Lanciate i pomodori!

Forse sono un po’ svampita, ma mi sembrava che Emanuele (Nava) avesse accennato a qualcosa sulla prossima apertura della caccia. Non trovo traccia del suo articolo però e,  in attesa di sue spiegazioni,  mi sta venendo l’orticaria. Non ce l’ho con il Nava, per carità,  il mio disagio è legato ai bagliori dell’atmosfera squallida e rozza che, volenti o nolenti, si accompagna, senza se e senza ma, alla stagione della caccia. Pensate pure che io sia una st…za, snob, intellettuale e cultural razzista, probabilmente avete ragione e, onestamente, non intendo nemmeno cambiare ma, siccome siamo nel 2015, mi aspetterei qualcosa in più dai colleghi dai cacciatori. Continuando ad agire come se stessimo negli anni’50, non facciamo del bene a nessuno: l’immagine che ha di noi l’opinione pubblica parla da sé.  La caccia, a differenza di ciò che accade in altri paesi europei, ha da noi una tradizione popolare e una base popolare, il che non sarebbe affatto negativo se non fosse che il concetto di popolare finisca 9 volte su 10 ad essere sinonimo di rozzo , questionabile o addirittura illegale.

Artù Bracco Francese
Artù ( Bracco Francese)

Perché, mi chiedo il perché di tante azioni e di tante scelte. Volete esempi concreti?  Posso portarvene a centinaia, vediamo i più frequenti. Andando in ordine cronologico troviamo la giornata dell’Apertura, una vera e propria sagra a chi ammazza prima e chi ammazza di più, e chissénefrega se sul tesserino dobbiamo  segnare anche il cadavere del compagno di caccia. Ma la corsa al “posto” e la corsa al fagiano nottetempo continueranno fino al 31 gennaio.  Ma perché tanta ingordigia? La stanziale offerta dagli ATC  è scarsa, su questo non ci piove, ma è pur vero che in tanti non rispettano i limiti giornalieri. La filosofia è la seguente:  se mi trovo davanti 8 fagiani, se non gli sparo io li spara il tizio che mi sta seguendo.  Tutto è tristemente vero ma mi chiedo, perché? Perché arraffare a più non posso? La stanziale è mal gestita: non si affronta il problema nocivi, non si cerca la qualità negli animali da ripopolamento, l’ambiente si presta poco, ma l’ingordigia non incentiva la presenza di selvaggina!  La convinzione che avendo pagato l’ambito i selvatici spettino di diritto riguarda anche la migratoria e, in taluni casi,  quella fauna ungulata che in calendario non esiste nemmeno. Intendiamoci,  anche a me dà fastidio incappare in un capriolo per cespuglio (che mi distrae il cane), ma  il mio “fastidio” non mi autorizza a ucciderlo.  Alla stessa stregua, mi piace il cinghiale in umido ma, se sono a caccia con il cane da ferma e incontro un cinghiale che se ne va per i fatti suoi, il pensiero di portarmelo a tavola non mi passa nemmeno per la mente. Visto l’andazzo generale però, temo di essere un’eccezione. La gestione degli ungulati non funziona? Riteniamo che ce ne siano troppi? È l’”autogestione” la giusta risposta? Non credo!

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Vento (Jagd Terrier) e Lana (Slovensky Kopov)

Tornando al cinghiale, la caccia a questo animale è consentita in modi e maniere che variano a seconda del territorio di residenza. In taluni luoghi è possibile cacciarlo a singolo o in gruppi di piccole persone ma, generalmente, la forma di caccia più praticata è quella collettiva.  Anche qui se ne vedono delle belle! Disponi il signor Rossi e il signor Bianchi alla posta sugli Appennini e un paio di ore dopo te li ritrovi sulle Ande, così come se fosse normale. Passi con il cane in un punto dove NON dovrebbero esserci poste ed eccoli lì, uno che si fuma una sigaretta e l’altro che si mangia un panino.  Rossi & Bianchi non erano stati assegnati a quella zona per il semplice motivo che da quella posizione non è possibile tirare in sicurezza. Caso vuole, però, che mentre i nostri eroi si trovino dove non dovrebbero essere,  passi un branco (ebbene sì, un branco) di cinghiali sul crinale.  Lo sapete cosa viene dopo, vero? Rossi & Bianchi si girano all’istante e sparano a raffica verso il crinale, e quindi verso l’alto.  Fortuna vuole che non mietano vittime, nemmeno il signor Verdi che… chissà come mai anche lui ha lasciato la posta a lui assegnata per sistemarsi proprio dietro al crinale! Ringraziamo la Dea Bendata!

