Il pelo, e tre: epagneul breton

Essere un trend setter, ovvero passare le proprie ossessioni ad altri, è un’arte ma ci siamo riusciti. Ieri pomeriggio ho ricevuto una telefonata da parte di Miriam Lola, la groomer di fiducia che ho intervistato per un articolo apparso su Beccacce che Passione. In quel pezzo si parlava della toelettatura dei cani da caccia e un lettore è rimasto talmente affascinato da quanto aveva letto che si è dato da fare per rintracciare Miriam. Lo scopo della telefonata era il chiederle come si toletta un breton per le esposizioni. Pur lavorando molti breton, i clienti di Miriam sono cani da caccia che non partecipano ad esposizioni, pertanto lei si è trovata in difficoltà nel dare informazioni che avessero il valore di certezza assoluta. Lo scopo della sua successiva telefonata  a me era farmi qualche ricerca nella mia immensa biblioteca cinofila, per meglio soddisfare il lettore.IMG_4722-1

Tra i libri che possiedo c’è The New Complete Brittany Spaniel di Maxwell Riddel (lo potete acquistare su Amazon), che appartiene alla stessa serie dei libri Howell da cui avevamo preso la immagini del pelo toelettato del setter. L’ho prontamente sfogliato ma non ho trovato nulla che differisse dalla spiegazione data da Miriam al lettore. I suoi consigli? Sistemare le orecchie, il pelo dei piedi, sistemare i peli che “sparano” ed eventualmente allegerire il collo, ma senza esagerare perchè il breton è un cane “compatto” e se togliamo troppo si rischia di scompattarlo. Concordo, i breton che ho sempre visto in esposizione erano molto naturali, e questo è un bene per una razza in cui si mantiene ancora unità tra cani da bellezza e cani da lavoro.  Maxwell Riddel stesso raccomanda di non tosare, di non setterizzare e di non esagerare: il libro credo sia uscito per la prima volta negli anni’80 e da allora gli americani hanno ulteriormente stra-tolettato il loro Brittanies che, ci tengo a dirlo, hanno morfologia ormai drammaticamente diversa dall’Epagneul Breton, così come lo intendiamo noi.

Ho quindi, per dovere di informazione, googlato Brittany grooming e Brittany Trimming appropodando a diversi video americani che mi hanno fatto scuotere la testa.  Eccomi quindi a cercare “épagneul breton toilettage” ed eccomi arrivare dove volevo: il sito del club di razza francese! Esiste una pagina dedicata proprio a questo argomento. I suggerimenti, in breve, sono i seguenti: toelettate l’orecchio (sotto l’orecchio e attorno al bordo) in modo da mettere in evidenza il fatto che l’orecchio sia corto e piccolo. Tagliate i piedi dietro ai metacarpi e ai metatarsi per evidenziarne l’orientamento; togliere eventualmente frange dal posteriore (se troppo abbondanti) che potrebbero far sembrare il cane più lungo; sistemare il pelo tra le dita dei piedi e dare la forma rotonda al piede; togliere un po’ di pelo se è troppo abbondante e fa sembrare il cane più lungo. Questo è quanto, per approfondimenti potete fare riferimento al link soprastante, in francese.




Twin set(s)

Vi faremo sapere, così ho chiuso l’articolo sulle tecniche proposte per salvare il pelo.  Quindi, umm, ecco, forse un aggiornamento è doveroso.

FALLIMENTO TOTALE! La tuta da Superdog di Decathlon è morta e dispersa, là andrò a cercare (contrastare l’inquinamento è un dovere!) dopo un abbondante pasto di kriptonite. Cosa è successo? Di preciso non lo so, c’è dietro un’altra storia che verrà raccontata, so solo che, all’inizio, accorciata la lunghezza delle zampe anteriori, sembrava funzionare tutto a meraviglia. Dopo il necessario “assestamento”, IMG_8960-1Briony galoppava spedita e con stile. 

Passati circa 15 minuti, IMG_8998-1

ho iniziato a constatare l’esigenza di modifiche. Il busto andava assottigliato, reso più aderente, nonchè allungato con una parte posteriore che lo rendesse meno sballonzolante. Ero pronta a sacrificare una MIA, PERSONALISSIMA, maglietta della Phard (o era di Parah? che fotograferei se solo riuscissi a trovare. Vi assicuro comunque che esiste e che sarebbe stata d’incanto insieme alla parte blu elettriche (vabbè… insomma, magari no dal momento che è nera con finiture violetto e fiorellino ricamato color trifoglio… ma i cani mica vedono i colori!). Comunque io ero pronta a sacrificare la MIA maglietta per il pelo del mio cane ma questo non è stato necessario. Avevo in mente il twin set perfetto!

