni all’aperto ma le previsioni meteo non erano per nulla rassicuranti. A caccia o alle prove di lavoro si va senza problemi anche sotto la pioggia ma, in esposizione? Dopo aver lavato e stirato un cane bianco a pelo lungo?  Ero sopravvissuta a due raduni drahthaar innaffiati dalla pioggia ma, vorrete mica paragonare quelle bestiacce irsute alla mia nuvoletta bianca? L’unica mossa intelligente è procurarsi una tenda da campeggio in grado di montarsi e smontarsi da sola.  Faccio così una prima visita alla Decathlon: avverto il commesso che ero solo in avanscoperta e che non avrei nulla fino al giorno antecedente l’expo. Mi mostra una tenda Quechua 2 Seconds apparentemente facile da gestire e mi assicura che è comodissima anche per dormirci dentro.  Segue la mia risposta, categorica”Guardi, l’ultima cosa che voglio fare è dormire in una tenda!” Pochi giorni dopo sono tornata ad acquistarla, sempre convinta a non dormirci dentro però!tenda

All’arrivo trovo il sole e  trovo un parcheggio ragionevolmente comodo, scarico e mi incammino verso il ring. Una volta lì, evito di montare la tenda: non sono interessata a scoprire le mie abilità nello smontarla! Spazi, alberi ed erba rendono subito Prato inconfrontabile con Ferrara. Al di là dei risultati sul libretto, Ferrara è rimasta indigesta sia a me che al cane: troppi cani in poco spazio, ring adatti (forse) a un bassotto, rumore,  confusione: qui è tutto più aperto e più rilassato. Mentre attendo l’inizio dei giudizi, l’altoparlante presenta la giuria e i componenti del gruppo cinofilo.  Ad un certo punto annuncia “Francesco Bini”, presidente, ma come Francesco Bini presidente, io lo conosco! Dovete sapere che a Prato ero convinta di non conoscere nessuno, ricordavo solo Giuseppe Mattei, proprietario del mitico Atz del Viottolo, uno dei drahthaar che ha vinto di più in esposizione. E, invece, ecco materializzarsi un sacco di gente, più o meno nota, a partire dall’inconfondibile Federico Vannucci  con il quale decolla subito una conversazione sullo springer “completo”, altrimenti detto Bello & Bravo. Il povero Vannucci, proprio come la sottoscritta, ammattisce per salvaguardare il pelo di cani da lavoro che lavorano!

Pochi minuti dopo, arriva anche Monica con le kopove (Ape & Vespa) che ho visto nascere e crescere e che ero ansiosa di ritrovare. Sono sempre le stesse: Ape con l’aria dimessa e Vespa, grintosa nella difesa dello zaino (cioè della borsa della spesa!). Le kopo  Infine arriva anche Happy, la kleiner munsterlander di Francesca, mai raduno di razze rare fu così riuscito! L’attesa si conclude con una presentazione dignitosa del cane e, ancora più importante, con un buon risultato conquistato in un ambiente sereno in compagnia di amici.  I cani iscritti in totale erano 783, non tantissimi per un’internazionale, ma adeguatamente gestiti a livello organizzativo (con un gruppo cinofilo solerte nel rimediare errori riscontrati dopo la conclusione dell’ expo). Gradevole anche la scelta degli stand: spiccava su tutti BAU BARU’ una bancarella in cui si trovavano in vendita letti, cuscini e oggetti vari per cani realizzati artigianalmente e con tessuti di pregio. Erano talmente belli che non ho osato chiedere i prezzi, limitandomi a controllare su internet la storia di questa attività. Il titolare è un tappezziere che ha abbandonato poltrone & sofà per dedicarsi agli articoli per cani, articoli che oggi realizza con grande gusto.IMG_7989low

La gestione di cibi e bevande era affidata alla pro-loco di Migliana che aveva sistemato due ampi tendoni con annessa cucina non lontano dal mio ring. Diverse le fiammate in stile “soffio del drago” ma sempre controllate dai grigliatori. Ampio il menù che comprendeva anche piatti caldi appartenenti alla cucina tradizionale toscana. Sottolineo, infine, prezzi equi e massima cortesia da parte del personale. Unica nota logistica che ha suonato stonata… i gabinetti, grande anzi enorme, limite di tutte le expo’ all’aperto. Erano stati posizionati dall’organizzazione dei wc chimici che però, al pomeriggio… beh vi lascio immaginare.

Per il resto tutto perfetto, avrei solo voluto avere più tempo a disposizione per dare un’occhiata anche alla zona “cinese” di Prato che, se non ho compreso male, era limitrofa all’expo’. La prossima volta, magari!