Nella caccia al cinghiale la sicurezza è FONDAMENTALE, io stessa ho rischiato un pallettone mentre andavo sul fermo del cane, nonostante avessimo avvertito tutti di NON sparare nel canalone perché c’eravamo io e il caposquadra con i cani.  Il motivo di certe azioni resta per me inspiegabile. Altrettanto inspiegabili sono le faide tra squadre, le lotte tra clan camorristi non sono nulla a confronto! La stagione si articola su furti (o tentati furti) di cani, bocconi avvelenati sparsi, manomissione delle zone di caccia e via dicendo.  Chiedo solo…  PERCHE’?

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Kim (Pointer)

Torniamo ai piccoli animali. Se le cose vanno come devono andare ad ottobre iniziano ad arrivare le beccacce e con loro… gli pseudo-beccacciai. Ora…  premesso che  la selvaggina latita e che la beccaccia in certe zone è l’unica risorsa, io tutta la fenomenologia che gira attorno al beccacciaio (umano) stento a comprenderla. Se non sei un beccacciaio, sei un cacciatore di serie B e hai un cane da ferma di serie C quindi… tutti a mettere foto di beccacce su Facebook! Tanto nessuno saprà mai se le abbiamo prese alla posta all’alba; se le abbiamo comprate al bar (pare costino circa 30 euro);  se sono le solite surgelate di due stagioni fa che tiriamo ciclicamente fuori per fare le foto.  Qui siamo ai vertici della piramide dell’idiozia, ma non posso non citare anche i cacciatori di altri volatili che fanno carte falsissime pur di acchiapparne uno. Abbiamo chi spara ai fagiani sulla strada (e chissenefrega se è trafficata);  chi va a beccaccini con il fucile spianato lasciando il cane “beccaccinista” in auto; chi va a pernici rosse stando a valle mentre gli amici gliele spingono in giù dall’alto in modo che gli arrivino a tiro, il tutto ovviamente senza cane. Questi personaggi, che si definiscono cacciatori, sono convinti di essere nel giusto, o meglio sono sicuri che nessuno sappia cosa combinano mentre CREDONO di non essere visti.

La chiudo qui, non nominando lepraioli, migratoristi e selecontrollori, non perché questi siano in odore di santità ma perché il senso dell’articolo è già abbastanza chiaro. Ho lanciato una pietra, oserei dire un masso, ora tirate pure i pomodori ma prima del tiro fatevi un esame di coscienza.




Aspettando uno sceicco

Siamo ormai quasi agli sgoccioli dell’ennesima rovente stagione di calciomercato; l’estate si sta per chiudere con scambi, cessioni, opzioni, operazioni multimilionarie che vedono sempre più come protagonisti incontrastati di queste operazioni quasi surreali i magnati russi, gli sceicchi e gli uomini d’affari orientali. Le cifre come si accennava sono da capogiro, qualche milione di euro da limare in una trattativa è tranquillamente paragonabile ad un arrotondamento del nostro quotidiano o al più alla mancia che un comune mortale potrebbe permettersi di lasciare quando si è trovato bene a cena al ristorante. Qualche giorno fa un caro amico mi ha chiesto cosa vorrei fare io se mi trovassi al posto di questi facoltosi imprenditori con un budget paragonabile al loro. Personalmente penso li investirei nell’arte. Nell’arte della seguita ben inteso! Costruirei una sorta di museo a cielo aperto, un tempio profano da consacrare alla fede segugistica. In particolar modo alcune realtà paesaggistiche del nostro amato Paese non possono cadere nell’oblio. Capisco che la mia possa sembrare una provocazione, specialmente per quanti non amano o non conoscono la nostra disciplina. Ma personalmente non posso accettare ad esempio di vedere certi tratti appenninici abbandonati al proprio destino. Non posso arrendermi allo spopolamento della montagna, all’abbandono dei pascoli e alla conseguente riduzione delle possibilità di proliferazione della nostra amata lepre. Questo farei insomma con qualche milioncino di euro, tutelerei il patrimonio, salvaguarderei la fauna che lo popola, e investirei in progetti culturali per rendere eterne le gesta di segugi e segugisti che hanno fatto la storia del nostro paese.
In attesa di trovare il mio sponsor mando a tutti un caloroso abbraccio.