La mezza tuta da Superdog ha iniziato lentamente a sfaldarsi, questa foto testimonia l’ultima volta in cui è stata vista in discrete condizioni, ora non mi resta che il colletto, il che dovrebbe far riflettere quelli che sostengono che il pelo non si rovina in campagna (nonché far sospettare di cani in Classe Lavoro con peli chilometrici!).

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Comunque, è andata così, in compenso confermo il parere positivo sulla crema-olio L’Oréal citata nell’articolo precedente.  Soluzioni? Al momento nessuna,  ma questo se ne è uscito stamattina da un cassetto suscitando una certa curiosità nel cane.  Eureka! Miss Setterina Italia, di nobili natali svizzeri, non può certo andarsene in giro tra i rovi indossando una tuta blu da metalmeccanico!  Se twin set deve essere, che sia della marca giusta e del tipo giusto, del resto fin da cucciola si è mostrata particolarmente vocata nei furti di biancheria intima.

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Visti i rischi che vorrebbe far correre a un capo “firmato” ($$$) ho spiegato a Briony che rimanderemo l’esperimento ad un futuro più prospero.

Ps.  Per la Signora Simona Barbieri… non abbiamo sempre parlato bene di Lei e Le abbiamo sempre fatto pare “bella figura” e Briony a 10 mesi era già una sua fan, lo tenga presente nel caso intenda scegliere un testimonial alternativo!

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Aiuto, il pelo!

So che molti di voi non capiranno. Ma mi basta sapere che qualcuno capirà. Ho affrontato il Campionato Italiano di Bellezza con un cane di genealogie “da lavoro”,  il cui mantello non è profuso come quello dei cugini selezionati proprio per essere pelouchoni. In quanto cane “da lavoro”, inoltre, suddetto soggetto non ne voleva sapere di stare fermo e di non lavorare, attività che comprometteva ulteriormente la qualità del pelo.

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Trova il setter
Insomma, se nasci con tre peli, vivi in casa con il riscaldamento e ti ostini a lasciare i tuoi tre peli in mezzo ai rovi… abbiamo un problema! Chi mi conosce sa i livelli di ossessione che ho raggiunto con questa cosa del pelo, anche perchè i giudici, ogni giorno cambiavano opinione.  Ricordo un giorno un giudice che mi disse che “avevo toelettato poco collo e orecchie”, l’indomani, il suo collega mi disse che invece… avevo esagerato con la toelettatura di collo e orecchie (durante la notte non avevo fatto nulla al pelo!). Abbiamo persino avuto un giudice serbo che ha affermato che la condizione del pelo era troppo buona per essere quello di un cane da lavoro. Epperforza, ero talmente paranoica  tra bagni, balsami, shampi, integratori,  messe in piega avevo fatto l’impossibile per ottenere un buon pelo.

Il pelo migliore, devo confessarlo, lo ha avuto lo scorso autunno, in piena stagione di caccia, nonché al termine del campionato di bellezza. Quest’anno abbiamo principalmente lavorato in terreni aperti ma, la “principessa” ha il dono di trovare roveti e paludi nel deserto. Così, è presto ricominciato il balletto del pattume, perchè lavare e – sopratutto districare – il cane dopo ogni uscita è sfiancante.  Da sempre, quando andiamo in posti critici utilizziamo un favoloso gilet salva-pancia che arriva dalla Svezia. Lo potete vedere in fotografia, è ad alta visibilità, di eccellente fattura e resistenza. Ho provato diversi modelli prima di scegliere questo, alcuni sono durati un paio di giornate, si sono sbrindellati e si sono persi, questo è ottimo e il cane lo accetta volentieri. Il nostro è arancione, ma mi pare che ora lo producano anche in rosa fluo, e ha il grande merito di proteggere la pancia e le frange dai rovi.  Per saperne di più potete chiedere a Agnetha Boman Andersson