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Cercare nel canneto un’anatra viva…

 

Domenica scorsa ho assistito con piacere a una sessione di addestramento per drahthaar che si stanno preparando alla HZP/ Hegewald e alla VGP. Mi piace vedere lavorare QUALSIASI tipo di cane e, quando vedo un buon cane, mi emoziono, quale che sia la razza. Aron è un mio grande amico, ci siamo visti e piaciuti, e ho avuto l’onore di essere sua handler in esposizione. E’ un cane molto intelligente, pacato di indole ma che sa essere molto deciso quando serve. Si mormorava, da alcune parti, che Aron fosse un po’ “statico”, un po’ “corto”, che “mancasse di iniziativa”, che fosse “un cane da riserva”…

Aron su anatra ferita
Aron su anatra ferita

Onestamente, pur riconoscendone la calma, avevo l’impressione di essere di fronte ad un cane energico, non tonto, non pigro. La mia impressione, rilevata ben 4 mesi fa, era che il problema stesse nell’eccessivo controllo da parte del conduttore. Trovare il giusto equilibrio tra iniziativa e controllo è difficile, specie se stai preparando il cane per una VGP, prova in cui il controllo è vitale.  Comunque, domenica scorsa, dopo una sola settimana di briglie allentate, Aron ha pienamente confermato l’opinione della “zia”.

In tarda mattinata si è infatti sottoposto all’esercizio che i tedeschi chiamano Stöbern mit Ente im deckungsreichen Gewässer oder lt. Beiliegendem Zeugnis: cercare nel canneto un’anatra viva, disalata (descrizione in fondo all’articolo) e WOW… grande cane! A lui è toccata l’ultima anatra, un’anatra davvero terribile. Lo specchio d’acqua in cui si sarebbe svolto il lavoro era quanto di più simile a una palude tropicale con tanto di rami, canne e piante che crescevano in acqua, un ambiente molto difficile in cui nuotare e, peggio ancora, individuare un animale ferito. La situazione non è stata ricreata per mettere in difficoltà i cani: semplicemente serviva uno specchio d’acqua un zona C (area in cui è possibile abbattere animali anche a caccia chiusa) e quello passava il convento.

Quasi
Quasi

Aron, subito dopo lo sgancio, ha iniziato a lavorare con entusiasmo e ha prontamente individuato e inseguito l’anatra che, da parte sua, non gli è stata inferiore. La disfida tra A&A sembrava non finire mai: Aron la mancava di un soffio, lei si immergeva in acqua e scompariva per spazi di tempo che sembravano eterni.  Aron non ha mai mollato, nonostante i rami, nonostante la fatica, nonostante l’anatra sembrasse sparita per sempre, alla faccia del cane molliccio e con poca iniziativa!

La sfida è durata più di 10 minuti:  Aron determinato a portare a termine il suo compito, l’anatra pronta a giocare sporco pur di salvarsi al pelle. Per pochi centimetri, in un paio di occasioni,  Aron non è riuscito ad azzannare la preda che, ad un certo punto scompare. Aron continua ad ispezionare la lanca, noi cerchiamo l’anatra con gli occhi e, non trovandola, pensiamo si sia allungata lungo in canale. Noi ci riteniamo sconfitti ma, per fortuna, Aron ignora il nostro stato d’animo. L’anatra riappare inattesa, non resta che aiutare il cane premiandolo con un abbattimento. E fu così che Aron, esausto, faticando a risalire la riva, si avvicinò a noi affidando l’ambitissima preda alle mani del suo conduttore.