Gilet svedese

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Superdog

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Volo

Come appena detto, si tratta di un corpetto che protegge parte del cane, un po’ poco quando ci sono attorno a noi la cicuta (Conium maculatum) i cui “pallini” sono terribili a fine estate/inizio autunno e la nappola italiana. Il nome scientifico della nappola italiana è Xanthium italicum e, purtroppo, molto di noi lo conoscono bene.  Toglierlo è difficile e doloroso e… rovina il pelo! Negli anni le ho provate tutte, l’ultimo tentativo, per ora  un successo parziale, è il seguente:ho acquistato una maglietta anti sole per bambini da Decathlon. E’ in lycra, aderente ed elasticizzata, la si trova nel reparto nuoto. La taglia da scegliere varia in base a quella del cane, il problema è che la maglietta va adattata e, su questo, ci stiamo lavorando. Le maniche, in cui si infilano le zampe anteriori, sono elasticizzate e se il cane corre si allungano quindi vanno tagliate. Non è semplicissimo stabilire al misura quindi bisogna andare per tentativi, vi faremo sapere.

Nel frattempo ho anche scoperto un prodotto per capelli umani che sembra funzionare a meraviglia nella rimozione delle nappole. Si chiama L’Oreal Elvive Olio Straordinario – Maschera Nutriente. L’inci non è entusiasmante, ma funziona benissimo per quel che serve a me. Va applicato sul pelo bagnato e poi va sciacquato.

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Xanthium italicum
Ps. Capisco perchè alcuni scelgono il pointer!




The Project

The Project

Dogs & Country was born in January 2013. It was a sunny and chilly morning and Rossella was walking the dog when an idea came into her mind. Why do not create something that would allow a direct connection between writers and readers? Why not to have a space in which we could be totally free? Why not to take advantage of the web?

The web attracts writers and journalists who are used to work for traditional paper magazines, it is very tempting and… temptation won over us. It took almost one year to understand how to set up a blog and how to make it work. We researched, planned and meditated. We are writers, not computer experts, which means we are trying to build this blog step b step. We are still getting used to the web but we want to offer our readers the same quality writings we are known for.

Here we want to write about dogs, but non only about,  dogs because to us, everything related to country life matters! We love dogs, countryside and outdoors activities, writing about them is our own special way to express our gratitude for their existence.  But, we cannot forget our readers and we wish to offer them some good contents, some food for thought and some fun!

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Variabilità genetica nel kurzhaar

Segnaliamo ai lettori di Dogs & Country un’importante iniziativa patrocinata dall’ENCI, dal Kurzhaar Club Italiano e dall’Istituto di Ricerca Spallanzani.

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PRA & NCL-D nel setter inglese // PRA & NCL-D in the English Setter

For English Scroll Down

La sigla PRA (rcd 4) sta per Atrofia Progressiva della Retina mente la sigla NCL-D è acronimo di Lipofuscinosi Neuronale Ceroide. Cosa sono?

Si tratta di due malattie genetiche presenti in diverse razze canine, tra esse il setter inglese. Personalmente, sono a conoscenza della NCL-D da almeno 20 anni ma solo pochi anni fa avevo appreso che fosse stata individuata la mutazione. Mi risultava altresì che l’unico laboratorio che effettuava i test fosse in Repubblica Ceca.

Per quanto riguarda la PRA, invece, la disponibilità del test per il setter inglese e per il setter gordon è relativamente recente ma da diversi anni la malattia è conosciuta e testata nel setter irlandese, ne avevo parlato anche nel mio libro sui setter.

Cosa comportano queste malattie nello specifico? L’atrofia progressiva della retina causa cecità nei soggetti affetti. Il test a disposizione  indaga su una delle forme di PRA  presenti nel setter inglese. E’ possibile, purtroppo, che ce ne siano anche altre.  Non esistono terapie per la PRA. La patologia è  caratterizzata da insorgenza tardiva, si sviluppa cioè in soggetti adulti che potrebbero già essersi riprodotti.

Secondo il laboratorio Antagene, la mutazione responsabile della patologia è presente nel 7% della popolazione dei setter francesi (moltissimi dei quali, mi preme ricordarlo, hanno antenati italiani). Sono stati altresì riscontrati casi di PRA (rcd4) in setter inglesi norvegesi, di sangue italiano e non.