Stöbern mit Ente im deckungsreichen Gewässer oder lt. Beiliegendem Zeugnis: cercare nel canneto un’anatra viva, disalata: il giudice libera in acqua un’anitra disalata, dopo averle strappato alcune piume e averle depositate a terra sulla riva dello specchio d’acqua in cui si svolgerà la prova. L’anitra spaventata dal giudice e dai presenti, nuoterà fino a trovare riparo nel canneto che copre parte delle rive. A questo punto saranno convocati il Conduttore e il cane, i quali non erano presenti all’azione precedentemente descritta. La prova consiste nel liberare il cane, dopo avergli fatto annusare la presenza dell’anitra attraverso le piume IMG_3229depositate sulla riva dal giudice, il quale dovrà seguire l’usta lasciata dall’anitra sul pelo dell’acqua, fino nel folto del canneto, dal quale dovrà stanarla e farla uscire allo scoperto in modo che il Conduttore le possa sparare. La ricerca non dovrà essere di una durata inferiore ai 10 minuti.La prova termina con l’abbattimento dell’anitra e il conseguente sollecito riporto di questa alla mano del Conduttore, il quale attende il cane sulla riva. (Dal sito www.amatoridrahthaar.it

 




Attenti a non correre troppo

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Credo che rispetto al passato negli ultimi anni si sia ridotto il numero di appassionati che praticano la caccia alla lepre col cane da seguita. Ciò in considerazione del fatto che una molteplicità di fattori hanno reso sempre più complicato praticare la nobile arte della caccia alla lepre col cane da seguita in modo sereno e con la possibilità di trarne se non molte almeno qualche sporadica soddisfazione. La maggior parte di coloro che sono invece rimasti fedeli a questa disciplina, più o meno volutamente, nel corso degli anni si sono rivolti con sempre maggior interesse alla cinofilia riponendo nel cassetto smanie carnieristiche ormai anacronistiche. Molti di questi appassionati oggi si sono trasformati in piccoli allevatori amatoriali. Tale situazione può essere motivata con la scelta di fare ricorso alla muta, magari anche corposa, oppure con l’ambizione di selezionare soggetti “belli e bravi”. Sta di fatto che la maggior parte degli appassionati si trovano a disporre di un numero elevato di soggetti. Ciò aumenta la possibilità di scegliere tra i migliori, o, come provocatoriamente ho affermato in passato tra i più precoci. Del resto per chi non si occupa professionalmente di seguita, e ha poco tempo ed occasioni a disposizioni risulta arduo riuscire a muovere, magari singolarmente e con continuità un numero elevato di cani, al fine di comprenderne le potenzialità e limitarne eventuali difetti. Ecco perciò che tale fenomeno sta forse facendo nascere oggi più di ieri soggetti precoci e spesso dotati delle giuste attitudini. L’aspetto negativo di questa situazione trovo sia invece il fatto che in questo modo rischiano di essere accantonati e non valorizzati quei soggetti più tardivi, più difficili da inquadrare che spesso riescono solo nelle mani di chi non avendo altro su cui lavorare, con pazienza e cocciutaggine riesce a far esprimere al meglio questi segugi. Qui non si intende elogiare il cane restio a partire, oppure esaltare ad esempio quei soggetti che necessitano di anni per essere corretti su animali indesiderati. Si vuole solo invitare ad una piccola riflessione sui pericoli in cui si può incappare se si opera con una certa frenesia. Mi piacerebbe conoscere anche la Vostra opinione sul tema.

Un abbraccio




La cultura ci può aiutare

Un po’ in tutta Italia ha ormai preso il via la stagione dedicata all’addestramento e all’allenamento dei cani, in previsione dell’imminente apertura della stagione venatoria. In campagna è abbastanza frequente l’incontro pertanto con colleghi animati dalla stessa nostra passione. La presenza di qualche selvatico in più rispetto alla normalità cui dovremo abituarci nel corso della stagione e la relativa facilità con cui gli stessi si lasciano spesso trattare caricano talvolta gli animi dei seguaci di Diana. A queste logiche non fanno eccezione gli appassionati del cane da seguita. Talvolta però a fronte della notevole passione manifestata dagli amici segugisti, debbo riscontrare come alcuni di essi conoscano ancora poco, e non necessariamente a causa di una giovanile inesperienza, alcune delle logiche che regolano il nostro amato gioco. L’ultimo esempio è di ieri. Mi viene segnalato un cane giovane ma di buone prospettive. Con piacere accetto l’invito ad andarlo a provare sul terreno. La giornata è assai complicata, ed il cane, con sommo rammarico dei due proprietari, non riesce a cavare il classico ragno dal buco. Quasi al termine della sessione una lepre, la cui presenza non era stata nemmeno segnalata dal cane, si ruba furtivamente alla vista di uno dei due proprietari, mentre l’altro sconfortato stava già tornando all’auto col cane al guinzaglio. La distanza non è eccessiva, ma il canettiere impiega comunque qualche minuto per raggiungere il luogo dell’avvistamento, per di più quando cane e canettiere sono quasi giunti a destinazione un fosso difficilmente superabile li costringe ad una deviazione che allunga ulteriormente il loro tempo di percorrenza. Giunti sul luogo dell’avvistamento il cane viene sciolto e messo sulla traccia fresca. “Vedrai ora che inseguimento!” afferma sereno il proprietario. Peccato che dopo cento metri di grande entusiasmo al primo fallo tutto si interrompe bruscamente. “Il cane di solito non fa così, ti assicuro che non è mai successo che inseguisse così poco!” subito pronte le scusanti. Ma sarebbe bastato non lasciarsi prendere dall’entusiasmo e ragionare un po’ sulla situazione per prevedere che con molta probabilità un cane giovane ed inesperto sarebbe andato incontro ad un quasi sicuro fallimento di fronte a quella situazione. La lepre che si allunga non pressata dal cane lascia un’emanazione minima. Traccia e passata hanno valori di intensità e persistenza sul terreno diametralmente opposti tra loro. E il cane che viene messo su una lepre in piedi di cui prima non si è “fatto il naso” con un minimo di accostamento, quale livello di concentrazione può avere? Ecco perché sostengo che il segugismo debba essere praticato con consapevolezza e conoscenza. Diversamente da un lato otterremo poche soddisfazione e dall’altro ne gusteremo solo in minima parte la sottile e raffinata gustosità. Difendiamo dunque e promuoviamo la cultura cinofila per dare nuova linfa e crescente interesse e legittimazione alla nostra amata disciplina.061 (5)




I cristalli di Innsbruck

In molti mi stanno chiedendo un resoconto dell’Esposizione Canina di Innsbruck. Lo leggerete qui sotto, ma ci sarà poco di strettamente cinofilo-espositivo. L’esposizione, per Briony, è andata in maniera normale, niente di sensazionale. Il sabato abbiamo preso 1 SG (molto buono) in Classe Lavoro con il giudice serbo che, da quello che ho capito,  pensava fossimo in Classe Lavoro grazie a non so quale miracolo. Da quel poco che ho compreso (attendo il giudizio tradotto), per qualche motivo (troppo pulita? Troppo preparata al ring?), il giudice non l’ha ritenuta credibile in Classe Lavoro, pazienza.  Alla domenica abbiamo avuto una giudice ungherese all rounder che, al contrario, deve averla ritenuta troppo sobria per essere un setter (ci ha detto che è troppo piccola, che ha una testa poco importante e che non è abbastanza elegante), quindi di nuovo SG1. Comunque va bene così,  l’esposizione di Innsbruck era stata programmata per essere una divertente vacanza alla scoperta di un pezzettino di  cinofilia austriaca. Qualcosina l’abbiamo capita: per esempio l’atmosfera, in expo’  è molto più rilassata di quanto non lo sia in Italia e, le persone, anche in città, sono meno nevrotiche di quanto non lo siano da noi. E’ possibile che ciò sia legato a una migliore qualità della vita, il risultato è comunque gradevole.