Sulla lipofuscinosi non ho dati numerici da trasmettere ma mi preme sottolineare che è una patologia neurodegenerativa GRAVE che porta a morte del soggetto. Un cane affetto da lipofuscinosi difficilmente raggiunge l’anno di età e trascorre i suoi pochi mesi di vita miseramente, causando sofferenza anche ai proprietari destinati a vederlo spegnere.  E’ pertanto dovere degli allevatori e degli appassionati impedire che questo accada. Non esistono terapie per la NCL-D.

Cosa hanno in comune queste due patologie? Si tratta di patologie autosomiche recessive, causate da un unico gene che è recessivo. Questo significa che noi possiamo testare il DNA  per individuare il gene con un semplice prelievo di saliva o di sangue. Ogni soggetto possiede due copie dello stesso gene. Attraverso l’esame del DNA possiamo scoprire se entrambe le copie sono “sane”, in quel caso si parla di cane “esente” e omozigote; se è “portatore” (una copia è mutata), quindi il soggetto è “portatore” e eterozigote oppure “affetto” (due copie mutate).  Trattandosi di geni che si comportano in maniera recessiva solo i soggetti “affetti” (due copie mutate), manifesteranno la malattia. I soggetti portatori NON manifesteranno la malattia ma, se si intende usarli in allevamento, vanno accoppiati SOLO con soggetti esenti e i cuccioli vanno poi ricontrollati in quanto il 25% di loro (un cucciolo su quattro) sarà composto da portatori. Un soggetto portatore può trasmettere il gene mutato alla prole. Un soggetto affetto trasmette sicuramente il gene mutato alla prole pertanto NON va messo in riproduzione.

Il costo dei test sul DNA dipende dal laboratorio a cui vi rivolgete ma, ultimamente, ci sono buone offerte. Da Antagene ho pagato 98 euro per entrambi i test.  Si tratta di una cifra da leggersi all’interno di un programma di selezione, ogni allevatore e ogni appassionato, prima di pensare a fare cucciolate, dovrebbe fare tutto il possibile per mettere a mondo soggetti prima ancora di essere “bravi” e “tipici” siano “sani.

Immagine Antagene
Immagine Antagene

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PRA (rcd 4) means Progressive Retinal Atrophy while NCL-D stands for Neuronal Ceroid Lipofuscinosis, two genetic diseases  that can be found in some canine breeds, including the English Setter. NCL-D had been known for at least 20 years but, as far as I know, the gene responsible for it had been found only a couple of years ago. I also remember that, at the time, there was only a lab testing for it in Czech Rep.

As for the PRA, the availability of a test for the ES and GS is quite recent as well,  while the disesase is well know among IS breeders. I wrote about it in my Setter book which came out in 2004.

Which are the symptoms caused by these disesaes? PRA  causes  progressive loss of vision (at night and then in daylight) culminating in blindness. The  DNA test identifies only one of the mutations causing PRA (there are more “types” of PRA which seems to affect the ES) and Antagene Lab estimates the mutation to be present in the 7% of the French ES population (most of which has Italian ancestry).  There are also cases of PRA (rcd 4) in Norway and carrier dogs who are both of Norwegian ancestry and of Italian ancestry.  There are no therapies for PRA and this is a late onset disease which means the dog might start showing symptoms of the disease after having already been used as a stud/bitch.

I have no numerica data on lipofuscinosis which is a neurodegenerative diseases leading to loss of motor function and vision and to behavioural disorders. The age of onset can vary between 12 and 18 months and the animal will eventually died, It is a serious and painfull disesaes that would devastate owners too, it is therefore very important that breed lovers and breeders work to eradicate it.

Both these diseases are autosomal recessive, hence an animal might have three possible status:

Clear (normal homozygous) – Both the copies of the genes are correct, he or she  will not develop the disease  nor pass the mutation to the prole.

Carrier (heterozygous) –  One of the gene copy is mutated, he or she will not develop the diseases but will pass the mutation tp 50% of the prole.  If you intend to breed a carrier, his or her partner must be a Clear.  In this case, about 25% of the puppies could be carriers as well.

Affected (mutated homozygous)– Both the copies of the genes are mutated. He or she will develop the disease and pass it to all the prole. These dogs must not be used for breeding.

DNA test costs vary according to the laboratory you choose but you can find good deals online. I paid 98 euros (two tests) choosing Antagene, not a huge amount of money if you are a reputable breeder caring about the breed.  A reputable breeder must consider health prioritary, conformation and working ability are very important traits to select for but health should always come first.