Quanto al divertimento,  posso giurarvi che ci sono state grasse risate, soprattutto durante il lunghissimo viaggio durato diverse ore a causa di tratti di autostrada parzialmente chiusi o del tutto chiusi. È così che la vostra Silicea inizia a preoccuparsi:  parlando del tizio X me ne esco con un “Ohhh il tizio X ha la tale malattia” . La mia compagna di viaggio, stupita, mi chiede come io faccia a saperlo.  “Non lo so, sensazioni rispondo”. Passa qualche ora e si nomina la tizia Y e, invece di stare zitta, me ne esco di nuovo con una rivelazione che doveva essere segretissima: “Ho l’impressione che la tizia Y faccia questa cosa.” In risposta ottengo uno sguardo ancora più allibito del precedente, condito da un “come fai a saperlo?”.  “Boh, me lo sentivo…”

In fondo
In fondo

Pensavo  e  speravo che le scioccanti rilevazioni si esaurissero lì, invece no, ne sarebbe presto arrivata una terza, ancora più sorprendente. Non chiedetemi  come sia successo perché non ne ho la minima idea, l’unica spiegazione irrazionale che so darmi è la seguente: Austria/Innsbruck –>Cristalli (Swarowski) – Silicea/ Cristalli –>Sfera di Cristallo.  Questa volta si parla di Animal Communicators: ho letto un paio di libri di Amelia Kincaid e di Penelope Smith,  il che è abbastanza normale dal momento che leggo qualsiasi foglio di carta che abbia dei caratteri stampati sopra. Ho letto questi libri ma, ammesso che non siano tutte stronzate (sorry!),  dal dire al fare c’è di mezzo un oceano. Ricordo benissimo, però,  che mentre leggevo la Kincaid si perse un cane durante  una battuta di caccia al cinghiale.  Il satellitare era di aiuto solo parziale perché il segnale svaniva ogni  volta che il cane entrava in un bosco di latifoglie.  Lo stavamo inseguendo da quasi tre ore e non avevo nulla da perdere nel provare il metodo Kincaid. Così, mentre tutti ronzavano isterici alla ricerca del cane, mi sono seduta su un prato in cima ad una collina e, con infinita calma, ho cercato di contattare il cane. Sapevo  che era vivo e in buona salute, anche se stanco e confuso.  Con molta fatica ho sentito che si trovava in fondo al bosco, in fondo ad una vallata, probabilmente in prossimità di un ruscello o qualcosa di simile.  A quel punto, onde evitare di essere presa per fulminata, ho suggerito in maniera molto vaga di provare a dare un’occhiata laggiù ed emm…  il cane era proprio là.

Laggiù, in fondo alla vallata
Laggiù, in fondo alla vallata

Non ho dato troppa importanza alla cosa, poteva essere stato un caso, e ho cambiato genere di lettura ma, dopo circa un anno, è di nuovo  stato necessario provare a contattare un cane. Il cane è scomparso, il proprietario ritiene che sia morto:  non è morto, è vivo, è stato preso, caricato su quel che mi sembra essere un Pajero blu, ceppi di legno per un camino.  È troppo poco, è troppo incerto. Contatto un paio di “professionisti” che confermano e aggiungono una serie di dettagli che, nei mesi successive, in seguito a indagini concrete, si riveleranno  altamente precisi.  E due…

Capita così che una di queste persone mi preghi di chiedere al suo cane (che ha grossi problemi comportamentali) cosa c’è che non va. Non credo di esserne capace ma, dovendogli un favore, chiedo. Il problema è che non sento nulla, vedo solo l’immagine di un collare chiaro, con borchie in argento e pietre turchesi. Provo e riprovo per una settimana, ma vedo solo il collare. A quel punto mi arrendo, confesso la mia inadeguatezza e spiego di aver visto solo un collare.  Cerco su google immagini di quel collare per mostrarle alla proprietaria del cane, ma non sembra esistere.  Volete sapere cosa è successo a Innsbruck? Mesi e mesi dopo? Expo, giorno uno,  entro nel padiglione e QUEL COLLARE mi compare davanti:  è in vendita in un banchetto  di collari realizzati artigianalmente. Come se non bastasse, dietro di me c’è la proprietaria del cane a cui annuncio: “Ecco, è questo il collare!”.