Addestrati il cane – Train your dog

“E’ di rado vantaggioso che un cane abbia più di un istruttore. Può darsi che i metodi di insegnamento siano gli stessi ma potrebbero esserci differenze nella voce o nei modi che potrebbero confondere in qualche maniera l’allievo rallentandone i progressi. Quindi, se decidete di addestrare il vostro cane,  fatelo per conto vostro senza lasciare che nessuno possa interferire.” W. H. Hutchinson Dog Breaking 18652016-01-07 18.37.59

Non c’è molto da aggiungere al testo. Hutchinson ha ragione anche se, viste le condizioni attuali, forse è un filo estremo. Quanti di noi sanno addestrare da sé il proprio cane da caccia? Non parlo di “allenare” o meglio portare il cane a correre in campagna sperando che faccia due ferme, parlo di addestramento completo.  Se non sono capace di fare una cosa, devo farmi aiutare da qualcuno più esperto di me e qui entra in gioco un’eventuale seconda figura che può confondere il cane. Togliamo pure il può e diciamo che lo confonde, per questo motivo la figura a cui ci appoggiamo deve essere intesa come colui che ci traghetta verso conoscenze che dobbiamo apprendere al fine di addestrare da soli il nostro cane.

L’esperto deve essere una figura di riferimento più per noi che per il cane, non una persona a cui delegare il lavoro sporco, né uno sventurato a cui affidare la rimessa in sesto di un cane indisciplinato. Io la vedo così, poi le cose vanno diversamente, ma questo è un altro discorso…

Se non lo avete ancora fatto, date un’occhiata al Gundog Research Project.




Spirit(ual) followers :-)

Qualche giorno fa ho pubblicato le foto di bottiglie contenenti frutta sotto spirito (gin e whisky).   La particolarità, oltre agli abbinamenti azzardati, stava nelle etichette: fatte da me a partire da fotografie e tutte in tema cinofilo e venatorio-campagnolo.  La mattina seguente, l’amica svizzera Marina Caneva (detta anche “la russa”) mi ha chiesto se potevo fare un’etichetta anche per lei.  Fortunatamente, alcuni dei miei regali di Natale 2015 erano state elaborazioni di foto trasformate in schizzi attraverso photoshop. Il grosso del lavoro era già fatto, mi sono limitata ad arricchire le immagini con le scritte necessarie.  Marina ha così avuto etichette per il nocino e per il limoncino: ho scelto di usare due immagini del suo cane Fenrir (pluri CAC/CACIB e BOB) un pastore belga molto speciale che avrebbe potuto fare grandi cose in cinofilia ma che purtroppo è scomparso prematuramente. Ho così deciso di dedicargli i liquori 2015.

Marina 12465953_10205848634029565_2170765591954890439_omi ha poi dato la ricetta per il nocino:

Occorrono 29 noci per litro di alcol.

Ad ogni litro di alcol si abbina un litro di sciroppo (50% acqua e 50% zucchero).

Le noci acerbe, vanno raccolte tra il 24 e il 29 giugno e bisogna controllare che l’ago passi il guscio per capire se sono pronte. In quel caso vanno lavate e asciugate. Al mix si aggiunge la scorza di mezzo limone, 4 chiodi di garofano e 1/4 di cucchiaio di cannella.

Far macerare  il tutto per 40 giorni al sole,  girando spesso poi filtrare e attendere fino a Natale.  A quel punto filtrare di nuovo e bere. Più si attende più il liquore diventa alcolico.

E12471740_10205848634109567_7882075027809890937_o‘ possibile sostituire l’alcol con grappa (in questo caso non si aggiunge lo sciroppo), questa versione si chiama ratafiaa in Canton Ticino ed è considerata da “donne”, io proverò con il gin!