Il collare...
Il collare…

Inizio a preoccuparmi, o forse no, magari invece del collare la prossima volta mi escono i numeri del Super Enalotto?




L’omeopatia e l’arte della presentazione del cane

Alcuni anni fa, una serie di “coincidenze” mi ha spinto ad iniziare una terapia omeopatica.  Durante la prima visita, l’omeopata cerca di delineare la personalità del paziente. Avete presente il cappello di Harry Potter che assegna gli studenti alle rispettive case? Avete presente Harry che urla nella sua mente “non Serpeverde, non Serpeverde”? Quella ero io  che invocavo di non essere questo o quell’altro. Il responso è arrivato rapido:  ero Silicea, e non ne ero del tutto sorpresa, era solo diventato ufficiale!

Sono proprio una Silicea, tra i miei tratti caratteriali ci sono il timore di “non essere in grado dì” e la scarsa propensione a farsi giudicare. Intendiamoci, non è che io non voglia farmi giudicare per superbia o presunzione, al contrario,  non sentendomi all’altezza, parto sempre dal presupposto che otterrò un cattivo giudizio! Per lo stesso motivo, noi  Silicee non amiamo essere al centro dell’attenzione, temiamo di non esserne all’altezza. IMG_2204-2

A causa di Briony,  però, ho dovuto abbassare questa mia sensibilità al giudizio altrui:  il  cane meritava di fare il campionato di bellezza ma entrare con lei in ring, sotto gli sguardi di tutti, era l’ultima cosa che desideravo fare. Da buona Silicea, e quindi da buona perfezionista, ho iniziato a prepararla al ring con un’amica,  augurandomi che fosse lei a condurla.  Briony, però,  ha messo subito in chiaro che, in quel ring  sarebbe entrata – solo per farmi un piacere – esclusivamente con me.

Al nostro esordio abbiamo portato a casa una IMG_2231Riserva di CAC: quale motivazione migliore per continuare a lavorare insieme?  Dopo sono iniziate le difficoltà e le ritrosie ma a sostenerci ci sono state la determinazione e il perfezionismo, altri due tratti distintivi della personalità Silicea. La determinazione (Silicea è fragile come il vetro ma anche dura come il quarzo) mi ha portato a non perdere mai di vista l’obiettivo nonostante i torti subiti e nonostante tutto sembrasse remarmi contro. Il perfezionismo mi  ha portato a voler imparare come si  prepara e  come presenta al meglio un cane. Presto alle expo’ ho associato le lezioni di handling, gli allenamenti a casa, i bagni i balsami e le messe in piega.  Subito dopo ho iniziato a rubare i cani agli amici per avere ulteriori occasioni di apprendimento!

Presentare al meglio un cane è complesso, un bravo handler può farlo sembrare molto semplice ma occorrono coordinazione, concentrazione, serenità e sicurezza. Il tutto moltiplicato per due, ovvero per voi e per il cane.  Ho imparato qualcosa, ma davanti a me c’è ancora un universo da esplorare.  Doverci mettere  tanto impegno però, ha i suoi risvolti positivi: non si hanno né il tempo, né il modo di pensare a chi ti guarda. In quel momento non  ti importa nulla di quel che il giudice pensa di te, in quel momento sei al servizio del cane.  Grazie a tutto ciò, la “timida” Silicea, quella che solitamente fa di tutto per passare inosservata, ora entra in ring – persino in ring d’onore – con la stessa faccia di tolla di un venditore di tappeti porta a porta! IMG_2161

Ho dedicato solo pochi mesi all’arte della presentazione del cane eppure…  mi sento già una persona migliore. Non credo sia finita qui, c’è ancora molto da apprendere, ricordatevi cosa si dice di noi Silicee: “They can suffer from various forms of perfectionism, often frozen before the ideal concept of something, which can never be manifested in reality. They are “their own worst enemy”, being much harder on themselves than anyone else could ever be. At its best, this characteristic leads them to produce very high quality work in whatever field they are engaged in.”

Per saperne di più:

British Homeopatic Association

Arcanum Wholistic Clinic