 




Esperimenti campagnoli

Da qualche tempo mi dedico ad un esperimento nuovo. Li chiamo esperimenti perché il risultato di questi tentativi lo inizieremo solo nel prossimo autunno (2016), per ora incrociamo le dita e aspettiamo.2016-01-05 20.44.16

Da settembre ho iniziato a mettere sotto alcol, nello specifico gin e whisky, della frutta. come ho visto fare in Inghilterra.  Mi sono fatta dare la ricetta, che è all’incirca questa: riempire per 3/4 la bottiglia di frutta (a pezzettini e in certi casi bucherellata), aggiungere circa 40g di zucchero e poi aggiungere di nuovo liquore fino a che la bottiglia è colma.  Lasciare poi macerare almeno un anno agitando le bottiglie ogni 10 giorni.2016-01-05 20.47.38

Come primi frutti ho scelto i mirtilli perché probabilmente sono il frutto che preferisco.  Poi ho seguito l’autunno sfruttando i doni della campagna, ecco quindi entrare in gioco la rosa canina, i kaki, il prugnolo e l’uva San Martina, quella che ricresce sui tralci a partire da ottobre inoltrato.

In attesa di inserire nuovi frutti ho realizzato le etichette per i liquori in maturazione. Ogni etichetta (tranne l’ultima con il setter bianco e nero) parte da una fotografia che ho personalmente scattato e ogni etichetta è legata in maniera forte ai cani e alla vita di campagna. 2016-01-05 20.43.13 20160105_180009




Buon Natale

Dallo Staff di Dogs & Country. Così come mi ero permessa una riflessione ampia all’inizio della stagione venatoria, me ne permetto un’altra prima del Natale. Solitamente sfrutto il tempo libero (e le giornate vicine alle festività) per attività cinofile e cinovenatorie. In parole povere cerco di passarle all’aria aperta o, se al chiuso,  di sfruttarle per qualcosa di legato alle mie passioni. Per questo motivo fatico a capire l’italiano medio che sfrutta ogni secondo di tempo libero per migrare (spesso con tutta la famiglia a seguito!) verso i centri commerciali.  Questo dicembre è stato un vero incubo sul fronte “migrazioni”, parola di una povera tapina il cui paese di residenza è stato man mano accerchiato da centri commerciali. No, non ho scelto io di abitarci in mezzo, sono cresciuti dopo, diffondendosi a macchia d’olio e intaccando in maniera profonda la viabilità (nonché la qualità della vita dei residenti). Da venti giorni a questa parte, uscire di casa per una commissione innocente (o per recarsi in mezzo alla natura) consiste nel rimanere imbottigliati nel traffico a pochissimi chilometri da casa. Traffico causato, appunto dal popolo migratore che, per ragioni a me assolutamente incomprensibili, sembra migrare solo verso sud. Nessuno frequenta più i centri storici, pochi si avventurano a nord della città, il richiamo del consumismo, misteriosamente, spinge tutti a sud.

Ora, potremmo stare a discutere per giorni sulle scelte illogiche della politica, sul consumo insensato del territorio, sui massimi sistemi… ma il buonsenso dove lo mettiamo? Cosa motiva questa forsennata corsa al centro commerciale? Il bisogno impellente di acquistare cosa? Cibo? (a partire da 20 giorni prima di Natale?) Regali? (per una quantità di persone pari alla popolazione dell’intera Cina?) Vorrei lanciare un mezzo invito a trascorrere in maniera alternativa il proprio tempo libero: si possono fare attività all’aria aperta, attività culturali,  addestrate il cane… un sacco di cose maledettamente migliori dello stiparsi come sardine in un centro commerciale invaso da virus e batteri.1910251_10156437973510360_7780739062121850299_n

Non fa bene alla salute, né fisica. né mentale. Non credo di aver mai visto tanta gente così affannata, isterica ed ostile come nell’ultima settimana: ma il Natale non rende tutti più buoni? Sembra che si sia perso di vista il significato della festività e vi assicuro sull’intera specie canina che non mi sto riferendo al significato religioso del Natale.  Non è questione di essere credenti o meno, è questione di sfruttare questa festività per migliorarsi, per dare il peso alle cose che contano. Per trovaretempo per se stessi per lo meno, per rilassarsi, per migliorarsi, per fare qualcosa di intelligente insomma!

Guardandomi intorno, invece, gli stati d’animo e le azioni, le atmosfere, mi rendono perplessa. Il Natale per molti è un momento difficile, può essere emotivamente “pesante”, quindi perché dobbiamo “appesantirlo” ulteriormente? Probabilmente rimarrò in eterno senza risposte ai miei quesiti, convinta però che crescendo si dovrebbe imparare che i migliori”regali” da chiedere a Babbo Natale, sono cose che non si possono comprare!

Nonostante ciò, buon Natale e…  Buon tutto!